perchè questo blog?

L'Italia è diventata da anni paese di immigrazione ma da qualche tempo si registra un crescere di fenomeni di razzismo. Dopo la morte di Abdul, ucciso a Milano il 14 settembre 2008, ho deciso che oltre al mio blog personale avrei provato a tenere traccia di tutti quei fenomeni di razzismo che appaiono sulla stampa nazionale. Spero che presto questo blog diventi inutile...


mercoledì 29 luglio 2009

Fondi, bomba sul davanzale in casa di coppia romena

Una bomba è stata trovata poco dopo le dieci sul davanzale della finestra di una villetta nel centro storico di Fondi, in provincia di Latina.

L'ordigno, realizzato artigianalmente usando un barattolo di patatine, è stato scoperto dagli affittuari dell'abitazione, una coppia di romeni che proprio ieri si era trasferita nel sud pontino e che ora è sotto schoc.

La bomba è stata trasportata in un luogo di sicurezza dagli artificieri. Sul caso stanno indagando polizia e carabinieri.

fonte: Repubblica

Marisa, quel parto in extremis "Rischiava di nascere in casa"

Marisa, che voleva partorire in casa per timore del decreto-sicurezza, alla fine si è presentata all´ospedale San Martino. E´ successo dieci giorni fa, ventiquattr´ore dopo il termine fissato dal suo ginecologo. Il piccolo Marco, nato dopo un cesareo, è in gran forma. E´ tornato a casa con mamma e papà, a Borgoratti. Che felicità. «Ma fino all´ultimo ero terrorizzata. Poi ho parlato con l´avvocato, mi ha detto che la nuova legge non era ancora stata firmata dal presidente della Repubblica. Mi sono fidata. Ma se Marco fosse nato un mese più tardi, sarei rimasta chiusa in casa».

Marisa, di origine colombiana, è sposata con un connazionale che fa il muratore. Accudisce da cinque anni un anziano genovese, non ha il permesso di soggiorno. Si fidava del suo medico, ma temeva di presentarsi in ospedale. Le avevano detto che rischiava di essere denunciata, perché anche i dottori sono pubblici ufficiali, che l´avrebbero rimandata al suo paese ma che soprattutto le avrebbero tolto il neonato. Marisa aveva deciso di partorire in casa, facendosi aiutare da un´amica ecuadoriana e da una vicina di casa che fa l´infermiera. Repubblica aveva raccontato la sua storia l´8 luglio scorso. Una storia a lieto fine, per fortuna.

Ma ce ne sono decine di altre, forse centinaia, che dall´8 agosto rischiano di finire diversamente. Ce ne hanno raccontate due, drammaticamente simili. La prima è quella di Wissal, una giovane marocchina che vive nel Centro storico, e lavora in nero come collaboratrice domestica e lavascale per una ditta di pulizie.

Wissal ha 26 anni ed aveva raggiunto in Italia il fidanzato, un connazionale che faceva il cameriere ed aveva un regolare permesso di soggiorno. Lui l´ha lasciata all´inizio dell´anno, quando lei gli ha detto che aspettava un bambino. Wissal non ne sa più nulla e il dolore è stato così forte che non le importa più. Ma ha deciso di tenere il bambino. Si è rivolta ad un legale genovese, chiedendo aiuto perché aveva saputo del decreto-sicurezza e temeva che le portassero via il piccolo. Ha molta fiducia in un medico, incontrato in un ambulatorio: il dottore ha seguito tutta la gravidanza e non smette di tranquillizzarla. «Mi ha detto di non preoccuparmi, perché nessun medico genovese mi denuncerà mai», spiega Wissal. «Lo so che lui è una persona buona, ma io non so chi ci sarà con lui il giorno del parto. No, ho troppa paura. Il bambino nascerà in casa, c´è un´amica pronta ad ospitarmi. E magari chiederò al mio medico di assistermi».

fonte: Repubblica

Nuova aggressione razzista al Pigneto

Una vetrina in frantumi del negozio bengalese al Pigneto e un gruppo di adolescenti che forse, colpevole il caldo o l’estate che spesso riempie le giornate di noia, hanno deciso con caschi e una sedia trovata in loco di dare una lezione al quel bengalese che proprio non ci stava a farsi sottomettere da quei ragazzini.

