perchè questo blog?

L'Italia è diventata da anni paese di immigrazione ma da qualche tempo si registra un crescere di fenomeni di razzismo. Dopo la morte di Abdul, ucciso a Milano il 14 settembre 2008, ho deciso che oltre al mio blog personale avrei provato a tenere traccia di tutti quei fenomeni di razzismo che appaiono sulla stampa nazionale. Spero che presto questo blog diventi inutile...


martedì 28 febbraio 2012

Per sostenere la lotta per i diritti umani in Bahrain chiediamo a Ferrari e Toro Rosso di non correre il gran premio

L'appello nasce qui e l'Osservatorio lo sostiene.

Nuovo sgombero rom da parte della polizia locale di Legnano

Nuovo intervento della polizia locale nei soliti campi sterrati “adottati” dai rom e che si trovano a ridosso della provinciale per Inveruno. Periodicamente i vigili urbani intervengono per tenere alta la pressione e ieri la modalità si è ripetuta secondo lo stesso copione. Quando le pattuglie dei ghisa in mattinata — affiancati dagli uomini della Protezione civile — sono entrate nel campo erano presenti una decina di persone. Le solite. Questo ha così permesso di effettuare le operazioni di abbattimento delle casupole di fortuna erette e fatte sostanzialmente di cartone. All'operazione ha preso parte anche la proprietà, e cioè l’Iper: intervento resosi necessario per ripulire dalle montagne di masserizie il terreno. Perché alla fine proprio di questo si è trattato. Di una grossa pulizia per ridurre ai minimi termini i rischi di infezione: soprattutto d’estate sterpaglie e arbusti sono infatti il rifugio di topi e pantegane richiamati qui dai rifiuti. Sul fronte invece della identificazione degli zingari, nessuna novità. In realtà già nei giorni precedenti la polizia locale aveva proceduto al rilevamento della popolazione presente — alla fine poche unità fra donne, uomini e bambini. Tutti stranoti alle forze dell’ordine e già fotosegnalati. Segno che l’area, suddivisa poi al suo interno in più campetti autonomi, sta assumendo caratteristiche di un vero e proprio stanziamento semipermanente. Oggi il comando di corso Magenta divulgherà dati precisi circa il totale di masserizie portate via e il numero di persone identificate. Ma al di là della statistica rimane il fatto che a cinque anni di distanza da quella che era stata una promessa elettorale dell’allora candidato Vitali, e cioè d’impedire che in città si formassero degli accampamenti irregolari, questa scommessa non può dirsi vinta al cento per cento. Da allora ad adesso sono decine — non si contano più — i blitz della polizia locale. Una volta col supporto della polizia di Stato, un’altra con quello dei carabinieri. Lo ammette anche l’assessore alla Sicurezza Elio Faggionato: «È in parte vero, ma se dai vertici nazionali e internazionali, vedi la condanna dell’Italia da parte della giustizia europea per il respingimento dei profughi libici, arriva questo tipo di messaggio, non è che noi a Legnano possiamo risolverlo alla radice». Si cerca così di percorrere strade alternative. Come quella che, d’accordo fra Comune e proprietà, ha portato Iper a radere al suolo arbusti incolti e sterpaglie. A cui seguirà la recinzione. E ieri pomeriggio, intorno alle sei, un nuovo blitz al quale ha preso parte lo stesso Faggionato. Quattro le persone allontanate. Si erano ricollocate a ridosso della vicinale per Villa Cortese.

