perchè questo blog?

L'Italia è diventata da anni paese di immigrazione ma da qualche tempo si registra un crescere di fenomeni di razzismo. Dopo la morte di Abdul, ucciso a Milano il 14 settembre 2008, ho deciso che oltre al mio blog personale avrei provato a tenere traccia di tutti quei fenomeni di razzismo che appaiono sulla stampa nazionale. Spero che presto questo blog diventi inutile...


domenica 26 febbraio 2012

Giovane marocchino muore in questura, giallo a Firenze

Era entrato nella camera di sicurezza della questura nella notte, ubriaco ma apparentemente in salute. Quando ieri mattina intorno alle undici gli agenti si sono affacciati alla sua cella, si sono accorti che non dava segni di vita. Gli hanno toccato il collo per controllare il battito cardiaco e hanno capito che non c’era un minuto da perdere. Ma per Rami Chaban, un marocchino senza fissa dimora di 26 anni, fermato nella notte a Firenze per rapina e tentata violenza sessuale, non c’era più niente da fare. In pochi minuti in via Zara è arrivata l’auto con il medico, poi – dato che le condizioni del paziente erano disperate - un’ambulanza. Nonostante gli sforzi dei medici il cuore del giovane non ha ripreso a battere. Le manovre di rianimazione sono andate avanti per oltre mezz’ora, ma verso mezzogiorno i sanitari si sono arresi. E così, nel momento in cui Rami Chaban avrebbe dovuto varcare le porte del carcere di Sollicciano, il suo corpo è arrivato, chiuso in una bara, all’istituto di medicina legale di Careggi. Qui, nei prossimi giorni, sarà effettuata l’autopsia. Il medico del 118, nel suo referto, ha escluso la presenza di traumi e ferite. Parla di «arresto cardiocircolatorio», ipotizzando una morte dovuta a cause naturali. Ma c’è un precedente che non può passare inosservato. Neppure un mese fa, il 28 gennaio, sempre nelle celle dei sotterranei della questura fiorentina, un marocchino di 26 anni, fermato per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale, si era impiccato appendendo un lembo di coperta alla grata della porta blindata. All’indomani di quella morte, la Procura aveva aperto un’inchiesta, ma non sono emersi elementi che facciano pensare a una dinamica diversa dal suicidio. Ora la nuova indagine dovrà stabilire cosa abbia ucciso Rami Chaban e dovrà fugare ogni dubbio sulla presenza di una ferita alla testa, riscontrata dal medico legale in una successiva ispezione cadaverica. Una lesione che potrebbe essere stata provocata durante la concitata rianimazione. Di certo, per ora, c’è solo la sequenza degli eventi che, al termine di una serata ad alta gradazione alcolica, ha portato il 26enne in cella. Venerdì sera, il giovane, noto alle forze dell’ordine, era uscito con una donna polacca e il suo compagno, anche lui marocchino. Quando il fidanzato della ragazza si era allontanato per qualche minuto lasciando soli i due, nei pressi della stazione Leopolda, Rami Chaban avrebbe importunato la ragazza, cercando di violentarla. Lei avrebbe reagito respingendolo bruscamente, e lui le ha sottratto con la forza il cellulare. Al ritorno del fidanzato, la giovane gli ha raccontato l’accaduto e lui ha deciso di chiamare la polizia: tra i due uomini ci sarebbe stata una colluttazione. Gli agenti della Polfer hanno bloccato e arrestato il 27enne, accompagnandolo in questura. In cella, Rami Chaban è arrivato intorno alle 4 del mattino: sembrava tranquillo, non ha dato in escandescenze, spiegano gli agenti, ancora sconvolti. In via Zara avrebbe dovuto trascorrere solo poche ore. Dopo la tragedia del 28 gennaio scorso, la vigilanza nelle camere di sicurezza era stata aumentata. Per questo motivo gli agenti incaricati della sua sorveglianza, in attesa del trasferimento, lo hanno controllato più volte. Poco prima che scattasse l’allarme, un poliziotto si era affacciato: «Sembrava che dormisse profondamente», ha spiegato. Fonte: La Stampa

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