perchè questo blog?

L'Italia è diventata da anni paese di immigrazione ma da qualche tempo si registra un crescere di fenomeni di razzismo. Dopo la morte di Abdul, ucciso a Milano il 14 settembre 2008, ho deciso che oltre al mio blog personale avrei provato a tenere traccia di tutti quei fenomeni di razzismo che appaiono sulla stampa nazionale. Spero che presto questo blog diventi inutile...


domenica 31 gennaio 2010

Uccide l'ex moglie romena a coltellate

Una donna di nazionaltà romena, Costanta Paduraru di 53 anni, è morta stamattina a Canicattì in seguito delle ferite infertele dall'ex marito, un italiano di 72 anni, con numerose coltellate. L'uomo si è consegnato ai carabinieri. I due erano da tempo separati e, secondo quanto si appreso, stamattina avevano avuto un'accesa discussione. Poi l'anziano ha estratto dalla tasca un coltello con cui ha infierito sulla ex moglie dandosi poi alla fuga. La donna è stata immediatamente soccorsa, ma è morta prima del suo arrivo in ambulanza all'ospedale Barone Lombado di Canicattì. L'uomo si trova al momento nella caserma dei carabinieri di Canicattì dove i militari lo stanno interrogando.

fonte: Repubblica

venerdì 29 gennaio 2010

Padova, «puzzi di romena»: 13enne torna da scuola e si butta dalla finestra

Emarginata dai compagni di classe perché “puzza di romena”, una tredicenne di Solesino ha cercato di uccidersi gettandosi dalla finestra di casa. È accaduto una settimana fa, ma solo ieri la vicenda è stata resa nota. A divulgare i motivi che hanno spinto la ragazzina a tentare il suicidio è Adrian Teodorescu, presidente dell’associazione “Alleanza romena”.

Teodorescu ha raccolto la testimonianza dei genitori della giovane, che è tuttora ricoverata nell’ospedale di Monselice. Le sue condizioni non sono preoccupanti, ma dovrà fare i conti con una frattura ad una gamba. La ragazza ha ricevuto la visita degli amici di scuola, ma non quella dei suoi compagni di classe. A finire nella bufera è adesso l’istituto comprensivo di Solesino, dove la protagonista dell’odioso episodio – che chiameremo Maria - frequentava la seconda media. Frequentava, appunto, perché ora non ne vuol più sapere di tornare a scuola. «Da qualche tempo la ragazza – spiega Teodorescu – subiva un trattamento riservato e personalizzato dai propri compagni di classe, nella quale è l’unica immigrata».

«Non abbiamo mai avuto problemi di razzismo – racconta il papà, romeno in Italia da molti anni - né noi, né l'altro nostro figlio più piccolo. Invece con Maria, da quando ci siamo trasferiti a Solesino, con l'inizio dell'anno scolastico è iniziata anche la sofferenza. Una sofferenza – continua l’uomo, che lavora come trasportatore – dovuta alle cattiverie dei compagni di classe che non l’hanno accettata perché sembra diversa da loro. Non indossa vestiti di marca, non ha il telefonino alla moda e in più puzza di romena». La famiglia, che in precedenza abitava a Ospedaletto Euganeo, si è trasferita a Solesino da qualche mese. Ora l’associazione presenterà un esposto al dirigente scolastico, perché venga aperta un’inchiesta interna che possa fare luce sull’episodio.

fonte: Il Messaggero

Svastiche e slogan antisemiti nel Giorno della Memoria

"27-01 Ho perso la memoria". E' una delle scritte comparse sui muri del Museo della Liberazione di via Tasso, a Roma, nel Giorno della Memoria. Tra gli slogan, vergati con lo spray durante la notte, anche una svastica e una croce celtica. Altre scritte con attacchi al sindaco Gianno Alemanno e al presidente della comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, sono state trovate in via Cavour

fonte: Repubblica

VIGILE ACCUSATO DI ABUSI NEI CONFRONTI DI UN VIADO

Pesantissime le accuse con cui un vigile 40enne di Mazzano è stato arrestato ieri dai carabinieri. All'agente vengono attribuiti abusi ai danni di un viado brasiliano. In sostanza avrebbe abusato della divisa, mentre era in servizio, per avere prestazioni sessuali gratuite da parte del trans.

fonte: Brescia7

lunedì 25 gennaio 2010

Straniero picchiato a sangue

Resta avvolto nel più fitto mistero il pestaggio di un immigrato dell’Est avvenuto martedì pomeriggio, intorno alle tre, davanti all’entrata della stazione metropolitana di Cologno Sud. L’uomo è stato picchiato selvaggiamente da almeno tre persone e poi lasciato moribondo a terra.

Qualcuno ha avvisato il 118 e in pochi minuti è intervenuta un’ambulanza da Segrate. I soccorritori hanno trasportato l’uomo, colpito più volte alla testa, al San Raffaele. Le forze dell’ordine stanno indagando per fare chiarezza.

fonte: Cologno in Folio

domenica 24 gennaio 2010

Boliviano morto non riesce a tornare a casa

Neppure dopo morti si può stare in pace in questo Paese. Chi ha la responsabilità del rimpatrio della salma di Oscar intervenga.
"Carissimo Beppe Grillo,
sono Rosa, la compagna di Oscar Javier Soliz Marques, il ragazzo boliviano deceduto a Firenze il 10.12.2009, a seguito di una lunga e dolorosa malattia e che ancora non ha potuto riposare in pace, restituito ai suoi cari, nel nostro Paese di origine. Ti scrivo queste righe per raccontare perché nessuno debba soffrire più in questo modo! Io ed Oscar, entrambi della città di Cochabamba, in Bolivia, ci siamo conosciuti a Firenze e innamorati l’uno dell’altro. Eravamo felici, lavoravamo entrambi per costruirci un futuro e per aiutare i nostri familiari in Bolivia, fino al momento in cui Oscar si è ammalato e la diagnosi era purtroppo infausta: leucemia, morbo di No Hodkin. Oscar è stato curato con tantissimo amore e impegno dai medici a Firenze (Ospedale di Carreggi e di S. Maria Nuova) fino alla fine, in un reparto per malati terminali presso l’Ospedale delle Oblate. Una settimana prima di morire, Oscar ha avuto la tua visita insieme a Cesare Prandelli, allenatore della Fiorentina. In quella occasione gli avete restituito la felicità, anche se per un breve momento. Da allora si trova in una cella frigorifera, all’interno delle Cappelle del Commiato, a Firenze, in attesa di tornare in Bolivia, ma non riusciamo a portarlo via, nonostante la documentazione presso la nostra Ambasciata a Roma sia pronta ormai dal 31 dicembre scorso. Oscar non può tornare a Cochabamba e nessuno ci dice il perché. Aiutaci."Rosa

fonte: www.beppegrillo.it

La mamma e le due sorelle di Sanaa Dafani, la ragazza uccisa dal padre nel settembre scorso a Montereale devono essere espulse

La madre e le due sorelle di Sanaa Dafani, la ragazza uccisa dal padre nel settembre scorso a Montereale, sono a un passo dall’espulsione. Con il capofamiglia in prigione, non hanno un reddito sufficiente e per questo hanno chiesto un aiuto al Comune di Azzano che segnalerà il caso alla Questura.

