perchè questo blog?

L'Italia è diventata da anni paese di immigrazione ma da qualche tempo si registra un crescere di fenomeni di razzismo. Dopo la morte di Abdul, ucciso a Milano il 14 settembre 2008, ho deciso che oltre al mio blog personale avrei provato a tenere traccia di tutti quei fenomeni di razzismo che appaiono sulla stampa nazionale. Spero che presto questo blog diventi inutile...


martedì 28 settembre 2010

Un muro per separare i rom

Un cantiere improvvisato da Luca de Marchi, consigliere comunale, e altri militanti leghisti per erigere un muro tra due condomini. Ore 15 di ieri, via delle Fornaci, Formigosa. Il muro invisibile (tre mattoni e un nastro rosso tirato per una ventina di metri) viene innalzato tra il civico 9 e il civico 11, due palazzine Aler la cui convivenza è diventata impossibile per colpa, dicono gli inquilini del 9 (quattro nuclei famigliari, tre mantovani e uno marocchino), di una famiglia rom.

«Non ne possiamo più - spiegano gli inquilini - ci fanno dispetti continuamente e a luglio uno di noi è finito all'ospedale perché è stato malmenato». I residenti fanno riferimento all'episodio in cui i figli della famiglia rom avrebbero aggredito l'anziano per futili motivi.

Da lì, da quell'episodio, l'ultimo di una lunga serie, la richiesta all'Aler di montare una recinzione per separare i due condomini. La domanda è stata raccolta dal capogruppo della Lega Nord in via Roma, Luca de Marchi.

«L'Aler - sottolinea l'esponente leghista - è già venuta a fare i rilievi, cioè le misurazioni, ma al momento la recinzione non si vede. I due condomini vanno separati, per riportare la tranquillità tra le famiglie che abitano al civico 9. Oggi siamo qui con mattoni e cazzuola per ricordare all'Aler che la recinzione va montata al più presto per separare i due palazzi».

De Marchi ricorda anche che la situazione potrebbe sbloccarsi nel giro di un mese, con l'esecuzione dello sfratto della famiglia contro la quale gli inquilini del civico 9 puntano il dito. A ricordare un'altra situazione sono anche gli stessi inquilini del palazzo, ma questa volta il tiro è spostato verso l'Aler. «Quattrocento euro d'affitto al mese - dicono - vi sembrano pochi per dei pensionati? Gli appartamenti non sono male, è vero, ma alcune cose non sono a norma. I fili elettrici, per esempio, e l'intonaco che continua staccarsi dalle pareti esterne».

fonte: Gazzetta di Mantova

Giunta denunciata per razzismo Montecchio finisce in tribunale

La giunta comunale potrebbe rispondere davanti al tribunale di Vicenza del reato di discriminazione e razzismo.
È l'effetto della denuncia presentata da alcune famiglie straniere con il sostegno di Cgil, Cisl e Uil, dopo che l'amministrazione oltre un anno fa aveva approvato la delibera sull'idonenità alloggio che ridefinisce i parametri abitativi degli alloggi in cui vivono gli immigrati.
La denuncia per discriminazione fatta dal sindacato che è stata depositata meno di un mese fa, dovrà ora essere vagliata dal magistrato inquirente. E in attesa della sentenza che potrebbe arrivare tra qualche settimana, emergono altri fatti che secondo la triplice potrebbero avvallare la tesi della discriminazione.
«Denunceremo altri atti discriminatori», spiegano i vertici delle tre sigle sindacali che da un anno attendono un segnale di distensione da parte del Comune. Cgil, Cisl e Uil non solo contestano la legittimità della delibera, ma anche una recente disposizione firmata dal sindaco Cecchetto che impone agli uffici di accertare l'idoneità degli appartamenti degli stranieri prima di concedere l'iscrizione all'anagrafe.
Sempre fonti sindacali poi denunciano la raffica di multe ai danni degli immigrati e i metodi adottati dalla Polizia locale nella verifica dei parametri abitativi.
Basta e avanza per il sindacato per ricorrere alla magistratura con una denuncia-esposto per discriminazione di cui si attende la sentenza.
L'amministrazione dal canto suo ha sempre difeso le delibere 233 del 6 luglio 2009, e 347 del 9 dicembre 2009 «in quanto ristabiliscono i parametri definiti dalla Regione e in vigore a Montecchio fino al giugno 2006. Parametri che questa amministrazione ha riapplicato senza alcuna modifica dopo il periodo di "deroga" sostenuto dalla passata giunta».
Una posizione da sempre contestata dalle minoranze in Consiglio, dal sindacato e dalle associazioni straniere e visto che la delibera non è stata ritirata si è passati alla denuncia. Domani una conferenza stampa indetta a Vicenza da Cgil, Cisl e Uil spiegherà i termini di una denuncia che era nell'aria da tempo.

fonte: Il giornale di Vicenza

Grave episodio di razzismo nel centro storico di Cerveteri

Sinistra, Ecologia e Libertà condanna il grave episodio di violenza a sfondo razzista accaduto nelle ultime ore ai danni di un cittadino indiano nel pieno centro storico del Paese.
Certi che le indagini delle forze dell’ordine portino ad individuarne i colpevoli facciamo appello al Sindaco, alle autorità competenti e a tutte le realtà politiche e associative del territorio di contrastare e isolare ogni movimento che promuove l’odio razziale.
Questo è solo un fatto isolato che deve destare la giusta preoccupazione delle forze democratiche di questa Città e risvegliare le nostre coscienze affinché la deriva violenta e xenofoba, che sta dilagando in molte zone d’Italia e della nostra Regione, qui non possa attecchire.
Indignati per l’accaduto vogliamo esprimere tutta la nostra solidarietà alla vittima di questa folle e gratuita violenza.