fonte: Il Giorno

domenica 26 febbraio 2012

Giovane marocchino muore in questura, giallo a Firenze

Era entrato nella camera di sicurezza della questura nella notte, ubriaco ma apparentemente in salute. Quando ieri mattina intorno alle undici gli agenti si sono affacciati alla sua cella, si sono accorti che non dava segni di vita. Gli hanno toccato il collo per controllare il battito cardiaco e hanno capito che non c’era un minuto da perdere. Ma per Rami Chaban, un marocchino senza fissa dimora di 26 anni, fermato nella notte a Firenze per rapina e tentata violenza sessuale, non c’era più niente da fare. In pochi minuti in via Zara è arrivata l’auto con il medico, poi – dato che le condizioni del paziente erano disperate - un’ambulanza. Nonostante gli sforzi dei medici il cuore del giovane non ha ripreso a battere. Le manovre di rianimazione sono andate avanti per oltre mezz’ora, ma verso mezzogiorno i sanitari si sono arresi. E così, nel momento in cui Rami Chaban avrebbe dovuto varcare le porte del carcere di Sollicciano, il suo corpo è arrivato, chiuso in una bara, all’istituto di medicina legale di Careggi. Qui, nei prossimi giorni, sarà effettuata l’autopsia. Il medico del 118, nel suo referto, ha escluso la presenza di traumi e ferite. Parla di «arresto cardiocircolatorio», ipotizzando una morte dovuta a cause naturali. Ma c’è un precedente che non può passare inosservato. Neppure un mese fa, il 28 gennaio, sempre nelle celle dei sotterranei della questura fiorentina, un marocchino di 26 anni, fermato per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale, si era impiccato appendendo un lembo di coperta alla grata della porta blindata. All’indomani di quella morte, la Procura aveva aperto un’inchiesta, ma non sono emersi elementi che facciano pensare a una dinamica diversa dal suicidio. Ora la nuova indagine dovrà stabilire cosa abbia ucciso Rami Chaban e dovrà fugare ogni dubbio sulla presenza di una ferita alla testa, riscontrata dal medico legale in una successiva ispezione cadaverica. Una lesione che potrebbe essere stata provocata durante la concitata rianimazione. Di certo, per ora, c’è solo la sequenza degli eventi che, al termine di una serata ad alta gradazione alcolica, ha portato il 26enne in cella. Venerdì sera, il giovane, noto alle forze dell’ordine, era uscito con una donna polacca e il suo compagno, anche lui marocchino. Quando il fidanzato della ragazza si era allontanato per qualche minuto lasciando soli i due, nei pressi della stazione Leopolda, Rami Chaban avrebbe importunato la ragazza, cercando di violentarla. Lei avrebbe reagito respingendolo bruscamente, e lui le ha sottratto con la forza il cellulare. Al ritorno del fidanzato, la giovane gli ha raccontato l’accaduto e lui ha deciso di chiamare la polizia: tra i due uomini ci sarebbe stata una colluttazione. Gli agenti della Polfer hanno bloccato e arrestato il 27enne, accompagnandolo in questura. In cella, Rami Chaban è arrivato intorno alle 4 del mattino: sembrava tranquillo, non ha dato in escandescenze, spiegano gli agenti, ancora sconvolti. In via Zara avrebbe dovuto trascorrere solo poche ore. Dopo la tragedia del 28 gennaio scorso, la vigilanza nelle camere di sicurezza era stata aumentata. Per questo motivo gli agenti incaricati della sua sorveglianza, in attesa del trasferimento, lo hanno controllato più volte. Poco prima che scattasse l’allarme, un poliziotto si era affacciato: «Sembrava che dormisse profondamente», ha spiegato. Fonte: La Stampa

mercoledì 8 febbraio 2012

Albenga. Mauro Aicardi denuciato per istigazione all’odio razziale.

La Procura di Savona ha aperto un fascicolo sulla frase postata da Mauro Aicardi su facebook. Istigazione all’odio razziale il reato contestato al leghista ingauno. L’agricoltore si trova così a dover rispondere di una frase che ha scosso le coscienze di migliaia di persone che si sono attivate, sempre via web, per chiedere le sue dimissioni dal consiglio comunale. Sono decine le pagine google dedicate alla frase sui forni per gli immigrati, giornali web e quotidiani che hanno dedicato intere pagine sul caso del leghista che è difeso a spada tratta dalla sua gente e dal sindaco Guarnieri. Mauro è un uomo simpatico e un bravo ragazzo, ma deve aver scritto con troppa leggerezza una frase che suscita ricordi dolorosi per la tragedia vissuta dagli ebrei. Seguendo la scia di affermazioni dei suoi capi, da Calderoli a Borghezio, non ha compreso di aver toccato un tasto e un nervo ancora aperto nella memoria di tanti. Le scuse di Mauro non sono bastate e neppure la chiusura della sua pagina facebook, il Procuratore di di Savona Francantonio Granero ha aperto un fascicolo e Aicardi dovrà affrontare un procedimento delicato per il reato di istigazione all’odio razziale. Se fosse costretto alle dimissioni, dopo il clamore mediatico che lo ha investito, la maggioranza del sindaco Guarnieri sarebbe praticamente finita, o in ostaggio dei centristi Pollio e Cangialosi. Ecco che la Lega è costretta a fare quadrato intorno al suo consigliere ed evitare che lui si dimetta. Di diverso avviso l’opposizione che chiede la testa del consigliere e le sue dimissioni immediate. fonte: Albenga Corsara