Della questione si è occupata la giunta di Azzano Decimo (assente il sindaco, Enzo Bortolotti, sospeso dalla carica) nella seduta dell’altra sera. A suscitare l’interesse degli amministratori la richiesta giunta dalla famiglia di aiuto economico, attraverso il pagamento delle bollette di luce, gas, mensa e trasporto scolastico. La questione è stata affidata al funzionario dei Servizi sociali per l’assegnazione dei benefici che, come previsto dall’ordinanza Bortolotti del 9 aprile 2008, segnalerà il caso in Questura. «La madre di Sanaa – commenta il primo cittadino – non ha più il reddito per mantenersi, per cui se ne deve andare dall’Italia». Bortolotti ha criticato l’Imam di Pordenone «che aveva assicurato il sostegno alla famiglia e invece tutto ritorna in capo al Comune».

L’ordinanza richiama il decreto legislativo 286 del ’98 che prevede, tra i requisiti necessari per ottenere il permesso di soggiorno, la dimostrazione, da parte del richiedente, di percepire un reddito sufficiente al mantenimento proprio e della famiglia. Con El Ketaoui Dafani in carcere per l’omicidio della figlia, Fatna Charuk, facendo ricorso ai Servizi sociali, ha attestato di non avere un reddito minimo e questo apre le porte a una espulsione in Marocco sia per lei, sia per le due sorelline di 4 e 9 anni di Sanaa, anche se Bortolotti ha prospettato la possibilità «di un intervento a tutela delle minori, non della madre che ha giustificato il comportamento del marito». Un dramma che si aggiunge alla tragedia personale di una famiglia distrutta da quando, il 15 settembre scorso, il padre ha teso il mortale agguato alla figlia.

La linea seguita dall’ufficio immigrazione della Questura è di accertare queste situazioni e procedere con le espulsioni, a prescindere dalle segnalazioni dei municipi. Nel caso specifico, la possibilità di permanenza temporanea in Italia è possibile per non più di sei mesi dal venir meno del presupposto che sta alla base del permesso di soggiorno. Pertanto, se la donna non riuscirà a trovare lavoro nel giro di qualche settimana, la Questura procederà con l’attivazione del percorso di espulsione. «L’ordinanza di Bortolotti – commenta il segretario provinciale di Rifondazione comunista, Michele Negro – non dice nulla di nuovo, serve per sbraitare in maniera demagogica contro gli immigrati». Un documento che era stato oggetto di una segnalazione da parte dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione di Udine alla Commissione europea. Quest’ultima ha chiesto un parere alla Regione, che a sua volta ha invitato l’amministrazione di Azzano a fornire chiarimenti che sono pervenuti a Trieste.

fonte: Messaggero Veneto

giovedì 21 gennaio 2010

Bocciate le borse di studio ai soli italiani

Se una borsa di studio prevede fra i requisiti minimi «la cittadinanza italiana è discriminatoria» e va modificata. Lo stabilisce un'ordinanza del Tribunale di Brescia che impone alle amministrazioni leghiste di Chiari e Castel Mella di eliminare appunto la clausola della nazionalità tra i requisiti per l'accesso ai bandi comunali destinati a studenti meritevoli. Così hanno deciso i magistrati accogliendo il ricorso presentato dalla Fondazione Piccini, dall'Associazione studi giuridici sull'immigrazione (Asgi) e dalla Cgil di Brescia.
Se l'amministrazione guidata da Ettore Aliprandi (Castel Mella), dopo aver ricevuto notizia del ricorso, ha ritirato la delibera, riaprendo i termini per l'ottenimento delle borse di studio e togliendo la «postilla discriminatoria» (sobbarcandosi comunque 600 euro per il pagamento delle spese legali), a Chiari l'amministrazione non ha ritirato la delibera.

FONTE: BresciaOggi

Continuano a chiamarli negri

da Ciwati

Forse si divertono
Li chiamano «negri», ormai, in tutti i titoli. E non sono razzisti, no, non lo sono.

mercoledì 20 gennaio 2010

Ron italiano si vede confiscare e abbattere la casa dopo aver ricevuto il condono

Dieci minori, quattro adulti e tre costruzioni abusive. Lo sgombero di ieri mattina in via Magenta a Rho – effettuato da quattro pattuglie della Polizia Locale con la collaborazione di quaranta agenti delle forze dell'ordine statali – è un'ulteriore passo dell'ormai lungo percorso intrapreso dall'amministrazione comunale in materia di sgomberi. Il più recente quello riguardante il campo abusivo di via San Bernardo, dove ancora permane un insediamento abusivo.

Diversa la versione riportata da SOS Fornace:

Dopo aver loro confiscato i terreni che avevano acquistato regolarmente da italiani, dopo avere incassato diverse rate del condono per alcune migliaia di euro per poi dichiararlo illegittimo, ora il Sindaco, appena uscito da Messa, gli ha fatto abbattere la casa, interrompendo così di fatto l’iter scolastico dei bambini e mettendo a rischio la posizione lavorativa dell’unico uomo della famiglia, tra l’altro cittadino italiano. Tutti gli sgomberi di Rom che stanno avvenendo a Rho negli ultimi mesi sono finalizzati anche a liberare terreni che con il Pgt cambieranno destinazione d’uso, essendo inseriti in aree di trasformazione che da agricole diventeranno edificabili. Così nella città vetrina di Expo i razzisti e gli speculatori viaggiano a braccetto, compiendo l’ennesimo atto disumano.

via: ilKuda

Dhl, licenziati tramite fax 65 immigrati

Tramite fax li hanno avvisati di starsene a casa perché non avrebbero più avuto un lavoro. Lunedì pomeriggio così una sessantina di dipendenti della cooperativa Cps si sono ritrovati fuori dai cancelli della Dhl, l'azienda per cui lavoravano da anni, per protestare contro la dirigenza del colosso internazionale di trasporti. Con loro anche due responsabili dei sindacati della Cub.