fonte: Lagone

venerdì 24 settembre 2010

Alcune poste negano il kit per il rinnovo del permesso di soggiorno

Pare che in certe poste non ti danno il kit del permesso di soggiorno a meno che non manca pochissimo a che scada, ma tipo che di solito la gente ha gli appuntamenti ai CAF non pochissimo prima che scada e al CAF ci devi andare con il kit. E allora ho chiamato all’ufficio postale dove non volevano dare il kit perché non mancava ancora abbastanza poco alla scadenza e la signorina mi ha detto, testuale, sbagliando qualche verbo, che il kit lo diamo presentando un permesso di soggiorno scaduto. Io le ho detto che se il permesso di soggiorno è scaduto il kit non serve ad un cazzo dato che il permesso di soggiorno va rinnovato prima della scadenza. E lei mi ha detto, si vabbè, il passaporto… il permesso di soggiorno. Che tradotto sarebbe che devi fare vedere dei documenti, la cosa del ‘scaduto’ l’ha tralasciata, forse si è accorta di avere detto una cagata. Poi aggiunge che loro fanno così perché sennò poi la gente se li rivende. Che, voglio dire, è una cosa brutta, ma sono babbi quelli che li comprano, non è che il problema lo risolvi distribuendolo con criteri del cazzo. La telefonata si è conclusa con ‘e vabbé se magari viene stamattina glielo dica alla collega’. Ottimo. Adoro questo paese.

fonte: Disma.biz

giovedì 23 settembre 2010

La città di Taranto si muove compatta per il "suo" cittadino turco accusato ingiustamente di terrorismo

Mani tese, sguardi inquieti e voci ansiose. Guardando gli amici di Alì Orgen manifestare, si comprende il dramma e la preoccupazione vissuta per quel ragazzo curdo arrestato il 18 agosto scorso a Taranto.

Il Caso. L'accusa è di terrorismo e arriva dal tribunale di Diyarbakir. Alì Orgen nel 1995, a vent'anni, avrebbe fatto la "staffetta" e partecipato a manifestazioni del Pkk, il Partito Curdo dei Lavoratori armato e adesso deve scontare un residuo di pena di cinquecentonove giorni. "Un orrido giuridico" per l'avvocato Vincenzo Pulito che lo difende. Alì vive in Italia da oltre sette anni e nel 2005, in sua assenza, in Turchia hanno riaperto il processo che lo vide già condannato a sei anni di reclusione nel 1999 e per cui aveva già scontato oltre tre anni di carcere preventivo, senza uno stralcio di difesa o giudizio ma sistematicamente torturato. Prima ancora era stato condannato a morte, poi all'ergastolo e infine, grazie al suo presunto "pentimento", liberato. Adesso il tribunale turco vorrebbe applicare retroattivamente l'inasprimento della pena dovuto a una modifica del codice penale.

Un aberrante uso del diritto contro ogni principio civile. La richiesta è che venga estradato con mandato di cattura datato 24 giugno e il Ministero della Giustizia italiano, a riguardo, ha espresso un nulla osta automatico il 24 agosto. Negli ultimi giorni le notizie che arrivano sul fronte giudiziario lasciano, però, ben sperare: il pubblico ministero Augusto Bruschi, titolare dell'indagine, dopo l'istanza presentata dagli avvocati della difesa Vincenzo Pulito e Arturo Salerni, ha dato il proprio parere favorevole e richiede la scarcerazione di Alì Orgen. Ora si attende che la sezione interessata di Taranto della Corte d'Appello di Lecce, decida sulla data in cui discuterà della richiesta della difesa, che dovrebbe portare alla scarcerazione immediata di Alì Orgen, attualmente detenuto nel carcere di Benevento

La questione curda e l'Italia. Alì Orgen paga la silenziosa complicità del governo italiano che continua a eseguire i dettami di un tavolo politico-commerciale con lo Stato turco. Affari, armi e arresti. Quelli dei curdi, appunto. A decine nell'ultimo anno. Tutti accompagnati da richieste di estradizione. Tutte respinte. I motivi sono noti: torture fisiche e psicologiche, condizioni disumane di detenzione, diniego del diritto di difesa per gli imputati. Specialmente curdi. La giustizia turca non rispetta né convenzioni internazionali né norme elementari riguardo la dignità delle persone. Una questione umanitaria e politica. Alì Orgen paga i trent'anni di conflitto con uno degli Stati che maggiormente sfrutta il territorio del Kurdistan e ha perpetrato persecuzioni, torture, processi sommari, angherie e ucciso con armi chimiche. Alì, al contrario, non ha mai sparato un colpo e paga l'aver aderito a vent'anni come staffettista al Pkk, il partito che dall'autodeterminazione è passato alla richiesta di un mero riconoscimento del popolo curdo, il partito del Presidente Ochalan "respinto" dal Governo D'Alema, il partito delle donne, del processo di pace mai accettato dai turchi.

