perchè questo blog?

L'Italia è diventata da anni paese di immigrazione ma da qualche tempo si registra un crescere di fenomeni di razzismo. Dopo la morte di Abdul, ucciso a Milano il 14 settembre 2008, ho deciso che oltre al mio blog personale avrei provato a tenere traccia di tutti quei fenomeni di razzismo che appaiono sulla stampa nazionale. Spero che presto questo blog diventi inutile...


mercoledì 12 settembre 2012

Abba dimenticato e sentenza stravolta: tolta l'aggravante di razzismo

Lo scorso 2 Agosto sono state eliminate le aggravanti a carico dei suoi assassini. Incredibili le motivazioni. Abdoul Guibre (detto Abba) è stato ucciso a sprangate il 14 settembre 2008, da due commercianti milanesi. Aveva rubato un pacco di biscotti con due coetanei. Oggi Abba avrebbe 23 anni e allora ne aveva 19. Sul Corriere della Sera (edizione di Milano) leggiamo: In particolare, la prima sezione penale della Cassazione, con la sentenza n. 31454 depositata mercoledì, ha rilevato che i giudici del merito non hanno dato adeguata motivazione circa l’aggravante: «l’indagine omessa in funzione della valutazione della sussistenza o meno del futile motivo – si legge nella sentenza – è proprio quella attinente alla componente psichica soggettiva che indusse i Cristofoli, persone di non elevata cultura, reduci da una pesante notte di lavoro e pronti a continuare la loro attività nel bar, a reagire, seppure del tutto sproporzionatamente sul piano oggettivo, al piccolo furto commesso ai loro danni dai giovani stranieri al culmine di una notte di pellegrinanti evasioni che li rese particolarmente disinibiti e scanzonati al cospetto degli affaticati e suscettibili derubati». Leonardo Sciascia aveva a suo tempo evidenziato la sintassi grottesca del gergo giudiziario.

Nel nostro piccolo vorremmo continuare questo lavoro analizzando alcuni degli elementi più scandalosi di questa sentenza:

- La “componente psichica soggetttiva”: Se non ci sono perizie mediche che attestino l’incapacità di intendere e di volere, questa frase perde ogni significato, ogni contatto con la realtà. Quindi lo stato d’animo può essere una attenuante? Se tua moglie ti tradisce, puoi ubriacarti e poi metterti alla guida, se poi investi e uccidi un giovane di 19 anni, troverai dei giudici che giustificheranno l’omicidio dicendo che la tua “condizione psichica soggettiva” va calcolata come attenuante. O no? -”persone di non elevata cultura”: Qui siamo davvero nell’assurdo: i due assassini (ricordiamo i nomi di chi ha commesso tale delitto: Fausto e Daniele Cristofoli, padre e figlio) sarebbero persone di “cultura non elevata”. Due piccoli imprenditori non analfabeti non possono aspirare a far parte dello stesso terreno culturale di chi le sentenze le scrive. Impossibile non pensare al torturatore che in Germania abusò per settimane della propria compagna, e subì una condanna mite perchè il tribunale gli riconosceva l’attenuante di essere sardo, quindi appartenente ad un popolo violento e possessivo.

I giudici di Milano usano l’espressione di non elevata cultura”, che oltre a perpetuare quel pensiero classista che reputa ignorante chiunque non abbia una laurea, rischia di diventare un pericoloso precedente per la giurisprudenza italiana. Fausto e Daniele Cristofoli erano proprietari di un bar, quindi erano due (piccoli) imprenditori. Per fare tale mestiere bisogna saper leggere, scrivere e far di conto, quindi sicuramente non erano analfabeti. Fausto Cristofoli aveva letto l’Etica Nicomachea di Aristotele? Daniele Cristofoli conosceva il greco antico? Quali sono i requisiti minimi che distinguono una persona di elevata cultura da un’altra “di non elevata cultura”? Una laurea in Giurisprudenza? Una dichiarazione dei redditi superiore ai 70mila euro l’anno? A Flavio Briatore o ad Antonio Cassano verrebbe riconosciuta l’attenuante della “cultura non elevata” se dovessero uccidere a sprangate in testa un diciannovenne? La maggior parte degli assassinii di mafia compiuti in Sicilia negli anni ’60 ’70 ’80 e ’90 del Novecento erano compiuti da analfabeti o semi-analfabeti. Se colleghiamo le due sentenze (quella tedesca sul sardo e questa di Milano) possiamo capire che Falcone e Borsellino sono stati soltanto degli inquisitori sadici, che non hanno saputo riconscere le attenuanti etniche e culturali degli imputati del maxi processo.

Analfabeti, provenienti da culture retrograde dove la morte è onnipresente, i killer di mafia avrebbero dovuto godere di ogni attenuante possibile. Purtroppo Falcone e Borsellino, coi loro duri metodi inquisitori, hanno riportato il Medioevo in Sicilia. D’altronde anche loro erano Siciliani purosangue. Tutto si spiega. - “reagire sproporzionatamente al piccolo furto compiuto da alcuni stranieri”:

Qui il giudice che ha scritto la sentenza o è ignorante o è in malafede: Abdoul Guiebre aveva la cittadinanza italiana, NON ERA STRANIERO. Pur essendo nato in Burkina Faso era italiano. Il giudice dovrebbe saperlo. Non vorremmo pensare male, ma inserire l’espressione “alcuni stranieri” all’interno di una SENTENZA DEL TRIBUNALE sembra davvero una cosa inutile, per non dire razzista: a chi importa la nazionalità di chi compie un “furto”?