Al momento, però, sembra che margini per le trattative non ce ne siano e lo stabilimento di via Cuneo rimane chiuso. Il 95 per cento dei lavoratori sono stranieri, in prevalenza africani e cinesi. Tra di loro anche sei italiani. «Qui facevamo di tutto» commenta Rouag Abdelkrim, dal 1997 in forza alle tre cooperative che si sono susseguite nel lavoro. «Non solo smistamento merci e facchinaggio».

Qualcuno crede che alla base della serrata ci siano motivi diversi dalla crisi o da scelte societarie. Il 24 dicembre, infatti, sarebbe successo qualcosa tra i dipendenti e un responsabile della società che ha sede San Giuliano Milanese. Qualcosa che avrebbe portato anche a una minaccia di licenziamento e a una lettera di denuncia sulla questione sottoscritta da parte dei lavoratori ai sindacati. Ma i lavoratori aspettano ancora il Tfr e gli arretrati del fallimento della cooperativa che li aveva in carico fino allo scorso luglio.

«Circa 120mila euro» commenta Mbaye Cisse, 10 anni passati in via Cuneo. «Che ci deve la Dhl visto che in caso di mancato pagamento da parte della cooperativa è responsabile». Sui marciapiedi davanti all’azienda, oltre a carabinieri polizia locale, lunedì c’era anche un responsabile della Cps. «Abbiamo ricevuto comunicazione della disdetta del contratto da parte della Dhl questa mattina via fax» spiega Emilio Albanese. «Ancora non è stato licenziato nessuno. Speriamo di trovare una soluzione che metta tutti d’accordo».

fonte: Segrate in Folio

Tensione a Palermo per lo sgombero del Laboratorio Zeta

Giornata di tensione a Palermo. La polizia ha caricato i manifestanti che si erano radunati per difendere dallo sgombero il Laboratorio Zeta, uno dei centri sociali storici della città. Al suo interno si trovavano una trentina di cittadini, prevalentemente di origine sudanese, rifugiati politici con regolare permesso di soggiorno per motivi umanitari.
Nei tafferugli sarebbero rimaste ferite alcune persone e secondo testimoni oculari la polizia avrebbe fermato e portato in questura per accertamenti due ragazzi. Tre persone che si trovavano all'interno del Laboratorio sono salite sui tetti dove proseguono a manifestare contro lo sgombero.
I locali, proprietà dell'Istituto Autonomo Case Popolari, dal 2001 sono occupati dall'associazione culturale Laboratorio Zeta, riconosciuta dal comune di Palermo che legittimandone le attività umanitarie si è fatto carico del pagamento delle bollette per l'energia elettrica e di quelle per la fornitura di acqua. All'interno del centro sociale si trova una biblioteca e una scuola di italiano per stranieri.

fonte: Peacereporter

Empoli, cartello razzista contro i cinesi in un negozio

"Voglio segnalare un grave episodio di discriminazione, attuato da un negoziante in Empoli, in zona stazione. Come ben visibile nelle foto allegate da qualche giorno fa bella mostra sulla porta di ingresso, tra il manifesto degli sconti e la placca che avverte della sorveglianza video dell'area un cartello, scritto a mano nero su bianco, che vieta l'ingresso nel negozio ai cinesi che non conoscono l'italiano. Il gesto ed il messaggio stesso sono talmente discriminanti da non poter avere alcuna giustificazione, tantomeno si può pensare di avviare una qualunque discussione rispetto ad un fatto tanto violento quanto pericoloso. La cosa che colpisce, poi, è che il messaggio è indirizzato, secondo logica, al gruppo dei "cinesi che non sanno parlare italiano": ora, la domanda -apparentemente banale quanto apparentemente banale appare il paradosso- immediata è: come è possibile che i tali "cinesi che non sanno parlare italiano" leggano ed intendano il contenuto del cartello stesso? A nostro avviso il messaggio può essere indirizzato solamente ad un altro tipo di destinatari, ad esempio quegli italiani che considerano migliore o maggiormente degno di visita un negozio che rifiuta apertamente gli stranieri.
Rimaniamo in attesa di un segnale da parte dell'amministrazione e delle associazioni, nonché una risposta civile da parte di ogni cittadino offeso nella dignità dall'episodio".

fonte: Peacereporter

lunedì 18 gennaio 2010

Giallo un immigrato morto a San Vittore Il Comitato antirazzista: "Si è suicidato"

"Ennesimo suicidio in carcere". La denuncia del comitato antirazzista di Milano si riferisce alla morte di Mohammed El Abbouby, detenuto nordafricano vittima delle esalazioni di una bomboletta del gas da campeggio nella sua cella a San Vittore. Gli agenti lo hanno trovato in fin di vita e lo hanno accompagnato in ospedale, dove è morto.

Luigi Pagano, provveditore regionale alle carceri lombarde, ritiene però che non si sia trattato di suicidio: "Stava scontando una pena di sei mesi in regime aperto e tra un mese sarebbe uscito. E non aveva dato segni particolari di malessere, tanto che lo avevamo inserito tra i lavoranti". Pagano ha disposto comunque l'apertura di un'inchiesta interna e un fascicolo d'indagine è stato aperto anche dalla procura di Milano.

L'ipotesi alternativa al suicidio è che si sia trattato di un incidente: il ragazzo avrebbe inalato il gas, come fanno a volte i detenuti con problemi di tossicodipendenza, e avrebbe perso conoscenza. Mohammed El Abbouby, 25 anni, era stato arrestato il 15 agosto in occasione della rivolta del centro di identificazione in via Corelli, sempre a Milano, e condannato con l'accusa di danneggiamento, incendio e resistenza a pubblico ufficiale.