La sua nuova vita. Alì paga perché è un "turco di montagna", perché è curdo. Il prezzo è la libertà vera cercata per lui e la sua gente e quella piccola vita normale ritagliatasi a fatica tra i due mari di Taranto, altrove, come 5 milioni di curdi rifugiatisi lontano da casa. Senza tetto, al suo arrivo nel 2003, Alì dormiva su una panchina del lungomare cittadino. Da quell'esperienza, nacque il suo desiderio ancora non concretizzato di poter creare un'associazione per accogliere e sostenere i migranti. Alì si è dato da fare nella sua nuova terra, che spesso gli ricorda Bismil, la città di origine. Bracciante in campagna, aiuto cuoco in un noto pub della città, traduttore per la Questura e come migliaia di tarantini, operaio di una ditta appaltatrice della grande acciaieria Ilva. Anni di sacrifici e sorrisi, il suo prima di tutto, una simpatia innata che gli ha permesso di conoscere tanta gente e amici che hanno costituito con movimenti, associazioni e partiti, il "Comitato di solidarietà ad Alì Orgen". Insieme hanno prodotto un documento capace di spiegare chi sia davvero Alì, dopo che la parola terrorista è apparsa accanto al suo nome su tutti i giornali locali. "Non è un terrorista", lo scrive anche il sindaco Ippazio Stefàno in una lettera indirizzata al Ministro della Giustizia Angelino Alfano, ma semplicemente il gestore del phone center, l'unico della città. Rilevato da due anni con i risparmi del lavoro, è divenuto un microcosmo di culture e genti: migranti per chiamare i loro cari lontani nei diversi paesi di origine e tarantini, a loro volta migranti, in cerca di lavoro all'estero.

fonte: Peacereporter

lunedì 20 settembre 2010

Romeni uccisi e aggrediti negli ultimi giorni in Italia

1- Scomenzera (Venezia): cadavere di un 29 romeno trovato nel canale Scomenzera

Si tratta di un giovane romeno. Il corpo non presenta segni di violenza. E' stato ritrovato galleggiante nel canale Scomenzera. Pochi indizi sulle cause della morte, per questo le forze dell'ordine stanno indagando a tutto campo. Si attendono gli esiti dell'autopsia. E' il secondo cadavere trovato in un canale nel giro di una settimana. In base ai primi accertamenti, si tratterebbe di un romeno di 29 anni, il cui corpo, che sarebbe rimasto in acqua per oltre 24 ore, non presenta segni evidenti di violenza.

A notare il corpo è stato l'equipaggio di una barca che ha subito chiamato i carabinieri. E' stato recuperato vicino ai cantieri del deposito edile Boscolo. Gli investigatori non escludono che il cadavere possa essere stato trascinato nel canale dalla corrente, circostanza che potrebbe giustificare le ecchimosi sul volto. In attesa dei risultati dell'autopsia, che sarà eseguita oggi, i carabinieri non escludono nessuna pista.


2- Foggia: romeno trovato con testa fracassata

Un immigrato rumeno ha segnalato la presenza di un cadavere alla periferia della città: si trovava nello scalo ferroviario lato sud, in direzione Manfredonia, nei pressi del comando provinciale della forestale, all´estrema periferia del capoluogo dauno, con la testa fracassata probabilmente da un grosso sasso. La polizia ferroviaria e la squadra mobile, che stanno indagando sull´accaduto, pensano che si tratti di un rumeno di 40-45 anni.


3- Foggia- giovane romeno, ferito da una pallotola sparata da un uomo a bordo di uno scooter

A Foggia si è consumato un tentativo di omicidio ai danni di un ragazzo rumeno di 17 anni. Nei pressi della sua abitazione, tra via Rosati e via Zuppetta, nella zona del mercato della frutta fortunatamente deserto, nel primo pomeriggio il giovane è stato raggiunto da un colpo di pistola calibro 22 alla coscia destra. A sparare sarebbe stato un uomo a bordo di uno scooter scuro, in compagnia di un complice. Non è stato difficile far perdere le proprie tracce nell´intrico di viuzze del quartiere centrale foggiano. Il giovane rumeno è stato immediatamente trasportato dall´ambulanza del 118 agli ospedali riuniti di Foggia. Sotto shock, ma lucido, il giovane non ha ancora saputo fornire ai carabinieri del comando provinciale delle spiegazioni su quanto accaduto. E´ incensurato, quindi non è facile capire in che ambito sia maturato quello che certamente è un avvertimento di stampo malavitoso, forse conseguenza di uno "sgarro".


4- Ustionato e con trauma cranico

Ustionato al campo nomadi, si sospetta un'aggressione Nella notte, il rumeno ha provato ad alimentare una fiamma con una bomboletta di vernice: l'esplosione l'ha colpito. Ma questa versione non convince la polizia. Si chiama Ciprian Doloman il rumeno ricoverano nella notte tra il 15 e il 16 settembre al reparto Grandi Ustioni del Cto. Ha ustioni al torace, alle braccia e alla schiena, tutte di terzo grado.

Arriva dal campo nomadi di corso Ferrara, a Torino, ed è finito all'ospedale in seguito a un banale incidente domestico. Intorno alle 3 del mattino la sorella del ragazzo, 27 anni, ha chiamato l'ambulanza raccontanto la versione dell'accaduto: Ciprian avrebbe provato ad alimentare un fuoco spruzzando il contenuto di una bomboletta di vernice. Il ritorno di fiamma l'ha però investito, facendo esplodere la bomboletta.

Questa versione, però, potrebbe essere imparziale se non falsa. Al pronto soccorso, infatti, è stato riscontrato un trauma cranico che agli agenti del 113 intervenuti in ospedale ha fatto pensare a un'aggressione. E le ipotesi sarebbero due, al momento: un'aggressione e poi un tentativo di incendiare il corpo oppure l'accidentale caduta nel fuoco dopo aver ricevuto un colpo alla testa.

