perchè questo blog?

L'Italia è diventata da anni paese di immigrazione ma da qualche tempo si registra un crescere di fenomeni di razzismo. Dopo la morte di Abdul, ucciso a Milano il 14 settembre 2008, ho deciso che oltre al mio blog personale avrei provato a tenere traccia di tutti quei fenomeni di razzismo che appaiono sulla stampa nazionale. Spero che presto questo blog diventi inutile...


sabato 28 febbraio 2009

Abusi su minore romeno, arrestato

Ancora un caso di abusi sessuali ai danni di un minore. I carabinieri della stazione di Cicciano, in provincia di Napoli, hanno eseguito un fermo nei confronti di Aniello Gradito, 28 anni di San Gennaro Vesuviano: il giovane è accusato di aver compiuto atti sessuali violenti nei confronti di un bambino rumeno di otto anni, in presenza della sorellina di poco più grande a cui il piccolo era stato affidato. L’episodio è avvenuto in un contesto di degrado, approfittando del fatto che i genitori del bambino, che sono venditori ambulanti, lasciavano per l'intera giornata i figli nel cortile condominiale, affidati ai vicini: uno era proprio Gradito.

DA TEMPO - Le indagini, condotte dai carabinieri della stazione di Cicciano sotto il coordinamento della procura presso il Tribunale di Nola, hanno permesso di raccogliere, con l’aiuto di psicologi, le dichiarazioni del bambino e dei testimoni presenti al fatto, anch'essi bambini, oltre che altre prove in corso di sviluppo. Le indagini in corso consentiranno di verificare se, come da alcuni spunti sembra verosimile, la violenza sia stata solo l'ultimo episodio di un comportamento in atto da tempo che, noto a più persone, non è mai stato denunciato e non ha indotto i familiari dei bambini a prendere precauzioni. Il fermato è stato condotto al carcere di Poggioreale.

fonte: Il Corriere della Sera

venerdì 27 febbraio 2009

Ancona, donna (italiana?) tenta di rapire bambino colombiano

Una donna ha cercato di rapire un bimbo colombiano di circa un anno nel centro di Ancona, ma è stata bloccata dalla madre e si è poi allontanata a bordo di un'auto con un complice. Il fatto è avvenuto intorno alle 12:15, nei pressi degli uffici finanziari, all'angolo tra via Palestro e via Simeoni.

LA DINAMICA - La madre, una 35enne colombiana, aveva lasciato il figlio nel seggiolino sul sedile anteriore della sua vettura, con un'amica in piedi fuori l'auto. A quel punto una sconosciuta, dell'apparente età di 30-40 anni, con i capelli biondi e lisci, si è avvicinata al bambino e ha cominciato a vezzeggiarlo. Poi, con un movimento fulmineo, lo ha sfilato dal seggiolino e ha cercato di portarlo via, mentre l'amica della madre cominciava a urlare. La colombiana, uscita dagli uffici, ha bloccato la sconosciuta e recuperato il piccolo. La donna bionda si è poi allontanata a bordo di una vettura grigia, dove l'attendeva un complice. L'auto era parcheggiata a qualche centinaio di metri di distanza. Sull'episodio, al quale hanno assistito vari testimoni, indaga la Squadra Mobile di Ancona.

fonte: il corriere (ma il titolo è stato corretto!)

Una pericolosa epidemia

Lo chiamavano Giovanni. Era marocchino. Lo chiamavano Giovanni perche’ il suo nome arabo era impronunciabile.
Giovanni e’ morto nel sonno, sopraffatto dal freddo di questo straordinario inverno siciliano, mentre dormiva su una panchina di piazza Cairoli nel centro di Messina.

Di lui si sono accorti molte ore dopo, quando non c’era piu’ niente da fare. La stessa sorte era toccata un mese fa a un cittadino dello Sri Lanka. Solo la panchina e il luogo erano diversi. “Non sono certo io a dover dire di chi e’ la colpa di tutto cio’ - commenta il direttore della Caritas messinese, Nino Caminiti - non abbiamo posti a sufficienza per assistere i piu’ bisognosi, le istituzioni dovrebbero fare di piu’.”

Sull’altra sponda dell’isola ad Agrigento, un altro direttore della Caritas, don Vito Scilabra, si fa in quattro per assicurare un pasto caldo a stranieri in difficolta’. Un’opera fino ad oggi generalmente sostenuta. Qualcosa pero’ e’ cambiato. Una mattina don Scilabra viene affrontato da un gruppo di cittadini in via delle Orfane, nel quartiere storico della citta’. Si tratta, ironia della sorte, del quartiere arabo, dove la Caritas ha un centro di assistenza frequentato da una quarantina di extracomunitari.

Quei cittadini prendono a insultarlo perche’ “aiuta i marocchini”, come ha riferito un testimone, Nicola Pollicino, responsabile del centro di ascolto e di accoglienza San Giuseppe Maria Tomasi.

Secondo quegli agrigentini, don Scilabra con la sua attivita’ mette a repentaglio il quieto vivere e la sicurezza del quartiere.

Scilabra avrebbe voluto lasciar correre. Nicola Pollicino invece no, e ha denunciato i fatti: “Un caso di razzismo intollerabile”, ha detto.

Anche nella tollerante e “araba” Sicilia, c’e’ un vago sentore di “ronde”.

fonte: Articolo 21

Verona: Autista del pullman insulta una passeggera marocchina

E' successo a Verona sull'autobus della linea atv che dal centro commerciale Galassia porta alla stazione Porta Nuova. Una donna marocchina era salita normalmente alla fermata quando, messasi a parlare al cellulare in arabo, l'autista con uno scatto d'ira ha iniziato ad insultarla pesantemente: “Basta, se vuoi parlare la tua lingua vai al tuo paese, negra sporca p..., vai al tuo paese a fare la p..” Al termine della corsa l'autista infuriato ha spinto la badante giù dal bus facendola cadere e facendole prendere un duro colpo alla schiena. Prognosi 20 giorni. La donna, badante marocchina 45enne con regolare permesso di soggiorno ha sporto denuncia per aggressione dicendo che l'autobus era abbastanza affollato e che ci sono numerosi testimoni dell'accaduto. L'autista inoltre preso dalla collera razzista guidava imprudentemente e continuava a dire “guarda che non sono diventato l'autista dei negri”La procura sta indagando per capire anche da versioni di altri testimoni come si sono svolti veramente i fatti. L'atv (società di trasporti pubblici urbani veronesi n.d.r.) sta a sua volta cercando di capire cosa sia successo sull'autobus e nel frattempo prende tutte le misure precauzionali per tutelare l'azienda dalla cattiva pubblicità. Gli episodi di razzismo sono sempre più frequenti in Italia, e se da una parte sono quanto mai crudeli ed ingiustificati vanno considerati comunque come la punta di un iceberg.

fonte: Notiziario Italiano

Guidonia, "Io ho paura": la storia di un ragazzino. Romeno

“Ho paura di uscire, ho paura di guardare una ragazza italiana o anche solo di chiedere a un mio coetaneo che ore sono. Cammino a testa bassa”. Gabriel (il nome è di fantasia) è un ragazzo romeno. Ha 18 anni e vive a Guidonia (Roma) da quando ne aveva 12. Ha seguito la mamma che lavorava in Italia. Dal 22 gennaio, giorno in cui una coppia di fidanzati è stata aggredita da 4 romeni, la sua vita non è più la stessa. Gli occhi puntati addosso, le battutine alle spalle sempre più frequenti, il timore di essere picchiato. “Quando esco devo stare attento. Cerco di non farmi notare e di cogliere ogni segnale di pericolo. Un ragazzo romeno che vive nel mio palazzo è stato preso a sprangate poco dopo lo stupro ed è finito in ospedale. Ho rischiato anche io qualche giorno fa: sono entrato in un negozio per acquistare una ricarica telefonica. All’interno c’era un gruppo di italiani. Hanno iniziato a parlare tra loro e a guardarmi, ho capito che stava per mettersi male. Per fortuna, sono entrati i miei amici italiani ”.

Occhi azzurri, capelli castani, sul viso un po’ di acne adolescenziale, Gabriel è cresciuto a Guidonia e ha molti amici italiani. “Più che amici sono conoscenti. Sì certo, giochiamo a calcetto e se io segno mi abbracciano, ma non esco con loro, non mi hanno mai invitato”. Oggi è un pasticcere e lavora con un regolare contratto. “Si sveglia ogni mattina alle 4:30. Alle 5 è già al lavoro. Quanti ragazzi italiani della sua età lo farebbero? Loro hanno la paghetta di mamma e papà” afferma la proprietaria del laboratorio. E aggiunge: “Per me è come un figlio. Viene spesso a casa a vedere le partite. E’ stato il primo a condannare quello che è successo. Oggi, però, ha paura di dire che è romeno”.

Gabriel parla dei negozi gestiti da immigrati che hanno chiuso. “Come quello in via Colle Ferro. Vendeva prodotti alimentari provenienti dalla Romania. Poi, dopo la bomba carta alla macelleria di via Toscana (Villaba) pochi giorni dopo lo stupro di gruppo, sono arrivati i camion. E così, un sabato mattina, al posto del negozio è rimasto il cartello affittasi”. Ma gli episodi di razzismo contro i romeni ci sono sempre stati. “Qualche mese prima dello stupro era stato attaccato un locale gestito dai romeni a Monterotondo”. Ad essere intolleranti non sono però solo gli italiani. “Ho tanti amici romeni che sono molto più razzisti nei confronti degli italiani di quanto lo siano questi ultimi. Si tratta di solito di coloro che sono cresciuti in Romania e poi emigrati”.

fonte: Sky TG 24

Migranti: le arance amare degli Africani di Rosarno

Sono trascorsi quasi 10 anni da quando le assemblee indette dall’ex sindaco Peppino Lavorato vedevano l’auditorium di Rosarno gremito di rosarnesi ed africani, insieme, per cercare la strada dell’integrazione e dei diritti umani. Non più di dieci anni eppure sembrava fosse passato un secolo, fino a domenica scorsa, quando in occasione della presentazione del libro “Gli africani salveranno Rosarno. E, probabilmente, anche l`Italia”, quell’auditorium si è nuovamente ripopolato.

