Il pacchetto sicurezza, di cui il governo sta approvando in questi giorni alcune delle norme più odiose, è una stretta micidiale sui diritti di tutti, ma in particolare per i migranti. E, soprattutto, è un intervento che non ha molti precedenti. Di questo bisognerebbe trovare il modo e il tempo per parlarne nei luoghi di lavoro, nelle scuole, a casa, nelle strade del nostro quartiere, mentre facciamo la spesa o al bar, in chiesa, sull’autobus, ovunque.
Per i migranti il destino è segnato in particolare dall’introduzione del reato di ingresso e soggiorno irregolare, ma anche da altre, ormai certe, restrizioni: il trattenimento nei centri di detenzione verrà prolungato a centottanta giorni, i permessi di soggiorno di lungo periodo verranno subordinati al superamento di un test di lingua italiana, i ricongiungimenti familiari assumeranno criteri più proibitivi, il permesso di soggiorno verrà collegato a una «raccolta punti», la concessione della cittadinanza avrà tempi ancor più proibitivi. Di fatto, si tratta di una sospensione di numerose garanzie democratiche per specifiche categorie connotate per la loro origine. Poco importa, dunque, se il consiglio dei ministri ha accettato di abolire la norma sulla scuola dell’obbligo vietata ai figli dei «clandestini», se resteranno tutte quelle norme.
Le agenzie, intanto, dicono che un altro barcone con a bordo decine di persone è stato localizzato nel Canale di Sicilia. Il rischio di un nuovo caso Pinar è alto. Ma cosa accade ai migranti rischia di diventare per tutti soltanto un rumore di fondo, qualcosa di già visto e sentito.
La normalizazione del razzismo sta diventando una cultura, piuttosto condivisa da élite politiche come da settori popolari e media.
fonte: Carta
giovedì 7 maggio 2009
Al bar e sul bus
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