Il fatto che fossero “stranieri” (cosa NON VERA) potrebbe valere come attenuante? Implicitamente è questo il messaggio che il giudice fa passare nella sua sentenza. -”piccolo furto commesso ai loro danni dai giovani stranieri al culmine di una notte di pellegrinanti evasioni che li rese particolarmente disinibiti e scanzonati al cospetto degli affaticati e suscettibili derubati”: Immaginiamo che per “pellegrinanti evasioni” si intenda “una serata passata in giro per locali”. Purtroppo noi persone di “non elevata cultura” dobbiamo sforzarci per comprendere il lessico aulico dell’èlite culturale togata. Sempre sforzandoci di comprendere, il fatto che dei teenager fossero usciti a divertirsi mentre Fausto e Daniele Cristofoli lavoravano sembrerebbe rappresentare una attenuante da inserire nel quadro della componente psichica soggettiva di persone di cultura non elevata che subiscono un piccolo furto (del valore di meno di 10 euro, ricordiamolo!) compiuto da stranieri (in realtà Abbdoul Guiebre era cittadino italiano). Insomma, un disastro linguistico e giuridico: ecco cosa rappresenta questa sentenza.

Carlo Trombino su corriereimmigrazione.it

lunedì 25 giugno 2012

Perchè usare definizioni culturali per indicare esperienze negative?

Sabato 16 giugno si è tenuto a Cernusco il mercatino del riciclo organizzato dalla ProLoco che aveva convocato l'iniziativa con queste parle:

"Consumare in modo consapevole", promuovere un nuovo stile di vita e un modello economico dove le persone, il pianeta e il profitto vivono in armonia. Per tutti coloro che vorrebbero vendere o scambiare oggetti di casa che non servono più o più semplicemente oggetti che non ci piacciono più. Ciò che per noi è diventato inutile ad altri potrebbe servire ! Pensaci, ti aspettiamo !
Un'idea rivolta soprattutto ai bambini per insegnare loro il valore delle cose, l'importanza di non cedere al consumismo più sfrenato che pensa solo a buttare quello che non piace più, un'iniziativa ecologia ed educativa, senza alcune pretesa di volere essere fiera o mercato professionale. Ma a qualcuno non è piaciuto. Il consigliere del PDL e costruttore, Giuliano Mossini, ha infatti criticato le bancarelle "disorganizzate" a Cernusco in Folio definendo l'iniziativa un "bazar marocchino". Senza voler entrare nella valutazione estetica dell'iniziativa, mi chiedo cosa abbia spinto il consigliere Mossini a definirlo "bazar marocchino". Facciamo delle ipotesi: - la ProLoco di Cernusco avrà occupato varie vie e larghi del centro città costruendo degli spazi chiusi dedicati al commercio? Visto che questa è la definizione di bazar. Non credo proprio... - forse Mossini, si sarà confuso, e voleva parlare di "suq", che è uno spazio aperto dedicato al commercio. Caratteristica principale del suq è il fatto che i prodotti non hanno un prezzo definito ma il loro valore viene definito dalla contrattazione tra venditore e compratore. Dubito, però, che il consigliere PDL si sia fermato a fare compere per verificare che questa pratica vosse veramente rispettata. - a questo punto cosa avrà fatto pensare al Marocco? forse la presenza di  molte spezie: il rosso della paprika, il beige del cumino, il giallo della curcuma, il verde dei semi di anice… oppure la presenza di tessuti artigianali come la seta sisal o il lino, oppure i ricami delle vesti vendute dai bambini della ProLoco, sicuramente ricche di "ricami blu" e di Rabat, oppure sarà stata la presenza di the alla menta e cuscus o di bstalh,tajine, tanjia o harira.. Sarà, ma a me non sembra d'aver visto nulla di tutto ciò. Il dubbio profondo è che non vi fosse alcun riferimento alla cultura commerciale marocchina ma che si sia voluto utilizzare il termine (improprio) "bazar marocchino" per indicare qualcosa che non piace, identificando il Marocco e le sue forme di vendita, come qualcosa da cui guardarsi con distacco e disprezzo. Allora, consigliere Mossini, critichi pure tutte le iniziative che non le piacciano, ma non usi le altre culture come epiteti dispregiativi.

Fonte: www.robertocodazzi.it

sabato 14 aprile 2012

Pestato professore indiano a Roma

''Brutto straniero tornatene a casa tua'', e giù botte, testate al naso e tanto sangue. E' il racconto di quanto successo ieri su un vagone della metro B a Roma, tra le fermate Termini e Cavour. Vittima un professore indiano di 50 anni che nella capitale insegna Inglese da 11 anni, Nazir Rafiq Ahmad, ora ricoverato nel reparto 'maxillo-facciale' dell'ospedale San Giovanni con le ossa nasali rotte. La polizia, che ha denunciato un giovane di 19 anni. Un caso che ricorda la storia di Neila, la donna tunisina insultata e minacciata in un bar a Monterotondo da un gruppo di giovani che le hanno tirato anche il velo. 


Nazir, nel letto d'ospedale, piange in silenzio e con un filo di voce, a causa delle botte ricevute al torace e al volto, si chiede ''Perche lo ha fatto? Io non lo conoscevo nemmeno, quanta violenza''. E ripercorre, con lo sguardo fisso davanti a lui, quei minuti terribili: ''Mi ero appena seduto, c'erano due posti vuoti. E questo ragazzo ha cominciato a riempirmi di parolacce e a dirmi di spostarmi, di tornare al mio paese. Io non ho risposto nulla e lui ha cominciato a picchiarmi. Poi quella testata che mi ha fatto quasi svenire''.

La camicia 

del professore, quella che tiene in una borsa nella sua stanza in ospedale, è ancora tutta macchiata di sangue: ''Mi sono alzato per scendere dalla metro, a quel punto quel giovane mi ha seguito e ha continuato a picchiarmi. Una donna e poi alcuni ragazzi hanno inveito contro di lui chiedendogli di smetterla. Poi una persona in borghese appartenente alle forze dell'ordine ha mostrato il tesserino e ha intimato al ragazzo di fermarsi''. Nel frattempo, racconta l'uomo, ''il treno è stato fermato e una dottoressa che si trovava nel vagone mi ha prestato i primi soccorsi''.