Non è la prima volta che episodi di questo genere avvengono nei campi rom e spesso le forze dell'ordine hanno dovuto occuparsene. Portato inizialmente all'ospedale Maria Vittoria, Ciprian al momento si trova ricoverato con prognosi riservata. Le sue condizioni rimangono gravi.

fonte: EveryOne

sabato 18 settembre 2010

Via Zuretti due anni dopo. 'Siamo tutti Abba'

No al razzismo, sì al pane

Francavilla, Puglia. Un consigliere comunale si inventa un'aggressione col coltello da parte di un immigrato nigeriano. Una panettiera lo smentisce, fa scarcerare il ragazzo e incriminare il politico per calunnia

Alessandra Latartara fa la panettiera a Francavilla Fontana, comune di 35 mila abitanti in provincia di Brindisi noto per le sue splendide chiese un po' fatiscenti, le processioni della Settimana Santa e i dolci del luogo, le mandorle ricce. Il suo negozio si chiama "Voglia di pane" e sta in via Immacolata, a pochi passi da piazza Umberto I: insomma, in pieno centro. Non fa politica, non è un'eroina: ma forse un piccolo ringraziamento pubblico, nell'Italia del 2010, lo merita lo stesso.

La signora Latartara, nella tarda mattinata di lunedì 23 agosto, se ne sta come sempre al suo negozio. Subito fuori, a chiedere l'elemosina, c'è invece Friday Osas, immigrato nigeriano, 24 anni, a cui ogni tanto la panettiera allunga un po' focaccia. Ma quel 23 agosto in via Immacolata, proprio davanti a "Voglia di pane", è di passaggio Benedetto Proto, consigliere comunale del Pdl, già noto in città per aver promosso - tempo fa - le prime "ronde pugliesi" per vigilare sugli extracomunitari. Ignaro di questo pregresso, Friday chiede a Proto, come a tutti, qualche spicciolo, ma il consigliere gli risponde bruscamente di andarsene, che lì dà fastidio. Il nigeriano gli risponde, c'è qualche minuto di tensione, poi tutto sembra finire lì. Invece, continuando a camminare, Proto estrae il suo cellulare e, pochi minuti dopo ecco avvicinarsi al negozio due vigili urbani. L'immigrato li vede e, immediatamente, scappa. I due lo inseguono tra le vie del centro, come se fosse un rapinatore, lo acchiappano e lo arrestano. Il motivo? Il consigliere comunale sostiene che il nigeriano lo aveva minacciato con un coltello.

La panettiera, però, ha visto tutto. E lo ricorda benissimo: non c'è stata nessuna minaccia, né alcun coltello. Solo un paio di parole di troppo, più dal politico che dall'immigrato. Che fare? Proto è un personaggio di un certo peso, in città. Friday invece è solo un immigrato e un clochard. Alessandra ci pensa due giorni e due notti. Poi va dalla polizia a raccontare la verità: "Quello si è inventato tutto. L'unica cosa che Friday aveva in mano era un pezzo di focaccia che gli avevo dato io". Testimonianza poi confermata ai giornalisti locali e sotto giuramento, al processo per direttissima. E in udienza la panettiera va oltre: "Friday è un bravissimo ragazzo, non ha mai fatto del male a nessuno e aiuta gli invalidi in carrozzella a entrare nel mio negozio".

Alla fine quella della signora Latartara viene considerata una testimonianza credibile al punto che anche il pm, Giuseppe De Nozza, si convince dell'innocenza di Friday Osas e ne chiede l'assoluzione. Che infatti arriva pochi giorni dopo, con formula piena, e le scuse a nome di tutta la comunità. "Sono cristiano, non provo nessun rancore, conosco il valore del perdono", commenta il nigeriano uscito di galera. Proto invece si arrabbia: "Perché alla vista dei vigili l'immigrato è fuggito? Evidentemente aveva qualcosa da nascondere", insiste il consigliere comunale. Ma con poco successo, perché ora rischia l'imputazione per calunnia. E intanto - su pressione tanto non solo dell'opposizione ma anche di buona parte del suo partito - ha dovuto anche dimettersi da consigliere comunale: "Questa città non merita il mio impegno", ha scritto nella lettera d'addio.

'Happy end', dunque. Forse sì. Ma i siti locali raccontano che la panettiera in questi giorni ha ricevuto degli "avvertimenti". Non si sa di chi, non si sa perché. Ecco: Alessandra Latartara è solo una cittadina italiana per bene, come dovremmo essere tutti. Facciamo in modo che non diventi mai un'eroina.

fonte: Espresso

“Retata razzista”, così l’Arci denuncia l’assalto al treno del questore di Grosseto

Alla stazione di Follonica venerdì mattina le porte del treno regionale 2337, in arrivo da Pisa, sono rimaste tutte chiuse. Tranne una: quella utilizzata per far scendere uno alla volta 100 immigrati senegalesi arrivati sulla costa maremmana per vendere la loro merce da spiaggia. Sono stati tutti condotti in un edificio delle Ferrovie e controllati, tra proteste e qualche spintone. Un extracomunitario è pure finito al pronto soccorso (ma è stato dimesso subito perché non aveva nulla). Dal cielo un elicottero ha osservato le operazioni, mentre le forze dell´ordine – polizia, vigili urbani e Finanza – hanno fatto un cordone intorno allo scalo ferroviario per intercettare chi avesse tentato la fuga. Un pattuglione in grande stile sotto gli sguardi stupiti degli altri viaggiatori. Obiettivo: bloccare i clandestini e la merce falsificata.

