perchè questo blog?

L'Italia è diventata da anni paese di immigrazione ma da qualche tempo si registra un crescere di fenomeni di razzismo. Dopo la morte di Abdul, ucciso a Milano il 14 settembre 2008, ho deciso che oltre al mio blog personale avrei provato a tenere traccia di tutti quei fenomeni di razzismo che appaiono sulla stampa nazionale. Spero che presto questo blog diventi inutile...


mercoledì 14 gennaio 2009

Razzisti all’italiana

Un’aggressione dopo l’altra. Il 2008 ci ha lasciato in eredità una spirale di violenza di matrice razzista, impossibile da ignorare. La diffusa convinzione che in Italia, al contrario di quanto avviene in altri Paesi, come Germania, Francia o Inghilterra, non esista un problema razzismo, non rispecchia la realtà. Nel maggio scorso Amnesty International ha pubblicato un rapporto relativo alla situazione politica e sociale in Italia. L'organizzazione internazionale per la salvaguardia dei diritti umani, facendo riferimento al tragico omicidio di Giovanna Reggiani, uccisa nell’ottobre del 2007 per mano di un giovane rumeno, ha criticato l’atteggiamento dei mezzi di informazione italiani. L’omicidio Reggiani è stato presentato, come ha evidenziato Daniela Carboni, direttrice dell'ufficio campagne e ricerca, "non come l'ennesima violenza contro una donna, ma come il sintomo inequivocabile di una tendenza alla violenza e all'illegalità di gruppi di persone e di minoranze, in base alla nazionalità, all'appartenenza etnica, al luogo in cui dimorano". Nella relazione di Amnesty International si parla esplicitamente di xenofobia e intolleranza.
Gli italiani, dunque, sono diventati razzisti?

Il razzismo è, secondo la definizione che ne ha dato Albert Memmì, uno dei maggiori studiosi di questi fenomeni, “la valorizzazione, generalizzata e definitiva, di differenze, reali ed immaginarie, a vantaggio dell'accusatore ed ai danni della vittima, al fine di giustificare un'aggressione ed un privilegio". La tendenza ad estendere le colpe dei singoli individui ad interi gruppi etnici e il razzismo come valorizzazione negativa della differenza, sono ormai una triste realtà nel nostro Paese. Nell' ultimo decennio, in Italia, si è verificato un costante aumento del clima di intolleranza e discriminazione verso gli stranieri. Eppure gli italiani rifiutano l’infamante etichetta di razzisti. E’ stupefacente constatare come gli abitanti del Belpaese riescano ad assolvere sé stessi, negando l’evidenza. Una crescente ondata di razzisti inconsapevoli, sta invadendo la nostra società.

In Italia non esiste il problema del razzismo. Abdul Salam Guibre aveva 19 anni. E’ morto sotto i colpi di Fausto e Daniele Cristofoli, padre e figlio, proprietari del bar “Shining”. Lo hanno inseguito e coperto di ingiurie, offese e insulti razzisti. Lo hanno massacrato armati di spranghe e bastoni con rabbia e violenza inaudita. Abba aveva rubato una scatola di biscotti. Ma non è il caso di allarmarsi. Gli italiani non sono razzisti, perché un saggio e dotto pm ha escluso la matrice xenofoba dell’omicidio e ci ha spiegato che un epiteto volto a denigrare un essere umano per il colore della pelle non è un insulto razzista, ma soltanto “una generica espressione di antipatia”. L’onore della patria è salvo.

Gli italiani sono immuni dal germe del razzismo. Bonsu Emmanuel Foster è stato insultato e pestato dalla polizia municipale di Parma nel corso di una retata antidroga; la pelle nera del giovane ghanese è stata sufficiente per indurre i vigili a pensare che Emmanuel fosse uno spacciatore. Pugni, manganellate, insulti, e poi quel verbale indegno di un Paese civile. Non se ne è più parlato. Un “incidente” già dimenticato. Possiamo tranquillamente quietare le nostre coscienze, anche in questo caso, non si può parlare di razzismo.

Gli italiani non sono razzisti. Una cittadina italiana di origine somala è stata fermata all’aeroporto di Ciampino, umiliata, insultata, fatta spogliare nuda e denunciata per resistenza a pubblico ufficiale per aver rifiutato di subire un’ispezione rettale e vaginale senza la presenza di un medico in grado di eseguirla. In seguito alla decisione della donna di denunciare l’accaduto, la polizia ha risposto con una denuncia per calunnia, forte anche dell’appoggio del ministero dell’Interno che ha pensato bene di costituirsi come parte civile al processo.

Il razzismo, però, non c’entra, perché quella donna era una pericolosa trafficante di droga? Oppure no? L’elenco di episodi sulla falsariga di quelli appena ricordati, è interminabile e si arricchisce ogni giorno di più. Umiliazioni, sopraffazioni ed ingiustizie ai danni di cittadini stranieri non fanno quasi più notizia. E perché dovrebbero? Se Walter Veltroni dichiara che "prima dell'ingresso della Romania nell'Ue, Roma era la metropoli più sicura del mondo", e il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, definisce Barack Obama “abbronzato”, per quale motivo dovremmo stupirci dei piccoli razzismi di ogni giorno dell’italiano medio? L’Italia del nuovo millennio non ha saputo affrontare la sfida di una società multietnica e sente quindi bisogno di legittimare l’odio, l’intolleranza e la paura demonizzando la vittima del proprio pregiudizio. E grazie ai media, che alimentano lo stereotipo dello straniero diverso e pericoloso, i bravi e spesso indifferenti cittadini italiani, possono continuare a credere che i colpevoli siano sempre e solo gli altri.

Le galere piene di clandestini, diventano l’egida dietro cui gli “italiani brava gente” possono nascondere la propria colpa e non la prova che l’Italia non è in grado di garantire, o quantomeno favorire, una piena integrazione a quanti arrivano nel nostro Paese. “Loro” mettono a repentaglio “la sicurezza delle nostre famiglie”. “Loro”, i romeni, gli africani e gli albanesi, rubano, uccidono e stuprano. “Loro” sono sporchi, brutti e cattivi. “Io non sono razzista, ma…”, lo dicono in tanti; “io non sono razzista, ma”, è la giustificazione alla discriminazione, al fanatismo, al pregiudizio, all’odio verso il diverso. La domanda era: gli italiani sono diventati razzisti? La risposta, purtroppo, è sì. Nonostante i distinguo, i ma e i però, oggi la società italiana non può non dirsi razzista.

fonte: Ghigliottina

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