Prima gli hanno urlato: «Vattene dall’Italia». Poi lo hanno insultato e, infine, giù con le botte. Aggredito da quattro skinheads, fra i quali una ragazza di 22 anni di Pistoia, un bengalese di 31 anni ne avrà per 7 giorni. Fra i primi soccorritori, anche le coppiette alle quali, in un ristorante di Prato, a due passi dalla cattedrale, l’extracomunitario aveva cercato di vendere rose. Dal ristorante è partita, ancora prima che il giovane del Bangladesh chiedesse aiuto, la chiamata al 112. Non era neppure troppo tardi. Mezzanotte e mezza. I carabinieri, che in pochi minuti hanno individuato gli aggressori - che si erano dati alla fuga - riferiscono che il giovane non ha provato neppure a difendersi.
LA BANDA DEI NAZISKIN - Uscito dal locale, non poteva immaginare d’imbattersi in un quartetto di giovani scalmanati, di quelli con la testa rasata, gli anfibi ai piedi, i giubbotti neri, la passione per i simboli nazifascisti. Secondo gli inquirenti, il capo - denunciato - è un ventunenne, tatuato su tutto il corpo, residente nella vicina Pistoia e già conosciuto come naziskin. Insieme a un compagno di branco ha picchiato l’immigrato, incitato dagli altri due, compresa la ragazza. Adesso, i quattro dovranno rispondere di «concorso di persone in violenza privata, lesioni personali aggravate per aver commesso il fatto con finalità di odio razziale». Un’aggravante, quest’ultima, che permette ai militari e alla magistratura di procedere d’ufficio. Il capo del branco dovrà anche rendere conto del coltello a serramanico che i carabinieri hanno trovato sulla sua auto, insieme a cd musicali con simboli nazisti. A bordo dell’auto dei ragazzi, i militari hanno sequestrato cd musicali con emblemi nazifascisti e un coltello a serramanico
IL CAPO E I GREGARI - Gli altri, un genovese di 21 anni, la giovane pistoiese e un diciottenne di Firenze, secondo i carabinieri sono «gregari» del capo, simpatizzanti d’estrema destra che, con molte probabilità, si sono conosciuti durante un rave party o un altro raduno da qualche parte d’Italia. Una banda non pratese e, quindi, non animata da un odio razziale covato in una città che con l’immigrazione deve fare i conti quotidianamente: Prato ospita una fra le comunità cinesi più numerose in Italia. «Non lavorano e non hanno problemi a muoversi», spiegano gli inquirenti, secondo i quali l’episodio è isolato e non era stato premeditato. Dura e bipartisan la condanna. Per il sindaco di Prato, Roberto Cenni (Pdl), «la città è una polveriera»: il primo cittadino parla di «episodio intollerabile». Sulla stessa linea il capogruppo del Pd, Massimo Carlesi: «Un fatto gravissimo figlio del clima d’odio che si respira in Italia».
fonte: Corriere della Sera
lunedì 19 ottobre 2009
Picchiano venditore di rose, denunciati 4 «skinheads»
Etichette: bangladesh, destra, pestaggio, prato
Pubblicato da AdminK alle 21:14
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