Nazir dovrà subire un'operazione martedì, come spiega Stefano Vetrano, il medico che l'ha soccorso per primo ieri sera: ''E' stato percosso e ha il naso rotto, oltre a varie contusioni ed escoriazioni''. Nella stanza d'ospedale del professore c'è un suo amico e collega, Pierluigi Gallo, docente di Filosofia, che gli ha portato un cambio visto che gli abiti erano sporchi di sangue: ''Nazir è un uomo mite, non sa darsi pace per ciò che gli è accaduto. E' anche un collaboratore del Cipax, il Centro per il dialogo interreligioso a Roma, ed è un mediatore culturale''.

Solidarietà al professor Nazir Rafiq Ahmad è stata espressa dal sindaco Gianni Alemanno "per la vile aggressione subita e condanno fermamente l'intolleranza dimostrata dal ragazzo che lo ha colpito. Roma è una grande città che ogni giorno di più afferma la sua natura cosmopolita e che promuove il rispetto delle diversità e dell'identità delle persone".


Fonte: Repubblica

Imbarazzantismi – Il razzismo al supermercato


Cernusco. Sto entrando in un supermercato di quartiere, in direzione opposta alla mia un ragazzo magrebino esce con qualcosa in mano passando però dal lato “ingresso”. Una signora davanti a me inizia a urlare: “Cassiera, cassiera, quel negher sta rubando!”. La cassiera alza gli occhi e tranquilla risponde: “Signora, è il ragazzo delle pulizie”.
Mi giro, il ragazzo sta pulendo l’esterno delle porte di ingresso del supermercato.
Quanti pregiudizi nei nostri occhi.

il razzismo sull'autobus


Roma, storie minime di vita quotidiana. Sull’autobus 23, che conduce a piazzale Clodio, una signora tanto giovane quanto volgarotta non ne può più di stare in piedi col suo bambino e così, d’imperio, decide che un posto è suo. Si fa largo e giunge dove ci sono quattro sedie al momento occupate da due donne (di colore) e due giovani, uno bianco e uno nero. Lei, senza pensarci due volte, “chiede” all’uomo di colore di farle posto. Lui obbedisce in silenzio e lei si accomoda.
La donna al suo fianco non gradisce e nella sua lingua si sfoga con la dirimpettaia facendo notare che a parità di età la signora ha occupato la sedia dell’africano (credo che fosse africano) e non quella del coetaneo italiano. E poi, rivolgendosi a lui, dice, stavolta in italiano: «Hai capito?». Lui arrossisce e fa sì con la testa.
La romana, a questo punto, capisce di cosa si sta parlando e le chiede, alla Robert De Niro in Taxi driver: «Ma che ce l’hai con me?». Evidentemente, però, la signora preferisce non creare un altro caso Rosa Parks e, sia pure col volto visibilmente arrabbiato, risponde con un «tutto a posto, non ti preoccupare», prima di riprendere a mordersi le labbra.      

Fonte: Linkiesta

martedì 10 aprile 2012

Cattolica: Africani accoltellati. Arrestati tre estremisti, confermato sfondo razzista

Tutto inizia con un distributore di sigarette che si inceppa e non eroga il pacchetto. Sono circa le 5 del mattino in viale Curiel a Cattolica, e i due giovani, di 22 e 25 anni, un nigeriano e un marocchino, chiedono ad alcuni passanti se hanno una sigaretta da offrire loro. Purtroppo dall'altra parte trovano le persone sbagliate: degli ultras col pallino della xenofobia. “Un non ti do niente”, seguito da insulto razzista è la risposta. "A quel punto uno dei due giovani" racconta il Capitano Antonio De Lise, comandante della compagnia di Riccione, "ha reagito dicendo che lui non si faceva insultare. E' bastato quello per scatenare la reazione violenta del gruppo, scaturita nelle coltellate: che hanno raggiunto uno dei due ragazzi al collo, l'altro, che è stato anche operato, al polmone" .

 Non contenti, gli aggressori continuano a minacciare i feriti con le cinte. Poi sono costretti a fuggire, perchè i due malcapitati vengono soccorsi da un giovane che passa di lì in scooter. Ma la scena è stata ripresa dalle telecamere della stessa tabaccheria. I militari appurano che non sono facce note nella zona. Coinvolgono anche l'associazione albergatori, perchè facciano mente locale se tra i turisti del ponte pasquale ci sia qualcuno con la testa rasata, come i cinque del gruppo. Nessun riscontro. Poi l'idea degli inquirenti che dà la svolta: la tabaccheria si trova vicino a un pub. Sono due camerieri del locale a ricordarsi il nome di battesimo di alcuni del gruppo ripreso e il fatto che venivano da Pesaro. Grazie alla collaborazione dei colleghi marchigiani, vengono identificati in tre. Sono figli di buona famiglia, medici professionisti. L'autore materiale delle coltellate sarebbe un operaio 26 enne originario del cagliaritano domiciliato nell'urbinate. Nel 2007 era già stato condannato per discriminazione e incitamento all'odio razziale. A casa sua vengono trovate foto di Mussolini e volantini di Forza Nuova. Pregiudicati anche gli altri due, pesaresi di 23 e 25 anni. Ora si cerca di identificare anche il quarto e il quinto giovane che erano presenti sul luogo dell'aggressione.

fonte: Newsrimini

venerdì 30 marzo 2012

Giovani tirano il velo a donna musulmana

"In Italia questo non deve succedere". Il suo velo da araba strattonato da un gruppo di bulli che le urlavano: "Levatelo, qui in Italia non lo devi portare, vattene nel tuo paese". E ancora: "Kamikaze, bombardati!". E' accaduto mercoledì scorso a Neila, una donna tunisina di religione musulmana, che ha denunciato tutto e ora racconta come è stata aggredita, prima a parole poi con calci e spinte, da un gruppo di ragazzi nel centro di Monterotondo, vicino Roma. "Un'aggressione razziale e religiosa" l'ha definita sua sorella Nadia, residente da vent'anni nella cittadina e presente al momento dell'accaduto. Tutto denunciato ai carabinieri di Monterotondo, col comandante che conferma: "Ci sono stati anche insulti e spinte".

fonte: Repubblica.it

venerdì 23 marzo 2012

Cassazione cancella ingiustizia sull'assegno di invalidità agli stranieri

La Corte di Cassazione ha sancito un nuovo diritto per la popolazione straniera disabile disoccupata presente in Italia: con la sentenza 4110, lo scorso 14 marzo 2012, ha deliberato il riconoscimento all’assegno di invalidità civile.