Il Comitato considera El Abbouby "l'ennesima vittima del razzismo di uno stato che semina morte in ogni dove, in nome della democrazia imperialista che rappresenta". "Speriamo almeno - è scritto in un comunicato - che la sua morte possa servire a riscaldare i cuori e gli animi di coloro che, forse divorati dall'assuefazione, ritengono ancora che la lotta contro i Cie assuma un senso poco più che simbolico, o che sia una battaglia specifica, proprietà politica di una qualche parrocchia in cerca di gloria o rappresentanza".

Altri quattro immigrati saranno processati per un'altra rivolta avvenuta a novembre al Corelli. Se fosse confermata l'ipotesi del suicidio, sarebbe il sesto caso in Italia dall'inizio dell'anno.

fonte: Repubblica

«E' stata un'impresa avere il visto per la mia futura moglie»

«Come sono i cinesi? Generalmente timidi. Quelli che vivono in Italia per me sono addirittura spaventati». L’inge gnere meccanico materano Stefano Pastore, che definisce se stesso di temperamento mite, ma ostinato nel raggiungere gli obiettivi prefissati, ha sposato una ragazza cinese, si chiama Yi n g . Quando era fidanzato ha provato a portare la sua ragazza in Italia. «Ho vissuto l'esperienza della richiesta di visto per l'Italia da "straniero". In pratica - spiega - con la legge Bossi-Fini si è incentivati ad diventare clandestini, altrimenti è quasi impossibile entrare. Per un misero visto turistico servono, ad esempio: fidejussione bancaria dell'ospitante italiano fino a 3500 euro circa, lettera d'invito e vari documenti attestanti un impiego stabile in Cina per chi deve muoversi in Italia. Ma sono graditi anche un certificato di proprietà di un'abitazione e un'auto. Dicono graditi, ma alla fine sono determinanti. Mia moglie, allora come oggi, è un'onesta lavoratrice ed essendo giovane non era in possesso di auto o abitazioni. Nemmeno io, in Italia, ero proprietario della casa in cui vivevo. Comunque, spendendo tantissimi soldi, in un modo o nell'altro, siamo riusciti ad ottenere il visto. Non nascondo che, se fossi stato un cinese con legami in Italia avrei scelto la via della clandestinità».

Insomma, dopo varie traversie Ying ha avuto finalmente la possibilità di conoscere la famiglia di Pastore. «Prima di partire per la terza volta e forse definitivamente - racconta - ho inviato il mio curriculum a circa 300 aziende italiane operanti in Cina, delle quali solo due hanno risposto e chiesto di incontrarmi a Shanghai. Una ha offerto 200 euro per un part time, l'altra 350, da tassare. Nessuna delle due voleva regolarizzare la mia posizione lavorativa. Ho lasciato perdere. Racconto questo per evidenziare che anche gli imprenditori italiani non sono poi tanto diversi da alcuni imprenditori cinesi in Italia».

C’è un altro aspetto che vuol sottolineare Pastore. «Quando siamo andati a richiedere il visto turistico per la mia attuale moglie, ho sbirciato anche gli uffici consolari delle altre nazioni, sia europee che extraeuropee, situati tutti nello stesso edificio. In quello italiano, però, c’erano solo i "disperati" che avevano necessità di raggiungere l’Italia per potersi congiungere a qualcuno che è entrato qualche anno fa, mentre negli altri ho notato soprattutto cinesi in giacca, cravatta e valigetta 24 ore. Imprenditori che non fanno business con aziende italiane, ma con aziende estere, cioè, tutte occasioni perse. La Cina è un paese in forte crescita. Qui tutto è ancora possibile. L'Italia, invece, mi sembra un paese che invecchia sempre più rapidamente. Tramite gli immigrati abbiamo avuto la possibilità di innestare forze fresche, di relazionarci a gente giovane e dinamica, di confrontarci con altre culture. Ma quando dall’Italia sento certe notizie di pura intolleranza mi sento davvero male, ci siamo dimenticati che siamo un popolo di migranti. È in corso una campagna d'odio che sta addirittura portando fortuna ad alcuni gruppi politici. C’è razzismo, inutile negarlo, è un fenomeno che conosco bene. Allora, vorrei dire agli stranieri di lasciar perdere l’Italia, non vale la pena».

fonte: Gazzetta del Mezzogiorno

Milano, volantino razzista di Forza Nuova "Classi separate per i bambini immigrati"

Per i giovani di Forza Nuova il giusto numero di stranieri in classe è "zero". I militanti di Lotta studentesca, organizzazione vicina al partito di estrema destra, lo hanno scritto sul volantino shock distribuito davanti al liceo scientifico Volta a Milano. Un atto polemico contro il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, che con una nota ha fissato al 30 per cento la soglia massima di studenti "non nati in Italia" nelle prime classi di ogni ordine di scuola, a partire dall’anno prossimo. Un provvedimento per evitare le cosiddette "classi ghetto" in cui gli stranieri sono ampia maggioranza. E dove le difficoltà nella lingua italiana da parte dei ragazzi rallentano la didattica.

Il manifesto, di cui gli studenti del liceo in via Benedetto Marcello hanno a lungo discusso, definisce "inutile e dannosa" l’iniziativa del ministro, perché "tende a favorire una certa idea di società multirazziale ... follia degenerativa del meticciato culturale". Lotta studentesca propone quindi di "dividere in classi separate gli studenti italiani da quelli stranieri". I volantinaggi di Lotta studentesca davanti alle scuole hanno spesso dato luogo a momenti di tensione con gli studenti dei collettivi di sinistra. Al liceo classico Manzoni, dopo l’ennesima provocazione dei giovani di Forza Nuova, il preside è perfino arrivato a chiamare le forze dell’ordine.

