perchè questo blog?

L'Italia è diventata da anni paese di immigrazione ma da qualche tempo si registra un crescere di fenomeni di razzismo. Dopo la morte di Abdul, ucciso a Milano il 14 settembre 2008, ho deciso che oltre al mio blog personale avrei provato a tenere traccia di tutti quei fenomeni di razzismo che appaiono sulla stampa nazionale. Spero che presto questo blog diventi inutile...


venerdì 22 aprile 2011

Alemanno polemica con S.Egidio Per i rom sgomberati notte in basilica

'Il fatto che venga rifiutata l'assistenza vuol dire che molti non sono nelle condizioni disperate che Sant'Egidio si immagina, ma spesso fanno una scelta di carattere economico e non di disperazione''. Il sindaco, Gianni Alemanno, è tornato di nuovo sulla polemica con Sant'Egidio in merito ai 75 sgomberi di microaccampamenti abusivi eseguiti dal primo aprile. Nella mattinata, lo sgombero messo in atto dal Comune del campo nomadi abusivo a Casal Bruciato, nel V muncipio. Che ha provocato la "rivolta" dei rom. Hanno raggiunto e occupato la basilica di San Paolo. Pregano in silenzio tra i banchi. Sono 150 donne, uomini e 40 bambini. "Ci appelliamo alla Chiesa", ripetono. Tra loro c'è anche Augusta, 24 anni, una giovanissima mamma arrivata qualche mese fa a Roma da un paese vicino Bucarest, in Romania. Che racconta: "Siamo preoccupati, ci sgomberano e ci buttano in mezzo alla strada. Siamo una famiglia, dobbiamo stare insieme, non siamo cani. Gli abbiamo detto di lasciarci stare almeno per Pasqua, ma ci hanno risposto: 'Mangiatevi i topi'".

fonte: Repubblica

mercoledì 20 aprile 2011

Morto il piccolo sinti rimasto senza ossigeno nel campo nomadi

Tommaso non ce l'ha fatta. Piccolo e malato, il bambino di 17 mesi, diventato suo malgrado il simbolo della lotta tra sinti e Comune di Brescia, è morto ieri pomeriggio agli Spedali Civili dove era ricoverato da due mesi. Il 14 febbraio scorso, dopo il blitz della polizia locale e la sospensione della corrente alle roulotte del campo, Tommaso era stato ricoverato d'urgenza. Dimesso dopo due giorni, il piccolo si era poi di nuovo aggravato tanto da dover tornare in ospedale. Tommaso soffriva di una malattia genetica rarissima (solo 14 casi al mondo) che si chiama H-ABC: un sondino fissato a una narice e a una macchina per l'ossigeno gli permettevano di sopravvivere, con mamma Fenni ad accudirlo e papà Samuel sempre pronto a qualsiasi emergenza.
Come la notte di San Valentino, quando dopo gli scontri con la polizia, mancata l'elettricità, ha dovuto procurarsi con le buone o con le cattive un generatore portatile per tenere in vita il suo bambino. «È nato così - spiega lo zio, Giovanni Tonsi, allargando le braccia -. Per malattie come la sua non c'è guarigione. Certo, quel giorno che il Comune ha staccato la corrente è stato tutto più difficile...». Al campo di via Orzinuovi, dove l'amministrazione di Palazzo Loggia non ha ancora riattivato i bagni perché aspetta di sgomberare gli ultimi abusivi, non accusano nessuno. Anzi, i sinti tendono la mano al sindaco, Adriano Paroli, perché la morte di Tommy serva a sancire una tregua.

fonte: Corriere

martedì 19 aprile 2011

Cartello choc a Pordenone: "Si affitta solo agli italiani"

"Affittasi", ma non a tutti: "Solo a italiani". Il cartello discriminatorio è apparso sulla colonna di un palazzo nel quartiere di Rorai (Pordenone). La notizia è riportata oggi sul Messaggero Veneto nell'edizione locale.

