perchè questo blog?

L'Italia è diventata da anni paese di immigrazione ma da qualche tempo si registra un crescere di fenomeni di razzismo. Dopo la morte di Abdul, ucciso a Milano il 14 settembre 2008, ho deciso che oltre al mio blog personale avrei provato a tenere traccia di tutti quei fenomeni di razzismo che appaiono sulla stampa nazionale. Spero che presto questo blog diventi inutile...


domenica 28 novembre 2010

Milano, la questura denuncia il medico che ha curato l'immigrato sulla torre

Saranno denunciati per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina "il medico curante e persone esterne" all'ospedale San Paolo di Milano, da dove è stato dimesso l'immigrato che nel pomeriggio di sabato è sceso dalla torre della ex Carlo Erba, in via Imbonati, a causa delle sue gravi condizioni di salute. Lo rende noto la questura di Milano, aggiungendo che l'immigrato è stato dimesso nella prima mattinata odierna da parte di personale medico di quell'ospedale.

fonte: Repubblica

mercoledì 24 novembre 2010

Rimosse le luminarie multilinguistiche in via Padova, il Comune le rimetta

Sono durate solo dieci giorni le luminarie natalizie «multietniche» in via Padova, frutto di un progetto artistico dell’artigiano Claudio Sighieri. Vicino a un cuore rosso, c'era la scritta «Buone feste» in italiano e nelle altre lingue parlate dai residenti di uno dei quartieri più multietnici della città: francese, spagnolo, inglese, cinese, arabo, russo... Le luci, però, non hanno fatto in tempo ad essere accese: oggi sono già state rimosse. Al loro posto è stata collocata la scritta «Auguri» in italiano. «Ci risulta che l’"intervento riparatore" sia stato ordinato dall’assessore all’Arredo Urbano, Maurizio Cadeo (competente per i progetti di illuminazione artistica della città) a seguito, a suo dire, delle "proteste di famiglie e cittadini"», riferisce in una nota la cooperativa Comin, che opera nel quartiere.

fonte: Corriere della Sera

martedì 23 novembre 2010

Sanatoria truffa-Hanno pagato migliaia di euro, ma non possono sporgere denuncia, pena l’arresto e l’espulsione perché irregolari.

“Almeno 25 lavoratori stranieri sono venuti direttamente per raccontarci di essere stati truffati“. Una stima, quella di Edda Pando, dello sportello immigrazione Arci, che però non tiene conto di quanti chiedono informazioni per “gli amici” o di chi, per timore, non denuncia nemmeno alle associazioni la truffa subita. Anche al Naga, lo stesso problema: “Tantissimi stranieri sono stati truffati durante la sanatoria dello scorso settembre“. Truffati per migliaia di euro, ma non possono sporgere denuncia, pena l’arresto e l’espulsione perché irregolari. È uno dei volti della “sanatoria truffa” che il movimento Primo Marzo, insieme e in sostegno al Comitato nazionale immigrati denuncia con una manifestazione che si è svolta 5 giugno a Milano. E che Terre di mezzo aveva raccontato con un’inchiesta

Avere un’idea delle reali dimensioni del fenomeno, però, è impossibile. Le cifre estorte sono esorbitanti: raramente scendono sotto i 2 mila euro, ma possono arrivare fino a 6 mila euro e oltre. E gli stratagemmi messi in atto dai truffatori, molto fantasiosi (vedi lancio successivo). “Le truffe rimangono sotto silenzio, nessuno ne parla -spiegano dal Naga-. Ci sono storie di un’ingenuità incredibile: molti di questi ragazzi sono stati abbagliati dal miraggio di una regolarizzazione e, in buona fede, si sono fidati”. A monte, la disperazione di chi, dopo anni di lavoro in Italia, non era riuscito a mettersi in regola: la sanatoria per colf e badanti rappresentava l’unica possibilità di mettersi in regola. L’ultima possibilità prima dell’entrata in vigore del reato di clandestinità.

Durante la manifestazione contro la “Sanatoria truffa” verrà richiesta la concessione del permesso di soggiorno per chi ha fatto domanda di emersione nella sanatoria 2009. “La regolarizzazione riservata solo a colf e badanti ha permesso che si creasse un mercato nero di vendita di documenti falsi e di prestanomi per il permesso di soggiorno -denuncia Edda Pando-. Sono anni che non si fa una sanatoria e, per i lavoratori stranieri irregolari residenti in Italia da tanto tempo, non c’era altra alternativa“. Per i promotori della manifestazione l’ultima regolarizzazione ha dimostrato che “non sono gli stranieri che vogliono rimanere nella ‘clandestinità’ ma che, appena il governo offre una possibilità, cercano di mettersi in regola”. Per questo motivo urge una nuova regolarizzazione per tutti gli immigrati.