E´ la seconda volta nel giro di pochi giorni che la questura di Grosseto mette in pratica un controllo di massa sugli ambulanti, che arrivano prevalentemente dalla provincia di Pisa. «Un´opinione pubblica democratica non può che esprimere sconcerto per quello che è successo. Stazione circondata, decine di agenti, inseguimenti, un immigrato all´ospedale, tensione al massimo». L´atto d´accusa arriva dal presidente dell´Arci Toscana Vincenzo Striano. «I reati perseguiti, da quanto si capisce, sono commercio senza licenza e possesso di merce contraffatta. Nessuno di noi è favorevole a pratiche illegali, ma è altrettanto importante avere il senso della misura e cercare di risolvere le contraddizioni della società in cui viviamo, non esasperarle».

fonte: altracittà

Sulcis, episodio di razzismo sul pullman: "Negro, puzzi, sul bus non ti siedi"

Era esausto, dopo un pomeriggio trascorso sotto il sole, avanti e indietro sulla spiaggia, nel tentativo di vendere bijou colorati, magliette e cappellini. Salito sull'autobus che da Plagemesu doveva riportarlo a Iglesias, ha subito adocchiato quel posto rimasto libero, ma un giovane ha allungato la gamba per impedirgli di sedersi. E quando l'ambulante senegalese ha chiesto spiegazioni, mostrando il suo stupore, si è sentito dire da un altro ragazzo: «ma cosa vorresti pretendere tu, negro che puzzi d'elefante»?

Chissà se gli ha fatto più male contare il magro guadagno di un pomeriggio di fine estate passato a camminare sulla sabbia o quella stupida frase, segno evidente di inciviltà e ignoranza prima ancora che di intolleranza razziale. È accaduto mercoledì sull'autobus dell'Arst che collega la località balneare di Gonnesa con Iglesias. Il mezzo era quasi pieno, fatta eccezione per qualche posto rimasto libero nella parte posteriore e proprio lì pensava di sedersi l'ambulante.

LA TESTIMONE A raccontarlo è una giovane mamma di Iglesias. Trascorso il pomeriggio al mare, la donna (di cui non riveliamo le generalità a sua tutela) faceva rientro in città con la corsa delle 18. «È successo subito dopo la partenza, il ragazzo straniero è andato nella parte posteriore del pullman dove c'erano alcuni posti liberi. Quando stava per sedersi, un giovane che aveva già preso posto ha allungato la gamba con l'evidente obiettivo di impedirglielo». A un simile atteggiamento non poteva che esserci una reazione di incredulità. L'ambulante senegalese ha quindi chiesto spiegazioni. «È nato un battibecco - ricorda la testimone - sino a quando è intervenuto un altro giovane italiano che, rivolto all'ambulante, ha detto “ma cosa pretendi tu, negro che hai la puzza di un elefante?”»

I PASSEGGERI Sull'autobus dell'Arst è calato inizialmente il gelo, sino a quando alcuni passeggeri hanno iniziato a mostrare il loro disappunto per quella manifestazione di grande inciviltà. Il vociare ha attirato anche l'attenzione del conducente il quale, arrivato al bivio per la statale 126, ha fermato l'autobus e si è diretto verso i ragazzi, intimando loro di smetterla. «La vicenda si è chiusa così, ma l'ambulante ha preferito non sedersi più vicino alle persone che lo avevano offeso e ha trovato posto in un sedile anteriore». Secondo quanto riferito dalla passeggera che ha assistito alla scena, i protagonisti, probabilmente ventenni, erano entrambi di Iglesias.

L'AUTISTA All'Arst non risulta che sia stata fatta una relazione dell'accaduto né che sia stato chiesto l'intervento delle forze dell'ordine per l'identificazione dei giovani iglesienti. «In effetti - riferisce ancora la passeggera - dopo l'intervento dell'autista la vicenda si è chiusa. Certo, è stata davvero una brutta manifestazione di intolleranza». Un episodio triste e preoccupante, che fa riflettere anche sull'assenza di sensibilità e pochezza culturale dei giovani aggressori.

fonte: Unione Sarda

Comune di Tradate: incentivi solo a bambini "Bianchi"

Non è una questione di discriminazione verso lo straniero, ma la preoccupazione della conservazione della “razza europea”, quello che ha spinto il comune di Tradate, in provincia di Varese, a fare appello alla sentenza del tribunale di Milano, che definiva “discriminatorio” il bonus bebè dato solo agli italiani.
Il tribunale aveva quindi bocciato il provvedimento comunale che prevedeva un incentivo solo per i nuovi nati di “pelle bianca”. Già, perché l’incentivo, secondo l’amministrazione comunale formata da Lega e Pdl, era negato anche ai bambini italiani, nati in Italia, con un genitore straniero. Insomma per avere l’incentivo bisogna essere “puri”.