La Corte ha recepito quanto già definito dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo, ovvero che, qualsiasi discrimine tra cittadini e stranieri regolarmente soggiornanti nel territorio dello Stato, finirebbe per risultare in contrasto con il principio di non discriminazione sancito dall’art. 14 della Convenzione Europea dei diritti dell’uomo.

Fino alla sentenza gli stranieri disoccupati presenti regolarmente in Italia, in possesso di permesso di soggiorno, poteva chiedere il riconoscimento di invalidità civile ed essere quindi ammessi ai benefici della legge 68/99 che regola l’assunzione in aziende delle categorie protette, ma non potevano richiedere l’assegno di invalidità che invece spetta ai cittadini italiani disabili con percentuali superiori al 74% per un importo di 267,57 euro e si perde in caso di reddito superiore a 4.479,54 euro annui.

Non si sa con esattezza quanti siano gli immigrati disabili presenti in Italia: ci sono i bambini e i ragazzi che vanno a scuola, chi ha subito un infortunio sul lavoro, chi si rivolge ai centri di salute mentale. Secondo l’Inail, al 31 dicembre 2008 i lavoratori stranieri con disabilità fisica avente diritto a una rendita per invalidità permanente sono 16.537.

Questa sentenza segue quella del 16 dicembre scorso con la quale, la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 80 c. 19 della legge n. 388/2000 (legge finanziaria 2001), nella parte in cui subordina al requisito della titolarità della carta di soggiorno la concessione ai minori stranieri di Paesi terzi non membri dell’UE dell’indennità di frequenza di cui all’art. 1 della legge n. 289/1990. L’indennità risponde alle esigenze di assicurare la cura, la riabilitazione e l’istruzione per i minori invalidi civili con difficoltà persistenti a svolgere i compiti e le funzioni proprie dell’età.

Fonte: Tutto sul Lavoro via Kuda

sabato 17 marzo 2012

IL diritto al voto degli immigrati

Una riflessione che parte dalla pubblicità.

martedì 28 febbraio 2012

Per sostenere la lotta per i diritti umani in Bahrain chiediamo a Ferrari e Toro Rosso di non correre il gran premio

L'appello nasce qui e l'Osservatorio lo sostiene.

Nuovo sgombero rom da parte della polizia locale di Legnano

Nuovo intervento della polizia locale nei soliti campi sterrati “adottati” dai rom e che si trovano a ridosso della provinciale per Inveruno. Periodicamente i vigili urbani intervengono per tenere alta la pressione e ieri la modalità si è ripetuta secondo lo stesso copione. Quando le pattuglie dei ghisa in mattinata — affiancati dagli uomini della Protezione civile — sono entrate nel campo erano presenti una decina di persone. Le solite. Questo ha così permesso di effettuare le operazioni di abbattimento delle casupole di fortuna erette e fatte sostanzialmente di cartone. All'operazione ha preso parte anche la proprietà, e cioè l’Iper: intervento resosi necessario per ripulire dalle montagne di masserizie il terreno. Perché alla fine proprio di questo si è trattato. Di una grossa pulizia per ridurre ai minimi termini i rischi di infezione: soprattutto d’estate sterpaglie e arbusti sono infatti il rifugio di topi e pantegane richiamati qui dai rifiuti. Sul fronte invece della identificazione degli zingari, nessuna novità. In realtà già nei giorni precedenti la polizia locale aveva proceduto al rilevamento della popolazione presente — alla fine poche unità fra donne, uomini e bambini. Tutti stranoti alle forze dell’ordine e già fotosegnalati. Segno che l’area, suddivisa poi al suo interno in più campetti autonomi, sta assumendo caratteristiche di un vero e proprio stanziamento semipermanente. Oggi il comando di corso Magenta divulgherà dati precisi circa il totale di masserizie portate via e il numero di persone identificate. Ma al di là della statistica rimane il fatto che a cinque anni di distanza da quella che era stata una promessa elettorale dell’allora candidato Vitali, e cioè d’impedire che in città si formassero degli accampamenti irregolari, questa scommessa non può dirsi vinta al cento per cento. Da allora ad adesso sono decine — non si contano più — i blitz della polizia locale. Una volta col supporto della polizia di Stato, un’altra con quello dei carabinieri. Lo ammette anche l’assessore alla Sicurezza Elio Faggionato: «È in parte vero, ma se dai vertici nazionali e internazionali, vedi la condanna dell’Italia da parte della giustizia europea per il respingimento dei profughi libici, arriva questo tipo di messaggio, non è che noi a Legnano possiamo risolverlo alla radice». Si cerca così di percorrere strade alternative. Come quella che, d’accordo fra Comune e proprietà, ha portato Iper a radere al suolo arbusti incolti e sterpaglie. A cui seguirà la recinzione. E ieri pomeriggio, intorno alle sei, un nuovo blitz al quale ha preso parte lo stesso Faggionato. Quattro le persone allontanate. Si erano ricollocate a ridosso della vicinale per Villa Cortese.