Mentre, per i lavoratori che sono stati truffati ma che non possono sporgere denuncia senza rischiare l’espulsione “chiediamo che possano denunciare la truffa subita ed essere regolarizzati per il lavoro che svolgono -aggiunge Francesca Terzoni, Primo Marzo-. Sono persone integrate, che in molti casi vivono in Italia da anni”. Infine, i promotori della manifestazione, chiedono un occhio di riguardo per i lavoratori stranieri colpiti dalla crisi economica e che, avendo perso il posto di lavoro, rischiano di scivolare nuovamente nella clandestinità e chiedono il prolungamento del permesso di soggiorno di almeno due anni per chi ha perso il lavoro. Tra le altre richieste, la concessione del permesso di soggiorno a chi è costretto a lavorare in nero e l’abolizione del reato di clandestinità.

Non c’è limite alla fantasia con cui sono messe a segno le truffe ai danni dei lavoratori stranieri che, lo scorso settembre, hanno cercato di sanare la propria posizione approfittando della sanatoria riservata a colf e badanti – racconta Sara, insegnante di una scuola per stranieri di Milano che chiede di mantenere l’anonimato per proteggere i suoi studenti -. A Pavia un commercialista ha finto di avviare le pratiche per sanare 30 lavoratori. Per compilare il modulo di regolarizzazione ha indicato, come datore di lavoro, altrettante persone che erano state detenute nel carcere di Opera“. Persone, ovviamente, ignare di tutto. Altro escamotage molto diffuso, recuperare nomi e cognomi dei falsi datori di lavoro dall’elenco dei morti. “Questo ragazzo è stato sanato da una persona morta da due anni”, racconta Sara indicando il voluminoso plico di carte appoggiato sul tavolo. Contiene le decine di denunce raccolte in questi mesi.

Impossibile fare una stima di quante siano le persone truffate ma i numeri, verosimilmente, sono molto alti: “Abbiamo circa 300 studenti -dice Sara-. Tutti quelli che erano privi di documenti di soggiorno hanno tentato di accedere alla sanatoria“. Ma nessuno, finora, ha sporto denuncia. Le cifre estorte sono esorbitanti. Si va dai 2.500 euro chiesti dal commercialista di Pavia agli oltre 8 mila versati da un ragazzo egiziano: 4mila euro per la compilazione del modulo F24, poi altri 4 mila per consegnargli i bollettini da versare all’Inps (che ha pagato) e infine altri 500 euro per una procura all’avvocato.

Inoltre la legge stessa conteneva dei meccanismi tali per cui è sono state agevolate le truffe. Sara mostra un documento, su carta del ministero dell’Interno, in cui un cittadino italiano vede rigettate 18 domande di regolarizzazione sulle 20 che ha presentato. Solo le prime due persone dell’elenco sono state “sanate”. “Questa è palesemente una truffa. Com’è possibile che nessuno si sia accorto che questa persona stava imbrogliando 18 stranieri? Com’è possibile che non sia stato fatto nemmeno un controllo?”, chiede Sara

Altro dettaglio che ha aiutato i truffatori, il fatto che sui moduli non erano richiesti dati anagrafici del lavoratore straniero, ma solo il numero di passaporto “peraltro indicato in maniera poco chiara -sottolinea l’insegnante-. In questo modo era sanare realmente una colf o una badante, fare dieci fotocopie del modello F24 e rivenderle a duemila euro l’una”.

Ma oltre al danno, economico, per molti lavoratori che hanno tentato di accedere alla sanatoria dello scorso settembre, si profila, dietro l’angolo, una beffa crudele. Chi ha inviato in prefettura i moduli con il proprio numero di passaporto si ritrova, di fatto, con un mandato di espulsione pendente. “E sono fregati per sempre, non avranno modo di essere regolarizzati -spiega Sara-. Per questo è importante la richiesta di concedere un permesso di soggiorno per ricerca lavoro temporaneo”

fonte: Terre

domenica 21 novembre 2010

Un rumeno ucciso a coltellate a Torino

Un giovane e' stato ucciso a coltellate durante un litigio davanti a un locale notturno a Torino. La vittima - secondo le prime informazioni dei Carabinieri - e' un rumeno di 26 anni. E' stato accoltellato a un fianco ed e' morto poco dopo l'arrivo al pronto soccorso dell'ospedale San Giovanni Bosco. L'omicida e' fuggito ed e' ora ricercato dagli stessi Carabinieri. Il delitto e' avvenuto alla periferia Nord di Torino, davanti al locale "Batmania", in via Reiss Romoli. Al litigio hanno assistito alcuni testimoni che sono ora interrogati dagli investigatori.