Allora l’amministrazione ha deciso di sospendere gli incentivi a tutti e aspettare la nuova decisione del tribunale.
“Il bonus bebè altro non vuole essere e non è se non un mero segnale d’incoraggiamento in nulla e per nulla attinente a situazioni di bisogno né all’appartenenza etnica o razziale bensì scaturente da considerazioni circa il futuro della cultura europea come indissolubilmente legata ai popoli dell’Europa medesima”, questa la motivazione del ricorso presentata dal comune.
Non è questione di razzismo, il problema è che questi europei “puri” non si riproducono più come una volta, allora il comune tenta una “procreazione assistita” da un bonus, per preservare la cultura del Vecchio Continente.
Il ricorso prosegue mettendo in risalto dati anagrafici dai quali si evince come la natalità europea sia minore di quelli degli altri continenti.
In realtà le sentenze sull’argomento sono numerose e sono tutte in linea con la convenzione di New York sui diritti dell’infanzia, che sottolinea che i diritti dei bambini devono essere garantiti a prescindere da ogni considerazione di razza, sesso e lingua.

E dire che la Lega era contraria all’euro.

fonte: Infooggi

Peruviani accusati di aver picchiato i vigili, dopo tre anni risultano innocenti ma nessun giornale lo scrive

Così scrivevano giornali e siti tre anni fa:

Il Corriere ci racconta di una «installazione» di mercati clandestini. Con vendita indisturbata di scarpe Nike taroccate. Un peruviano ne aveva appena scaricata una caterva quando è spuntata una squadra di 10 agenti. Il peruviano è finito ammanettato. Ha reagito. Soprattutto, ha urlato. Chiamando a raccolta una sessantina di connazionali, in gran parte donne, che bivaccavano da mezzogiorno nei paraggi tra barbecue e bottiglioni di birra. E con queste ultime, l'orda sudamericane ha assalito i ghisa. Colpi in testa e sul corpo (tre feriti, due dei quali in prognosi riservata al Niguarda). I vigili hanno arretrato. Hanno chiesto soccorso ai colleghi. Hanno reagito, arrestandone cinque. Prima che i peruviani, allertati dalle sirene delle pattuglie di soccorso in arrivo, sono scappati, approfittando dei larghissimi spazi del Cassinis.

Insomma, un'aggressione gratuita che fomenta l'odio razziale.


Nel settembre del 2010, a distanza di più di tre anni, i peruviani fermati sono stati dichiarati innocenti e sono stati incriminati i vigili. Peccato che nessuno l'abbia scritto. Anche questo fomenta l'odio razziale.

giovedì 9 settembre 2010

Caschi bianchi pattugliano Milano a caccia di Rom

Milano, 22 agosto 2010. Pattugliano in bicicletta le strade di Milano. Il loro compito è quello di allontanare i Rom, i senzatetto, i poveri dai luoghi in cui sostano per chiedere l'elemosina o semplicemente per ripararsi dal sole.


Sono i "caschi bianchi" e il percorso fisso delle loro ronde prevede il passaggio davanti alle chiese: luoghi sacri dove in tutto il mondo è concesso da secoli agli esseri umani che si trovano in stato di indigenza di procurarsi i mezzi di sussistenza grazie alla carità dei più fortunati. Di fronte alle ragioni della forza e dell'intolleranza, a Milano e in Italia perde valore anche la saggezza riposta nella Costituzione, che all'articolo 3 recita: "È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".



La Repubblica, al contrario, usa il suo potere e i suoi strumenti autoritari per... rimuovere chi è povero, escluso e disagiato. Ci si chiede chi autorizzi le azioni quotidiane delle "ronde" e quale legge violino le persone indigenti costrette a mendicare dall'inadeguatezza della stessa Repubblica, visto che anche la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 519 del 1995, ha dichiarato illeggittimo il “reato di mendicità non molesto". Abbiamo seguito le operazioni delle ronde, rilevando come i Rom e i senzatetto vengano allontanati dal sagrato delle chiese - che oltretutto sono proprietà del Vaticano - e dalle vie della città nonostante non molestino nessuno.

fonte: EveryOne

mercoledì 8 settembre 2010

Insulti razzisti: "Vattene a lavorare, terrona, a zappare la terra!"

Non sembra vero, ma l’episodio accaduto in Friuli durante il weekend ci fa tornare indietro di qualche secolo.
A Maniago, in provincia di Pordenone, una docente precaria palermitana, Maria Carmela Salvo, sta facendo da cinque giorni lo sciopero della fame contro i tagli della Gelmini.

Seduta all’interno della sua auto, nella centralissima piazza Italia, ormai con il fisico debilitato, sopportando il freddo e soprattutto la fame, la donna non si aspettava di ricevere, anziché comprensione, insulti razzisti del tipo: “vattene a lavorare, terrona, a zappare la terra”!

Forse sarebbe stata meglio una “manganellata” di un celerino e non un’offesa così brutale e gratuita.
Tutto è successo venerdì sera, quando all’auto della donna si sono avvicinati alcuni abitanti di Maniago e, dopo aver bussato ai vetri appannati della Toyota, hanno rivolto le pesanti accuse razziste.
Maria Carmela, con tutta la sua dignità, non si è smossa ed ha semplicemente risposto: “se avessi la terra lo farei . Sono emigrata da Palermo per trovare lavoro”.
Immediata è arrivata la solidarietà dei colleghi, da Palermo fino al Friuli, e anche dei sindacalisti della Gilda di Treviso che, appresa la notizia, si sono immediatamente precipitati in piazza Italia per offrire il loro appoggio.
Intanto Maria Carmela, 55 anni, con alle spalle più di 25 come precaria, continua la sua protesta e le sue condizioni di salute sono sempre più instabili, tanto che ieri è intervenuta un’ambulanza che ha portato la donna all’ospedale Spilinbergo per monitorare i suoi parametri vitali.
Ma lei non si è per nulla allarmata e ha affermato: “«Non mollerò fino a quando il fisico regge! Non mi muoverò, finché il ministro dell’Istruzione non mi convocherà a Roma».
Dunque non basta la territorialità dei confini per fare l’Italia, mancano ancora, dopo 150 anni, gli italiani!

