Per qualche giorno un gruppo di "imprenditori meritocratici" ha portato avanti una campagna fortemente discriminatori su internet, nei social network e con manifesti in provincia di Milano. Chiedevano di escludere i lavoratori disabili dalle loro aziende, in fondo, affermavano, "le aziende sono fatte per produrre, per garantire lavoro ai propri dipendenti, per dare stipendio a chi se lo merita. Con la scusa degli obblighi di legge hanno riempito le aziende di persone che non rendono come le altre.". Insomma: fuori i disabili dalle aziende!.
Si trattava però di una sapiente e attenta campagna di guerrilla marketing sociale commissionata dal Consorzio Sociale CS&L e finanziata dal Piano EMERGO della Provincia di Milano. L'iniziativa degli "imprenditori", infatti, non ha mancato di far parlare su blog e forum portando anche alla reazione dell'ex Ministro Antonio Guidi che ha commentato proponendo un parallelo fra il gruppo di opinione che un anno fa attaccava le persone con sindrome di Down e l'attività della sedicente "Tavola della meritocrazia".
Gli estensori della campagna hanno monitorato il diffondersi delle discussioni on-line su varie piattaforme riscontrando come la posizione degli "imprenditori meritocratici" non fosse così lontana dal pensiero di alcuni. Questo un esempio dei commenti apparsi: "Penso che sia diritto di ognuno di poter assumere (e quindi pagare) chi ne ha voglia; questo cari ragazzi fa parte della cosidetta "libertà di impresa" senza che nessuno debba essere costretto ad assumere chicchessia non per merito delle sue capacità ma solo in base di assurde "affirmative action". E' per questa motivazione che solidarizzo al 100% con questi imprenditori".
Un'osservazione accurata è stata fatto anche prendendo in considerazione i commenti di persone che, giustamente, condannavano gli "imprenditori". Il termine disabile porta con se un'accezione negativa, anche nelle persone più aperte e sensibili. Uno degli insulti che più è stato rivolto agli Imprenditori Meritocratici è stato: "i disabili siete voi". È paradossale come in un discorso nel quale si vuole illustrare il fatto che le persone disabili hanno tutte le capacità, oltre che il diritto, per lavorare in modo proficuo in un'azienda contribuendo così alla creazione di ricchezza, si utilizzi la parola disabile come un insulto per indicare una persona, o un gruppo di persone, in questo caso i nostri imprenditori, per il quale non si nutre alcuna stima e, anzi, si ritiene incapaci di formulare un pensiero civile.
Ma l'azione non è stata solo di denuncia ed analisi del fenomeno, è stato infatti presentato un sito www.situabile.org che raccoglie le storie di inserimenti di successo raccontate dalla viva voce degli imprenditori che hanno accettato di confrontarsi con la disabilità e dai loro dipendenti, disabili e non.
"Non abbiamo voluto offendere la sensibilità di nessuno", dichiarano i responsabili della campagna, "ma abbiamo fatto emergere le situazioni di discriminazione con cui bisogna fare i conti. Vedere scritto, nero su bianco, le affermazioni che spesso sentiamo rivolgerci dalle aziende urta la nostra sensibilità e scatena anche della giusta rabbia, ma adesso che abbiamo catturato un po' di attenzione vogliamo raccontarvi che ci sono anche storie positive e, soprattutto, che se vogliamo fare giustizia alle persone disabili dobbiamo smettere di considerarle come persone sfortunate che vanno aiutate, ma come come lavoratori che, al pari di tutti gli altri lavoratori, contribuiscono al successo di un'impresa e alla creazione della sua ricchezza."
Fonte: Peacereporter via www.kuda.tk
lunedì 11 aprile 2011
"Italia, disabili? No, grazie" Una campagna virale per smascherare il pregiudizio
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