Sono migliaia le lavoratrici ed i lavoratori stranieri, africani e non solo, che con le loro braccia e la loro fatica si riversano nelle campagne della Piana per la raccolta degli agrumi. Migliaia di esseri umani sfruttati e beffeggiati, costretti a vivere in condizione di pietosa inesistenza. Da molti anni questa situazione persiste in quelle campagne, sotto gli occhi ciechi dei più, circondata dall’oblio e dall’assuefazione alle contraddizioni che da tanto, troppo, tempo caratterizzano quest’area.

Rosarno è solo uno dei tanti paesi agricoli del Meridione dove gli immigrati sono sfruttati, sottopagati, umiliati. Gli episodi di violenza, tra cui estorsioni e rapine, perpetrati ai loro danni si susseguono da anni, il tutto in un contesto di forte presenza ‘ndranghetista.

Il 12 dicembre 2008 si giunge all’apice della violenza. Purtroppo, episodi di razzismo inconsapevole e mafioso ne erano già avvenuti, ma stavolta dalle pietre si è passati alle pistole. Ad accendere questa luce è stata la rivolta democratica del 12 dicembre, appunto, avvenuta successivamente al ferimento di due ivoriani. Questi “lavoratori invisibili” che restano in Calabria qualche mese, giusto il tempo per la raccolta delle arance, per poi prestare il loro stato di schiavitù a chissà quale altra terra, hanno trovato il coraggio della dignità, quella che non hanno perso nonostante vivano tra topi, ricatti ed estorsioni.

La vera scossa alle coscienze è venuta proprio da loro, dagli africani di Rosarno, che hanno reagito a questo folle ed incessante sfruttamento, ribellandosi. Hanno segnato il confine tra la rassegnazione e la protesta, tra il consueto e l’inaccettabile.

fonte: articolo 21

mercoledì 25 febbraio 2009

Amauri: «Anch'io vittima del razzismo»

Anche a un immigrato di successo e senza problemi economici quale Amauri, come pure a sua moglie Cynthia, è capitato di subire sulla propria pelle il razzismo di alcuni italiani. Lo rivela lo stesso attaccante brasiliano della Juventus al settimanale Gioia in edicola. «È successo anche a me. Qualche tempo fa in una farmacia mi hanno accusato di rubare un pacco di pannolini. Li stavo posando, lo scaffale era vicino all'uscita e la porta automatica si è aperta. La farmacista voleva chiamare i carabinieri e io non avevo fatto nulla, semplicemente ero straniero e non parlavo un italiano perfetto. Le ho risposto: li chiami pure, poi la denuncio io: Lei è razzista...», racconta Amauri. «E ho aggiunto: sono più italiano di lei, e magari un giorno rappresenterò il suo Paese», prosegue.

Razzisti gli italiani? «Una minoranza, è vero, ma sono episodi che fanno stare male», dice a sua volta Cynthia, anche lei brasiliana, alla quale è capitato di sentirsi dare del tu nei negozi, e di sentirsi suggerire da una commessa di Verona: «Perché non vai in un outlet?». «Quando tornavo a casa e la trovavo di cattivo umore, sapevo già il perché», spiega l'attaccante, dal 2001 in Italia e che ha giocato negli ultimi anni nel Chievo e nel Palermo prima di arrivare alla Juve. E un Amauri con la maglia azzurra della Nazionale - rileva il giornale - potrebbe non essere lontano. Il passaporto italiano di Cynthia, che ha un bisnonno cuneese e vive in Italia da oltre dieci anni, è infatti in arrivo.

fonte: Il Corriere della Sera

Avances sessuali e minacce a romena Condannato imprenditore edile

Un uomo e una donna sfruttati per due anni da un imprenditore edile senza scrupoli, che li teneva in scacco con la minaccia di rimandarli in Romania. A lui faceva fare il muratore, a lei la donna delle pulizie, senza risparmiarle ripetute avances sessuali. E’ la storia di una coppia di cittadini rumeni, entrambi 49enni, arrivati a Bologna nel 2004, quando ancora la Romania non aveva aderito all’Unione europea: ieri, il loro sfruttatore e’ stato condannato, in rito abbreviato, a cinque anni e quattro mesi di carcere per i reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, violenza sessuale e violenza privata.

Si tratta di un piccolo imprenditore edile di Bologna, F.T., di 50 anni. Ai due rumeni sfruttati arrivera’ una provvisionale di 35.000 euro. Nell’ambito della stessa vicenda, una donna, che lo aiuto’ a ricattare il rumeno quando si era fatto male cadendo da un’impalcatura e lo ha convinto a mentire ai medici, e’ stata rinviata a giudizio con l’accusa di violenza privata.

Quando l’uomo non era in casa, F.T. si presentava nello scantinato, oppure la raggiungeva sul posto di lavoro per tentare con lei un approccio. Piu’ volte allungo’ le mani, cerco’ di spogliarla e in un’occasione la spinse anche sul letto; col passare del tempo, le offri’ anche del denaro in cambio di un rapporto sessuale proponedole pure di andare in albergo. Ma la donna rifiuto’ sempre categoricamente qualunque offerta e resistette alle sue minacce. F.T. infatti le diceva: “Siete clandestini, se non stai con me perdete il lavoro e vi faccio cacciare”. Nella primavera del 2004, il compagno della donna ebbe un infortunio: si fece una profonda ferita alla testa cadendo da un’impalcatura di due metri. E’ qui che entra in gioco l’altra donna rinviata a giudizio dal gup De Simone: contabile dell’impresa edile ma all’epoca anche infermiera all’ospedale Sant’Orsola (si licenzio’ due mesi dopo), raggiunse il rumeno al Pronto soccorso e lo convinse a non raccontare a mentire ai medici.

La donna disse cosi’ al rumeno: “Se dici che sei caduto dall’impalcatura perdi il lavoro, il denaro e vieni espulso. Se dici che e’ stato una caduta casuale, F.T. ti paga cure e medicine”. Il rumeno si convinse e disse al medico di essere caduto in bicicletta, insistendo con questa versione anche di fronte ai dubbi dei camici bianchi. Una volta uscito dall’ospedale torno’ a lavorare praticamente il giorno dopo e di soldi per le medicine non ne vide mai. La donna, nel frattempo, era stata costretta ad abbandonare la cantina perche’ F.T. non voleva piu’ che ci abitasse. Per diverse notti dovette dormire in un parco pubblico.

fonte: Il Resto del Carlino

lunedì 23 febbraio 2009

Muore una straniera italiana

Alessandra Samira Mangoud è nata e cresciuta a Roma ed è morta il 20 febbraio scorso sempre a Roma a soli 29 anni. Di origini filippine ed egiziane è morta da straniera in Italia per una legge discriminatoria nei confronti dei figli d'immigrati .
Alessandra Samira era una romana che aveva il taglio d'occhi degli asiatici, regalo della madre filippina e il colore della pelle degli egiziani dono del padre. Per chi la conosceva o la sentiva parlare Ale Samy non era straniera, solo per lo Stato era una figlia illegittima!
Non sapeva di dover richiedere la cittadinanza italiana tra i 18 e i 19 anni , come previsto dalla legge per l'acquisizione della cittadinanza italiana per i figli di immigrati extracomunitari, di consegenza è rimasta cittadina straniera in un Paese a lei non affatto straniero visto che era l'unico dove avesse mai vissuto.
Problemi di salute conditi con la stanchezza di troppe spiegazioni e perdite le hanno affaticato il cuore.
E' cosi che un frammento dell'Italia se è andato senza una cittadinanza reale, mentre lei quella cittadinanza la voleva, per cuore e per ragione. Per Samira quel pezzo di carta era la sua unica vera carta d' identità ed era anche quell' "amore non corrisposto" che nel concreto le aveva portato via prima le sue certezze e poi un lavoro presso un ente pubblico. Un legame con l'Italia il suo, legato al vissuto e non al sangue; quello di una ragazza come noi, tante seconde generazioni, che il sangue preferiscono lasciarlo dove deve stare: nelle vene, perchè trovano solo nello luogo in cui nascono e crescono il proprio Paese.
L'Italia non si è presa la responsabilità di riconoscere la nostra amica e questo solo perchè i suoi genitori erano diversi. Il nostro Paese non pensa a dove fosse nata o morta, pensa solo all'immigrazione clandestina, quasi mai riflette su una Samira e sul perchè è una mancata italiana. Dimentica.
Samira adesso ha due date, che incorniciano il suo percorso e che testimoniano il fatto che era "una romana de Roma" .Questo avviene contro ogni legge tardiva e cieca che considera ancora stranieri i figli d'immigrati nati e cresciuti in Italia per paura di macchiarsi lo stivale. Avviene grazie alla globalizzazione, di cui Samira e noi siamo l'esempio concreto e che appare essere la nostra nuova madre, se non altro perchè ci da voce anche se mamma Italia non risponde.
Per fortuna Samira avevi e hai tanti amici, tra questi anche alcuni come te e per questo non devi preoccuparti se "Fratelli d'Italia" di Mameli non sarà ancora per un po' la tua canzone.
Per noi e per tutti quelli che ti hanno conosciuto lo sei per spiritio anche forse più di altri. Peccato che L'Italia non ti abbia conosciuta a dovere, saresti stata una delle sue figlie preferite! Eri quella che s'incavolava per le partite perse della Roma, che era arrabbiatissima quando le chiedevano: "di dove sei"? Glielo diremo noi Sam, ci proveremo come sempre.
Alessandra Samira ha perso la cittadinanza, il lavoro e oggi anche la vita.
L'Italia, suo genitore, qualcosa le poteva dare: il suo nome.