Nabir ha tutto il suo mondo in quel negozio: con i guadagni ci mantiene la madre anziana e i fratelli piccoli rimasti in Bangladesh. Non riesce a capire perché questi ragazzini che già in passato hanno dato fastidio alla numerosa comunità cinese del quartiere, adesso ce l’hanno proprio con il suo negozio. Ha paura delle ritorsioni ma è sicuro di aver ragione: ecco perché in questo momento si trova al comando più vicino per esporre una denuncia verso ignoti.

Sa di non aver fatto nulla di male e sa che un gesto di rabbia nei loro confronti potrebbe rovinarlo: probabilmente sono minorenni. Ecco perché ha voluto rimettere tutto nelle mani della giustizia. Ma adesso il compito è anche nostro: questi ragazzi sono i nostri fratelli, cugini, figli, amici e vicini di casa. Diamo una mano a Nabir e cerchiamo di far capire a questi ragazzi che il razzismo non ha mai portato a nulla.

fonte: Abitare a Roma

martedì 28 luglio 2009

Dall'8 agosto Prato potrebbe diventare la citta' dei bambini fantasma

Saranno quelli nati da madri clandestine a cui l'entrata in vigore del pacchetto sicurezza impedisce di effettuare alcuna registrazione perché non possiedono permesso di soggiorno. Nella capitale della società multiculturale e della massiccia presenza di immigrati irregolari e' scattato l'allarme. Oggi in prefettura si cerca di minimizzare, ma allo stesso tempo si chiedono delucidazioni sul dettato normativo al Ministero dell'Interno anche perché incombe l'8 agosto, data dell'entrata in vigore della legge e ad oggi nessuno sa quali ripercussioni ci potranno essere in una città dove nei soli primi sei mesi del 2009 sono nati ben 412 bambini da madri clandestine. Ad oggi la procedura prevede che vengano munite di attestazioni di nascita con la quale avviene la registrazione all'anagrafe. Dall'8 agosto sembra non sarà più possibile e dunque una volta usciti dall'ospedale spariranno nel nulla o saranno affidati ai servizi sociali? E di conseguenza aumenteranno gli aborti e i parti clandestini? I genitori e gli stessi piccoli finiranno nella rete della criminalità organizzata? 'Dal punto di vista medico non credo cambierà nulla, continueremo a far partorire tutti - spiega il dottor Paolo Ciolini, direttore dell'U.O di Ginecologia Ostetricia dell'ospedale di Prato - quello che mi spaventa e' il bambino senza diritti, non ha niente, come un cane abbandonato nel canile'. Come raccordare la nuova norma a quella che prevede permessi di soggiorni temporanei per chi e' in cinta? La madre irregolare potra' denunciare la nascita di un figlio, in quanto titolare di questo permesso di soggiorno per sei mesi, ma l'associazione Save The Children sostiene pero che una donna in gravidanza ha diritto al permesso di soggiorno temporaneo solo se dotata di passaporto e comunque resta il problema del padre clandestino. In attesa che il ministero dell'Interno faccia luce sulle profonde ombre di questa legge, a Prato infuria la polemica. L'Italia dei Valori ha già annunciato la presentazione di un question time per al Consiglio comunale di giovedì pomeriggio. Durissima la reazione Il presidente della Provincia di Prato Lamberto Gestri che lancia alla cittadinanza l'appello per una mobilitazione generale per cambiare le regole. ''A Prato - afferma - sperimenteremo uno degli aspetti più dolorosi e disumani di questo provvedimento che, paradossalmente, favorisce i comportamenti delinquenziali. Auspico che parta una mobilitazione per cambiare le aberranti regole del pacchetto sicurezza che riguardano i bambini nati da madri e padri privi di permesso di soggiorno perché sono disumane e violano i diritti più elementari delle persone. E' una vicenda ripugnante e contraddice ogni principio etico. Chi crede nel rispetto dell'uomo, laico o cattolico che sia, deve alzare la voce perché queste norme vengano cambiate. E' un dovere. La storia ci insegna che l'affermazione di una cultura che non rispetta le persone, a partire dai più indifesi come i neonati e le loro madri, ha conseguenze drammatiche e aberranti per tutta l'umanità'.

Fonte: ToscanaTV

sabato 25 luglio 2009

No a dirigenti scolastici del Sud”

Vicenza: Approvata martedì da maggioranza ed opposizione, la mozione proposta dall’Assessore alla Scuola, Morena Martini del PDL, che proporrebbe l’esclusione dai concorsi ai dirigenti scolastici del Sud in provincia di Vicenza.