fonte: Repubblica

giovedì 14 gennaio 2010

Milano come Rosarno: immigrati tra i topi a due chilometri dal centro

“Dietro al cancello spalancato su piazzale Lodi si cela un’area di degrado e desolazione. Tende e rifugi improvvisati, ex-uffici delle Ferrovie dello Stato trasformati in dormitori, immigrati irregolari e non, rifugiati politici, una bidonville oscurata alla vista dei cittadini ma potenzialmente pericolosa.”
Non nasconde lo sconcerto Stefano Maullu, dirigente Pdl e assessore regionale, nel suo sopralluogo questa mattina nell’ex scalo ferroviario di Porta Romana dopo l'articolo apparso oggi sulle pagine milanesi de Il Giorno. Un'area trasformata da un centinaio di disperati, per lo più immigrati, in un accampamento. “La situazione è a dir poco imbarazzante per le condizioni igienico-sanitarie e di degrado in cui versano gli occupanti di quattro depositi ed ex uffici delle Ferrovie dello Stato. Un imbarazzo che cresce a dismisura se si pensa che per accedere al perimetro è sufficiente varcare il cancello aperto su viale Isonzo a pochi passi dall’ingresso della fermata Lodi della linea metropolitana 3. Basterebbe un nonnulla per strattonare una donna e portarla dietro quei muri con le peggiori intenzioni. Una situazione foriera di illegalità e insicurezza.”
Il video del sopralluogo è visibile sul sito www.maullu.it dove vi è descritto ampiamente le condizioni degli occupanti e il degrado dell’area.
"L'ex scalo di Porta Romana, secondo qualcuno, è stato scenario nel 2008 di una tra le più importanti operazioni di accoglienza e legalità dell’Amministrazione comunale - ha proseguito Maullu – ma ad oggi il panorama che si presenta è ancora grave e rasenta il paradosso. Nell’estate del 2008 era stata annunciata la messa in sicurezza di tutta l’area, per evitare che si creassero nuovi insediamenti. Evidentemente non è stato così.”
“Sarebbe bastato murare l’ingresso – ha concluso Maullu - e abbattere tutte le costruzioni presenti nel sito oltre ad una costante vigilanza. I residenti hanno ragione a lamentarsi e a temere una degenerazione dello stato dell’arte. Lo scalo ferroviario è una «zona franca» o, comunque, pericolosa. Soprattutto in contemporanea con l' aumento degli immigrati, dalle 20 in poi, molti dei quali usano la stazione come luogo di ritrovo e base logistica. Ovviamente gli immigrati, qualunque sia il loro status, non hanno diritto alcuno ad occupare questi spazi. In una logica di accoglienza deve prevalere il binomio diritti-doveri. La sicurezza e la legalità, accanto alla prevenzione delle condizioni di marginalità, non possono lasciare il passo al buonismo scriteriato o all'indifferenza. Mi attendo una rapida e definitiva soluzione per questa area dismessa.”



fonte: Maullu.it

Marocchino gettato in fontana:muore

Drammatica ricostruzione per la morte di un senza tetto marocchino a Napoli: un gruppo di balordi lo avrebbe gettato in una fontana e, complice il freddo pungente, sarebbe poi morto assiderato. Yussuf Errahali, 37 anni, non avrebbe avuto modo di cambiarsi gli abiti e il freddo lo avrebbe alla fine ucciso. Quando il 118 è giunto sul luogo avvisato da alcuni passanti Errahali aveva ancora i vestiti inzuppati. Inutili i tentativi di rianimazione.

A ricostruire la vicenda sono stati i volontari dell'associazione "Il Camper", gli unici che passano nelle zone più povere della città per portare assistenza ai senza tetto, a quelle persone che vengono emarginate e alla fine ignorate dalla società. Ed è proprio a questi volontari che gli altri clochard hanno raccontato quanto accaduto martedì notte. Dalle confidenze degli amici di Yussef è partita la denuncia.

Un gruppo di balordi composto da giovani ma anche giovanissimi ha aggredito il marocchino per poi gettarlo nelle acque gelide della fontana di Piazza Cavour. Non è la prima volta che gruppetti di questo tipo si presentano in zona per insultare o aggredire. E' successo anche a settembre quando un altro senza tetto è stato dato alle fiamme. Non è morto ma il suo calvario medico ancora non è finito.

Si presume che il gruppetto di disgraziati arrivi dal vicino quartiere Sanità. Ed è proprio da qui che la polizia, dopo la denuncia presentata dai ragazzi de "Il Camper", partirà con le indagini.

fonte: TGcom

mercoledì 13 gennaio 2010

Monza, giunta di centrodestra vieta il kebab "E' una potenziale causa di disagio sociale"

Con una delibera di giunta, l'amministrazione comunale di Ceriano Laghetto, passato di recente sotto la provincia di Monza e Brianza, ha bloccato l'avvio delle attività commerciali legate agli stranieri. Limiti e divieti sono stati introdotti per "quelle attività considerate potenziali cause di disagio sociale, viabilistico e di quiete pubblica": nell'elenco figurano kebab, phone center e servizi di trasferimento di denaro.

Per questo tipo di attività commerciali non solo c'è il divieto di insediamento nell'area indicata come nucleo storico, ma non sarà più sufficiente la normale procedura dell'istanza semplice: sarà necessario l'avvio di una procedura negoziale con l'amministrazione comunale. "Vogliamo tutelare il decoro del centro cittadino - ha spiegato il sindaco leghista Dante Cattaneo, a capo di una giunta di centrodestra - Attività come kebab, centri di telefonia e di trasferimento di denaro diventano spesso punti di incontro senza regole di immigrati clandestini se non veri e propri paraventi di attività illecite".

fonte: Repubblica

martedì 12 gennaio 2010

RAZZISMO: OFFESE E AGGRESSIONE A GIOCATORE BASKET FIRENZE

Insulti verbali a sfondo razzista e tentata aggressione al termine di una partita di basket ad Empoli. L'accusa arriva dalla società Nuova Pallacanestro Firenze, che in un comunicato ufficiale "registra, con profondo sdegno, l'aggressione subita e i pesanti insulti razzisti dei quali e' stato fatto oggetto il proprio giocatore Andrew Rath dopo la partita giocata sabato scorso ad Empoli contro l'Use. In un momento storico e sociale particolarmente delicato come quello attuale - dice ancora il comunicato - , la realtà fiorentina si dichiara sorpresa ed amareggiata dalle offese che un tesserato, tra l'altro ben individuato, e alcuni sostenitori della società Use Empoli hanno indirizzato nei confronti del giocatore fiorentino di colore. La presa di posizione della Nuova Pallacanestro Firenze non si riferisce agli eventi agonistici del campo, che restano in ambito prettamente sportivo, ma intende mettere in evidenza comportamenti pericolosamente razzisti e moralmente deprecabili. Nella convinzione che quanto accaduto sia espressione soltanto di una minoranza del pubblico e del singolo tesserato che hanno pronunciato le gravi offese - conclude la nota - , la società Nuova Pallacanestro Firenze si riserva di denunciare l'accaduto a tutti gli organi competenti, al solo fine di evitare, in futuro, che quanto avvenuto nel palazzetto dello sport di Empoli possa ripetersi in altre gare del campionato e, piu' in generale, nell'ambito di ulteriori contesti sportivi".

fonte: AGI

Nel Bergamasco aiuti a disoccupati, solo se italiani

Un aiuto economico dal Comune a chi ha perso il lavoro a causa della crisi economica. Purché viva in paese da anni e sia italiano. L'iniziativa, che esclude dal sostegno pubblico i cittadini stranieri, arriva da Villa d'Ogna, un piccolo centro alle porte del capoluogo orobico a maggioranza leghista.