Come mai quel distinguo? "Abbiamo avuto una brutta esperienza", si giustifica la proprietaria, "Una coppia di stranieri ci ha vissuto lo scorso anno. Lei una brava ragazza, ma lui l'ha lasciata e lei si è trovata in difficoltà. Non ce la faceva a starci dietro. Così abbiamo detto basta. Tanto più che nel palazzo vivono dei professionisti. Vogliamo che qui vivano brave persone". Ma questa non è una scelta isolata.

Lo racconta la titolare di un'agenzia pordenonese: "Purtroppo queste persone hanno ragione. Dispiace dirlo ma con gli stranieri ti va bene una volta su dieci. Noi abbiamo una cliente che ha affittato a degli albanesi: non solo non pagavano ma le hanno distrutto la casa. L'appartamento, 15mila euro di danni, ora è chiuso e i proprietari non vogliono più affittarlo. Ci sono poi quelli che non pagano l'affitto e le spese condominiali e non perchè non abbiano i soldi: è questione di mentalità. A fronte di queste esperienze abbiamo così clienti che ci dicono espressamente che non vogliono più affittare case agli immigrati ed è difficile dar loro torto".

Stupito invece del cartello appeso a Rorai un altro operatore immobiliare che dice di non aver mai sentito casi simili nel territorio: "Quello che viene chiesto normalmente è che gli stranieri abbiano i documenti in regola e capacita' di reddito per far fronte al canone di locazione"

fonte: AffarItaliani

Immigrati, disoccupazione all'11,4%. E chi lavora guadagna 319 euro meno degli italiani

Ha superato quota 265mila l’esercito dei disoccupati stranieri che quando trovano un posto di lavoro in busta paga posso contare su stipendi di 319 euro al mese inferiori a quelli dei colleghi italiani. Nel dettaglio, il tasso di disoccupazione dei cittadini immigrati presenti in Italia è al 11,4 per cento, esattamente tre punti superiore all’8,4 della media nazionale.

La Cgia di Mestre, dopo le dichiarazioni rilasciate dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti, che nei giorni scorsi ha sostenuto che "non ci sia disoccupazione giovanile tra i 4 milioni di immigrati accolti in Italia", ha analizzato il livello retributivo ed occupazionale degli stranieri regolarmente presenti nel nostro Paese. Da questa analisi emerge che gli immigrati percepiscono mediamente 965 euro netti al mese; 319 euro in meno rispetto agli italiani.

"Questo differenziale – spiega il segretario della CGIA di Mestre Giuseppe Bortolussi – è dovuto al fatto che l’esperienza lavorativa tra gli immigrati è mediamente molto inferiore di quella maturata dagli italiani. Pertanto, i primi hanno scatti di anzianità più contenuti dei secondi".

Il tasso di disoccupazione degli stranieri regolarmente presenti in Italia, invece, ha raggiunto l’11,4 per cento (contro una media della disoccupazione nazionale pari all’8,4 per cento).

A livello territoriale è la Basilicata la regione che presenta la percentuale di stranieri disoccupati più elevata (18,9 per cento). Seguono il Piemonte/Valle d’Aosta (15,4 per cento), la Liguria (13,8 per cento), l’Abruzzo (13,6 per cento) e il Friuli Venezia Giulia. (13,2 per cento).

Dall’inizio della crisi ad oggi, sono quasi 110mila gli stranieri che hanno perso il posto di lavoro. Il numero complessivo degli immigrati alla ricerca di un posto di lavoro si attesta attorno alle 265mila 800 unità.

fonte: AffarItaliani

lunedì 11 aprile 2011

"Italia, disabili? No, grazie" Una campagna virale per smascherare il pregiudizio

Per qualche giorno un gruppo di "imprenditori meritocratici" ha portato avanti una campagna fortemente discriminatori su internet, nei social network e con manifesti in provincia di Milano. Chiedevano di escludere i lavoratori disabili dalle loro aziende, in fondo, affermavano, "le aziende sono fatte per produrre, per garantire lavoro ai propri dipendenti, per dare stipendio a chi se lo merita. Con la scusa degli obblighi di legge hanno riempito le aziende di persone che non rendono come le altre.". Insomma: fuori i disabili dalle aziende!.

