perchè questo blog?

L'Italia è diventata da anni paese di immigrazione ma da qualche tempo si registra un crescere di fenomeni di razzismo. Dopo la morte di Abdul, ucciso a Milano il 14 settembre 2008, ho deciso che oltre al mio blog personale avrei provato a tenere traccia di tutti quei fenomeni di razzismo che appaiono sulla stampa nazionale. Spero che presto questo blog diventi inutile...


lunedì 5 gennaio 2009

Risposta ad una lettera

Lettera

Risposta

Le migrazioni, nell’epoca contemporanea, costituiscono una delle questioni centrali e, per le proporzioni che stanno assumendo, uno dei fenomeni più urgenti e gravi dei Paesi dell’Occidente. L’attuale andamento della globalizzazione, come ormai si constata, è fattore di ulteriore disuguaglianza tra Paesi ricchi e Paesi poveri. Interi gruppi umani fuggono dalle zone di guerra e di miseria, e si spostano forzatamente verso il Nord del mondo, alla ricerca di condizioni di vita sostenibili.

Le migrazioni, anche in Italia, sono entrate ormai nella seconda fase, che non riguarda soltanto persone singole, ma anche gruppi e aggregazioni. I problemi non ammettono soluzioni semplicistiche, che tanto più attraggono quanto più sono demagogiche e velleitarie. Una giusta e solidale convivenza rende necessaria una legislazione che riconosca diritti e doveri sia dei migranti sia dei cittadini delle nazioni che li accolgono. La sicurezza è da garantire, ma non deve diventare un pretesto per non fare nient’altro e per non distinguere tra l’irregolare e il delinquente.

Nel nuovo e irreversibile contesto pluriculturale e plurirazziale, fino a che punto ci si può spingere nell’accettazione delle tradizioni di vita di chi arriva da altre tradizioni? Come dev’essere la società perché sia a servizio delle persone e dei diversi gruppi umani che la compongono? La risposta, a breve e a lungo termine, va trovata nella costruzione di una società che non si limiti a tollerare (e sarebbe già tanto!), ma si impegni a includere le differenze nel riconoscimento e valorizzazione delle rispettive identità di chi ospita e di chi è ospitato.

La Chiesa cattolica è stata ed è presente al migrante con il suo ricco insegnamento, con le varie istituzioni: la fondazione Migrantes, la Caritas a livello internazionale, nazionale, diocesano, parrocchiale; ha avviato cattedre universitarie e, tra queste, la Scalabrini International Migration Institute.

Rispetto a un passato anche recente, il migrante non è considerato dalla Chiesa semplicemente come il povero e il bisognoso e, quindi, in termini di assistenza e beneficenza, ma come soggetto di diritti e portatore di valori. Non è visto unicamente come prestatore di lavoro, ma come soggetto di una libera storia. C’è da domandarsi, però, fino a che punto il qualificato insegnamento della Chiesa ha raggiunto le coscienze dei fedeli, modificandone il pensiero e il comportamento nel privato e nel pubblico, e ha condizionato la politica del nostro Paese.

La Chiesa pratica una pastorale per i migranti (singoli e associati) che comporta importanti scelte politiche. Le comunità ecclesiali svolgono una funzione di facilitazione dell’insediamento nel territorio: sul piano culturale, contrastando gli atteggiamenti xenofobi; sul piano politico, favorendo politiche di inclusione e integrazione; sul piano sociale, offrendo servizi alle persone, in particolare agli strati più deboli, compresi gli immigrati irregolari.

La missione di annunciare e praticare l’ospitalità verso lo straniero è una caratteristica della cattolicità (universalità) della Chiesa, che è segno e strumento dell’unità della famiglia umana.

fonte: Famiglia Cristiana

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