Gli stranieri storcono il naso di fronte al nuovo statuto, basato sul motto: «Prima i veneti ». Il più perplesso è Abdallah Kezraji, che in qualità di vicepresidente della Consulta regionale per l’immigrazione, guidata dall’assessore leghista all’identità veneta Daniele Stival, è il trait d’union tra le esigenze «protezioniste» del Carroccio e i diritti degli oltre 400 mila immigrati presenti sul territorio. «Gli aiuti sociali vanno parametrati in base a reddito, indice di povertà, figli—dice Kezraji—insomma criteri molto diversi dal campanile. Anche chi è in Veneto da due anni sta comunque contribuendo al suo sviluppo, quindi dovrebbe godere degli stessi diritti riconosciuti a chi vi risiede da quindici. Per come la vedo io è veneto chi vuole bene e fa il bene del Veneto. Parlare di precedenza agli autoctoni, di bandiera e inno è ridicolo: bisogna affrontare seriamente i problemi legati al welfare e non per slogan. E’ arrivato il momento di voltare pagina—chiude il vicepersidente della Consulta —e, nell’interesse generale, puntare sulla "concittadinanza". Vanno cioè difesi i diritti e i doveri di tutti, veneti e immigrati, senza ghettizzare o privilegiare nessuno».
Ferma anche la posizione di Thiam Badarà, presidente dell’Associazione immigrati extracomunitari: «Lo statuto è fatto per guardare al futuro, perciò deve tenere in considerazione il cambiamento della società, che sta diventando sempre più multietnica. La popolazione italiana ha una lunga aspettativa di vita, perciò per l’accudimento degli anziani avrà sempre più bisogno degli stranieri, che mettono al mondo anche più figli, quindi sono doppiamente destinati ad aumentare. E allora la carta del Veneto non può basarsi sulla tradizione, importante ma improntata al passato. Ormai gli immigrati non sono più l’eccezion e , m a componenti di una grande famiglia che per andare avanti ha bisogno di loro e degli italiani. Gli uni devono poter contare sull’aiuto degli altri, soprattutto in questo momento di crisi, che sta avvicinando i popoli. Smettiamola di parlare di privilegi e troviamo un equilibrio, partendo proprio dal nuovo presidente Luca Zaia, che dev’essere il governatore di tutti. Non abbiamo bisogno di uno Stato dentro lo Stato—continua Badarà—anche noi stranieri diciamo sì al federalismo, se significa trattenere sul territorio la ricchezza prodotta dallo stesso,manon a ingiustificati favoritismi. Se lo statuto li introduce, fa rifatto». In linea Alexander Marcinschi, presidente della Comunità dei cittadini moldavi: «Non si può discriminare nessuno, ognuno deve fare la sua parte, ci vuole equilibrio da entrambe le parti. Non vanno fatte differenze, altrimenti si creano dannosi conflitti sociali tra poveri. Noi moldavi siamo stati accettati bene in Veneto, perchè lavoriamo e rappresentiamo la comunità straniera che delinque di meno. Non pretendiamo nulla, nè vogliamo togliere niente a nessuno, però consideriamo sbagliato concedere precedenze nella concessione di servizi fondamentali».
fonte: Corriere
mercoledì 8 settembre 2010
«Lo statuto ci discrimina siamo veneti anche noi»
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