L'amministrazione comunale ha messo a disposizione un fondo di seimila euro, al quale potranno accedere coloro che risiedono in paese da almeno cinque anni, con famiglia monoreddito, due figli a carico e con un reddito non superiore ai settemila euro. Stranieri esclusi. Quest'ultima clausola rischia ora di scatenare la bagarre, com'era già successo in passato a Brignano Gera d'Adda e Alzano Lombardo, per altre iniziative simili. Il sindaco di Villa d'Ogna, Angelo Bosatelli, non vuole però sentir parlare di discriminazioni razziali: "La cifra a disposizione non è altissima, siamo un piccolo Comune - ha dichiarato al quotidiano L'Eco di Bergamo -. Non escludo modifiche in futuro, ma per ora sì, abbiamo posto alcuni paletti. Indicare la cittadinanza italiana vuole essere semplicemente un modo per aiutare in modo più diretto le famiglie storiche di Villa d'Ogna". I richiedenti dovranno dimostrare di aver perso il posto di lavoro per la chiusura dell'azienda o di essere in cassa integrazione a zero ore almeno da tre mesi. Il contributo del Comune sarà di 300 euro al mese per quattro mensilità, con un'aggiunta di 200 euro mensili per i nuclei con figli disabili o con genitori a carico in strutture residenziali.

fonte: ANSA, via Ciwati

lunedì 11 gennaio 2010

FIRENZE: DOPO LITIGIO VERSA BENZINA SU MAROCCHINO, FERMATO DA PASSANTI

Al termine di una lite ha versato una tanica di benzina addosso a un cittadino marocchino ma per fortuna e' stato bloccato prima che potesse appiccare il fuoco. E' accaduto questa mattina a Firenze, di fronte all'albergo popolare. Protagonista un trentottenne italiano che e' stato bloccato proprio dai dipendenti della struttura.

''Un fatto grave e inaccettabile'', ha commentato il prefetto Andrea De Martino, ''un gesto inconsulto di inaudita brutalità, ingiustificabile, che auspico venga punito con severità, estraneo alla vita della comunità fiorentina che ha ancora una volta ha mostrato grande maturità e senso di responsabilità', come e' avvenuto stamani - ha aggiunto De Martino - quando i presenti hanno bloccato l'aggressore, impedendo cosi' che il fatto degenerasse, e hanno poi chiamato i carabinieri. Non ci si fa giustizia da se'. A proteggere la comunità e a far rispettare le regole - ha concluso il prefetto - ci sono le forze di polizia''.

fonte: ASCA

nb: il marocchino era colpevole di aver dato da mangiare a dei piccioni

domenica 10 gennaio 2010

Osservatorio sul Razzismo in Italia aderisce allo sciopero del Primo Marzo

http://primomarzo2010.blogspot.com/

Da circa un mese gira in rete l'idea di fare una giornata senza lavoro da parte degli immigrati e delle persone a loro solidali contro il clima di razzismo e xenofobia perpetrato dentro e fuori dalle istituzioni. La data scelta è il primo marzo, il giorno in cui in Francia entrerà in vigore la nuova legge sull'immigrazione di Sarkozy, gli anti-razzisti italiani si uniscono così alla mobilitazione d'oltralpi.
L'idea è semplice, una giornata di astensione dal lavoro per tutti gli immigrati e antirazzisti, un po' come racconta lo splendido film "Un giorno senza messicani". Il problema è che molti immigrati non potranno scioperare perchè ricattabili (lavoratori in nero o a giornata) o perchè socialmente responsabili (badanti, infermieri, medici,..). Il mio invito, allora, è quello che sui territori si prenda lo spunto per organizzare momenti, magari serali di incontro, manifestazione, dialogo, fiaccolate ecc.. magari, anche proiettando il film di cui sopra, per permettere a quanta più gente possibile di partecipare alla giornata, in modo che sia il più possibile includente. In fondo a noi interessa far passare un messaggio culturale, non creare un danno alla società.

fonte: ilKuda

Rosarno, caccia al nero. Giornalisti minacciati

E' caccia al nero per le strade di Rosarno. La polizia deve difendere gli immigrati di colore dalla rabbia e dalla violenza dei rosarnesi, scesi in strada per 'farsi giustizia' dopo che ieri, in risposta al ferimento di alcuni di loro, centinaia di migranti avevano attaccato e dato alle fiamme alcune automobili. La ritorsione e' scattata nella notte e nel corso della mattinata, e pochi minuti fa la polizia si e' scontrata con i residenti. "Oggi è tutto chiuso e tutto aperto", dicono dei ragazzi rosarnesi che ad un angolo di strada fumano con i volti scuri. Le pattuglie della polizia intanto fanno la ronda nelle strade vicine ai campi per salvare i pochi immigrati che si avventurano da soli dal linciaggio tentato dai calabresi. In più occasioni, in venti, in trenta hanno provato a scagliarsi contro due o tre camminavano nelle strade intorno alla stazione.

Trecento poliziotti sono affluiti nella cittadina calabra dalle Questure di Palmi, Siderno, Gioia Tauro, Vibo Valentia. Durante gli scontri, ancora in corso mentre scriviamo, intimidazioni sono state rivolte ai giornalisti dai cittadini di Rosarno: "Non fare foto che te la passi male", e' stata la frase indirizzata al sottoscritto. "Fatti i cazzi tuoi", ha gridato al cronista un ragazzo dalla pelle più scura di alcuni dei magrebini che stanno protestando. Alcuni colleghi della Rai sono stati cacciati a sassate. La rabbia tra i rosarnesi e' stata alimentata anche dal ferimento di una donna che viaggiava con i figli e che ieri sera e' stata lievemente ferita alla testa dagli immigrati extracomunitari che hanno attaccato le automobili di passaggio lungo la Statale 18. Qui, oggi, il desiderio di vendetta dei residenti preme contro un cordone di cinquecento poliziotti, che stanno cercando di separarli dai centinaia di braccianti di colore, anche loro in piazza per gridare la loro protesta contro l'aggressione di ieri, compiuta da ignoti con un fucile ad aria compressa.