L’Assessore ha voluto puntualizzare che la mozione in questione non è stata proposta con fini “razziali”, ma per “ripristinare una situazione di diritto che alcune regioni hanno disappreso”. L’Assessore continua affermando che nel Veneto ci sono circa 70 posti da coprire, ma nessuna graduatoria regionale da cui attingere, per cui la probabilità che le 70 poltrone libere del Veneto vengano occupate da meridionali è altissima. Questo non va proprio giù ai vincenti.

L’Assessore ha inoltre ricordato come ai concorsi banditi per i dirigenti scolastici nel 2004, in seguito alla cosiddetta “mobilità regionale”, concessa del governo Prodi, su 118 poltrone disponibili, vennero nominati ben 108 meridionali provenienti Sud.

Con questa mozione, il consiglio regionale ha voluto denunciare il mancato rispetto della norma da parte di alcune regioni ed evidenziare la conseguente situazione di svantaggio in cui si trova la regione Veneto, rispetto alle altre realtà nazionali.

fonte: RTV

venerdì 24 luglio 2009

Scade il visto al professore indiano E la Bocconi perde il ricercatore

Vikas Kumar ha 32 an­ni compiuti da poco, una laurea in Economia e un master a Dehli, un PhD (l’equivalente di un nostro dotto­rato) a St. Louis. E ha, o meglio ave­va, un contratto in Bocconi. Un posto che in moltissimi sognano e a cui Vikas ha rinunciato, dopo 4 anni di più che onorato servizio nelle aule dell’università milanese. Tra l’entu­siasmo degli esordi e la disillusione dell’addio, i mesi di attesa per un per­messo di soggiorno che non arriva mai. A raccontare la storia di Vikas è Lo­renzo Peccati, prorettore per le risor­se umane della Bocconi. «Kumar è ar­rivato da noi quasi 5 anni fa, con un ruolo di assistant professor (ricerca­tore a tempo determinato). L’aveva­mo scelto sul Job Market, un appunta­mento annuale dove i migliori «cer­velli » vengono selezionati a livello in­ternazionale; gli abbiamo offerto un contratto di 6 anni, tra i benefit c’era la possibilità di un anno sabbatico, mantenendo stipendio e fondi di ri­cerca, da trascorrere in qualunque ateneo del mondo».

È l’estate 2008: Kumar, che ha già rinnovato una volta il permesso di soggiorno (da 2 anni, allora il massi­mo per un contratto di quel tipo), de­cide di sfruttare l’occasione. «E sicco­me è bravo, viene accettato a Stan­ford. Sarebbe dovuto rientrare alla fi­ne di quest’estate». Ma il visto, nel frattempo, è scadu­to. Da molti mesi. Nel corso dei quali la Bocconi non è stata con le mani in mano: «Grazie al decreto legge uscito a gennaio 2008, docenti e ricercatori stranieri ora possono ottenere un per­messo che copra tutta la durata del contratto. Ma l’ente che li assume de­ve iscriversi a un albo istituzionale, per poi avviare la procedura. Ebbene, l’albo è comparso sul sito del Ministe­ro dopo 9 mesi. E fino ad oggi non sono risultati di­sponibili i moduli necessari». Morale (mesta) della favola: «Vikas chiedeva notizie, e noi non potevamo far altro che rispondergli: ci stiamo lavoran­do... Penso che a un certo punto ab­bia fatto due più due. Poco tempo fa è arrivata una lettera molto gentile, con cui rende noto di avere accettato l’offerta dell’università di Sydney».

fonte: Corriere della Sera

giovedì 23 luglio 2009

Donna nigeriana picchiata ai giardinetti

Beatrice I., 33 anni, di origine nigeriana, ha denunciato di essere stata picchiata in un giardino pubblico, a Torino, da tre persone e presenterà una denuncia spiegando che all'origine dell'aggressione non sono estranei elementi di razzismo. La signora, sposata con un pittore italiano, Aurelio M., è madre di due figli.