fonte: RaiNews24

giovedì 18 novembre 2010

'Buu' razzisti per Balotelli Cori contro gli oriundi

'Buu' razzisti nei confronti di Balotelli fin dal primo pallone toccato dall'attaccante azzurro a Klagenfurt, nell'amichevole con la Romania. I cori contro dall'ex interista sono partiti dal settore dello stadio occupato dai tifosi romeni e in precedenza erano stati diretti a tutti i giocatori dell'Italia. Poi, nei primi minuti della partita, cori anche da parte di un centinaio di estremisti italiani del gruppo Ultras Italia (gli stessi che si erano resi protagonisti degli scontri a Sofia due anni fa): hanno gridato "non ci sono neri italiani" e "nell'Italia solo italiani". Chiaro il riferimento alla presenza in campo di un giocatore come Cristian Ledesma, il centrocampista della Lazio di origine argentina che il ct Prandelli ha convocato per la prima volta. Prima, avevano ascoltato l'inno di Mameli esibendo il saluto romano. Balotelli è stato bersagliato dai 'buu' anche quando ha lasciato il campo, al 15' della ripresa, sostituito da Quagliarella. Intorno alla mezzora della ripresa il gruppo di Ultras Italia ha esposto un lungo striscione, rimosso dopo pochi minuti, con scritto "No alla nazionale multietnica". A loro, la risposta a fine partita dello stesso giocatore: "Si rassegnino, l'Italia multirazziale c'è già".

fonte: Repubblica

Brescia, espulsi due immigrati guidavano la protesta della gru

Provvedimento di espulsione dall'Italia due egiziani protagonisti della protesta degli immigrati che per 17 giorni sono rimasti sulla gru a Brescia. La decisione era stata anricipata dal viceministro degli Esteri egiziano, con delega ai Rapporti con le comunità all'estero, Muhammad Abdel Hakim, al quotidiano online del Cairo Masrawi. "Le autorità italiane - aveva spiegato - hanno deciso di espellere i due egiziani, Muhammad al-Haja di 28 anni e Muhammad Shaaban di 20, che guidavano la protesta degli immigrati". I due non erano sulla gru, ma sarebbero stati riconosciuti fra i partecipanti al presidio che è stata anche oggetto di cariche della polizia nei giorni scorsi.

Il più grande dei due, detto 'Mimmo', attivista dell'associazione 'Diritti per tutti', è partito alle 14.30 da Malpensa a bordo di un aereo dell'Egyptair. Per impedire l'espulsione dell'immigrato, rende noto un esponente del centro sociale Cantiere di Milano, erano arrivati a Malpensa una quarantina di militanti: con loro anche l'avvocato del migrante, Sergio Pezzucchi, che è stato ricevuto da alcuni addetti della Egypt Air, cui ha consegnato alcuni oggetti personali del suo assistito. Una volta decollato l'aereo, i militanti del Cantiere hanno deciso di lasciare lo scalo e di indire un nuovo presidio a Milano, all'angolo tra via Albricci e via Larga, dove si trova la sede dell'Egypt Air, compagnia che gli antagonisti invitano a boicottare dopo l'espulsione di Mohammed.

"Non ci è stato concesso il tempo di fare ricorso contro il rifiuto della domanda di sanatoria fatta da Mimmo", ha commentato l'avvocato Pezzucchi. "L'espulsione è stata fatta dalla questura di Milano perché Mimmo - ha spiegato il legale - era nel Cie di Corelli da lunedì scorso". Il migrante "aveva una pratica per la sanatoria in corso, ma non abbiamo saputo che la sua domanda era stata respinta fino all'udienza di convalida quando dalla questura è arrivato un fax con il provvedimento di rigetto della domanda di Mimmo, che però non era datato e non aveva alcun segno di notifica al suo datore di lavoro. Non ho motivo di dubitare che la domanda sia stata respinta, ma non ci hanno fornito la documentazione completa. Perciò - ha aggiunto Pezzucchi - volevamo fare ricorso, ma non ce n'è stato dato il tempo". In ogni caso "presenteremo comunque ricorso, magari per farlo rientrare in un secondo momento".

fonte: Repubblica

Milano, nuovo sgombero per la piccola Cristina

Nuovo allontanamento per la piccola rom di “Vieni via con me”. È successo questa mattina a Segrate, comune alla periferia Est di Milano, non lontano dall'insediamento di via Rubattino da dove era stata allontanata a settembre. La bambina, la cui storia è stata raccontata dalla maestra Flaviana Robbiati nella prima puntata della trasmissione Rai di Fabio Fazio, viveva insieme ad altre 80-100 persone in un ex insediamento industriale abbandonato e con pericolo di amianto, oggetto di un'asta fallimentare che, secondo le forze dell'ordine che hanno effettuato lo sgombero, si terrà tra pochi giorni.