fonte: Il Giorno

domenica 26 febbraio 2012

Giovane marocchino muore in questura, giallo a Firenze

Era entrato nella camera di sicurezza della questura nella notte, ubriaco ma apparentemente in salute. Quando ieri mattina intorno alle undici gli agenti si sono affacciati alla sua cella, si sono accorti che non dava segni di vita. Gli hanno toccato il collo per controllare il battito cardiaco e hanno capito che non c’era un minuto da perdere. Ma per Rami Chaban, un marocchino senza fissa dimora di 26 anni, fermato nella notte a Firenze per rapina e tentata violenza sessuale, non c’era più niente da fare. In pochi minuti in via Zara è arrivata l’auto con il medico, poi – dato che le condizioni del paziente erano disperate - un’ambulanza. Nonostante gli sforzi dei medici il cuore del giovane non ha ripreso a battere. Le manovre di rianimazione sono andate avanti per oltre mezz’ora, ma verso mezzogiorno i sanitari si sono arresi. E così, nel momento in cui Rami Chaban avrebbe dovuto varcare le porte del carcere di Sollicciano, il suo corpo è arrivato, chiuso in una bara, all’istituto di medicina legale di Careggi. Qui, nei prossimi giorni, sarà effettuata l’autopsia. Il medico del 118, nel suo referto, ha escluso la presenza di traumi e ferite. Parla di «arresto cardiocircolatorio», ipotizzando una morte dovuta a cause naturali. Ma c’è un precedente che non può passare inosservato. Neppure un mese fa, il 28 gennaio, sempre nelle celle dei sotterranei della questura fiorentina, un marocchino di 26 anni, fermato per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale, si era impiccato appendendo un lembo di coperta alla grata della porta blindata. All’indomani di quella morte, la Procura aveva aperto un’inchiesta, ma non sono emersi elementi che facciano pensare a una dinamica diversa dal suicidio. Ora la nuova indagine dovrà stabilire cosa abbia ucciso Rami Chaban e dovrà fugare ogni dubbio sulla presenza di una ferita alla testa, riscontrata dal medico legale in una successiva ispezione cadaverica. Una lesione che potrebbe essere stata provocata durante la concitata rianimazione. Di certo, per ora, c’è solo la sequenza degli eventi che, al termine di una serata ad alta gradazione alcolica, ha portato il 26enne in cella. Venerdì sera, il giovane, noto alle forze dell’ordine, era uscito con una donna polacca e il suo compagno, anche lui marocchino. Quando il fidanzato della ragazza si era allontanato per qualche minuto lasciando soli i due, nei pressi della stazione Leopolda, Rami Chaban avrebbe importunato la ragazza, cercando di violentarla. Lei avrebbe reagito respingendolo bruscamente, e lui le ha sottratto con la forza il cellulare. Al ritorno del fidanzato, la giovane gli ha raccontato l’accaduto e lui ha deciso di chiamare la polizia: tra i due uomini ci sarebbe stata una colluttazione. Gli agenti della Polfer hanno bloccato e arrestato il 27enne, accompagnandolo in questura. In cella, Rami Chaban è arrivato intorno alle 4 del mattino: sembrava tranquillo, non ha dato in escandescenze, spiegano gli agenti, ancora sconvolti. In via Zara avrebbe dovuto trascorrere solo poche ore. Dopo la tragedia del 28 gennaio scorso, la vigilanza nelle camere di sicurezza era stata aumentata. Per questo motivo gli agenti incaricati della sua sorveglianza, in attesa del trasferimento, lo hanno controllato più volte. Poco prima che scattasse l’allarme, un poliziotto si era affacciato: «Sembrava che dormisse profondamente», ha spiegato. Fonte: La Stampa

mercoledì 8 febbraio 2012

Albenga. Mauro Aicardi denuciato per istigazione all’odio razziale.

La Procura di Savona ha aperto un fascicolo sulla frase postata da Mauro Aicardi su facebook. Istigazione all’odio razziale il reato contestato al leghista ingauno. L’agricoltore si trova così a dover rispondere di una frase che ha scosso le coscienze di migliaia di persone che si sono attivate, sempre via web, per chiedere le sue dimissioni dal consiglio comunale. Sono decine le pagine google dedicate alla frase sui forni per gli immigrati, giornali web e quotidiani che hanno dedicato intere pagine sul caso del leghista che è difeso a spada tratta dalla sua gente e dal sindaco Guarnieri. Mauro è un uomo simpatico e un bravo ragazzo, ma deve aver scritto con troppa leggerezza una frase che suscita ricordi dolorosi per la tragedia vissuta dagli ebrei. Seguendo la scia di affermazioni dei suoi capi, da Calderoli a Borghezio, non ha compreso di aver toccato un tasto e un nervo ancora aperto nella memoria di tanti. Le scuse di Mauro non sono bastate e neppure la chiusura della sua pagina facebook, il Procuratore di di Savona Francantonio Granero ha aperto un fascicolo e Aicardi dovrà affrontare un procedimento delicato per il reato di istigazione all’odio razziale. Se fosse costretto alle dimissioni, dopo il clamore mediatico che lo ha investito, la maggioranza del sindaco Guarnieri sarebbe praticamente finita, o in ostaggio dei centristi Pollio e Cangialosi. Ecco che la Lega è costretta a fare quadrato intorno al suo consigliere ed evitare che lui si dimetta. Di diverso avviso l’opposizione che chiede la testa del consigliere e le sue dimissioni immediate. fonte: Albenga Corsara

Genova, studentessa colombiana massacrata di botte per aver reagito a una pallonata in faccia