Il 15 luglio ha portato il primogenito, 7 anni, con problemi di autismo ai giardinetti tra via Osasco e via Rivalta, in borgo San Paolo. Il ragazzino ha tirato un sasso verso un gruppo di persone colpendo un uomo di 86 anni. La donna si è immediatamente scusata spiegando anche la situazione ai presenti, ma è stata aspramente rimproverata: «Porta quel bastardo di tuo figlio in manicomio» e «torna al tuo paese» sarebbero le frasi che, secondo il suo racconto, le sono state rivolte. Un uomo, poi, l'ha percossa con una pietra, e altri due sarebbero passati dalle parole alle vie di fatto. La donna ha riportato lesioni che sono state giudicate guaribili in dieci giorni. La polizia è intervenuta e ha identificato tutti i presenti e ha denunciato un uomo di 68 anni per tentate lesioni aggravate.

fonte: Corriere della Sera

Episodi di razzismo a Sesto san Giovanni e Bergano

A Sesto San Giovanni, le famiglie Rom recentemente sgomberate dai loro insediamenti di fortuna, sono oggetto di insulti razziali, minacce e violenze quotidiane da parte della cittadinanza, mentre le autorità le braccano in ogni angolo della città per allontanarle da qualsiasi possibile riparo e impedendo loro di costruire baracche in cui abitare temporaneamente.

A Bergamo, secondo quanto riferiscono alcuni testimoni, giovani italiani con simpatie neonaziste percorrono la città con l'intento di provocare coetanei stranieri. Di fronte alla minima reazione le “ronde” accusano di violenza le loro vittime designate, denunciandole in alcuni casi alle forze dell'ordine. “Qui non li vogliamo,” ha detto un ragazzo di soli 17 anni, “ e se non facciamo niente, presto la città sarà in mano ai negri, marocchini e zingari”.

fonte: EveryOne

mercoledì 22 luglio 2009

Aggressione razzista a Napoli Picchiato un giovane di colore

Episodio di razzismo a Napoli, al quartiere Forcella. Un giovane di colore è stato aggredito a calci e pugni, vicino alla scuola "Annalisa Durante", per aver chiesto a un uomo di 30 anni, che lo stava per travolgere, di andare più piano con l'auto.

Il conducente, riferiscono alcuni membri della Rete sanità e comitato Parco San Gennaro, è sceso dall'auto e, aiutato da altri due ragazzi, ha malmenato il giovane immigrato utilizzando urlando frasi del tipo "vai via nero, te lo meriti". Il giovane è riuscito a scappare.

Poco dopo, è arrivata sul posto una volante della polizia in cerca degli aggressori. Qualche giorno prima, il parco San Gennaro aveva organizzato una manifestazione antirazzista dal titolo "Diamo un calcio al razzismo".

fonte: Repubblica

Immigrato respinto da Atm, il giudice: «L'azienda smetta di discriminare»

Il Tribunale del lavoro di Milano ha parzialmente accolto il ricorso del marocchino Mohamed Hailoua, che lamentava di non poter essere assunto dall'Atm (Azienda di trasporti milanesi) a causa di un regio decreto del 1931 che prevede la cittadinanza italiana o europea per lavorare nel trasporto pubblico. L'immigrato aveva presentato reclamo contro l'ordinanza del Tribunale del Lavoro di Milano che aveva respinto un suo primo ricorso. Il collegio presieduto dal giudice Chiarina Sala ha dichiarato il «carattere discriminatorio» del comportamento dell'azienda, ordinando ad Atm «la rimozione della richiesta della cittadinanza tra i requisiti di selezione delle offerte di lavoro e delle proposte di assunzione, in moduli cartacei o telematici».

LA DISCRIMINAZIONE - Il tribunale di Milano ha stabilito che la permanenza del requisito di una determinata cittadinanza, ai fini dell'assunzione, «verrebbe ad assumere i connotati di una disparità di trattamento in senso diseguale e più svantaggioso per il "non cittadino"». I giudici hanno pertanto accolto le richieste del marocchino, salvo il risarcimento danni, e «accertato il carattere discriminatorio del comportamento di Atm Spa» hanno ordinato all'azienda «la cessazione del comportamento e la rimozione della richiesta della cittadinanza tra i requisiti di selezione delle offerte di lavoro e delle proposte di assunzione».