fonte: Redattore Sociale

mercoledì 17 novembre 2010

L’odissea dei somali. Sgomberata l’ex ambasciata. 130 rifugiati senza un tetto

Dal tugurio alla strada. Questa non si chiama accoglienza
E’ di pochi giorni fa il video reportage girato da Fabrizio Ricci e Carlo Ruggiero sull’ex ambasciata somala di Roma di via dei Villini, stabile che permanentemente ormai da un decennio era diventato rifugio per circa 130 rifugiati somali senza un tetto dove stare.
Ieri, una operazione di Polizia, ha portato gli agenti fino all’interno dell’edificio per esegure forzatamente lo sgombero.
Una situazione ormai da tempo conosciuta che nessuno ha voluto vedere per anni.
Niente luce, niente acqua, nessun tipo di sicurezza. All’interno dello stabile la situazione era veramente sotto la soglia minima della vivibilità. La soluzione? Lo sgombero.
Come se per richiedenti asilo e rifugiati vivere in quelle condizioni fosse degno, come se non fosse vero che, nonostante i beneficiari della protezione internazionale siano giuridicamente equiparati ai cittadini italiani, non vivano nella realtà una condizione ai margini della clandestinità sociale.
Così, ancora una volta, emergono tutti i limiti dell'accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati in questo paese.
Prima vittime nei teatri di guerra, poi inghiottiti nel vortice dei trafficanti di uomini, libici o turchi che siano, poi ancora respinti, clandestini ancor prima di approdare nel nostro paese. E una volta arrivati, sempre che il viaggio non si sia tramutato in tragedia, nonostante riconosciuti titolari del diritto d’asilo, ancora ricacciati, ancora in viaggio, ancora costretti a migrare anche quando restare è il loro obiettivo, oppure ingabbiati, quando invece il desiderio vorrebbe portarli in un diverso paese europeo, vittime della Convenzione di Dublino, di un’europa che mentre si fa unica nel controllo delle frontiere, non altrettanto uniformemente permette di accogliere i profughi.

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Controllore e razzismo

Un ragazzo dopo aver assistito a una scena di razzismo, scrive questa lettera:

Buonasera,

prima di tutto mi presento: sono Jacopo Patrignani un ragazzo di Pesaro che frequenta il liceo classico Nolfi a Fano e che quindi è costretto ogni giorno ad usufruire del servizio bus “Adriabus” per spostarsi tra le due città. Mi capita spesso di assistere a scene di velato razzismo: ogni tanto volano sfottò, i controllori quando multano i rom se ne escono sempre con battute simpaticissime sui mille motivi per cui “non dovrebbero prendere i bus ma sgranchirsi le gambe e fare due passi che è gratis.” I posti vicino agli extra-comunitari sono sempre gli ultimi ad essere occupati ed a volte la gente preferisce rimanere in piedi. Venerdì 12 novembre sulla linea 99 Fano – Pesaro delle 14 però si è veramente varcato ogni limite di civiltà: un ragazzo rumeno ha provato a fare la classica furbata, è volato a fare il biglietto appena ha visto il controllore che saliva sull’autobus. Di norma l’autista passa tranquillamente sopra a queste piccolezze ma con lui no, per lui il personale “Adriabus” aveva in serbo un comportamento assolutamente speciale! Il controllore avvisato dall’autista dell’infrazione del giovane dell’est gli si è avventato addosso ponendoli una serie di domande “Cosa sei rumeno? Ucraino? Moldavo? Eh, cosa sei? Dammi i documenti! Dammi i soldi della multa, subito!” E mentre diceva così questo egregio signor controllore cominciò a tastargli il giubbotto alla ricerca del portafoglio e dei documenti trattandolo come il peggiore dei delinquenti. Il ragazzo, spaventato, ha subito saldato il prezzo della multa con una banconota da cinquanta euro ma per questo “straordinario” uomo italiano non era abbastanza: aveva pagato la multa, era stato insultato ma la punizione era troppo esigua! Questo “rumeno” doveva capirlo in un modo o nell’altro che non si trovava più nel suo paese “incivile”! Così il controllore ha preso il ragazzo e l’ha portato fuori dal bus, lasciandolo a Fosso Sejore, a metà strada, seppur avesse già pagato 50 euro e quindi aveva pieno diritto a concludere il tragitto. La persona seduta vicina di questo ragazzo, un uomo orientale, li ha rincorsi, è andato dal controllore e gli ha detto “Lei non può permettersi di trattare una persona così solo perché è diversa da lei!” E sapete il nostro “egregio concittadino come gli ha risposto? “Stai zitto e ringrazia che non ho fatto la multa anche a te?” Come se essere orientale sia un “infrazione” sufficiente per essere multato, anche se possiedi il biglietto. Uscito dal bus mi sono messo a parlare con questo signore che ha la pelle olivastra ma vive in Italia da 24 anni e l’ho sollecitato ad andare a denunciare il fatto all’azienda. “Non mi ascolterebbero mai.” Queste sono state le sue parole.