fonte: Rete G2

Muore una straniera italiana

Alessandra Samira Mangoud è nata e cresciuta a Roma ed è morta il 20 febbraio scorso sempre a Roma a soli 29 anni. Di origini filippine ed egiziane è morta da straniera in Italia per una legge discriminatoria nei confronti dei figli d'immigrati .
Alessandra Samira era una romana che aveva il taglio d'occhi degli asiatici, regalo della madre filippina e il colore della pelle degli egiziani dono del padre. Per chi la conosceva o la sentiva parlare Ale Samy non era straniera, solo per lo Stato era una figlia illegittima!
Non sapeva di dover richiedere la cittadinanza italiana tra i 18 e i 19 anni , come previsto dalla legge per l'acquisizione della cittadinanza italiana per i figli di immigrati extracomunitari, di consegenza è rimasta cittadina straniera in un Paese a lei non affatto straniero visto che era l'unico dove avesse mai vissuto.
Problemi di salute conditi con la stanchezza di troppe spiegazioni e perdite le hanno affaticato il cuore.
E' cosi che un frammento dell'Italia se è andato senza una cittadinanza reale, mentre lei quella cittadinanza la voleva, per cuore e per ragione. Per Samira quel pezzo di carta era la sua unica vera carta d' identità ed era anche quell' "amore non corrisposto" che nel concreto le aveva portato via prima le sue certezze e poi un lavoro presso un ente pubblico. Un legame con l'Italia il suo, legato al vissuto e non al sangue; quello di una ragazza come noi, tante seconde generazioni, che il sangue preferiscono lasciarlo dove deve stare: nelle vene, perchè trovano solo nello luogo in cui nascono e crescono il proprio Paese.
L'Italia non si è presa la responsabilità di riconoscere la nostra amica e questo solo perchè i suoi genitori erano diversi. Il nostro Paese non pensa a dove fosse nata o morta, pensa solo all'immigrazione clandestina, quasi mai riflette su una Samira e sul perchè è una mancata italiana. Dimentica.
Samira adesso ha due date, che incorniciano il suo percorso e che testimoniano il fatto che era "una romana de Roma" .Questo avviene contro ogni legge tardiva e cieca che considera ancora stranieri i figli d'immigrati nati e cresciuti in Italia per paura di macchiarsi lo stivale. Avviene grazie alla globalizzazione, di cui Samira e noi siamo l'esempio concreto e che appare essere la nostra nuova madre, se non altro perchè ci da voce anche se mamma Italia non risponde.
Per fortuna Samira avevi e hai tanti amici, tra questi anche alcuni come te e per questo non devi preoccuparti se "Fratelli d'Italia" di Mameli non sarà ancora per un po' la tua canzone.
Per noi e per tutti quelli che ti hanno conosciuto lo sei per spiritio anche forse più di altri. Peccato che L'Italia non ti abbia conosciuta a dovere, saresti stata una delle sue figlie preferite! Eri quella che s'incavolava per le partite perse della Roma, che era arrabbiatissima quando le chiedevano: "di dove sei"? Glielo diremo noi Sam, ci proveremo come sempre.
Alessandra Samira ha perso la cittadinanza, il lavoro e oggi anche la vita.
L'Italia, suo genitore, qualcosa le poteva dare: il suo nome.

fonte: Rete G2

sabato 21 febbraio 2009

"Una moneta, per favore. Non sono un bastardo rumeno"

Ed è la metropolitana di Napoli lo scenario di una vicenda che deve far riflettere. Ore 12,30 di un freddo venerdì di febbraio. Un vecchio treno della vecchia linea Pozzuoli-Gianturco viaggia verso piazza Garibaldi. Ed ecco che, alla fermata di Montesanto, sale un uomo. E' uno dei tanti mendicanti che chiedono soldi. Un suo "collega abbronzato", il famoso "Spicc", è stato reso celebre da un video pubblicato sul sito del Corriere del Mezzogiorno. Il nostro uomo non è abbronzato, anzi; chiaramente balcanico, chiede l'elemosina con accento slavo. "Grazie, signori. Scusate, sono di Bosnia-Herzegovina. Mia terra distrutta da guerra, ho figli. Grazie signori". Prima frase, scarsi effetti. E allora? Allora si mette in mezzo pure la razza e si allontanano i sospetti sulla provenienza. "Grazie, signori. Scusate, una moneta per favore. Non sono rumeno, sono di Bosnia Herzegovina, terra distrutta da guerra". Ma non basta. E allora? "Per favore signori, non sono rumeno, no bastardo rumeno..." E le reazioni? Qualche passeggero si guarda intorno, altri guardano il nostro uomo, altri ancora s'indignano ma non più di tanto.

fonte: Napolinapoli

venerdì 20 febbraio 2009

Raid razzista a Sacrofano: tre romeni accerchiati e picchiati

ROMA (19 febbraio) - Raid razzista a Sacrofano, alle porte di Roma. Tre romeni, tra i 19 e i 21 anni, sono stati accerchiati e aggrediti da 7 ragazzi italiani mentre stavano raccogliendo del materiale ferroso abbandonato. È successo intorno alle 13. Gli aggressori, all'incirca trentenni, sono poi fuggiti a bordo di due auto. Soccorsi dal 118 i tre romeni hanno rifiutato le cure mediche e sono stati portati in caserma dai carabinieri.

Lucherini: clima pesante. «Quello accaduto è l'ennesimo episodio che testimonia il clima pesante che si sta vivendo. Il sacrosanto diritto dei cittadini di chiedere sicurezza e certezza della pena non va confuso con tentativi più o meno estemporanei di farsi giustizia da soli; né tantomeno si possono accettare episodi di caccia allo straniero così come sembra essere accaduto a Sacrofano. Sono gravi episodi di intolleranza, tanto inquietanti perché si stanno ripetendo, e perché sono il frutto di una campagna di odio contro gli stranieri. Va detto che purtroppo in provincia di Roma c'è una preoccupante carenza di forze dell'ordine e questo può generare una sensazione di insicurezza nella popolazione. Occorre aumentare i controlli e ribadire il principio che ad assicurare la legalità e la sicurezza del territorio debbono essere le forze dell'ordine». Lo afferma in una nota Carlo Lucherini, vicepresidente del consiglio regionale e segretario provinciale del Pd.

fonte: il Messaggero

giovedì 19 febbraio 2009

Stupratori immigrati è giunta la vostra ora

L’assalto al locale turco di pochi giorni fa, da parte di un gruppo di ragazzi con il volto coperto, armati di mazze di legno e odio razzista, potrebbe non restare un episodio isolato. Nessuna fonte ufficiale lo conferma. Ma secondo indiscrezioni un’informativa dei servizi segreti avverte il pericolo di una escalation della spirale di rappresaglie violente seguite agli episodi degli ultimi mesi. E la paura, fra coloro che, sempre romeni, vivono e lavorano nella capitale da tempo, cresce.

A buttare benzina sul fuoco c’è anche Forza Nuova, il movimento di estrema destra pronto ad affiggere per le vie di Roma un manifesto che ritrae la foto di una donna senza volto, coperta da un lenzuolo insanguinato, sul quale campeggia la scritta «Stupratori immigrati è giunta la vostra ora: se capitasse a tua madre tua moglie o tua figlia? Chiudere i campi nomadi espellere i rom subito». Sabato, il partito ha annunciato una mobilitazione in cento città italiane per chiedere «la sospensione del trattato di Schengen verso la Romania e l'espulsione di tutti i clandestini e di tutti gli immigrati che abbiano precedenti penali nel loro Paese o in Italia».

fonte: il Messaggero

Turismo sessuale infantile: italiani brava gente?

Nove milioni di bambine, un milione di ragazzini. Un giro d'affari da 250 miliardi. Ottantamila viaggiatori - giovani, colti, reddito medio - che ogni anno lasciano l'Italia (salda in testa alle classifiche dei predatori) a caccia di sesso proibito. In crescita l'Europa dell'Est, la REpubblica Ceca e la Russia su tutti. Ma Thailandia, Bali, Cambogia e Vietnam restano le mete più frequentate.

Bisognerebbe saper moltiplicare per mille, centomila, un milione il viso dei propri figli, nipoti, fratelli, per comprendere la portata di queste cifre. In Italia, però, qualcosa si muove. «Molto, per la verità. Il ministro per le Pari opportunità, Mara Carfagna, sta dedicando parecchia attenzione al tema; è stata a Rio con una task force di funzionari e poliziotti. E sta realizzando il piano d'azione su cui ci eravamo impegnati a Stoccolma, nel '96...».

C'è, però, un problema. Che va sotto il nome di disegno di legge sulle intercettazioni. Non si ricorda un'indagine dove il telefono non sia stato fondamentale. È impossibile aspettare di avere altri elementi per agire. Non stiamo parlando di un furto di mele, ma di bambini: ogni giorno in più è un giorno di morte. Per questo, le associazioni del settore hanno lanciato un appello, chiunque voglia unirsi, contatti Ecpat.