«SENTENZA ABERRANTE» - La decisione dei giudici di Milano non è stata accolta con favore dal capogruppo della Lega in Comune a Milano Matteo Salvini, che ha parlato di «sentenza aberrante». «È arrivata l'ora che questi giudici si trasferiscano in Marocco, dove potranno assaporare le virtù del sistema giudiziario marocchino» ha detto l'eurodeputato del Carroccio. «A Milano i mezzi pubblici dovranno essere guidati solo da cittadini italiani - ha aggiunto Salvini -. Chiamerò immediatamente Catania (presidente di Atm n.d.r.) perché Milano e i milanesi siano rispettati e tutelati e gli fornirò centinaia di curricula di aspiranti autisti lombardi».

IL TRIONFO - Sono invece «estremamente soddisfatti» per la decisione dei giudici i rappresentanti delle associazioni «Avvocati per niente onlus» e «Studi Giuridici sull’immigrazione». Già da mercoledì, sottolineano in una nota, «Atm è obbligata a modificare (anche sul sito Internet) i propri moduli di offerta di lavoro e i criteri di accesso alle selezioni». «Come associazioni promotrici dell’azione - continuano - siamo estremamente soddisfatti della decisione che rimuove un ostacolo ingiustificato e discriminatorio alla libertà di accesso al lavoro, venendo così incontro a esigenze di uguaglianza tra lavoratori e di efficienza del sistema economico. Restano così smentite le tesi di quanti pretendevano di fornire assurde giustificazioni a tali barriere, qualificando gli stranieri, per la sola loro qualità di non cittadini, come fonte di rischi per la sicurezza pubblica, con ciò fornendo sostegno a un clima di intolleranza che le nostre associazioni, così come molti cittadini, continueranno a contrastare».

fonte: Corriere della sera

sabato 18 luglio 2009

"Via Cassia, muore una donna investita alla fermata. «L'auto correva troppo»"

Dov'è il razzismo in questa notizia? Nel modo in cui viene data. Immaginiamoci che uno straniero, mettiamo rumeno avesse investito una donna italiana. Il titolo sarebbe sto uguale?

Guardate qui, 8 luglio del 2008, un anno fa, Repubblica:

"Investe una coppia, romeno rischia il linciaggio"

Questa volta invece un rispettabile trentenne italiano che guidava come un pazzo ha ucciso una donna filippina di fronte al figlio 27enne che ora si trova a dover badare anche alla sorella di 17 anni.

Due pesi, due nazionalità, due titoli. E poi tutti a dire che i rumeni sono un problema perchè guidano ubriachi.

giovedì 16 luglio 2009

15 anni a chi uccise Abba

Questo blog è nato proprio dopo il tragico omicidio di Abdul avvenuto a Milano il 14 settembre scorso. Oggi con la condanna dei suoi aggressori non è un giorno di festa, ma di tristezza e di ricordo per un ragazzo che non c'è più, ucciso per il suo colore della pelle.

Fausto e Daniele Cristofoli, padre e figlio, sono stati condannati a 15 anni e 4 mesi di reclusione per essere i colpevoli dell'assassinio di Abdul Salam Guiebre, conosciuto come Abba, giovane italiano originario del Burkino Faso, ucciso a sprangate la notte del 14 settembre scorso a Milano.
Il pubblico ministero aveva chiesto per i due assassini una pena detentiva pari a 16 anni e 8 mesi.
Secondo la ricostruzione degli avvenimenti fatta dai due condannati Abba avrebbe rubato un pacchetto di biscotti dal bancone del bar che Fausto e Daniele Cristofoli gestivano e per questo sarebbe stato inseguito e massacrato di botte.
La famiglia Cristofoli ha offerto ai genitori di Abba centomila euro a titolo di risarcimento ma gli avvocati difensori della famiglia Guiebre ne chiedono 900.
Immediate le reazioni dei familiari del giovane. "Sono troppo addolorata par parlare - ha fatto sapere la mamma del ragazzo ucciso - Abba era un ragazzo a cui tutti volevano bene e che non si può dimenticare". Anche una delle sorelle di Abba ha voluto parlare davanti alle telecamere. "Fino a oggi credevo nella giustizia ma la giustizia oggi mi ha fatto crollare a terra. Sono troppo pochi gli anni a cui sono stati condannati". Un'altra delle sorelle del giovane ucciso, presente durante la lettura della sentenza ha tenuto a precisare: " Mio fratello è stato ucciso per razzismo. Io ho guardato in faccia gli assassini e e ho capito che non si sono pentiti. Bisognava condannarli fino alla fine dei loro vita e buttare la chiave".
L'amarezza per la condanna "troppo mite" esce dalle parole di tutti i parenti di Abba. Uno dei suoi cugini sperava in una condanna all'ergastolo. " E' una faccenda che si risolta troppo velocemente. Forse organizzeremo una manifestazione per far capire alla gente che non è stata una sentenza giusta. Volevamo l'ergastolo".