Genova, studentessa colombiana massacrata di botte per aver reagito a una pallonata in faccia

L'hanno massacrata di botte dopo che lei si era rifiutata di «fare quattro tiri a calcio» con loro. Per questo le hanno prima tirato una pallonata in faccia poi, di fronte alle sue proteste, l'hanno presa a calci e pugni lasciandola a terra con una gamba rotta. È successo lo notte scorsa in piazza Caricamento, nel centro storico di Genova, una delle zone più frequentate da cittadini stranieri, vittima una studentessa colombiana di 24 anni. L'aggressione. La giovane ha denunciato alla polizia che stava transitando nella piazza quando è stata avvicinata da quattro giovani con un pallone. «Avevano circa vent'anni ed erano stranieri - ha detto agli agenti -. Mi hanno chiesto se volevo giocare con loro, ma io ho rifiutato e ho cercato di allontanarmi». Senonchè uno di loro, in segno di derisione, ha tirato una pallonata contro di lei che l'ha colpita in faccia. A quel punto la studentessa, sempre stando alla sua denuncia, si è girata e ha protestato. Ma invece delle scuse ha ricevuto calci e pugni: i quattro le si sono avventati contro e l'hanno massacrata di botte, colpendola con calci e pugni e lasciandola a terra con una gamba rotta. I soccorsi. In soccorso della colombiana sono intervenuti alcuni passanti tra cui lo stesso fidanzato della giovane. La sudamericana è stata trasportata al pronto soccorso dell'ospedale Galliera, dove le è stata diagnosticata la rottura della tibia e del perone, e una prognosi di 30 giorni. La polizia sta cercando di risalire ai quattro giovani autori del pestaggio. fonte: il Mattino

CONSIGLIO UE: RAZZISMO, ITALIA RISPETTI CARTA SOCIALE EUROPEA

L'Italia ancora nel mirino delle autorità europee. Il richiamo arriva dal comitato del Consiglio d`Europa che vigila su come gli Stati membri applicano quanto stabilito dalla Carta sociale europea, ratificata anche dall'Italia. Il rapporto presentato punta il dito contro la carenza di politiche necessarie al mantenimento dei diritti degli immigrati, rom e sinti. In modo particolare sulla questione degli alloggi. Già il 5 aprile 2011, il governo Berlusconi aveva sottoscritto una richiesta della Commissione di redigere un piano strategico nazionale per l`integrazione dei Rom in grado di intervenire su quattro punti chiave: lavoro, scuola, salute e abitazione. Il termine stabilito dalla Commissione per la stesura del piano, fissato al 31 dicembre dell`anno scorso, per l`Italia è stato prorogato al 28 febbraio, visto il cambio di governo. Obiettivo finale della Commissione europea è l`integrazione dei rom in una cornice strutturata di lotta all`esclusione sociale e alla povertà. L`Europa in particolare chiede all`Italia di facilitare l`accesso alla cittadinanza per i rom che risiedono in Italia da diversi anni; l`assistenza nell`accesso al mercato del lavoro; un programma nazionale per offrire condizioni dignitose a chi vive nei campi; l`intervento sul piano dello scorso governo sull` emergenza nomadi. Criticate fortemente anche alcune posizioni delle amministrazioni locali. L'accusa è quella di negare agli immigrati regolari facilitazioni per l'accesso alla casa. Atteggiamento in contrasto con la Carta Sociale. Alla Commissione non piace nemmeno il comportamento intollerante di alcuni politici italiani. L'Europa è ancora in attesa di misure, in grado di impedire l'uso propagandistico di argomenti contro rom ed immigrati. fonte: Justice TV

Non gli dà una sigaretta: insulti razzisti e botte. Condannato „Non gli dà una sigaretta: insulti razzisti e botte. Condannato