Qui la mia testimonianza del turismo sessuale in Repubblica Dominicana

fonte: ilKuda

mercoledì 18 febbraio 2009

Bottiglie incendiarie lanciate a Latina

Due bottiglie incendiarie sono state lanciate da ignoti a bordo di un ciclomotore a Latina contro alcuni rifugi di fortuna utilizzati da persone provenienti dall'Europa dell'est nei pressi di via Pionieri della Bonifica. Le due bottiglie incendiarie, lanciate da un ponte, si sono infrante sul prato limitrofo alle baracche, estinguendosi rapidamente e senza procurare danni a cose o persone.
Immediatamente sono scattate le indagini da parte degli uomini della Questura di Latina che hanno consentito di stabilire, spiegano gli investigatori, l'intento verosimilmente dimostrativo del gesto in considerazione del fatto che, dal probabile luogo del lancio delle bottiglie sarebbe stato molto difficile raggiungere le baracche dove stavano dormendo gli stranieri. Gli agenti durante la notte hanno effettuato alcune perquisizioni domiciliari nel capoluogo che non hanno fornito riscontri positivi utili ad individuare gli autori del gesto.

fonte: ADUC

martedì 17 febbraio 2009

Raid antiromeni nel sassarese

Ancora una spedizione punitiva contro dei cittadini romeni, dopo quella di Roma. Un raid contro l'abitazione di tre cittadini romeni da poco residenti ad Alà dei Sardi in provincia di Sassari, è stato compiuto sabato scorso da otto persone. Il commando, dopo aver fatto irruzione nel piccolo appartamento avrebbe minacciato una donna romena con un coltello, picchiato uno degli uomini e devastato gli arredi della casa.

RAZZISMO - L'episodio si è verificato sabato notte, ma la notizia è stata diffusa solo oggi dai carabinieri della Compagnia di Ozieri che stanno lavorando per individuare i responsabili. Sono stati alcuni abitanti del paese ad avvisare i militari. I tre romeni, forse per paura di ritorsioni, non hanno infatti sporto denuncia. Poco tempo fa sempre nel centro del Sassarese erano stati esplosi alcuni colpi di arma da fuoco contro l'abitazione di un cittadino romeno. Gli inquirenti pensano che vi sia un gruppo di persone nel paese che non gradisce la presenza dei cittadini romeni che ad Alà dei Sardi trovano impiego come operai nella molte cave di granito.

fonte: il Corriere della Sera

lunedì 16 febbraio 2009

Le offre un posto da badante Ma durante il «colloquio» la violenta

Sesto San Giovanni ha fatto da sfondo a una nuova violenza. Un’ucraina di 36 anni è stata attirata in un’abitazione di via Marx, popolosa zona alla periferia della città, con la promessa di un lavoro. Un uomo A. M., 52 anni, già noto alle forze dell’ordine, aveva, infatti, letto su un giornale l’annuncio della donna, sposata e senza figli, che stava cercando un posto da badante o signora delle pulizie. Ieri sera, però, il colloquio si è trasformato in un film dell’orrore. Era l’ora di cena quando la donna ha chiamato il marito al cellulare per avvertirlo che si stava recando da un sestese che le aveva chiesto di lavorare per la madre. I coniugi, regolari, vivono nella zona di Pioltello e sono molto affiatati. La donna ha chiamato il marito una volta giunta nei pressi dell’appartamento e anche durante il colloquio. L’uomo voleva essere rassicurato dalle buone intenzioni del datore di lavoro. Quando però la 36enne ha chiesto dove fosse l’anziana da accudire, la risposta sibillina del 52enne. «Non ti deve preoccupare» le avrebbe detto l’uomo che ha iniziato a palpeggiarla, e poi l’ha violentata. La donna si è rifugiata in bagno dove si è sentita male. Impaurito il sestese ha chiamato aiuto. Sono arrivati ambulanza e polizia. L’ucraina è stata portata al pronto soccorso cittadino e trasportata poi alla clinica Mangiagalli. L’uomo è stato arrestato. «È una violenza barbara e inaudita - ha detto l’assessore alle Pari opportunità Lucia Teormino - in questo caso è ancora più grave l’evidente premeditazione ai danni di una donna in cerca di un lavoro. Spero che la giustizia sia inflessibile». Il Comune ha deciso di costituirsi parte civile nel processo e sta verificando se esistono i presupposti per sfrattarlo dall’appartamento comunale.

fonte: il Giornale

Roma, raid nella zona dello stupro: quattro romeni picchiati in un locale

Quattro cittadini romeni sono stati feriti, due in modo serio, in un locale turco a Roma, dove sono entrati dei giovani a volto coperto e armati di mazze di legno. Il bar, nella zona di Porta Furba sulla via Appia, dista poche centinaia di metri dal luogo dove sabato sera sono stati aggrediti i due fidanzatini di 14 e 16 anni e lei è stata stuprata da due uomini probabilmente stranieri. Il kebab turco di via Tarrocceto è solitamente frequentato da romeni: erano presenti, oltre ai quattro feriti, una decina di loro connazionali. Gli aggressori con il volto coperto da cappelli e passamontagna hanno infranto le vetrine con i bastoni, poi hanno picchiato i presenti. Il raid è stato rapidissimo, poi gli aggressori sono scappati. Il gruppo sarebbe formato da una ventina di ragazzi tra i 18 e i 20 anni. Due dei romeni sono stati medicati dal 118 direttamente sul posto, gli altri sono stati portati all'ospedale San Giovanni per lievi contusioni. I carabinieri hanno avviato accertamenti. Nella stessa zona, poco prima, c'era stata una manifestazione di Forza Nuova per protestare contro lo stupro nel parco della Caffarella.

fonte: il Corriere della Sera

domenica 15 febbraio 2009

Lampedusa, scambiato per clandestino e picchiato dalla polizia

Una incredibile vicenda a Lampedusa. Mentre il disegno di legge 733 sulla sicurezza inciampa a più riprese nel corso del suo iter parlamentare, si moltiplicano i provvedimenti delle autorità locali contro gli immigrati ed i senza fissa dimora. Dopo l’esito dei processi per i fatti di Genova, più che in passato, dilaga tra le forze di polizia la “libertà di manganello”.

I casi denunciati sono sempre più numerosi in tutta Italia, ma spesso anche la denuncia è impedita dalla minaccia di ritorsioni... Come riferisce il giornale "La Sicilia", a Lampedusa un cittadino italiano, mentre stava telefonando in una cabina vicino all’aeroporto, è stato scambiato per “clandestino”e bastonato senza preavviso dalle forze dell’ordine.

Come se fosse normale colpire alle spalle una persona, sulla base di un sospetto di clandestinità, prima di accertare la sua effettiva identità. L’uomo è stato trasferito da Lampedusa all’ospedale di Palermo per accertare la gravità delle lussazioni alle spalle. Il clima che si respira a Lampedusa è sempre più pesante ed una vicenda come questa rischia di avere pesanti conseguenze sull’immagine dell’isola e sulle sue prospettive economiche basate sul turismo Quando la magistratura si limita ad applicare la legge senza farsi condizionare dai diktat dell’esecutivo, si sollecita un ritorno al controllo gerarchico dei giudici, se non ad un vero e proprio “tribunale eletto dal popolo”.

Insomma siamo alle giurisdizioni speciali, e talvolta qualche giudice opera in modo veramente “speciale”, ad esempio quando si devono convalidare provvedimenti che limitano la libertà personale dei migranti, come se i principi costituzionali, a partire dagli articoli 13 e 24 della nostra Costituzione, fossero già abrogati.

A Lampedusa questa “cattiveria” sta consentendo di detenere i migranti per settimane senza provvedimenti regolari e in condizioni igienico-sanitarie di gravissimo disagio fisico e psicologico. Un caso vero e proprio di “trattamento disumano e degradante” vietato dall’art. 3 della Convenzione europea a salvaguardia dei diritti dell’uomo. A cosa servirà questa “cattiveria”? Quando si faranno i bilanci del 2009, non adesso in pieno inverno, ma dopo un estate e un autunno che si preannunciano assai caldi sul fronte degli sbarchi, malgrado le missioni di Maroni in Tunisia ed in Libia, il numero dei cd. “clandestini” presenti in Italia sarà ancora più elevato, per la pervicace volontà del governo italiano di ridurre ulteriormente i canali di ingresso legale, costituiti dai decreti flussi di ingresso.

Tutte le risorse prima destinate all’integrazione, finiscono intanto nei fondi per i rimpatri forzati o per finanziare la moltiplicazione dei centri di detenzione. Per “produrre” ancora altri clandestini, mentre i paesi di provenienza e di transito rimangono assai restii ad accettare la riammissione dei loro cittadini che sono emigrati spinti dalla fame.

Sembrerebbe che la Tunisia abbia riammesso finora appena un centinaio dei mille ed oltre migranti bloccati a Lampedusa. E i governanti di quei paesi, grandi amici di Berlusconi e dei suoi ministri, sono interessati soprattutto a riprendersi gli oppositori politici, che hanno rivendicato democrazia e giustizia sociale, per finire poi, dopo il rimpatrio da parte delle autorità italiane, nelle prigioni del loro paese, in qualche caso anche sotto tortura.

fonte: Terrelibere

Roma: Aggredito commerciante bengalese. Razzismo? No, concorrenza

Un altro grave episodio di razzismo è accaduto ieri nel quartiere multietnico di Roma Esquilino. Un gruppo di italiani, al grido di “Nero devi chiudere l'attività", ha aggredito un ragazzo bengalese. Prima gli insulti, poi i pugni, infine la bottigliata in testa.
A capeggiare la spedizione punitiva è stato il titolare italiano di un bar di via Giolitti (“ La Capitale ”), stessa strada dove si affaccia il negozio dello zio della vittima, un internet point con annessa rivendita di alimentari.
In base agli accertamenti effettuati dalle forze dell’ordine, sembra che l’aggressione sia stata determinata dal fatto che il negozio del bengalese vendesse le bibite ad un prezzo inferiore rispetto al bar “ La Capitale ”.