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venerdì 12 novembre 2010

Brescia, protesta sulla gru. Sajad sta male, la questura vieta invio medico sulla struttura

Sulla gru fa freddo, le temperature si abbassano. E Sajad sta male, ormai da un paio di giorni. Pachistano della zona di Guajarat, 27 anni, un master in lingue, non vede la famiglia da 3 anni, da quando è arrivato in Italia. Già nelle scorse ore la sua sagoma non si scorgeva, febbricitante. Oggi lo hanno visto seduto al sole, forse sta un po' meglio. Ma un medico non lo può vedere. Anzi sì, stando alle parole dell'ormai noto vice questore di Brescia Emanuele Ricifari, immortalato in un video in cui chiede ripetutamente di caricare un gruppo di persone del tutto pacifiche.

Se vuole un medico, avrebbe detto il funzionario, che scenda e verrà visitato.

Il problema è che, oltre all'incredibile caso di omissione di cure mediche, anche se anche Sajad accettasse di scendere, non è chiaro se sia in condizioni fisiche di farlo. Soprattutto da una gru e da quell'altezza.

Fonti contattate sotto la gru, fra chi in tutti questi giorni cerca di fornire i minimi aiuti necessari alla sopravvivenza dei migranti che lottano contro le truffe della sanatoria, aggiungono particolari sullo stato di pressione che le autorità prefettizie e di polizia stanno adoperando per mettere fine alla protesta. Pressioni familiari, con appelli e con interventi degli affetti capaci di esercitare emozione, nessun contatto, almeno fino a ora, con avvocati, mezzo quartiere blindato e il taglio dei mezzi di comunicazione. Niente più pile cariche per i cellulari, ai migranti sulla gru rimane una radio, ma chi manda messaggi non è nemmeno certo che in realtà il messaggio arrivi forte e chiaro.

Il cibo che viene portato dalla Caritas viene in parte scartato dagli stessi migranti, che sono entrati in uno stato di continua allerta e temono che il cibo sia in qualche maniera manipolato. E così si nutrono di alimenti in scatola o preconfezionati.

E' sceso oggi dalla gru Papa, disoccupato, 20 anni, cittadino senegalese che vive a Brescia da cinque, con i genitori. Il ragazzo, che era salito insieme ad altri migranti sulla gru nel cantiere della metropolitana di brescia, non sarà arrestato. Lo ha spiegato la questura precisando che la sua posizione, a differenza di quella dell'immigrato indiano sceso per primo, è al vaglio. La sua richiesta d'emersione dal sommerso è ancora in itinere. La stessa posizione, è stato spiegato sempre oggi, è anche quella dell'immigrato marocchino che si trova sulla gru. Oltre a quest'ultimo vi sono poi due pachistani e un egiziano.

fonte: Peacereporter

Il servizio di Annozero sugli immigrati a Brescia e la repressione delle manifestazioni

Annozero si è occupato ieri sera lungamente della protesta degli immigrati a Brescia, mostrando nuove immagini delle cariche della polizia contro i manifestanti. Un baldanzoso dirigente della polizia in borghese gestisce la situazione ordinando cariche su persone inermi, minacciando una donna -- «O viene tranquilla o io le do veramente un colpo di spranga!» -- e fermandone arbitrariamente altre che sembrano non aver fatto nulla, strattonandole -- «Questo viene con noi!».

guarda i video su Il Post

giovedì 11 novembre 2010

UCCISE UNA 22ENNE ROMENA: 10 ANNI A GIOVANE ITALIANO

Condanna mite, a soli dieci anni e otto mesi (più altri quattro mesi per il porto di coltello), per Francesco Stagnitto, 25 anni, operatore socioassistenziale originario della provincia di Caltanissetta ma residente a Pianoro (Bologna), che un anno fa, il 15 novembre 2009, uccise massacrandola con una decina di coltellate Christina Ionela Tepuru, prostituta romena di 22 e madre di una bambina di due anni, in via delle Serre, zona Borgo Panigale, alla periferia di Bologna. «Una condanna eccessivamente mite» l'ha definita l'avvocato Antonio Bove, che ha assistito i familiari della giovane romena a cui la sentenza ha destinato una provvisionale di 45.000 euro, che - ha spiegato il legale - però rimarrà sulla carta, perchè l'assassino, reo confesso, ha dichiarato di non possedere nulla. «Aspettiamo le motivazioni per capire il perchè di questa condanna eccessivamente mite - ha detto Bove - viste anche le modalità con cui è stata uccisa e visto che aveva un bambina piccola». I familiari della vittima hanno interpellato anche l'ambasciata del loro paese. Il processo davanti al Gup di Bologna Marinella De Simone era con il rito abbreviato, che prevede una riduzione della pena di un terzo.