fonte: Peacereporter

mercoledì 15 luglio 2009

La maestra disse: «Ebrei ladri» Ora è sotto processo per vilipendio

«Gli Ebrei sono tutti ladri», questa ed altre le frasi che a Livorno un'insegnante elementare avrebbe detto davanti ai suoi alunni «gli ebrei sono tutti ladri», «l’ebraismo è una religione stupida perchè insegna a pregare un muro», «la religione ebraica è inferiore a quella cristiana» e altre frasi di questo tenore sarebbero le frasi di stampo antisemita che Cinzia Viviani, 48enne maestra elementare di Livorno, avrebbe detto in classe. La maestra è finita sotto processo con l’accusa di vilipendio alla religione ebraica.

PROCESSO NEL FEBBRAIO 2010 - I fatti risalgono al 2006 quando i genitori di alcuni alunni segnalarono il comportamento e le frasi ingiuriose della maestra all’insegnate di religione ebraica ora costituitasi parte civile. Da lì le denunce e l’iter procedurale sfociato nel processo che si è aperto ieri ed è stato subito rinviato al 9 febbraio 2010. Al processo si sono costituiti parti civili, come già detto, l’ex collega di lavoro dell’imputata e l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane per tutelare l’immagine dell’ebraismo e di monitorare ogni forma di razzismo e antisemitismo.

fonte: Corriere Fiorentino

martedì 14 luglio 2009

Onu, accuse alla Marina "Usata forza contro migranti"

Sono stati respinti in Libia con la forza e senza le verifiche necessarie. Sono gli 89 africani, in maggioranza eritrei, tra cui donne e bambini, intercettati 30 miglia a sud di Lampedusa il primo luglio e raccolti dal pattugliatore Orione della Marina Militare per poi essere trasferiti sulle motovedette libiche.

Nei giorni scorsi 82 di quegli immigrati, quasi tutti richiedenti asilo rinchiusi nei centri di detenzione libici, sono stati sentiti dai funzionari dell'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati (Unhcr), che oggi, da Ginevra, ne rende note le testimonianze.

"Non risulta che le autorità italiane a bordo della nave abbiano cercato di stabilire la nazionalità delle persone coinvolte né tanto meno le motivazioni che le hanno spinte a fuggire dai propri paesi" sostiene l'Unhcr. Eppure si tratta di 76 eritrei, di cui 9 donne e almeno 6 bambini.

In base alle valutazioni dell'agenzia Onu sulla situazione in Eritrea e da quanto dichiarato dalle stesse persone, è chiaro che un buon numero ha bisogno di protezione internazionale. Inoltre, i militari italiani avrebbero "usato la forza" durante il trasferimento sulle motovedette libiche, tanto che sei migranti hanno avuto bisogno di cure mediche.

Anche gli effetti personali, fra i quali documenti importanti, sarebbero stati confiscati durante le operazioni e non più riconsegnati. Sempre in base alle testimonianze, dopo avere trascorso quattro giorni in mare, gli immigrati non avrebbero ricevuto cibo dai militari italiani durante l'operazione di respingimento che è durata circa 12 ore.

Vista la gravità di queste accuse, l'Unhcr ha inviato una lettera formale al governo italiano, chiedendo chiarimenti e il rispetto delle norme internazionali in materia di asilo. "Negli anni passati l'Italia ha salvato migliaia di persone in difficoltà nel Mediterraneo - ricorda l'agenzia Onu - fornendo assistenza e protezione a chi ne aveva bisogno. Dall'inizio di maggio è stata introdotta la nuova politica dei respingimenti e almeno 900 persone sono state respinte verso altri paesi, principalmente la Libia". Pertanto, da Ginevra si torna a esprimere "seria preoccupazione" per l'impatto di questa nuova politica che rischia di impedire l'accesso all'asilo e mina il principio internazionale del non-respingimento.

fonte: Repubblica

Varese, il diktat dell'assessore leghista "Non vendete o affittate a extracomunitari"