Si trattava però di una sapiente e attenta campagna di guerrilla marketing sociale commissionata dal Consorzio Sociale CS&L e finanziata dal Piano EMERGO della Provincia di Milano. L'iniziativa degli "imprenditori", infatti, non ha mancato di far parlare su blog e forum portando anche alla reazione dell'ex Ministro Antonio Guidi che ha commentato proponendo un parallelo fra il gruppo di opinione che un anno fa attaccava le persone con sindrome di Down e l'attività della sedicente "Tavola della meritocrazia".

Gli estensori della campagna hanno monitorato il diffondersi delle discussioni on-line su varie piattaforme riscontrando come la posizione degli "imprenditori meritocratici" non fosse così lontana dal pensiero di alcuni. Questo un esempio dei commenti apparsi: "Penso che sia diritto di ognuno di poter assumere (e quindi pagare) chi ne ha voglia; questo cari ragazzi fa parte della cosidetta "libertà di impresa" senza che nessuno debba essere costretto ad assumere chicchessia non per merito delle sue capacità ma solo in base di assurde "affirmative action". E' per questa motivazione che solidarizzo al 100% con questi imprenditori".

Un'osservazione accurata è stata fatto anche prendendo in considerazione i commenti di persone che, giustamente, condannavano gli "imprenditori". Il termine disabile porta con se un'accezione negativa, anche nelle persone più aperte e sensibili. Uno degli insulti che più è stato rivolto agli Imprenditori Meritocratici è stato: "i disabili siete voi". È paradossale come in un discorso nel quale si vuole illustrare il fatto che le persone disabili hanno tutte le capacità, oltre che il diritto, per lavorare in modo proficuo in un'azienda contribuendo così alla creazione di ricchezza, si utilizzi la parola disabile come un insulto per indicare una persona, o un gruppo di persone, in questo caso i nostri imprenditori, per il quale non si nutre alcuna stima e, anzi, si ritiene incapaci di formulare un pensiero civile.

Ma l'azione non è stata solo di denuncia ed analisi del fenomeno, è stato infatti presentato un sito www.situabile.org che raccoglie le storie di inserimenti di successo raccontate dalla viva voce degli imprenditori che hanno accettato di confrontarsi con la disabilità e dai loro dipendenti, disabili e non.

"Non abbiamo voluto offendere la sensibilità di nessuno", dichiarano i responsabili della campagna, "ma abbiamo fatto emergere le situazioni di discriminazione con cui bisogna fare i conti. Vedere scritto, nero su bianco, le affermazioni che spesso sentiamo rivolgerci dalle aziende urta la nostra sensibilità e scatena anche della giusta rabbia, ma adesso che abbiamo catturato un po' di attenzione vogliamo raccontarvi che ci sono anche storie positive e, soprattutto, che se vogliamo fare giustizia alle persone disabili dobbiamo smettere di considerarle come persone sfortunate che vanno aiutate, ma come come lavoratori che, al pari di tutti gli altri lavoratori, contribuiscono al successo di un'impresa e alla creazione della sua ricchezza."