Il paese è da alcune ore off-limits. I residenti impediscono a chiunque l'accesso. Rosarno è 'chiusa per rivolta'.

fonte: Peacereporter.net

Mantova, marocchina muore per malore, stava male da giorni ma non voleva andare dal medico per paura di perdere il lavoro

È morta per un malore e il suo cadavere è stato vegliato per circa ore dalla figlia di cinque anni. È successo ad Acquanegra sul Chiese, nel Mantovano, in un appartamento dove madre e figlia vivevano sole. Fathia Fikri, 43 anni, marocchina, è stata trovata vicino al letto, con il volto insanguinato, da un amico preoccupato perché non riusciva a contattarla. Accanto la bambina, impaurita ma convinta che la mamma stesse dormendo.

NON ANDAVA DAL MEDICO - I carabinieri in un primo momento hanno pensato a un'aggressione ma poi alcuni conoscenti della donna hanno detto che Fathia aveva loro confidato di non sentirsi bene nei giorni scorsi: dunque ha preso corpo l'ipotesi di un malore improvviso. Tanto più che un'amica ha rivelato che non era andata dal medico per paura di dover stare a casa in malattia e perdere il lavoro. Fathia era impiegata in una cooperativa per le pulizie. La donna dunque potrebbe essere caduta e aver battuto il volto sul pavimento procurandosi la ferita. Lunedì il magistrato di turno deciderà se effettuare l'autopsia.

fonte: Corriere della Sera

venerdì 8 gennaio 2010

Quando lo straniero è cattivo anche se non commette reati

Troppo spesso si ignora, o si dimentica, che xenofobia non è un sinonimo di razzismo o di intolleranza etnica: è, piuttosto, la paura dello straniero. La distinzione è decisiva perché è vero che ogni razzismo si nutre di xenofobia, ma non è affatto automatico o fatale che ogni xenofobia precipiti in razzismo. D’altra parte, la xenofobia è antica come l’uomo e affonda le sue radici in sentimenti e meccanismi ancestrali che rimandano alle dimensioni più profonde e resistenti della psiche. Oggi, nelle moderne società globalizzate, il confine tra razzismo e non razzismo è, a ben vedere, assai netto da decifrare, anche se sdrucciolevole da percorrere. Razzismo è tutto ciò che porta la xenofobia a farsi ostilità, aggressività, discriminazione; non razzismo è tutto ciò che contribuisce, con argomenti razionali, a disinnescare la fobia (diffidenza, sospetto, paura) verso lo straniero. Perché la xenofobia si traduca in razzismo, in una società come quella italiana dove resistono le culture dell’accoglienza (di origine laica o religiosa), è necessario che operino gli «imprenditori politici dell’intolleranza».

Nel nostro paese, quegli imprenditori, si sono manifestati e organizzati più tardi rispetto ad altre nazioni, ma oggi sono particolarmente attivi e aggressivi e soprattutto, caso pressoché unico in Europa, partecipano al Governo del paese. Quegli «imprenditori» raccolgono gli umori più torvi e, insieme, più dolenti (sono gli strati popolari a soffrire maggiormente la convivenza con gli stranieri), li trasferiscono nella sfera pubblica e li utilizzano come risorsa politica di mobilitazione e di conquista e gestione del potere. Per fare questo devono trattare politicamente le paure collettive e le ansie condivise, traducendole in strumento di governo. È, appunto, il governo della paura. Delle paure: quelle vere e quelle false, quelle create artificialmente e quelle incentivate spregiudicatamente. Basti pensare al fatto che la più ansiogena campagna sulla sicurezza è stata attivata nel periodo storico che ha conosciuto, in Italia, la massima riduzione del numero dei reati. In particolare, gli omicidi volontari che nel 1991 erano 1916, scendono a 605 nel 2008 (avete letto bene: 605). Per quanto riguarda gli stranieri, va considerato un dato assai interessante: il tasso di criminalità tra gli immigrati regolari è più basso rispetto al tasso registrato tra gli italiani ed è ancora più ridotto se si confronta la fascia d’età oltre i 45 anni.

Il discorso va rovesciato, evidentemente, a proposito degli immigrati irregolari: qui il tasso di criminalità cresce in misura assai significativa. Se ne dovrebbe dedurre che, tra le cause, abbia un peso significativo la condizione di marginalità sociale in cui quegli stranieri non regolarti si trovano: e ne dovrebbe conseguire la necessità di estendere, attraverso politiche pubbliche intelligenti e razionali, l’area della regolarità. Ma vallo a spiegare a quel genio di Roberto Calderoli.

fonte: Unità

Razzismo nel bus, autista nei guai

Razzismo in autobus, denunciato autista dell’Actt. Domenica pomeriggio sulla linea che da Treviso porta a Villorba due ragazzine di origine senegalese non avevano i soldi per pagare i bi glietti. L’autista le avrebbe offese dicendo loro che «si comportavano come zingare». A mediare, un adulto presente in bus, che avrebbe pagato il biglietto. Ieri mattina i genitori delle ragazzine si sono presentati in questura per denun ciare il fatto. Giacomo Colla don, direttore dell’Actt, promette «provvedimenti se sarà dimostrato l’episodio».

Tutto è iniziato domenica pomeriggio. Neve sulle strade, voglia di fare regali nel l’aria. Due sorelline residenti a Villorba di nove e tredici anni hanno chiesto ai genitori di poter andare in centro a Treviso per comperare qualcosa per le amichette. Mamma e papà hanno dato loro qualche euro e il permesso di prendere il bus per recarsi verso il capoluogo di Marca. Dopo qual che ora, le due sorelline hanno deciso di tornare a casa. Erano circa le ore 18 quando sono salite sulla linea 1 del l’Actt in Piazza San Leonardo.