L'hanno massacrata di botte dopo che lei si era rifiutata di «fare quattro tiri a calcio» con loro. Per questo le hanno prima tirato una pallonata in faccia poi, di fronte alle sue proteste, l'hanno presa a calci e pugni lasciandola a terra con una gamba rotta. È successo lo notte scorsa in piazza Caricamento, nel centro storico di Genova, una delle zone più frequentate da cittadini stranieri, vittima una studentessa colombiana di 24 anni. L'aggressione. La giovane ha denunciato alla polizia che stava transitando nella piazza quando è stata avvicinata da quattro giovani con un pallone. «Avevano circa vent'anni ed erano stranieri - ha detto agli agenti -. Mi hanno chiesto se volevo giocare con loro, ma io ho rifiutato e ho cercato di allontanarmi». Senonchè uno di loro, in segno di derisione, ha tirato una pallonata contro di lei che l'ha colpita in faccia. A quel punto la studentessa, sempre stando alla sua denuncia, si è girata e ha protestato. Ma invece delle scuse ha ricevuto calci e pugni: i quattro le si sono avventati contro e l'hanno massacrata di botte, colpendola con calci e pugni e lasciandola a terra con una gamba rotta. I soccorsi. In soccorso della colombiana sono intervenuti alcuni passanti tra cui lo stesso fidanzato della giovane. La sudamericana è stata trasportata al pronto soccorso dell'ospedale Galliera, dove le è stata diagnosticata la rottura della tibia e del perone, e una prognosi di 30 giorni. La polizia sta cercando di risalire ai quattro giovani autori del pestaggio. fonte: il Mattino

CONSIGLIO UE: RAZZISMO, ITALIA RISPETTI CARTA SOCIALE EUROPEA

L'Italia ancora nel mirino delle autorità europee. Il richiamo arriva dal comitato del Consiglio d`Europa che vigila su come gli Stati membri applicano quanto stabilito dalla Carta sociale europea, ratificata anche dall'Italia. Il rapporto presentato punta il dito contro la carenza di politiche necessarie al mantenimento dei diritti degli immigrati, rom e sinti. In modo particolare sulla questione degli alloggi. Già il 5 aprile 2011, il governo Berlusconi aveva sottoscritto una richiesta della Commissione di redigere un piano strategico nazionale per l`integrazione dei Rom in grado di intervenire su quattro punti chiave: lavoro, scuola, salute e abitazione. Il termine stabilito dalla Commissione per la stesura del piano, fissato al 31 dicembre dell`anno scorso, per l`Italia è stato prorogato al 28 febbraio, visto il cambio di governo. Obiettivo finale della Commissione europea è l`integrazione dei rom in una cornice strutturata di lotta all`esclusione sociale e alla povertà. L`Europa in particolare chiede all`Italia di facilitare l`accesso alla cittadinanza per i rom che risiedono in Italia da diversi anni; l`assistenza nell`accesso al mercato del lavoro; un programma nazionale per offrire condizioni dignitose a chi vive nei campi; l`intervento sul piano dello scorso governo sull` emergenza nomadi. Criticate fortemente anche alcune posizioni delle amministrazioni locali. L'accusa è quella di negare agli immigrati regolari facilitazioni per l'accesso alla casa. Atteggiamento in contrasto con la Carta Sociale. Alla Commissione non piace nemmeno il comportamento intollerante di alcuni politici italiani. L'Europa è ancora in attesa di misure, in grado di impedire l'uso propagandistico di argomenti contro rom ed immigrati. fonte: Justice TV

Non gli dà una sigaretta: insulti razzisti e botte. Condannato „Non gli dà una sigaretta: insulti razzisti e botte. Condannato

Non gli dà una sigaretta: insulti razzisti e botte. Condannato „ L'8 marzo 2009 con un amico aggredì e insultò con ingiurie razziste un eritreo di 24 anni, al quale sottrasse anche il cellulare: la colpa dell'eritreo era quella di aver rifiutato una sigaretta ai due. Il tribunale di Bologna ha condannato per ingiurie aggravate da motivazioni razziste l'aggressore - un ragazzo di 26 anni di origine bosniache, incensurato - a 20 giorni di permanenza domiciliare. Previsto dal Tribunale anche un risarcimento del danno morale, fissato nella somma di 5.000 euro, provvisoriamente esecutiva, e la rifusione delle spese di costituzione e difesa della parte civile. Il fatto avvenne attorno alle quattro del mattino in via Fioravanti, nella prima periferia. L' eritreo stava camminando per strada insieme alla moglie, venne avvicinato dai due giovani, l'altro era un italiano di 22 anni con precedenti per lesioni, che è poi stato condannato separatamente con rito abbreviato dal Gup per l'aggressione. Gli chiesero la sigaretta. Davanti al rifiuto, i due aggredirono il giovane che, nella colluttazione, oltre ad essere insultato con frasi razziste, venne 'alleggerito' del cellulare e colpito da un calcio al basso ventre. Intervenne una volante e i due furono arrestati. L'eritreo si fece medicare all'ospedale. L'arresto fu per rapina, lesioni e ingiurie aggravate da motivazioni razziste. „Il tribunale ha deciso per l'assoluzione dalla rapina perché il fatto non sussiste. Secondo i giudici non emerge una prova adeguata di un atto di impossessamento del telefono, perché la violenza era connotata "da semplici intenti provocatori e di spregio razziale". I giudici comunque ammettono che il cellulare almeno per breve tempo è stato nelle mani degli aggressori. Riguardo alle lesioni, il Tribunale ha dichiarato il reato non procedibile per difetto di querela. In realtà il ragazzo, con il suo avvocato Andrea Ronchi, aveva presentato querela. A quanto pare però nel fascicolo non è finita. E l'altro italiano, quello che ha fatto l'abbreviato, è stato condannato anche per lesioni. D'altronde nel processo c'era già un altro 'buco': relativo a trascrizioni che non c'erano nel fascicolo, quelle dell'agente di polizia che intervenne in via Fioravanti e che è dovuto tornate due volte a deporre.“ Fonte: Bologna Today