Fonte: Peacereporter via www.kuda.tk

Uccide in auto una cittadina indiana e pensa alla carrozzeria

«Fermati guarda quello che hai fatto». Sono le 11.30 di domenica quando a Centocelle, un ragazzo di 21 anni, F. C., che guida una Fiat Punto Abarth nera, investe e uccide una donna indiana di 39 anni, madre di tre figli, che faceva la badante. La travolge mentre attraversa le strisce insieme con un amico, immigrato come lei, in via Filippo Smaldone all'angolo con via Tor de' Schiavi, dietro via Prenestina. Prende di striscio l'indiano, ferito ad una gamba. Un vecchietto si salva miracolosamente. Lei no, invece. Muore sul colpo. La donna è come un fantoccio scaraventato lontano dall'urto. Vola per 20 metri, ricade sul marcipiede dall'altra parte della strada. È senza vita. Sull'asfalto i segni di una lunga frenata. L'auto non si ferma. Qualcuno tenta di inseguirlo. «Ma correva troppo» raccontano i testimoni. «Nera nera» continua a ripetere il colore della vettura, l'uomo ferito, sotto choc, ai sanitari del 118 che lo soccorrono. Ieri mattina in tv c'era la Formula Uno. C'è chi fa il paragone. «La Punto era lanciata a velocità folle. Sembrava un bolide di Formula Uno». L'urto è tremendo. «La ragazza è letteralmente volata sul marciapiede opposto. L'auto dopo l'impatto non ha fermato la folle corsa». La targa, i dettagli. Agli agenti del commissariato Prenestino basterebbero per rintracciare la vettura. Invece il colpo di scena arriva dal pentimento del passeggero, è un amico del pirata, siede accanto al conducente. «Fermati - dice all'amico che guida - guarda quello che hai fatto, hai preso qualcuno». L'amico si ferma sì, ma per vedere se ha danni alla carrozzeria. Il passeggero invece scende, va al commissariato di Porta Maggiore. Ai poliziotti racconta che la sera prima l'avevano trascorsa «al mare con un gruppo di amici». La mattina decidono «di fare colazione al bar a Roma». Fornisce i dati dell'amico. È un giovane figlio di gente perbene, il padre guardia giurata, lui lavora al Mc Donald's di Piazza di Spagna. La famiglia viene avvisata dalla polizia, raggiunta con una telefonata mentre i genitori sono ad Anzio. Ma il ragazzo non si trova. Il telefonino squilla a vuoto. Lo cercano. Temono che commetta una sciocchezza. Una volante del commissariato Tor Pignattara lo incrocia verso le 20, mentre gira in auto in zona Villa Gordiani. Ma non è al volante dell'Abarth. Quella l'ha messa in garage dopo l'investimento. Guida l'auto del padre. Lo portano in caserma. È fermato per omicidio colposo e omissione di soccorso. L'assessore alla Mobilità Antonello Aurigemma, chiede «una punizione esemplare», «il Comune si costituirà parte civile». L'indagine, dice, condotta dalla Polizia Municipale.

fonte: il Tempo

venerdì 8 aprile 2011

Razzismo, a Como sputi e insulti su una cestista di colore del Sesto

Sputi, insulti, cori razzisti rivolti all'indirizzo di una giocatrice italiana di origine nigeriane. L'episodio ieri sera nel corso di Comense-Geas Sesto San Giovanni, gara di cartello per la serie A femminile di basket. Durante l'incontro un gruppo di tifosi della squadra locale ha preso di mira Abiola Wabara, 29enne ragazza di colore che indossa anche la maglia azzurra. Ogni volta che il pallone era nelle sue mani, dagli spalti arrivavano fischi ululati. Più volte il presidente della Geas, Mario Mazzoleni, ha chiesto all'arbitro di sospendere la partita, come è previsto dal regolamento, ma la gara è proseguita fino al termine.

Alla fine del match, quando le squadre stavano tornando negli spogliatoi, il gruppo di tifosi ha avvicinato l'ala cbersagliandola con una raffica di sputi. Solo grazie all'intervento dei dirigenti delle due squadre la situazione non è sfociata in qualcosa di peggio. “Sono dispiaciuta per quanto accaduto, ma sono una sportiva e penso a giocare. Quanto è successo appartiene già al passato”, si limita a dire Wabara. “E' un peccato che una bella partita sia rovinata dalla presenza di gente così becera, che con lo sport non c'entra nulla. La partita andava sospesa. Non farlo è stato un errore”, ribadisce il presidente della squadra milanese.

fonte: Repubblica

giovedì 7 aprile 2011

Roma, marocchino denuncia ‘divieto di accesso immigrati’ in bar.