Non gli dà una sigaretta: insulti razzisti e botte. Condannato „ L'8 marzo 2009 con un amico aggredì e insultò con ingiurie razziste un eritreo di 24 anni, al quale sottrasse anche il cellulare: la colpa dell'eritreo era quella di aver rifiutato una sigaretta ai due. Il tribunale di Bologna ha condannato per ingiurie aggravate da motivazioni razziste l'aggressore - un ragazzo di 26 anni di origine bosniache, incensurato - a 20 giorni di permanenza domiciliare. Previsto dal Tribunale anche un risarcimento del danno morale, fissato nella somma di 5.000 euro, provvisoriamente esecutiva, e la rifusione delle spese di costituzione e difesa della parte civile. Il fatto avvenne attorno alle quattro del mattino in via Fioravanti, nella prima periferia. L' eritreo stava camminando per strada insieme alla moglie, venne avvicinato dai due giovani, l'altro era un italiano di 22 anni con precedenti per lesioni, che è poi stato condannato separatamente con rito abbreviato dal Gup per l'aggressione. Gli chiesero la sigaretta. Davanti al rifiuto, i due aggredirono il giovane che, nella colluttazione, oltre ad essere insultato con frasi razziste, venne 'alleggerito' del cellulare e colpito da un calcio al basso ventre. Intervenne una volante e i due furono arrestati. L'eritreo si fece medicare all'ospedale. L'arresto fu per rapina, lesioni e ingiurie aggravate da motivazioni razziste. „Il tribunale ha deciso per l'assoluzione dalla rapina perché il fatto non sussiste. Secondo i giudici non emerge una prova adeguata di un atto di impossessamento del telefono, perché la violenza era connotata "da semplici intenti provocatori e di spregio razziale". I giudici comunque ammettono che il cellulare almeno per breve tempo è stato nelle mani degli aggressori. Riguardo alle lesioni, il Tribunale ha dichiarato il reato non procedibile per difetto di querela. In realtà il ragazzo, con il suo avvocato Andrea Ronchi, aveva presentato querela. A quanto pare però nel fascicolo non è finita. E l'altro italiano, quello che ha fatto l'abbreviato, è stato condannato anche per lesioni. D'altronde nel processo c'era già un altro 'buco': relativo a trascrizioni che non c'erano nel fascicolo, quelle dell'agente di polizia che intervenne in via Fioravanti e che è dovuto tornate due volte a deporre.“ Fonte: Bologna Today

L'allenatore Simone denunciato per razzismo

La giustizia francese ha aperto un' inchiesta per «insulti razzisti» contro l' allenatore del Monaco, l' italiano Marco Simone. L'episodio risale allo scorso 15 agosto: secondo la denuncia di un agente, l' ex giocatore del Milan si trovava all' aeroporto parigino De Gaulle in compagnia di un bambino che giocava davanti a una signora su una sedia a rotelle. Invitato dall' agente a sorvegliare il bambino, Simone l' avrebbe insultato a più riprese. fonte: Corriere

Razzismo nel calcio, l’osservatorio denuncia 28 episodi in questa stagione

Quale è la situazione del razzismo negli stadi e nelle tifoserie italiane? Mi è capitato, anche di recente, sentire dirigenti della FIGC dichiarare che nel calcio italiano non c’è razzismo. Con il mio libro, dove ho utilizzato prevalentemente i dati della giustizia sportiva, ho voluto dimostrare che il razzismo in Italia c’è. D’altra parte, la media è di circa 50 episodi per ogni stagione calcistica, che è una cifra molto più alta di quella registrata in altri campionati. Quest’anno ne abbiamo registrati già 28, un numero alto, anche perché riguardano quasi esclusivamente cori e non più anche gli striscioni. Ma non mi sembra che qualcuno ha sollevato il problema. Anzi. Le ammende per gli episodi razzisti vengono ormai relegati nelle “notizie brevi”. L’altro dato importante è che, il totale delle ammende che le Società sportive hanno dovuto pagare per la “responsabilità oggettiva” (cioè per i cori dei suoi tifosi) è di circa 100mila euro. Da anni chiediamo che questi soldi vengano utilizzate per iniziative apertamente antirazziste. Un altro dato che contraddistingue negativamente l’Italia è che nessun giocatore ci mette la faccia contro il razzismo. Molti di loro fanno cose molto importanti per il sociale, ma, caso strano, nessuno se la sente di dichiararsi apertamente e fortemente contro il razzismo. Mi è capitato di partecipare ad un incontro europeo indetto dalla UEFA contro il razzismo. C’erano calciatori testimonial di ogni paese. Non c’era però nessun calciatore italiano! Quali sono le tifoserie più intolleranti d’Italia e nella fomentazione dell’odio quanto conta il legame tra la politica e le curve? Alla fine del libro “Che razza di tifo” ho allegato un riassunto statistico degli ultimi 10 anni, riportando tutte le 99 tifoserie coinvolte. Le più “punite” sono state Verona (60 episodi), Lazio (58), Ascoli (28), Padova (23), Juventus (21), Roma (20). Guarda caso, quasi tutte tifoserie in cui la componente di estrema destra era la più rilevante. Il legame politico c’è stato soprattutto a partire dalla fine degli anni Ottanta/primi anni novanta, quando c’è stata una volontà esplicita di “occupare” le curve. Ma poco o nulla è stato fatto. Spesso le tifoserie di estrema destra hanno utilizzato la violenza per dominare in curva, mischiando poi il proprio potere sulla gestione del business della curva. Nell’attuale stagione 2011/12, almeno fino ad oggi, abbiamo registrato 28 episodi, messi in atto da ben 20 tifoserie. Quindi una diffusione piuttosto ampia. Con l’eccezione della Fiorentina (che è stata inserita per i cori degli stessi tifosi viola contro il suo allenatore Mihajlovic, “colpevole” di essere uno “zingaro”), ritroviamo le “solite” tifoserie: Lazio, Verona, Padova. Una new entry è il Prato, e andrebbe capito come mai. Tra le vittime più prese di mira, i giocatori di Bari, Inter, Catania e Como. Ma in Italia non è mai stata attuata la norma che prevede di risarcire le squadre che subiscono più episodi di razzismo. fonte: Panorama