L'allenatore Simone denunciato per razzismo

La giustizia francese ha aperto un' inchiesta per «insulti razzisti» contro l' allenatore del Monaco, l' italiano Marco Simone. L'episodio risale allo scorso 15 agosto: secondo la denuncia di un agente, l' ex giocatore del Milan si trovava all' aeroporto parigino De Gaulle in compagnia di un bambino che giocava davanti a una signora su una sedia a rotelle. Invitato dall' agente a sorvegliare il bambino, Simone l' avrebbe insultato a più riprese. fonte: Corriere

Razzismo nel calcio, l’osservatorio denuncia 28 episodi in questa stagione

Quale è la situazione del razzismo negli stadi e nelle tifoserie italiane? Mi è capitato, anche di recente, sentire dirigenti della FIGC dichiarare che nel calcio italiano non c’è razzismo. Con il mio libro, dove ho utilizzato prevalentemente i dati della giustizia sportiva, ho voluto dimostrare che il razzismo in Italia c’è. D’altra parte, la media è di circa 50 episodi per ogni stagione calcistica, che è una cifra molto più alta di quella registrata in altri campionati. Quest’anno ne abbiamo registrati già 28, un numero alto, anche perché riguardano quasi esclusivamente cori e non più anche gli striscioni. Ma non mi sembra che qualcuno ha sollevato il problema. Anzi. Le ammende per gli episodi razzisti vengono ormai relegati nelle “notizie brevi”. L’altro dato importante è che, il totale delle ammende che le Società sportive hanno dovuto pagare per la “responsabilità oggettiva” (cioè per i cori dei suoi tifosi) è di circa 100mila euro. Da anni chiediamo che questi soldi vengano utilizzate per iniziative apertamente antirazziste. Un altro dato che contraddistingue negativamente l’Italia è che nessun giocatore ci mette la faccia contro il razzismo. Molti di loro fanno cose molto importanti per il sociale, ma, caso strano, nessuno se la sente di dichiararsi apertamente e fortemente contro il razzismo. Mi è capitato di partecipare ad un incontro europeo indetto dalla UEFA contro il razzismo. C’erano calciatori testimonial di ogni paese. Non c’era però nessun calciatore italiano! Quali sono le tifoserie più intolleranti d’Italia e nella fomentazione dell’odio quanto conta il legame tra la politica e le curve? Alla fine del libro “Che razza di tifo” ho allegato un riassunto statistico degli ultimi 10 anni, riportando tutte le 99 tifoserie coinvolte. Le più “punite” sono state Verona (60 episodi), Lazio (58), Ascoli (28), Padova (23), Juventus (21), Roma (20). Guarda caso, quasi tutte tifoserie in cui la componente di estrema destra era la più rilevante. Il legame politico c’è stato soprattutto a partire dalla fine degli anni Ottanta/primi anni novanta, quando c’è stata una volontà esplicita di “occupare” le curve. Ma poco o nulla è stato fatto. Spesso le tifoserie di estrema destra hanno utilizzato la violenza per dominare in curva, mischiando poi il proprio potere sulla gestione del business della curva. Nell’attuale stagione 2011/12, almeno fino ad oggi, abbiamo registrato 28 episodi, messi in atto da ben 20 tifoserie. Quindi una diffusione piuttosto ampia. Con l’eccezione della Fiorentina (che è stata inserita per i cori degli stessi tifosi viola contro il suo allenatore Mihajlovic, “colpevole” di essere uno “zingaro”), ritroviamo le “solite” tifoserie: Lazio, Verona, Padova. Una new entry è il Prato, e andrebbe capito come mai. Tra le vittime più prese di mira, i giocatori di Bari, Inter, Catania e Como. Ma in Italia non è mai stata attuata la norma che prevede di risarcire le squadre che subiscono più episodi di razzismo. fonte: Panorama

Imprenditore di Forì condannato per razzismo per insulti sindacalista Padova „Imprenditore edile condannato per insulti razzisti a sindacalista

Imprenditore di Forì condannato per razzismo per insulti sindacalista Padova „Aveva insultato, attingendo a un repertorio razzista, il sindacalista senegalese della Fillea Cgil Boubacar Niang, intervenuto nel 2010 in un suo cantiere stradale per un'ispezione. LA CONDANNA. Un episodio che è costato caro a un imprenditore edile di Forlì, Claudio Rossi, condannato ieri dal giudice Nicoletta De Nardus del tribunale collegiale di Padova a 8 mesi di reclusione per ingiurie aggravate dalla discriminazione razziale e diffamazione. 2 mesi per le sole ingiurie, invece, al figlio Cristian Rossi. IL SINDACALISTA. "È un segnale forte, non solo per me, ma per tutti - commenta soddisfatto Boubacar - La giustizia si è mossa nell'unica direzione possibile, quella della tutela del rispetto reciproco delle persone e delle regole. Auguro che la sentenza di oggi sia un segnale forte per un futuro di convivenza tra le persone".“ Imprenditore di Forì condannato per razzismo per insulti sindacalista Padova „CGIL. "Non riconoscere a un lavoratore di colore il diritto ad essere sindacalista, e insultarlo manifestando disprezzo per le sue origini è un fatto che non va sottovalutato - gli fa eco il segretario della Fillea Cgil Marco Benati - e così è accaduto: dopo 'solo' un anno e mezzo dai fatti siamo pervenuti ad una sentenza che ci soddisfa. È un segnale positivo per la comunità e per le tante persone che apprezzano il lavoro difficile che Boubacar Niang svolge ogni giorno".“ Fonte: Padova Oggi

Gli insulti razzisti… a quelli del paese vicino

“Puzzate come vacche”: volano parole grosse tra i bulli di Oristano e provincia
Gli insulti e le aggressioni razziste non sono solo quelle rivolte ai cittadini stranieri. Anche tra i conterranei, a volte, emergono casi di discriminazione motivati dalla semplice località di residenza. Ad Oristano e provincia la violenza è scoppiata tra i bulli di paesini confinanti. Alla Polizia sono arrivate denunce per offese su Facebook e per intemperanze dei ragazzi sui pullman.
“PUZZATE DI LETAME” - Del caso parla L’Unione Sarda in un articolo a firma di Valeria Pinna:
Forse voleva essere uno sfottò. Ma è andato oltre e il clima tra studenti si è subito infiammato.