“Vietato l’ingresso agli animali ed agli immigrati. La direzione”: il cartello sta affisso all’esterno di un bar a Montesacro, Roma, e ha suscitato l’indignazione di un marocchino di 45 anni, regolare nella capitale, che lo ha immortalato con una foto e denunciato la palese discriminazione al suo avvocato.
E’ un pomeriggio del 2 aprile 2011, spiega l’avvocato del marocchino Giacinto Canzona, quando Abdul Bouja, 45 anni, di origine marocchina ma da anni residente in Italia con regolare permesso di soggiorno e regolare contratto di lavoro, si reca in un noto bar tabacchi del quartiere Montesacro a Roma per acquistare delle sigarette e prendere un caffè. E qui rimane folgorato da un cartello posto accanto all’ingresso del locale vicino all’insegna con la seguente scritta: “Vietato l’ingresso agli animali ed agli immigrati. La direzione”. Indignato, entra nel locale e chiede spiegazioni al barista il quale gli risponde che questo è quanto ha deciso il titolare dell’esercizio commerciale, a causa di problemi avuti in passato con alcuni extracomunitari che si erano ubriacati all’interno del bar, ubriacature sfociate in risse. Comunque – aggiunge il barista – lui è un semplice dipendente e non vuole avere problemi. Abdul senza acquistare nulla esce dal locale e scatta alcune foto con il suo telefonino all’insegna.

fonte: Daily Blog

martedì 5 aprile 2011

Riduce un immigrato in schiavitù Arrestato un avvocato civilista

Il giovane Sinkh, appena arrivato dall'India dopo un lunghissimo e travagliato viaggio, era sicuro di aver trovato un buon lavoro a Partinico, nella fattoria di uno stimato avvocato civilista, Fabio Tringali. La paga concordata gli era sembrata anche buona, 500 euro al mese, per accudire alcuni animali. Il giovane sperava di ottenere presto un permesso di soggiorno grazie al contratto. Ma quel lavoro si è trasformato in un incubo. Sinkh, che ha 38 anni, è rimasto prigioniero per ben cinque mesi in quella fattoria di contrada Coda di Volpe. L'avvocato l'avrebbe anche picchiato a sangue. Ecco perché adesso il legale, che ha 43 anni, è stato arrestato dai carabinieri della Compagnia di Partinico: viene accusato dal sostituto procuratore Francesco Del Bene di un'imputazione gravissima, riduzione in schiavitù.

Nel novembre scorso, l'indiano era riuscito a fuggire dalla sua prigione di contrada Coda di Volpe ed era corso alla stazione dei carabinieri. Raccontò che l'avvocato Tringali l'aveva rinchiuso all'interno della sua proprietà, sequestrandogli il telefonino e i documenti. "Mi minaccia di morte - così spiegò in lacrime - mi ha aggredito con calci, pugni e pure con un bastone". Quel giorno, Sinkh era poi ritornato nella sua casa prigione. Tringali era lì ad aspettarlo. "La sua reazione fu particolarmente violenta - scrive adesso il gip che ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare - il giovane rimase terrorizzato e peraltro impossibilitato a recarsi presso una struttura sanitaria per ricevere assistenza medica per le lesioni subite".

I carabinieri arrivarono poco dopo, quando l'avvocato era già andato via. Trovarono Sinkn sanguinante, per terra. Lo portarono subito in ospedale. Da quel giorno è iniziata l'indagine degli investigatori del Gruppo Monreale. I carabinieri hanno bussato alle porte di alcuni residenti della zona ed è emersa una realtà ancora più amara. In molti sapevano. In molti avevano visto l'avvocato Tringali mentre picchiava e insultava il giovane indiano. Ma mai nessuno aveva denunciato. Adesso, quei racconti sono diventati un riscontro importante alla denuncia dell'indiano che era stato ridotto in schiavitù.

La settimana scorsa, all'improvviso, l'avvocato Fabio Tringali ha chiuso il suo studio di via Belgio. Da qualche giorno, si era anche allontanato dalla città. Di lui restano su Internet le locandine di alcuni convegni giuridici che aveva organizzato.

fonte: Repubblica