A Padriciano tira una brutta aria. Musi lunghi, incredulità, tristezza, in qualche caso rabbia. La gente, del campo di transito per nomadi, qui non vuole nemmeno sentir parlare. «Non si farà. Daremo battaglia».
E non è una questione di «casta». Qui non si parla di ricchi o poveri; di «padricianesi» doc e residenti di nuova generazione coi villoni. Non si parla nemmeno di italiani o minoranza slovena. Quello che sta montando è un malumore generalizzato, che unisce in toto gli abitanti di questo borgo carsico che conta circa 900 anime. Malumore pronto a scoppiare in raccolte di firme e riunioni fiume a difesa del territorio, dei confini, dell’identità.
La giunta Dipiazza ha votato all’unanimità una delibera che apre l’iter per realizzare la struttura per i nomadi a circa 300 metri di distanza dal centro della frazione carsica, in un terreno adiacente all’ingresso del Parco Globojner. E a pochi passi da quel gioiello internazionale che è l’Area di ricerca. E la gente non ci sta.
Il più arrabbiato è Drago Gregori. Lui che, a lato dell’unica piazzetta di Padriciano, vicino all’unico bar e all’unica tabaccheria, indica una vecchia pietra-monumento su cui campeggia la scritta: «1585-1985. Padrice». E sbotta: «Qui gli zingari non devono stare, qui non devono venire. Questo splendido paese ha quattro secoli di vita e non lasceremo che venga rovinato. Ci riuniremo nelle sale del nostro Consorzio boschivo, raccoglieremo firme, alzeremo la voce se necessario. Il Comune non può metterci i piedi in testa. Siamo stufi: abbiamo ospitato diversi campi profughi per decenni e siamo circondati da caserme abbandonate lasciate a marcire. Ci hanno preso per la discarica della città? Io non ho niente di personale contro i nomadi - spiega Dario Gregori - ma qui non c’è posto per loro.
fonte: Il Piccolo
venerdì 9 gennaio 2009
Padriciano, rivolta contro i nomadi
Etichette: emilia romagna, nomadi, trieste
Pubblicato da Vivere Cernusco alle 18:45
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