«Puzzate di letame, siete peggio delle vacche». Parole pesanti, quasi un pugno nello stomaco per alcuni ragazzi di Arborea offesi da compagni di scuola di Tiria. E dal “duello” a suon di insulti si è passati ben presto alle mani. Un’altra storia di bullismo, iniziata a scuola e finita fuori, dopo le lezioni.

TIRIA VS ARBOREA -Gli episodi di razzismo tra conterranei si verificano prevalentemente a scuola:

Tutto sarebbe iniziato con qualche battuta pesante. Un gruppetto di ragazzi di Tiria, più grandi dei rivali, nei giorni scorsi ha preso di mira alcuni alunni di Arborea che studiano al liceo scientifico di Oristano. «Avete puzza, proprio come le vostre vacche». E ancora parolacce e offese. La questione è ben presto degenerata e qualcuno ha pensato di risolvere tutto con le maniere forti. Un ragazzo è stato accerchiato da altri studenti ed è stato picchiato. Ma la vicenda non è finita qui. Strascichi anche ieri, con liti accese e scontri ai giardinetti vicino alla scuola.
SCREZI ANCHE ALLE ELEMENTARI - Rivalità e violenze – racconta ancora L’Unione Sarda – non hanno età:
Gli screzi tra gli alunni di Tiria, Palmas e Arborea sembrano avere radici vecchie.Tanto che qualche episodio si è registrato addirittura anche tra i bambini delle scuole elementari. Insulti e prese in giro in occasione di gare e altri eventi che hanno avuto come retroscena questi sipari. Episodi frequenti, ma non sempre emergono. «Dai nostri dati – spiega Toto Ferraro del Provveditorato – non risultano tanti episodi, ma molto spesso vengono nascosti oppure accadono fuori dalla scuola, lontano da occhi di insegnanti e presidi». L’osservatorio sul bullismo evidenzia sempre le classiche forme di violenza fisica «soprattutto tra i maschi, mentre tra le ragazze si usa l’arma della violenza psicologica – va avanti – e può capitare che la compagna di classe bruttina venga emarginata ». Frequenti gli sfottò per gli studenti pendolari. «Per fortuna adesso gli insegnati sono più attenti a cogliere queste situazioni – ha precisato Ferraro – noi abbiamo organizzato diversi corsi di formazione nelle scuole, con esperti e rappresentanti delle forze dell’ordine che hanno invitato al rispetto ma anche a segnalare questi fatti».
LE DENUNCE - I casi di bullismo sarebbero finiti anche sulle scrivanie della Questura. Scrive Pinna:
Ai carabinieri non sono arrivate segnalazioni, come ha confermato il comandante provinciale Giulio Duranti. In Questura invece le segnalazioni non mancano. «Qualche denuncia per intemperanze sugli autobus – ha osservato Pino Scrivo, capo della Squadra Mobile – e per attacchi e ingiurie su Facebook».
 fonte: Giornalettismo

Adro, la sezione della Lega condannata per razzismo

Il comune franciacortino di Adro ancora al centro dellepolemiche. Dopo gli attacchi del sindaco leghista al presidente della Repubblica per aver omaggiato del cavalierato l'imprenditore che nell'aprile 201o pagò i 10mila euro di rette arretrate della mensa dell'asilo, adesso è la stessa sezione della Lega Nord ad essere condannata per razzismo nei confronti di una sindacalista. Quando sulla vetrina della sede della Lega Nord di Adro è stato affisso per alcuni giorni un volantino che esordiva dicendo «Cara la me romana sono tutti bravi a fare i culattoni con il culo degli altri», Vittoria Romana Gandossi (esponente dello Spi Cgil di Brescia, conosciuta con l'epiteto di nonna-anticarroccio), ha subito molestie di stampo razzista e ritorsione. Lo ha stabilito il giudice del tribunale civile di Brescia Maria Grazia Cassia, secondo il quale tuttavia il danno è contenuto, perché tali insulti sono stati scritti per conto della sede "locale" della Lega «da un segretario che difende le ragioni della stessa nella forma sgrammaticata di cui alla missiva». Lo scrive nella sentenza con cui ha disposto che Gandossi sia risarcita con 2.500 euro, così come l’Associazione studi giuridici sull’immigrazione e la Fondazione Guido Piccini per i diritti dell’uomo che avevano depositato il ricorso insieme a lei, per un totale di 7.500 euro. Il giudice ha riconosciuto che il manifesto razzista ha offeso anche tutti gli stranieri. Inoltre ha riconosciuto che la vicenda va inquadrata nell’ambito della molestia, intesa come comportamento che «lede la dignità della persona e crea un clima degradante, umiliante o offensivo come prevede il decreto legislativo 215 del 2003»: così l’avvocato Alberto Guariso, legale con Alessandro Zucca della sindacalista Vittoria Romana Gandossi, commenta la sentenza con cui il giudice di Brescia ha accolto il ricorso per discriminazione relativo al volantino diffamatorio comparso qualche mese fa sulla vetrina della sede della Lega Nord di Adro. «Quello su cui dissentiamo molto - prosegue Guariso - è la quantificazione del risarcimento del danno morale, che ha una motivazione un po’ ridicola: in sostanza il giudice dice «Pochi soldi perché il segretario della Lega è un povero ignorante che scrive sgrammaticato».

fonte: Corriere