fonte: Leggo

La rapina a un trans finisce a San Vittore

Il chilometro dieci della Paullese torna a far parlare di sé, teatro ancora una volta di una rapina tra le prostitute. Ad essere aggredito, però, questa volta è stato un transessuale avvicinato alle 3 della scorsa notte da un gruppo di giovanissimi malviventi che nel tentativo di rubargli la borsa lo hanno fatto cadere a terra e riempito di calci e pugni.

Il pestaggio è stato interrotto dall'arrivo dei carabinieri che pochi istanti prima avevano fermato due giovani su una Fiat Punto sospetta nella zona artigianale di Peschiera Borromeo. A bordo due pregiudicati di Zelo Buon Persico che nascondevano sotto i sedili anteriori due pistole giocattolo senza il tappino rosso: una semiautomatica e una a tamburo, perfette riproduzioni di una Beretta calibro 9 e di una Smith&Wesson.

Di fronte alle domande pressanti dei due militari i due hanno confessato di essere i pali di una banda e che i loro altri tre complici stavano rapinando dell'incasso alcuni trans che si prostituivano in zona. Da questa soffiata è scattata la trappola. Chiamati altri equipaggi in supporto, i due militari sono saliti a bordo della Punto fingendosi i pali e incamminandosi verso il luogo fissato per l'appuntamento post rapina. Percorse poche centinaia di metri si sono imbattuti nel pestaggio. Armi in pugno, senza intervenire immediatamente, hanno arrestato i tre aggressori quando questi si sono avvicinati alla Punto pensando già alla fuga. In manette con l’accusa di rapina in concorso sono finiti quattro italiani maggiorenni e un minorenne.

fonte: Ediesse.net

Razzismo contro un baby calciatore di colore

Cori razzisti ai danni di un giovane calciatore di colore: cose mai viste né sentite a Grumello e che hanno provocato una sanzione ai danni della società di calcio di casa. Una censura anche morale, mitigata solo dalla pronta reazione dei dirigenti, che hanno allontanato gli incivili dagli spalti. Lo sconcertante episodio è avvenuto sabato scorso al campo sportivo di Grumello, durante la partita di calcio Grumulus-Oratorio Sabbioni Crema degli Juniores, categoria nella quale militano giocatori che hanno dai 15 ai 18 anni. Protagonisti in negativo, alcuni ragazzi coetanei, tifosi della squadra locale, che più volte si sono messi ad imitare il verso della scimmia quando veniva coinvolto in un’azione di gioco un giocatore di colore della compagine avversaria. Il comportamento dei dirigenti sportivi grumellesi è stato però esemplare: hanno subito redarguito il gruppetto allontanandolo dalle tribune. Una condotta della quale ha preso nota l’arbitro nel suo referto, facendo attenuare la multa comminata dalla Federazione Gioco Calcio a carico della società che, pur non avendo colpe, deve ingoiare questo boccone amaro. La Grumulus dovrà quindi sborsare 200 euro «per comportamento discriminatorio a carattere razziale - recita la motivazione del provvedimento disciplinare - da parte dei propri sostenitori nei confronti di un calciatore avversario. La sanzione viene mitigata in quanto il dirigente si prodigava per la pronta interruzione di questi vergognosi cori».

fonte: Cremonaonline

Africani attori sul set di Crialese denunciati come irregolari

La brutta avventura di un gruppo di comparse del film “Terraferma”, tutte in regola con il permesso di soggiorno. Gli abitanti di Porto Empedocle pensavano fosse uno sbarco di "clandestini" e hanno allertato la polizia. L’episodio risale all’estate scorsa ma solo ora a raccontarlo è Enrico Montalbano che per la produzione svolgeva il ruolo di assistente all’organizzazione delle scene di massa e di ricerca e casting delle figurazioni, in particolare quelle africane. Montalbano stigmatizza la “coraggiosa collaborazione con lo Stato in un posto in cui normalmente la gente è abituata a farsi troppo spesso gli affari propri”