La tredicenne si è subito comperato il biglietto a bordo. La bambina di nove anni, invece, non aveva denaro a sufficienza. Ne sarebbe nato un litigio furioso con l’autista, che ad un certo punto si sarebbe fermato di fronte all’Ippodromo di Sant’Artemio e avrebbe detto alle ragazzine che «voi zingare siete così, fate sempre le furbe», invitandole quindi a scendere in strada. Faceva buio e freddo, le due bambine erano disperate. La più grande gli avrebbe chiesto di multarla, ma di non lasciarla lì, nel nulla di smog e cemento che divide Treviso a Villorba. Ma era inutile. A quel punto si sarebbe messo in mezzo un adulto, di professione insegnante nella stessa scuola frequentata dalla 13enne. Il docente avrebbe tirato fuori quelle monetine per pagare il ticket a bordo (del valore di un euro e mezzo).

Dopo due giorni di riflessione, ieri mattina i genitori hanno deciso di presentarsi in questura per denunciare l’episodio con una querela formale. «Le mie figlie mi hanno giurato tra le lacrime che non sarebbero mai più salite su un bus, erano disperate», hanno spiegato gli immigrati agli agenti. L’Actt ieri ha verificato l’episodio, che vede per protagonista un autista-controllore da 14 anni in servizio, stimato dall’azienda. Secondo la versione fornita dall’autista al direttore Colladon, pare che il viaggio fosse iniziato in Piazza dei Signori e che la ragazzina più piccola abbia provato a non pagare il biglietto: la sorellina maggiore sosteneva in fatti che non aveva l’età per pagare (che però è di tre anni). Nessun riferimento inve ce alle offese e al tentativo di farle scendere in strada: la signora che ha dato i due euro li avrebbe infatti pagati subito. «Il giorno dopo il padre si è presentato in ufficio da noi, dicendo che avevamo offeso le sue figlie», chiude Colla don. «Sarà la magistratura a chiarire l’accaduto, se serviranno provvedimenti li prenderemo ».

fonte: Corriere della Sera

Immigrati presi a pallettoni e si scatena la rabbia

“I fatti sono molto più seri degli incidenti seguiti alle proteste del dicembre 2008, quando la comunità ghanese e burkinabè scese in piazza per protestare contro il ferimento di due ragazzi a colpi di kalashnikov sparati da un’autovettura in corsa. Oggi a Rosarno alcuni ragazzi africani sono stati raggiunti nel primo pomeriggio da colpi sparati da un fucile ad aria compressa, e tutta la rabbia della comunità degli immigrati africani per la raccolta di clementine e olive è venuta fuori. Al momento non sembra ci siano feriti ma sicuramente alcuni calabresi sono stati aggrediti mentre i migranti inscenavano la loro protesta; la polizia ha riferito come diverse autovetture siano state ribaltate e alcune addirittura date alle fiamme mentre percorrevano la statale di fronte alle fabbriche abbandonate (come l’impianto ‘Rognetta’) dove i lavoratori stagionali hanno trovato un riparo”; a parlare è uno dei ragazzi dell’Osservatorio Migranti , mentre mette in ordine la sua valigia, afferra al volo le chiavi della sua auto e lascia Rosarno. Stanotte meglio non dormire in città.

“Per me e per tutti quelli che in questi anni hanno aiutato i migranti”; la rabbia degli extracomunitari covava da tempo, nonostante in maggio finalmente i primi tre sfruttatori avessero pagato con l’arresto per ‘’riduzione in schiavitù’’. Ma gli africani non conoscono la Calabria. Non immaginano che possa essere più dura del continente dal quale sono scappati, lasciandosi alle spalle guerre e pallottole. Guerre e pallottole di altro tipo. Ma oggi chi ti parla da Rosarno dall’altro lato della cornetta, ti fa capire che il peggio deve ancora venire. “I ragazzi hanno spaccato vetrine, attaccato negozi, dato fuoco ad alcune auto, senza sapere chi potessero essere i proprietari di questi negozi e di queste autovetture”, spiega una fonte che prega di rimanere anonima per timore di sempre più probabili conseguenze. La paura che adesso attanaglia i rosarnesi è che i soliti picciotti possano vedere gli episodi di violenza del 7 gennaio come uno ‘sgarro’ che il loro codice dell’onore non può fare passare sotto silenzio. E la voce che sta correndo in queste ore sulla Piana di Gioja Tauro è che domani, nelle prossime ore, a parlare saranno le lupare degli uomini delle ‘ndrine, che non possono tollerare sul loro territorio una tale violazione della Pax mafiosa. I due ragazzi aggrediti a colpi di fucile ad aria compressa sono fuori pericolo, all’ospedale di Gioja Tauro.

Sulla statale degli ulivi che collega Rosarno a San Ferdinando nel pieno della Piana, e dall’altro lato al mar Tirreno con Gioja e il suo porto, sembra sia tornata la calma, restaurata dall’intervento di una decina di auto del comando di polizia gioiese. Ma alcune vetture bruciano ancora; e rimangono i danni a negozi. Impossibile contattare qualcuno alle caserme di carabinieri o polizia, ma sembra che alcuni cittadini italiani durante le proteste siano stati aggrediti dalla folla, inferocita per l’ennesimo trattamento disumano, per l’ennesimo assalto ai danni di chi attraversa i continenti per venire qui a lavorare come bestie per 20 euro al giorno, deprivati di ogni conforto materiale. Ma stavolta i migranti potrebbero aver passato il segno, e aver commesso un errore fatale, accecati dalla loro rabbia. Nelle prossime ore le bocche taceranno in Calabria, e chi sente dentro di sé di aver subito un torto, molto probabilmente cercherà di porre rimedio. Da soli. Senza ricorrere alla polizia. Con le carabine sempre pronte, sempre ben oliate, tenute dietro le dispense e nelle cantine.

fonte: unità

Lega: chiesta sostituzione ditta di pulizia, 'sono islamici'

La Lega Nord non vuole che gli uffici di Trento del gruppo provinciale siano spazzati da una ditta di pulizie ''composta da lavoratori islamici''.

Tale richiesta - scrive il quotidiano Trentino - e' stata inviata dal capogruppo leghista Alessandro Savoi al presidente del Consiglio provinciale di Trento Gianni Kessler. ''Non ci pare opportuno, ne' sicuro, che lavoratori di quella religione possano muoversi indisturbati nei nostri uffici, avere accesso al computer: ci sono dati e documenti sensibili'', scrive Savoi.

fonte: Ansa