Ci troviamo dunque al cospetto di una banale scaramuccia tra gestori o di un’aggressione razzista? La Polizia non ha avuto dubbi nel bollare l’episodio come una semplice questione di “concorrenza”.
Ancora una volta, dunque, le autorità minimizzano. La violenza contro l’extracomunitario ha sempre un movente “privato”: donne contese, parole di troppo, portafogli rubati, liti tra spacciatori. Tutto purché non si parli di razzismo. Forse perché si ha paura di screditare l’immagine del Bel Paese? beng1.jpgO forse perché non si vuole ammettere che ad incitare alla xenofobia sono anche certi atteggiamenti di alcuni esponenti del Governo italiano?

Ed intanto un rapporto presentato il mese scorso dalla Commissione Libertà Pubblica del Parlamento europeo ci dice che in Italia vi è una situazione “senza precedenti”: aumentano gli episodi di xenofobia e razzismo; “mezzi di comunicazione” e “dibattito pubblico” tendono “ad esasperare, invece che placare, le tensioni esistenti nella società".
Ma le autorità italiane non sentono ragioni. Quella di ieri è stata solo una piccola zuffa tra gestori. Il bengalese è stato medicato all'ospedale e poi dimesso, il proprietario del bar è stato denunciato per lesioni. Questione chiusa.
Si tralasciano però gli insulti razzisti pronunciati prima, durante e dopo il pestaggio.
Si dimenticano le numerose aggressioni a cittadini extracomunitari che stanno avendo luogo in Italia negli ultimi mesi. Come quella avvenuta una decina di giorni fa a Nettuno, alle porte di Roma, dove un gruppo di italiani ha dato fuoco ad un indiano che dormiva, ora in fin di vita al Centro grandi ustionati dell'ospedale Sant'Eugenio.

fonte: iniziativa

venerdì 13 febbraio 2009

Genova: Manifestazione contro la Moschea.

Domani sarà una giornata di manifestazioni sul tema Moschea. La Lega Nord ha organizzato un corteo per contestare la costruzione del centro di culto islamico, i centri sociali e l'associazione di Don Gallo hanno chiamato a raccolta manifestanti favorevoli alla Moschea. "Scendiamo in piazza per difendere i diritti degli abitanti del Lagaccio - spiega salendo sullo Speaker's Corner il Segretario della Lega Edoardo Rixi - la nostra non è una manifestazione di partito.

D'altronde - dice il segretario leghista - una Moschea, in Italia, non è considerata un centro di culto: la comunità islamica non ha firmato il protocollo d'intesa con il governo, documento sottoscritto, invece, da altre confessioni religiose, per cui una Moschea o una bocciofila sono, per la legge italiana, la stessa cosa. Siamo amareggiati per la scelta di Don Gallo e dei centri sociali di organizzare una contromanifestazione: ogni volta che hanno manifestato loro noi abbiamo sempre mostrato massimo rispetto e ci siamo astenuti dallo scendere in piazza. Noi manifesteremo pacificamente - chiude Rixi prima di scendere dallo Speaker's Corner - e speriamo che, per non creare tensioni, anche la controparte voglia sfilare con lo stesso spirito".
Domani lo Speaker's Corner sarà a disposizione di un rappresentante delle associazioni che manifestano a favore della Moschea del Lagaccio

fonte: Città di Genova

Milano: indagati due psicologi e un assistente sociale per aver sottratto i figli

Due psicologi e un assistente sociale sono indagati a Milano: avrebbero creato un grosso shock ad un bambino di 13 anni, allontanandolo senza motivo dai genitori.
Tutto nasce il 14 marzo scorso, quando a Basiglio, in provincia di Milano, giungono gli assistenti sociali. Interrompono la festa che si sta svolgendo per il compleanno del bambino e lo portano via, insieme alla sorellina, per metterli in due diverse case protette. Alla base, un disegno attribuito alla bambina - che ha 9 anni - fatto a scuola in cui si vede una bambina accovacciata su un ragazzo e la frase "XXXXXX (il nome della bambina, ndr) tutte le domeniche fa sesso con suo fratello per 10 euro". Disegno la cui autenticità è stata negata sia dalla madre, che ha testimoniato che quella grafia non è della figlia; sia dalla bambina stessa, che ha detto che ad aver fatto il disegno è stata la compagna, perchè lei viene presa di mira dalle compagne, sia per il fatto di avere i denti sporgenti, sia per il fatto di essere più povera delle sue compagne, sia per il fatto di essere meridionale. Inoltre ha detto di essersi lamentata con le insegnanti, che però non hanno mosso un dito per aiutarla. Fatto sta che dopo due mesi e numerosi ricorsi legali, i bambini tornarono a casa e la Procura di Milano ha avviato una inchiesta, per verificare chi aveva sbagliato. E alla fine ha individuato responsabilità, sulla base di una perizia, verso psicologi ed assistente sociale, colpevoli di aver traumatizzato il bambino, da una parte strappandolo bruscamente sia ai genitori che alla sorella; dall'altro per aver cercato, nei due mesi in cui è stato nella casa protetta, di fare pressioni affinchè accusasse i suoi genitori.
Una squallida storia, che dimostra come il razzismo al nord esista ancora e sia sempre più forte, anche nelle istituzioni e anche nei confronti dei cittadini del Sud Italia.

fonte: JulieNews

giovedì 12 febbraio 2009

Alcamo, giovane romena stuprata e schiavizzata: quattro fermi

Una giovane donna romena era stata schiavizzata e sfruttata come prostituta da tre suoi connazionali e da un siciliano, che sono stati fermati dai carabinieri di Alcamo (Trapani) dopo la denuncia delle vittima, riuscita a fuggire ai suoi aguzzini pochi giorni fa. Nei provvedimenti di fermo, emessi dal procuratore di Trapani, Giacomo Bodero Maccabeo, si ipotizzano le accuse di associazione a delinquere, sequestro di persona, riduzione in schiavitù, violenza sessuale, oltre che reati contro il patrimonio per il ritrovamento nelle abitazioni degli indagati di vari oggetti che si ritiene provengano da furti.

FERMI - La vittima, ventenne, era stata avvicinata in Romania dai tre connazionali adesso fermati, da tempo residenti ad Alcamo. Questi l'avevano invitata a venire in Sicilia con loro, promettendole un lavoro da badante. Invece l'hanno segregata per 20 giorni, l'hanno stuprata a turno ripetutamente, picchiata e privata dei documenti personali e del passaporto. Poi hanno iniziato ad affidarla giornalmente al quarto fermato, che è di Alcamo, il quale ne abusava sessualmente e la faceva prostituire anche a Trapani e in centri della provincia di Palermo, tra i quali Balestrate. La giovane è riuscita a liberarsi e a fuggire dalla casa dov'era tenuta prigioniera, e ha denunciato tutto ai carabinieri. I fermi sono stati disposti per il pericolo di fuga degli indagati.

fonte: Il Corriere della Sera

Razzismo: studente egiziano picchiato a Milano

Uno studente egiziano di 15 anni è stato picchiato e insultato per le sue origini da un compagno di classe italiano, nei bagni dello scientifico Volta di Milano. Ne dà notizia il Corriere della Sera, secondo il quale il giovane, che frequenta la seconda liceo, avrebbe detto a una professoressa di essere stato aggredito perché immigrato. L'episodio risale alla scorsa settimana: durante un cambio d'ora, il ragazzo egiziano sarebbe stato preso di mira dai compagni e uno di questi lo avrebbe spintonato e insultato dicendogli 'egiziano di merda'. L'immigrato avrebbe reagito con uno schiaffo e poi si sarebbe chiuso in una toilette, mentre fuori l'italiano continuava a offenderlo con insulti razzisti. A quel punto, secondo la ricostruzione del Corriere, è arrivata una professoressa, cui poi l'egiziano ha raccontato la sua versione dei fatti, spiegando di essere stato picchiato per le sue origini e per il colore della sua pelle. Il preside ha punito il responsabile dell'aggressione con tre giorni di sospensione e ha mandato una lettera a tutta la classe su responsabilità e spirito di gruppo, visto che nessuno dei compagni è intervenuto in difesa dell'egiziano.

fonte: Ansa

RAZZISMO: 8 MINORI PICCHIANO MAROCCHINO

Hanno aggredito e picchiato in gruppo con calci e pugni per motivi razziali, secondo quanto riferito dai carabinieri, un venditore ambulante marocchino di 34 anni, procurandogli ferite per le quali l'uomo ha dovuto farsi medicare in ospedale. E' l'accusa con la quale otto minorenni sono stati denunciati in stato di libertà a Santa Caterina Albanese. L'aggressione ai danni del marocchino risale al 19 gennaio scorso. L'extracomunitario, che fa il venditore ambulante, non ha voluto denunciare i suoi aggressori, ma dell'episodio sono venuti ugualmente a conoscenza i militari della Compagnia di San Marco Argentano, che hanno avviato le indagini identificando il gruppo di aggressori. Gli otto ragazzi sono stati denunciati alla Procura della Repubblica per i minorenni di Catanzaro con l'accusa di lesioni personali aggravate in concorso.

fonte: Ansa

Online insulti razzisti contro Balotelli "Esce con una bianca? Che disgusto"

Nel forum in cui si incontrano in rete i razzisti dei movimenti neonazisti Stormfront e White Pride appaiono da qualche tempo ingiurie razziste contro Mario Balottelli, 18 anni, attaccante dell'Inter e della nazionale Under 21, in campo stasera a Trieste contro la Svezia.

Il 20 gennaio scorso è stato postato nel forum un fotomontaggio in cui si vede il campione di origine ghanese in compagnia della velina Costanza Caracciolo. "Il disgusto che mi provoca quella orrenda visione è genuino," scrive uno dei frequentatori del forum, "mi vengono i conati quando si vede un negro abbracciato ad una bianca".

Le manifestazioni di intolleranza razziale, perché, non si fermano ai siti neonazisti, perché anche in Newsgroup Gateway e in altri blog si leggono commenti razzisti rivolti al giovane attaccante interista: "Se ha la pelle negra non può essere italiano..." oppure "un negro in nazionale è la fine del calcio italiano".