fonte: Redattore Sociale

lunedì 8 novembre 2010

Ragazza costretta a togliersi il velo per esame patente

Non si aspettava che le chiedessero di togliersi il velo dalla testa per fare l’esame di teoria per poter prendere la patente, ma invece questo è successo a una donna magrebina di religione islamica alla motorizzazione di Valdaro a Mantova. Il tutto è successo sabato scorso. La giovane è arrivata con i capelli nascosti da un foulard che le lasciava però ben visibile il volto. Ma il funzionario che stava registrando gli esaminandi ha preteso che si togliesse il velo. “Temeva che sotto avesse un auricolare”, hanno riferito alcuni testimoni, rimasti colpiti dall’ordine perentorio del funzionario. Le ha detto chiaramente che se avesse tenuto il velo non avrebbe fatto l’esame - ha raccontato Viola Banzi, 18 anni, di Mantova, anche lei impegnata nell’esame -. La signora aveva il velo che le copriva il capo e il volto era perfettamente riconoscibile. Inoltre, aveva detto che era la seconda volta che sosteneva l’esame e la prima l’aveva fatto regolarmente con il velo”.

Le lacrime
Questa volta, però, non è stato possibile e non è bastato nemmeno alzare il velo un attimo per mostrare che non aveva alcun auricolare. Così, piangendo - hanno raccontato alcuni dei presenti - è andata in bagno e ha tolto il foulard. Quando è tornata, ha sostenuto l’esame superandolo. È stata Viola, figlia dell’assessore provinciale alle Politiche sociali Fausto Benzi, a rendere pubblica la storia su cui la motorizzazione non ha ancora commentato. “Ha fatto l’esame e ha continuato a piangere - ha raccontato Viola -. Una pena. Era sola, o meglio era insieme solo a un rappresentante della sua autoscuola, ma non aveva parenti o amici che la consolassero. Mi è dispiaciuto non aver avuto il coraggio di rispondere per le rime a quell’uomo. Sono tornata alla mia autoscuola per comunicare che il mio esame era andato bene e ho raccontato il fatto al titolare, il quale mi ha risposto che non era la prima volta che quel funzionario trattava male gli stranieri”.

fonte: City

venerdì 5 novembre 2010

Rom, 39 milanesi denunciano il sindaco di Milano

Rom, un’altra denuncia per il sindaco Letizia Moratti e il suo vice Riccardo De Corato dopo quella arrivata a metà novembre da parte di un gruppo di residenti nel campo di via Triboniano. Questa volta, a difesa degli zingari di stanza a Milano, in particolare di quelli di via Rubattino e di via Cavriana, che hanno subìto 14 sgomberi, sono scesi in campo trentanove cittadini, volontari del Gruppo di Sostegno Forlanini, ma anche maestre e mamme di bimbi compagni dei piccoli rom, oltre che rappresentati del mondo politico e culturale milanese. Sono assistiti dagli avvocati Gilberto Pagani ed Anna Brambilla. La denuncia è stata presentata il 29 ottobre. E’ stato chiesto all’autorità Giudiziaria di procedere nei confronti del sindaco e del suo vice per i reati di abuso di ufficio, interruzione di servizio pubblico (in particolare relativamente all’obbligo scolastico di minori) e danneggiamento, con l’aggravate di averli commessi per finalità di discriminazione e di odio etnico e razziale.

fonte: GD notizie

giovedì 4 novembre 2010

Pochi permessi di soggiorno: gli immigrati in piazza per il diritto all'integrazione

Roma. Sono scesi in piazza anche a Roma i lavoratori immigrati italiani. Un incontro per richiamare l'attenzione sui temi dell'integrazione e sulle problematiche di tutti i giorni: una su tutte quella del permesso di soggiorno. Troppi, dopo la sanatoria, gli stranieri rimasti senza pur lavorando qui nel nostro paese da anni. Ecco le loro voci. Servizio ed interviste di Federica Giordani



fonte: C6tv

Rom a Roma, se una colpa c'è...