fonte: InfoOggi

Razzismo in alta quota

«Vogliamo essere serviti da un bianco». È comparsa sulle pagine di Facebook del rifugio situato all'Emet in Alta Valle Spluga la cronaca di una vicenda decisamente spiacevole. Secondo quanto riportato online e riferito dal titolare Franco Gerosa, nei giorni scorsi una comitiva di escursionisti si è resa protagonista di un comportamento inqualificabile. «Che vergogna il razzismo - si legge sul sito -. Sono arrivate delle persone che si sono rifiutate di parlare con la mia collaboratrice di colore, fortuna che non si sono fermate a dormire come avevano programmato».
Va premesso che i gestori del rifugio non avrebbero voluto dare risalto a questa spiacevole notizia, sia per tutelare la privacy della ragazza, sia per evitare di dare troppo peso a un gesto che viene ritenuto frutto di ignoranza e maleducazione. Un atteggiamento dalla portata tanto grave che tuttavia non può venire sottovalutato.
È evidente, secondo quanto emerso, l'assenza di colpe da parte della giovane cameriera, collaboratrice della famiglia che gestisce la capanna Bertacchi. Ha semplicemente accolto i potenziali clienti, nel rispetto della prassi. Bastano poche parole per spiegare cosa è successo. Il titolare stava riposando e, all'arrivo di un gruppo di turisti italiani, la giovane donna si è occupata della sistemazione degli escursionisti. Si è rivolta ai clienti in inglese e si è sentita rispondere «che volevano parlare con un bianco, non con lei - spiegano i gestori -. Si tratta di un'evidente discriminazione razziale». Quando il gestore è intervenuto, i possibili clienti se ne sono andati.

fonte: la provincia di Sondrio

Imperia: lettrice denuncia episodio di razzismo da parte di controllori della Riviera Trasporti

Una nostra lettrice, che ha chiesto di restare anonima ci ha inviato questa lettera nella quale denuncia un episodio di razzismo alla quale racconta di aver assistito ieri mattina di fronte al Comune di Imperia.

Gentile direttore, mi sono decisa a scriverle dopo che nella mattinata di ieri, erano all’incirca le 11.30, ho assistito ad un episodio di razzismo ai danni di un extracomunitario da parte di tre controllori della Riviera Trasporti. Il giovane avrà avuto circa una trentina di anni, evidentemente trovato senza biglietto è stato fatto scendere dal mezzo e pesantemente apostrofato, tanto che è dovuto intervenire il vigile di servizio presso il Comune. I controllori che erano due, poi se ne è aggiunto un terzo, urlavano frasi di insulti al giovane che ha riconosciuto il suo torto di non aver pagato la corsa ma che pretendeva di essere trattato come gli italiani. A questo punto uno dei controllori è andato minaccioso verso il giovane con il dito alzato dicendogli:“Voi non siete esseri umani!”. Il vigile è intervenuto e gli stessi controllori hanno minacciato di chiamare i Carabinieri. Io capisco che sia giusto che anche gli extracomunitari paghino il biglietto dell’autobus (e lo stesso aveva riconosciuto il suo torto), ma quei controllori, tutti sulla cinquantina, si sono comportati veramente da cafoni e razzisti.

fonte: Sanremonews

«Lo statuto ci discrimina siamo veneti anche noi»

Gli stranieri storcono il naso di fronte al nuovo statuto, basato sul motto: «Prima i veneti ». Il più perplesso è Abdallah Kezraji, che in qualità di vicepresidente della Consulta regionale per l’immigrazione, guidata dall’assessore leghista all’identità veneta Daniele Stival, è il trait d’union tra le esigenze «protezioniste» del Carroccio e i diritti degli oltre 400 mila immigrati presenti sul territorio. «Gli aiuti sociali vanno parametrati in base a reddito, indice di povertà, figli—dice Kezraji—insomma criteri molto diversi dal campanile. Anche chi è in Veneto da due anni sta comunque contribuendo al suo sviluppo, quindi dovrebbe godere degli stessi diritti riconosciuti a chi vi risiede da quindici. Per come la vedo io è veneto chi vuole bene e fa il bene del Veneto. Parlare di precedenza agli autoctoni, di bandiera e inno è ridicolo: bisogna affrontare seriamente i problemi legati al welfare e non per slogan. E’ arrivato il momento di voltare pagina—chiude il vicepersidente della Consulta —e, nell’interesse generale, puntare sulla "concittadinanza". Vanno cioè difesi i diritti e i doveri di tutti, veneti e immigrati, senza ghettizzare o privilegiare nessuno».