A denunciare la situazione è il Gruppo antirazzista EveryOne (www.everyonegroup.com ) , che nei prossimi giorni consegnerà alla società sportiva Scavolini di Pesaro una lettera di encomio da parte della Commissione del Parlamento europeo per le sue iniziative contro il razzismo.

Everyone chiede a gran voce che Balotelli sia sostenuto sia dall'Inter sia Nazionali: "E' importante che gli allenatori di Balotelli, Mourinho e il ct della nazionale under 21 Casiraghi, creino un ambiente sereno intorno al ragazzo", affermano i leader dell'organizzazione per i Diritti Umani, Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, "e non gli rivolgano solo critiche, anche pesanti, attraverso i media, perché tali critiche vengono poi strumentalizzate dagli intolleranti".

Lo scorso anno, nel corso di un'intervista a Sport Week, Balotelli disse: "Il razzismo? Ce n'è in Italia e ce n'è nel calcio. Ho visto quello che è successo ad Abba, il ragazzo che hanno ammazzato di botte a Milano. Fosse stato un bianco, non l'avrebbero ucciso a calci e pugni. Io mi definisco un nero italiano, sono orgoglioso della mia pelle e se incrocio un nero che non conosco, istintivamente lo saluto. Se è bianco, no".

fonte: Quotidiano.net

OT: il blog aderisce alla catena contro il milleproroghe

Dopo il passaggio del milleproroghe viene cancellato l’obbligo di pannelli solari su tutte le nuove costruzioni. Riparte la catena di blog perchè non tutti i comuni hanno il regolamento come Cernusco (che ha già reso obbligatori tutti gli accorgimenti per l’efficienza energetica)

mercoledì 11 febbraio 2009

Uccide e brucia un tunisino, fermato a Trapani

Un pregiudicato di Salemi (Trapani), Fabrizio Castelli di 29 anni, e' stato sottoposto nella notte a fermo indiziario per omicidio, occultamento e distruzione di cadavere dai carabinieri di Mazara del Vallo, in esecuzione di un provvedimento emesso dalla Procura di Marsala, perche' accusato di avere ucciso un tunisino, Moussa Grine di 43 anni, e di averne occultato il cadavere, distruggendolo con il fuoco, all'interno di una chiesa sconsacrata. l'extracomunitario, sposato nel suo paese d'origine e munito di regolare permesso di soggiorno, da alcuni anni viveva a Salemi dove lavorava come bracciante agricolo stagionale, ma era scomparso da quasi un mese. Interrogato ieri sera dal sostituto procuratore Giacomo Brandini, davanti ai gravi indizi di colpevolezza emersi nel frattempo a suo carico - tra i quali alcuni indumenti sporchi di sangue portati ad un amico per essere lavati - Fabrizio Castelli avrebbe confessato di avere ucciso Moussa Grine, con il quale si frequentava occasionalmente.

fonte: AGI News

«Fuori dal quartiere»: e prova a dar fuoco a un bengalese

La bomboletta spray in una mano, l'accendino nell'altra. Poi, d'un tratto, una piccola scintilla e la fiammata sfiora il volto di uno dei tre ragazzi bengalesi. «Andatevene via brutti negri di merda, vi uccido se vi vedo ancora da queste parti. E guai se chiamate la polizia, vi vengo a cercare» urla Ivan Balzanella 20 anni, di Roma. Con lui, in giro in via Conte Verde, ci sono altri due amici ancora da identificare. Quello è il quartiere multietnico della capitale. Ma per questo ventenne «sempre strafatto, che fa il writer ma non ha finito le superiori» e la sua banda poco importa.

L'Esquilino è la sua zona. E per questo deve essere off limits per gli immigrati. «Voi qua non potete stare, vi do fuoco» grida già a novembre ad altri stranieri. Due sere fa, lo fa davvero. Prende dalla tasca la bomboletta spray di vernice che usa per i graffiti sui vagoni dei treni e sui muri lungo i binari della stazione Termini e la trasforma in un lanciafiamme. Liquido infiammabile contro tre ragazzi di 18, 19 e 21 anni del Bangladesh. Le fiamme li sfiorano appena. Uno di loro cerca di fermarlo e si rompe un dito.

L’arresto Gli agenti del commissariato Esquilino diretti da Domenico Condello irrompono poco dopo. Bloccano il ventenne e gli trovano addosso hashish. Dopo la tragedia di Nettuno, e il giovane indiano bruciato vivo da tre ragazzi, Roma si sveglia ancora all’ombra del razzismo. «Mi auguro che quel demente abbia la giusta punizione» dice Alemanno. «Davvero un brutto segnale, le istituzioni rispondono con durezza e diffusione di dialogo e legalità» aggiunge il presidente della Regione, Marrazzo, mentre Zingaretti, incalza: «Si interroghi chi nei giorni scorsi irresponsabilmente aveva indicato nella cattiveria l'atteggiamento da assumere nei confronti degli immigrati».

Razzismo dunque. Era già successo mesi fa al Trullo. Cinque gli arrestati. «Arabi de merda venite qua, pe camminà su sta strada ce dovete dà 10 euro?» sono le minacce ad alcuni egiziani. Per il gip non c’è dubbio. Si tratta di «occupazione fisica del territorio e di intimidazione permanente nei confronti degli stranieri con finalità di pulizia etnica». Ora ci risiamo. A novembre, la banda del 20enne aggredisce alcuni bengalesi. Anche calci e pugni. Un mese dopo, è la volta di due indiani. «Se passate ancora di qua, vi brucio e vi ammazzo». Loro vanno dalla polizia, segnalano ma non denunciano. Forse prevale la paura.

fonte: Unità

Sparano col fucile ad aria compressa: bengalese ferito

Stava camminando lungo via Ausonia, in compagnia di un amico, quando è stato raggiunto da un colpo alla spalla: un pallino partito da un’arma ad aria compressa che lo ha centrato e ferito, seppure lievemente. Vittima dello sparo un diciottenne di origini bengalesi residente in città. L’episodio si è verificato attorno alle 9.30 di ieri e ha immediatamente visto convergere nel quartiere di San Domenico un’ambulanza del 118, che ha accompagnato il giovane in ospedale, e i carabinieri della Radiomobile. Non è esclusa l’ipotesi di un risvolto razziale.
Ancora tutta da chiarire la dinamica dell’episodio e, soprattutto, del perchè quel colpo sia finito addosso a una persona. I carabinieri chiamati sul posto dalla centrale operativa del 118 hanno avviato subito le indagini, setacciando il quartiere alla ricerca dell’arma dalla quale era stato esploso il pallino: un fucile ad aria compressa del quale, però, pure nel resto della giornata, non si è trovata alcuna traccia.
Nè è stato ancora chiarito da dove sia stato sparato il colpo. La zona, alla periferia nord della città, è stata perlustrata palmo palmo dai militari dell’Arma, che hanno bussato alla porta dei tanti appartamenti dei condomini che affacciano su via Ausonia. Neppure le dichiarazioni rese dal giovane bengalese, che risiede in Italia con regolare permesso di soggiorno, hanno aiutato a portare elementi utili alle indagini. A quanto appreso, infatti, il ragazzo non avrebbe mai avuto screzi o problemi di natura relazionale con chicchesia. Niente, insomma, che potesse farne il bersaglio di uno “scherzo” del genere. Inoltre, quelli non sono nè la via, nè il quartiere nei quali il giovane abita. Il clima di crescente intolleranza verso gli extracomunitari che in queste settimane si sta respirando un po’ dappertutto, in Italia, resta comunque una delle piste investigative alla quale i carabinieri lavoreranno anche nei prossimi giorni.
Quando è stato raggiunto dal pallino, il bengalese stava camminando lungo la via in compagnia di un connazionale, a sua volta residente in altra zona di Udine. Questione di attimi: un momento prima o un momento dopo e quel “proiettile” avrebbe potuto colpirlo in un punto del corpo ben più vicino a organi vitali, oppure schivarlo del tutto. Trattandosi comunque di un pallino ad aria compressa, le conseguenze sono state minime e la ferita giudicata lieve. Soccorso dai sanitari del 118, il bengalese è stato caricato sull’ambulanza e trasportato al “Santa Maria della Misericordia” senza alcun codice d’urgenza. Una volta in Pronto soccorso, il giovane è stato medicato e dimesso con una prognosi di dieci giorni.

fonte: Messaggero Veneto

Migranti, soprusi e violenze al telefono

Di fronte agli eventi degli ultimi mesi che hanno visto ripresentarsi nella società italiana, e purtroppo anche nelle aule parlamentari, proclami razzisti e discriminatori, che, come nel recente caso di Nettuno, si sono concretizzati in veri e propri atti di violenza nei confronti di cittadini stranieri, l'ARCI ha deciso di attivare un numero verde Sos Diritti.

Al numero 800999977, attivo da lunedì 9 febbraio, chiunque può rivolgersi per avere informazioni anche di carattere legale o denunciare soprusi, violenze, atti di razzismo di cui sono vittime i migranti, a cominciare da quelli rinchiusi nei Cpa o nei Cie (ex-Cpt).

fonte: Estense

martedì 10 febbraio 2009

Non sale sul bus perchè è nera

"Segnalo un episodio poco simpatico che, nel contesto dei recenti fatti di razzismo, non depone a favore di una città tradizionalmente di grande cultura ed ospitalità.

Sabato 7/2/2009 stavo rientrando a Parma in auto, con mia moglie, da Felino. Passando da Sala Baganza alle ore 12,50 mi sono dovuto fermare dietro l’autobus della linea n. 6, anch’esso diretto a Parma, che stava caricando i passeggeri.