Il delegato per il sindaco Alemanno sulla questione rom, per giustificare l'esclusione delle cooperative ed associazioni che attulamente stanno lavorando nei campi, dicendo che il lavoro svolto non è stato sufficiente afferma:
Non abbiamo ancora un bambino rom nato e cresciuto sul territorio romano che fa le scuole superiori
Forse occorre ricordare cose che sono successe a Roma ultimamente e che non hanno certo aiutato a raggiungere questo obiettivo:
6 giugno 2008: Roma, sgomberato un campo nomadi vicino al Testaccio. C'erano 40 bambini
11 novembre 2009: Roma, al via lo sgombero del campo nomadi Casilino 700.
18 gennaio 2010: Sgombero campo rom di via Salone, protestano i nomadi
19 gennaio 2010: Roma, via a sgombero campo nomadi Casilino 900
15 febbraio 2010: Roma: sgomberato campo rom più grande d'Europa
6 luglio 2010: Roma, presto sgombero del campo rom della Martora
27 agosto 2010: Rogo nel campo rom: si fa presto a dire sgomberi
2 settembre 2010: Via libera allo sgombero di 200 campi Rom a Roma, Calgani invita al dialogo
6 settembre 2010: Trasferimento forzato per molte famiglie di nomadi
18 settembre 2010: Rom: sgomberato insediamento abusivo in periferia sud di Roma
21 settembre 2010: Sgomberi a Roma: in 300 ammassati nell'ex Cartiera
e qui mi fermo.. ma le notizie sono davvero tante. Se si procede di sgombero in sgombero come si può pensare di iscrivere ragazzi rom alle superiori?

fonte e link: www.kuda.tk

Bergamo, Pdl e Lega litigano per l'assuzione di una donna delle pulizie albanese

L'assunzione part time di una donna delle pulizie all'asilo sta causando problemi tra il Pdl e la Lega Nord bergamaschi. Succede nella cittadina di Romano di Lombardia (Bg), dove i due partiti (che guidano insieme anche il Comune) fanno parte del consiglio di amministrazione della Fondazione Mottini che gestisce la scuola materna. Il problema e' che il presidente Gino Ravelli ha assunto per le pulizie una donna di origini albanesi con funzioni di ausiliaria per 20 ore settimanali. La signora vive in Italia da 18 anni e da tempo svolgeva il servizio, per il quale ora e' stata confermata.

Una decisione che non e' stata gradita dai leghisti, che sostengono di non essere stati informati, anche perche' "prima deve venire la nostra gente, con i tempi che corrono". Ora la questione sara' affrontata in Consiglio di amministrazione, che secondo alcune voci potrebbe a questo punto essere azzerato nelle componenti di nomina del sindaco. Oltre ai politici di maggioranza ne fanno parte anche due parroci.

fonte: Affaritaliani

lunedì 1 novembre 2010

Nigeriana stuprata dal branco fermati 2 italiani

Sequestrata, picchiata e violentata da un branco. E' la notte da incubo vissuta tra sabato e domenica da una ballerina nigeriana a Melfi, in provincia di Potenza. Una storia di brutalità per la quale i carabinieri hanno già arrestato due 25enni del posto e indagano per identificare almeno altre sei persone. In via di accertamento anche eventuali responsabilità dei gestori del night, aperto da poche settimane. Il fermo dei due giovani, accusati di sequestro di persona, violenza sessuale di gruppo e lesioni personali, è stato disposto dal pm di Melfi, Renato Arminio.

I particolari dell'operazione sono stati illustrati stamani dai comandanti dell'Arma a Potenza e Melfi, che hanno sottolineato come il pronto intervento dei carabinieri sul luogo della violenza sia stato possibile grazie a una segnalazione. Secondo la ricostruzione, nella notte tra sabato e domenica scorsi, al termine di uno spettacolo in un night di Melfi, i due arrestati hanno convinto la donna, una 33enne nigeriana, a salire su un'auto.

I due si erano offerti di accompagnata in albergo, invece si sono diretti in una zona periferica di Melfi, in contrada Crocifisso. Intuito il pericolo, la donna ha cercato di avvertire una sua amica, ma i due le hanno strappato di mano il cellulare, a cui hanno tolto la batteria. Fermata l'auto in aperta campagna, i giovani hanno intimato alla donna di uscire all'aperto e hanno cominciato a picchiarla e a violentarla.

Sul posto sono poi giunti altri sei uomini, a bordo di due vetture, per partecipare alla violenza. La donna, raccontano i carabinieri, si è "difesa strenuamente" e uno degli otto aggressori, impietosito o forse molto più semplicemente spaventato dalla violenza che "avrebbe potuto portare a conseguenze molto più gravi", convince gli altri ad andar via. Forse è stato proprio lui a telefonare ai carabinieri per dare indicazioni sul luogo in cui si trovava la vittima dello stupro.

I militari hanno trovata la donna in lacrime, in evidente stato di shock e l'hanno accompagnata all'ospedale "San Giovanni di Dio" di Melfi. Diagnosticata una prognosi di sette giorni. Sulla base della descrizione degli aggressori fatta dalla nigeriana, i militari hanno poi acquisito e visionato i filmati del circuito di video-sorveglianza del night club e sono riusciti a identificare due degli aggressori, V.M. e B.V., entrambi 25enni di Melfi e noti agli inquirenti.

fonte: Repubblica