Imprenditore di Forì condannato per razzismo per insulti sindacalista Padova „Imprenditore edile condannato per insulti razzisti a sindacalista

Imprenditore di Forì condannato per razzismo per insulti sindacalista Padova „Aveva insultato, attingendo a un repertorio razzista, il sindacalista senegalese della Fillea Cgil Boubacar Niang, intervenuto nel 2010 in un suo cantiere stradale per un'ispezione. LA CONDANNA. Un episodio che è costato caro a un imprenditore edile di Forlì, Claudio Rossi, condannato ieri dal giudice Nicoletta De Nardus del tribunale collegiale di Padova a 8 mesi di reclusione per ingiurie aggravate dalla discriminazione razziale e diffamazione. 2 mesi per le sole ingiurie, invece, al figlio Cristian Rossi. IL SINDACALISTA. "È un segnale forte, non solo per me, ma per tutti - commenta soddisfatto Boubacar - La giustizia si è mossa nell'unica direzione possibile, quella della tutela del rispetto reciproco delle persone e delle regole. Auguro che la sentenza di oggi sia un segnale forte per un futuro di convivenza tra le persone".“ Imprenditore di Forì condannato per razzismo per insulti sindacalista Padova „CGIL. "Non riconoscere a un lavoratore di colore il diritto ad essere sindacalista, e insultarlo manifestando disprezzo per le sue origini è un fatto che non va sottovalutato - gli fa eco il segretario della Fillea Cgil Marco Benati - e così è accaduto: dopo 'solo' un anno e mezzo dai fatti siamo pervenuti ad una sentenza che ci soddisfa. È un segnale positivo per la comunità e per le tante persone che apprezzano il lavoro difficile che Boubacar Niang svolge ogni giorno".“ Fonte: Padova Oggi

Gli insulti razzisti… a quelli del paese vicino

“Puzzate come vacche”: volano parole grosse tra i bulli di Oristano e provincia
Gli insulti e le aggressioni razziste non sono solo quelle rivolte ai cittadini stranieri. Anche tra i conterranei, a volte, emergono casi di discriminazione motivati dalla semplice località di residenza. Ad Oristano e provincia la violenza è scoppiata tra i bulli di paesini confinanti. Alla Polizia sono arrivate denunce per offese su Facebook e per intemperanze dei ragazzi sui pullman.
“PUZZATE DI LETAME” - Del caso parla L’Unione Sarda in un articolo a firma di Valeria Pinna:
Forse voleva essere uno sfottò. Ma è andato oltre e il clima tra studenti si è subito infiammato.

«Puzzate di letame, siete peggio delle vacche». Parole pesanti, quasi un pugno nello stomaco per alcuni ragazzi di Arborea offesi da compagni di scuola di Tiria. E dal “duello” a suon di insulti si è passati ben presto alle mani. Un’altra storia di bullismo, iniziata a scuola e finita fuori, dopo le lezioni.