Ferma anche la posizione di Thiam Badarà, presidente dell’Associazione immigrati extracomunitari: «Lo statuto è fatto per guardare al futuro, perciò deve tenere in considerazione il cambiamento della società, che sta diventando sempre più multietnica. La popolazione italiana ha una lunga aspettativa di vita, perciò per l’accudimento degli anziani avrà sempre più bisogno degli stranieri, che mettono al mondo anche più figli, quindi sono doppiamente destinati ad aumentare. E allora la carta del Veneto non può basarsi sulla tradizione, importante ma improntata al passato. Ormai gli immigrati non sono più l’eccezion e , m a componenti di una grande famiglia che per andare avanti ha bisogno di loro e degli italiani. Gli uni devono poter contare sull’aiuto degli altri, soprattutto in questo momento di crisi, che sta avvicinando i popoli. Smettiamola di parlare di privilegi e troviamo un equilibrio, partendo proprio dal nuovo presidente Luca Zaia, che dev’essere il governatore di tutti. Non abbiamo bisogno di uno Stato dentro lo Stato—continua Badarà—anche noi stranieri diciamo sì al federalismo, se significa trattenere sul territorio la ricchezza prodotta dallo stesso,manon a ingiustificati favoritismi. Se lo statuto li introduce, fa rifatto». In linea Alexander Marcinschi, presidente della Comunità dei cittadini moldavi: «Non si può discriminare nessuno, ognuno deve fare la sua parte, ci vuole equilibrio da entrambe le parti. Non vanno fatte differenze, altrimenti si creano dannosi conflitti sociali tra poveri. Noi moldavi siamo stati accettati bene in Veneto, perchè lavoriamo e rappresentiamo la comunità straniera che delinque di meno. Non pretendiamo nulla, nè vogliamo togliere niente a nessuno, però consideriamo sbagliato concedere precedenze nella concessione di servizi fondamentali».

fonte: Corriere

MILANO, PICCHIANO 12ENNE PERCHÉ È STRANIERO

Aggressione a sfondo razziale ai danni di un ragazzino cubano di 12 anni, ieri sera, all'interno di un parco di Zelo sul Rigone, paese alle porte di Abbiategrasso nel milanese. Il ragazzo, che era all'interno del Parco Verde insieme con due coetanei, che spaventati si sono allontanati, è stato avvicinato da altri tre dodicenni e prima insultato e poi raggiunto da spinte e qualche pugno. Il ragazzino, tornato a casa, ha raccontato l'accaduto alla madre e, successivamente, è stato condotto all'ospedale di Abbiategrasso per le cure del caso. Al giovane è stata riscontrata una contusione al naso che potrebbe aver subito una frattura. I tre aggressori, anche loro dodicenni e tutti frequentanti la stessa scuola media, non sono ancora stati identificati con certezza dai carabinieri, nonostante siano stati forniti dati abbastanza precisi sul loro conto. La madre del bambino - cubana e separata - ha sporto denuncia questa mattina. Secondo quanto si è appreso, i tre giovane aggressori, che non farebbero parte di nessuna gang, hanno rivolto al giovane cubano diversi insulti a sfondo razziale, a partire dal classico 'negro di m...'. Sempre a quanto si è appreso già in altre occasioni i tre dodicenni avevano preso di mira e offeso il 12enne cubano per il colore della sua pelle.

fonte: Leggo

PERUVIANA ACCOLTELLATA IN CASA DA EX FIDANZATO: MILANO, GRAVE

Milano, 31 ago. - Una peruviana di 19 anni si trova ricoverata in gravi condizioni all'ospedale Sacco di Milano dopo che e' stata accoltellata al volto e alle braccia dall'ex fidanzato. L'episodio e' avvenuto all'interno dell'appartamento dove la giovane vive in piazza Prealpi, periferia nord della citta'. La 19enne sarebbe stata aggredita con cocci di bottiglia e un coltello da cucina. E' stata lei stessa a chiamare il 118, indicando il suo ex come l'aggressore, prima di perdere conoscenza. L'uomo e' riuscito a fuggire. Le indagini sono condotte dalla polizia.

fonte: AGI

Sgomberato il campo nomadi in via Rubattino

Via Rubattino: fuori i nomadi. Per l’ennesima volta quest’anno. Nonostante la giornata di pioggia, l’inizio delle scuole ormai incipiente, le proteste di maestre, volontari e religiosi della comunità di Sant’Egidio, ieri la polizia ha sgomberato 150 rom di cui 45 bambini. Considerando che fino ai giorni scorsi, erano circa 250 i nomadi che occupavano l’area abbandonata di via Rubattino, a fianco della Innse, un centinaio di occupanti se ne era già andato spontaneamente. Nessuna tensione, nessuna protesta da parte dei rom che si sono riparati dalla pioggia sotto il ponte della tangenziale, aspettando di poter andare nelle strutture messe a disposizione dal Comune. La protezione civile ha allestito una tenda per rifocillarli. Intanto le loro 64 baracche e 35 tende sono state rase al suolo. «Lo sgombero interrompe un percorso di integrazione importante, rivolto soprattutto ai bambini», ha protestato Domenico Protti, presidente dell’associazione dei genitori della scuola elementare «Bruno Munari» di via Feltre, dove studiano 29 piccoli rom allontanati. A chi protesta risponde il vicesindaco Riccardo De Corato: «La litania dei bambini che non potranno andare a scuola è falsa, visto che a mamme e bambini è stato offerto un tetto nelle strutture comunali e in 23 hanno accettato. Ed è ridicola di fronte ai crimini e alle violenze che si sono consumati in quell’area. Solo dieci giorni fa i vigili hanno salvato una sedicenne rom da uno stupro di gruppo arrestando un diciannovenne del campo». Plaude la Lega. «Se si confronta il numero di nomadi presenti a Milano con quelli in altre città come Barcellona e Parigi, è imbarazzante che non si sappia risolvere un problema che ha caratteristiche locali», è stato il commento del candidato sindaco Stefano Boeri.

fonte: ADNKronos

Altrove lo chiamano razzismo


fonte: L'anticomunitarista