In quel momento arrivava di corsa una ragazza di colore che voleva salire, ma l’autobus fermo e con le porte chiuse non ha aperto e se ne è andato. La cosa sembrava proprio voluta.
Io e mia moglie ci siamo rimasti male e abbiamo offerto un passaggio alla ragazza che era mortificata, dicendo, per consolarla: “L’autista non ti avrà visto!”

Ha risposto che non lo credeva in quanto la stessa cosa è successa altre volte sia a lei che alle sue amiche. Non solo ma un giorno, salita sul bus, ha chiesto al conducente se il mezzo andava a Parma, senza ottenere risposta. Mi sembra un comportamento di evidente maleducazione, per non dire di più.
Visto che di recente episodi del genere sono stati segnalati con una lettera alla Gazzetta di Parma, non vorrei che fosse una brutta consuetudine degli autisti dei nostri mezzi pubblici.

Cordiali saluti

fonte: Gazzetta di Parma

Famiglia Cristiana: leggi razziali

L'Italia si incammina «verso il baratro delle leggi razziali». Famiglia Cristiana è durissima, si scaglia contro il Carroccio come forse mai era accaduto in passato. Ma richiama anche quei cattolici della maggioranza che non provano «nessun sussulto di dignità in nome del Vangelo» e dunque «peccano di omissione ». La Lega, con il ministro dell'Interno Roberto Maroni, annuncia querele, confortata da un centrodestra che nell'ufficialità fa quadrato. Ma il malumore per le iniziative leghiste forse non è limitato ai Paolini: in Lombardia, il progetto di legge padano per la creazione di una polizia regionale viene seccamente bocciato dagli alleati.

L'editoriale di Famiglia Cristiana è di fuoco: «Il soffio ringhioso di una politica miope e xenofoba, che spira nelle osterie padane, è stato sdoganato nell'aula del Senato della Repubblica ». Come? Con i «medici invitati a fare la spia e denunciare i clandestini, i cittadini che si organizzano in associazioni paramilitari al pari dei bravi di don Rodrigo, i registri per i barboni, i prigionieri virtuali solo perché poveri estremi, i permessi di soggiorno a punti e costosissimi». Insomma: «La "cattiveria", invocata dal ministro Maroni, è diventata politica di governo» e si è «varcato il limite che distingue il rigore della legge dall'accanimento persecutorio».

fonte: Il Corriere della Sera

Il ministro degli Esteri romeno: «Nel governo italiano incitazioni a xenofobia»

E' ancora tensione diplomatica tra Italia e Romania. Il ministro degli Esteri romeno Cristian Diaconescu ha espresso rammarico per quelli che ha definito «alcuni atteggiamenti, soprattutto da parte di alcuni rappresentanti del governo italiano volti, attraverso una retorica molto aggressiva e provocatrice, a incitare alla xenofobia». Alla radio statale «Romania Actualitati», Diaconescu ha sottolineato come «questo non sia un comportamento europeo».

IL PARERE DEL MINISTRO - «In Italia esiste un certo atteggiamento al livello della classe politica, del governo, che non riesco a spiegarmi», ha proseguito il ministro degli Esteri romeno. «Ogni Stato ha il diritto sovrano di sanzionare con la durezza che ritiene necessaria i reati commessi da qualsiasi persona, ma non è giusto lanciare l'anatema contro un'intera comunità », ha detto ancora Diaconescu, definendo «deplorevoli» i reati commessi dai connazionali all'estero. Inoltre ha ricordato che nelle ultime settimane Bucarest ha avuto contatti diretti con Roma per cooperare nei casi di delinquenza ad opera di romeni. Ricordando la prossima apertura di nuovi consolati in Italia e Spagna, Diaconescu ha sottolineato che, all'estero, i romeni devono capire che «la migliore immagine sarà quella creata da loro stessi». «La delinquenza ci nuoce e a dispetto di tutti gli sforzi possibili a livello istituzionale è quasi impossibile equilibrare la situazione», ha concluso.

fonte: Il Corriere della Sera

domenica 8 febbraio 2009

Il delirio xenofobo del “Giornale”

Meno male che c'è il Cospe, una delle organizzazioni promotrici della campagna "Mettiamo al bando la parola clandestino", altrimenti non avrei mai scoperto la caccia al rumeno lanciata da "Il Giornale" sul proprio sito web, da cui mi tengo prudentemente alla larga.
Il 4 febbraio, alla vigilia del decreto che trasforma i medici in poliziotti/spie, legalizza le ronde di vigilantes e batte cassa sulla pelle dei piu' poveri con la tassa sul permesso di soggiorno, il sito ilgiornale.it da' lezioni di populismo con l'articolo "Cacciamoli. Bucarest si riprenda le sue canaglie".

Un articolo che sarebbe ridicolo se non fosse inquietante, dove Paolo Granzotto parla di "rispedire al mittente la feccia romena", e spera "che non mi si dia del razzista se chiamo col loro nome individui che ammazzano, stuprano, rubano agendo con furore belluino". Il teorema è semplice: mandiamoli a casa loro perchè da noi la giustizia è troppo buonista.

E allora portiamo questo ragionamento alle estreme conseguenze, e in nome del federalismo carcerario solleviamo i contribuenti dalle spese relative al mantenimento dei detenuti di altre regioni. Ma forse anche in questo caso qualcuno verrebbe a dirci che i terroni delinquono di piu' e quindi a rimetterci sono sempre i "lumbard", che danno la "sbobba" in carcere anche a chi non meriterebbe di mangiarla perchè nato altrove.

Granzotto si chiede anche "se desti più furore sapere che il colpevole in qualche modo l'ha fatta franca - magari scarcerato dopo un paio di giorni - o sapere che è fuori dai piedi, in qualche galera o in qualche souk [sic!] romeno".

E che saranno mai questi "souk romeni"? L'immagine evocata da questo articolo è quella di un carcere duro tipo quello che ospitava Dustin Hoffman e Steve McQueen in "Papillon", dove carcerieri unti e nerboruti sono pronti a farti fuori al minimo gesto di ribellione. In realta' ci vuol poco a confondere i mercati arabi con un piatto nordafricano, e dall'unione dei "suq" con il "couscous" nasce il "souk" di Granzotto.

La notizia gira su Facebook fino ad incontrare l'ironia dello scrittore pugliese Giuliano Pavone: "dall'articolo si evince che Granzotto non sa cosa sia un suq, convinto che la Romania - dove notoriamente si parla l'arabo, altrimenti non potrebbero essere così canaglie - sia piena di suq. A quando i kibbutz paraguayani e gli igloo congolesi?".

Il senso di grottesco che nasce da questo esempio eclatante di disinformazione aumenta al pensare che queste cose sono scritte anche con soldi "rumeni": quelli versati al fisco dai lavoratori immigrati e successivamente dirottati ai quotidiani grazie ai finanziamenti pubblici. Se fossimo un paese civile, il razzismo ce lo pagheremmo almeno di tasca nostra, e oltre alla "feccia rumena", avremmo il coraggio di perseguire anche quella italiana, perfino quando si nasconde nei banchi del Parlamento e nelle redazioni prestigiose.

fonte: Micromega

Roma: Scuola Pisacane, razzismo mascherato

“Non è razzismo, ma i nostri figli non li iscriveremo a questa scuola. Ci sono troppi stranieri.” Roma. Scuola Pisacane. Genitori sul piede di guerra. Troppi bimbi stranieri. “Troppi per iscrivere i nostri figli. Non è razzismo”.Continuano a ripetere.
Razzismo:convinzione che la specie umana sia suddivisa in razze biologicamente diverse. Riconoscere nella scuola diverse razze. Non è già questo razzismo? Ecco a cosa servono le definizioni. A rendere non interpretabili le parole. Intanto la storia va avanti. Non è un problema scolastico. E' un problema sociale. Non d'integrazione. Ma di profonda ignoranza. Cosa “respireranno” i bambini da questa vicenda?Non è un vero problema questo. Anche perchè. Nel mondo della fantasia. Le distinzioni dei grandi......scompaiono.

fonte: Notiziario Italiano

15enne aggredisce un coetaneo rumeno

Sembra non essere il razzismo il motivo dell'aggressione del 15enne italiano ad un coetaneo rumeno alla fermata dell'autobus di un paese della Valconca.
“Ho sbagliato a picchiarlo - ha dichiarato il ragazzo – ma mi ero stancato di essere chiamato terrone e marocchino perché vengo dal sud”. Il giovane italiano di origine pugliese, denunciato mercoledì scorso per lesioni, ingiurie e minacce, ha chiesto scusa al ragazzo e alla sua famiglia ma respinge le accuse di razzismo: “Il mio migliore amico è un macedone e sono sempre uscito anche con ragazzi marocchini e albanesi” ha sottolineato.

fonte: NewsRimini

Ku Klux Klan Italia

Per tradizione, i medici s’impegnano ad attenersi ad una serie di indicazioni, fatte risalire ad Ippocrate, tra le quali l’impegno a mantenere il segreto su ciò che vengono a sapere sul paziente, nell’esercizio della propria professione. E’ una elementare regola di civiltà, che permette un rapporto di fiducia tra medico e paziente. Oggi, una norma proposta dai leghisti, e accettata da un esercito di gregari - pretesi rappresentanti del popolo, in realtà scelti dalle direzioni dei partiti - vuole trasformare medici e operatori sanitari in spie e delatori. E’ vero che buona parte dei medici rifiuterà questa infamia, ma è sufficiente il timore che qualcuno l’accetti per allontanare i clandestini dalle strutture sanitarie.

“Socialismo o barbarie”: non si pensi al ritorno ad un’economia precapitalistica. La barbarie moderna s’accompagna alle più moderne tecnologie. Lo vediamo nell’uso della tortura, nel clima spionistico che avanza, nella pesante intromissione del clero nella vita privata, nei cosiddetti rappresentanti politici, veri personaggi orwelliani, nella pesante xenofobia e nel razzismo.