TIRIA VS ARBOREA -Gli episodi di razzismo tra conterranei si verificano prevalentemente a scuola:

Tutto sarebbe iniziato con qualche battuta pesante. Un gruppetto di ragazzi di Tiria, più grandi dei rivali, nei giorni scorsi ha preso di mira alcuni alunni di Arborea che studiano al liceo scientifico di Oristano. «Avete puzza, proprio come le vostre vacche». E ancora parolacce e offese. La questione è ben presto degenerata e qualcuno ha pensato di risolvere tutto con le maniere forti. Un ragazzo è stato accerchiato da altri studenti ed è stato picchiato. Ma la vicenda non è finita qui. Strascichi anche ieri, con liti accese e scontri ai giardinetti vicino alla scuola.
SCREZI ANCHE ALLE ELEMENTARI - Rivalità e violenze – racconta ancora L’Unione Sarda – non hanno età:
Gli screzi tra gli alunni di Tiria, Palmas e Arborea sembrano avere radici vecchie.Tanto che qualche episodio si è registrato addirittura anche tra i bambini delle scuole elementari. Insulti e prese in giro in occasione di gare e altri eventi che hanno avuto come retroscena questi sipari. Episodi frequenti, ma non sempre emergono. «Dai nostri dati – spiega Toto Ferraro del Provveditorato – non risultano tanti episodi, ma molto spesso vengono nascosti oppure accadono fuori dalla scuola, lontano da occhi di insegnanti e presidi». L’osservatorio sul bullismo evidenzia sempre le classiche forme di violenza fisica «soprattutto tra i maschi, mentre tra le ragazze si usa l’arma della violenza psicologica – va avanti – e può capitare che la compagna di classe bruttina venga emarginata ». Frequenti gli sfottò per gli studenti pendolari. «Per fortuna adesso gli insegnati sono più attenti a cogliere queste situazioni – ha precisato Ferraro – noi abbiamo organizzato diversi corsi di formazione nelle scuole, con esperti e rappresentanti delle forze dell’ordine che hanno invitato al rispetto ma anche a segnalare questi fatti».
LE DENUNCE - I casi di bullismo sarebbero finiti anche sulle scrivanie della Questura. Scrive Pinna:
Ai carabinieri non sono arrivate segnalazioni, come ha confermato il comandante provinciale Giulio Duranti. In Questura invece le segnalazioni non mancano. «Qualche denuncia per intemperanze sugli autobus – ha osservato Pino Scrivo, capo della Squadra Mobile – e per attacchi e ingiurie su Facebook».
 fonte: Giornalettismo

Adro, la sezione della Lega condannata per razzismo

Il comune franciacortino di Adro ancora al centro dellepolemiche. Dopo gli attacchi del sindaco leghista al presidente della Repubblica per aver omaggiato del cavalierato l'imprenditore che nell'aprile 201o pagò i 10mila euro di rette arretrate della mensa dell'asilo, adesso è la stessa sezione della Lega Nord ad essere condannata per razzismo nei confronti di una sindacalista. Quando sulla vetrina della sede della Lega Nord di Adro è stato affisso per alcuni giorni un volantino che esordiva dicendo «Cara la me romana sono tutti bravi a fare i culattoni con il culo degli altri», Vittoria Romana Gandossi (esponente dello Spi Cgil di Brescia, conosciuta con l'epiteto di nonna-anticarroccio), ha subito molestie di stampo razzista e ritorsione. Lo ha stabilito il giudice del tribunale civile di Brescia Maria Grazia Cassia, secondo il quale tuttavia il danno è contenuto, perché tali insulti sono stati scritti per conto della sede "locale" della Lega «da un segretario che difende le ragioni della stessa nella forma sgrammaticata di cui alla missiva». Lo scrive nella sentenza con cui ha disposto che Gandossi sia risarcita con 2.500 euro, così come l’Associazione studi giuridici sull’immigrazione e la Fondazione Guido Piccini per i diritti dell’uomo che avevano depositato il ricorso insieme a lei, per un totale di 7.500 euro. Il giudice ha riconosciuto che il manifesto razzista ha offeso anche tutti gli stranieri. Inoltre ha riconosciuto che la vicenda va inquadrata nell’ambito della molestia, intesa come comportamento che «lede la dignità della persona e crea un clima degradante, umiliante o offensivo come prevede il decreto legislativo 215 del 2003»: così l’avvocato Alberto Guariso, legale con Alessandro Zucca della sindacalista Vittoria Romana Gandossi, commenta la sentenza con cui il giudice di Brescia ha accolto il ricorso per discriminazione relativo al volantino diffamatorio comparso qualche mese fa sulla vetrina della sede della Lega Nord di Adro. «Quello su cui dissentiamo molto - prosegue Guariso - è la quantificazione del risarcimento del danno morale, che ha una motivazione un po’ ridicola: in sostanza il giudice dice «Pochi soldi perché il segretario della Lega è un povero ignorante che scrive sgrammaticato».

fonte: Corriere