La norma che obbliga i medici a denunciare i clandestini che si fanno curare, non solo è oscena , ma è anche pericolosissima perché, impedendo di fatto il loro accesso alle cure mediche, si trasforma in un’omissione di soccorso, e perché migliaia di persone non curate possono diffondere epidemie, dall’epatite al colera. Decine di anni di progresso medico buttate via per una decisione politica infame. Non solo: nascerà un’attività medica clandestina, con un mercato nero dei farmaci, che sfuggirà ad ogni controllo. O meglio, sarà controllato dalla mafia, dalla camorra, dalla ndrangheta e da altri associazioni criminali, che ricicleranno farmaci scaduti o pericolosi, facendo leva anche sulla notoria moralità di tante case produttrici, il cui unico scopo è il profitto. Ci sarà una nuova fonte di denaro illegale da riciclare.

Potranno avere buon gioco anche tanti ciarlatani e guaritori, riprenderà vigore l’aborto clandestino, con guadagni garantiti per cucchiai d’oro e mammane, sarà assai più difficile combattere la pratica dell’infibulazione.

Questa è la “civiltà”, in nome della quale Mario Borghezio pontifica, con la sua associazione Padania cristiana, quella che il 1° maggio del 2007 organizzò una manifestazione piena di bandiere con croci celtiche , con la partecipazione del prete negazionista don Floriano Abramowicz.

fonte: Il pane e le rose

giovedì 5 febbraio 2009

Bologna: molotov contro un negozio gestito da un egiziano

Due settimane fa svastiche e frasi razziste sulla serranda, la scorsa notte una molotov lanciata da una finestra dentro il bagno. E' finito di nuovo nel mirino il bar 'Toni' di via Baldini, alla periferia di Bologna, gestito da poco piu' di un mese da un egiziano di 52 anni. Una bottiglia in plastica da un litro, riempita probabilmente di benzina o gasolio, e' stata lanciata nel bagno attraverso una finestra lasciata semiaperta: ha preso fuoco e annerito le pareti interne del locale e il muro esterno dell'edificio. Indaga la polizia.

fonte: Ansa

Botte e minacce, in un filmato l'iniziazione di una prostituta

«Io sono il tuo unico vero capo. Ho potere di vita e di morte su di te: adesso tu sei morta e rinasci per una nuova vita». Minacce, botte, sputi e imprecazioni. L’incubo di una ragazza romena, madre di un bimbo di 4 anni, costretta a sottoporsi a un rito iniziatico per essere poi trasformata in una prostituta. Le immagini della cerimonia dei suoi aguzzini (GUARDA IL VIDEO) sono state sequestrate dalla polizia nel corso di un'operazione che, ad Ardea, a circa 50 chilometri da Roma, ha portato all'arresto di un romeno, Gigi Valentin Voetisi, 26 anni. Durante il rito, la ragazza, che ha 21 anni, è stata anche minacciata con un coltello.


L'INCHIESTA - Le indagini della Squadra mobile romana hanno preso l'avvio nel settembre dell’anno scorso dopo il fermo di un cinquantenne romano che aveva il compito di trasportare le ragazze rumene nei luoghi dove dovevano prostituirsi. Soprattutto nella zona di Castel di Guido, sull'Aurelia. Gli investigatori hanno ricostruito la rete di sfruttatori delle «lucciole» fino ad arrivare all’appartamento di Ardea. La ragazza ha deciso di collaborare, nonostante gli aguzzini le avessero prospettato ritorsioni sul suo bambino nel caso avesse rifiutato di prostituirsi. Voetisi, per il quale la procura di Roma aveva chiesto un mandato di cattura europeo, è stato rintracciato e bloccato dalla polizia di frontiera rumena mentre cercava di espatriare in auto. È accusato di favoreggiamento e induzione alla prostituzione, e riduzione in schiavitù.

fonte: Il Corriere della Sera

Ufficio delazioni contro gli immigrati

Ho letto che in un Comune lombardo (Turate) è stato aperto un ufficio dove è possibile denunciare, anche in forma anonima, la presenza di immigrati clandestini in paese, non si tratta di un provvedimento razzista, per carità, ma di un invito ai cittadini a collaborare affinchè la legalità sia rispettata.

Lo “sportello delazioni” resta aperto per due ore ogni giovedì.

Non commento la decisione della Giunta, ma mi permetto di avanzare, sommessamente, un suggerimento: invece di aprire l’ufficio sulo per due ore alla settimana consiglierei gli amministratori di tenerlo aperto ogni giorno, ma non solo per denunciare gli eventuali clandestini (mi sembra giusto contrastare l’immigrazione irregolare), ma anche tutti coloro che affittano gli appartamenti in nero, di coloro che assumono in nero, di coloro che non rilasciano gli scontrini fiscali, di coloro che godono di un’indennità di accompagnamento in quanto ciechi o disabili gravi, ma poi guidano l’automobile, degli artigiani o dei professionisti che non rilasciano una regolare fattura, degli evasori fiscali, di coloro che acquistano merci palesemente contraffatte, di coloro che, a casa n malattia, svolgono un secondo lavoro e di tutti coloro che commettono, ogni giorno, piccole o grandi infrazioni che tutti conosciamo benissimo, ma facciamo finta di non vedere per quieto vivere.

In questo modo, probabilmente, la legalità ci guadagnerebbe (…e anche le casse dello Stato).

fonte: Sciura Pina

mercoledì 4 febbraio 2009

Prostituta in cella, si indaga la foto fa il giro del mondo

L'immagine della giovane prostituta nigeriana, accasciata sul pavimento di una cella del comando della polizia municipale di Parma, è divenuta un caso nazionale. Riportata da tutti i principali quotidiani e telegiornali del Paese ha sollevato dubbi e interrogativi, spingendo il presidente del Senato a chiedere chiarimenti al Prefetto e il pm Francesco Gigliotti ad aprire un fascicolo.

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Le rassicurazioni di sindaco e assessore non basteranno, da sole, a placare la polemica. Infatti, dalla Prefettura fanno sapere che l'iter da seguire non sarà quello di una chiacchierata informale, bensì l'ordinaria procedura che segue ogni interrogazione parlamentare. Stanno già preparando il fascicolo con tutti i dettagli di quanto è avvenuto nell'operazione anti-prostituzione di venerdì scorso, da inviare a Roma a disposizione del presidente del Senato e del ministero dell'Interno.

Nel frattempo continua la bufera politica, con il capogruppo del Pd in Consiglio comunale Giorgio Pagliari che chiede chiarimenti durante la prima assise utile "non per creare confusione, ma perchè non ci possono essere dubbi sull'operato della polizia municipale". E perchè "non si può perseguire la sicurezza dei cittadini non rispettando i diritti umani". Marco Ablondi di Rifondazione comunista è ancora più netto e chiede "il ritiro immediato delle deleghe all'assessore Monteverdi".

fonte: La Repubblica Parma

martedì 3 febbraio 2009

Il ragazzo bruciato a Nettuno? Beh, ma era marocchino... (e allora chi se ne frega)

Intervistatrice: Ma quel ragazzo che è stato bruciato? Ragazzo intervistato: Beh, non era un ragazzo, quello lì, era un marocchino.

Non so se avete visto il Tg1 delle 20.00 di ieri sera. Queste sono le parole di un ragazzino di Nettuno, intervistato sulla vicenda dei 3 che hanno dato fuoco a un uomo indiano (e non marocchino). Le parole si commentano da sole.

fonte: Schegge di vento

domenica 1 febbraio 2009

Viterbo, violenta immigrata: preso

In manette un italiano di 39 anni

Un italiano di 39 anni è stato arrestato a Bolsena, nel Viterbese, per aver aggredito e stuprato un'immigrata cilena di 34 anni, sua ex convivente. L'uomo avrebbe costretto la donna ad avere rapporti sessuali, picchiandola e minacciandola con un martello. La vittima è stata ricoverata in ospedale con ferite al volto, al torace e agli arti inferiori, giudicate guaribili in 10-12 giorni. Lo stupratore è stato rinchiuso nel carcere di Mammagialla.

Le accuse a carico del 39enne sono di violenza sessuale aggravata e lesioni personali. Secondo quanto riferito dagli investigatori, l'arrestato, diviso dalla moglie e padre di tre figli, gestiva un bar a Bolsena, che ha dovuto chiudere per problemi economici. Attualmente è disoccupato.

fonte: TGcom

Rabbia razzista - atto II

A Mantova degli uomini (pare che siano romeni, ma poco importa) hanno violentato una ragazza.
Ma sono sicuro che a differenza della reazione che c'è stata a Guidonia (lanciata bomba carta davanti un negozio di romeni), a pochi importerà di questa altra triste vicenda.

Sapete perchè?
Innanzitutto perchè questa ragazza è bulgara, e poi perchè è una prostituta.
Io faccio presente che una giovane di 21 anni è stata mutilata della inviolabilità del suo corpo, perchè una prostituta decide lei quando concedersi. Faccio presente che un italiano che non vuole pou' violenze deve essere sempre vigile, sia quando degli stranieri violentano delle italiane, sia se degli stranieri violentano straniere, sia se degli italiani violentano straniere.

Invece nella nostra italietta di italioti ci si indigna e ci si infiamma solo se una italica concittadina subisce violenze da extracomunitari, soprattutto se clandestini e romeni o marocchini.

fonte: Rigitan's

IMMIGRATO INDIANO AGGREDITO E BRUCIATO NELLA STAZIONE DI NETTUNO

Sempre a Roma: L'uomo che questa notte era l'unico a dormire all'interno dello scalo ferroviario è stato prima picchiato e poi dato alle fiamme