L'appello è senza mezzi termini: "Chi ama Gerenzano non vende e non affitta agli extracomunitari. Altrimenti avremo il paese invaso da stranieri e avremo sempre più paura a uscire di casa!". Con tanto di punto esclamativo alla fine, per rafforzare il concetto, e la firma di Cristiano Borghi, assessore alla Polizia locale e alla sicurezza pubblica del Comune di Gerenzano, in provincia di Varese, retto da una amministrazione monocolore leghista. La pagina è apparsa sul numero di maggio di Filo diretto con i cittadini, il bollettino ufficiale del Comune, ed è stata già segnalata all'Ufficio contro le discriminazioni razziali istituito presso il ministero delle Pari opportunità.

GUARDA Il bollettino di Gerenzano

L'appello è contenuto nell'ultima parte del testo che riportiamo in questa pagina così come appare nel bollettino. Ma anche l'incipit non è da meno: "Questa amministrazione che guida il Comune ormai da diversi anni non ha mai - e sottolineo mai - agevolato l'afflusso degli extracomunitari nel nostro paese". Vantandosi del fatto che la stessa amministrazione "non ha mai costruito con i soldi dei gerenzanesi case popolari, in quanto ai primi posti della graduatoria ci fossero sempre i soliti noti"; che "non abbiamo mai destinato terreni per la costruzione di moschee e destinato edifici come luoghi di culto agli extracomunitari di religione islamica"; che "i nomadi che arrivano e sostano all'interno del territorio comunale devono lasciare il paese entro 48 ore"; e che "non abbiamo mai favorito gli extracomunitari sotto il profilo dei contributi o dei sussidi economici".

La polemica è scoppiata pochi giorni dopo che un altro esponente della Lega Nord, addirittura il neoeurodeputato Matteo Salvini, era finito in un video pubblicato da repubblica.it che lo ritraeva nell'ultimo raduno del partito di Umberto Bossi, a Pontida, mentre intonava cori razzisti contro i napoletani. Salvini, per inciso, è lo stesso che aveva invocato carrozze speciali della metropolitana riservate solo ai milanesi doc, per evitare commistioni con gli extracomunitari. E che intonava quel coro indossando una maglietta con la scritta "più rum meno rom".

fonte: Repubblica

domenica 12 luglio 2009

Assurdità post-maturità

Vorrei sapere perché una studentessa, che ha appena sostenuto gli esami di maturità, che vive in Italia da 19 anni, se non trova lavoro entro 3 mesi, rischia di essere dichiarata clandestina ed espulsa in solitudine nel paese d'origine che neanche conosce?
guardate il video su Facebook

venerdì 10 luglio 2009

Come un uomo sulla terra

Ieri sera è andato in onda su RaiTre a mezzanotte il film "Come un uomo sulla terra"


Dag studiava Giurisprudenza ad Addis Abeba, in Etiopia. A causa della forte repressione politica nel suo paese ha deciso di emigrare. Nell’inverno 2005 ha attraversato via terra il deserto tra Sudan e Libia. In Libia, però, si è imbattuto in una serie di disavventure legate non solo alle violenze dei contrabbandieri che gestiscono il viaggio verso il Mediterraneo, ma anche e soprattutto alle sopraffazioni e alle violenze subite dalla polizia libica, responsabile di indiscriminati arresti e disumane deportazioni. Sopravvissuto alla trappola Libica, Dag è riuscito ad arrivare via mare in Italia, a Roma, dove ha iniziato a frequentare la scuola di italiano Asinitas Onlus punto di incontro di molti immigrati africani coordinato da Marco Carsetti e da altri operatori e volontari. Qui ha imparato non solo l’italiano ma anche il linguaggio del video-documentario. Così ha deciso di raccogliere le memorie di suoi coetanei sul terribile viaggio attraverso la Libia, e di provare a rompere l’incomprensibile silenzio su quanto sta succedendo nel paese del Colonnello Gheddafi.

“Come un uomo sulla terra” è un viaggio di dolore e dignità, attraverso il quale Dagmawi Yimer riesce a dare voce alla memoria quasi impossibile di sofferenze umane, rispetto alle quali l’Italia e l’Europa hanno responsabilità che non possono rimanere ancora a lungo nascoste. Il documentario si inserisce in un progetto di Archivio delle Memorie Migranti che dal 2006 l’associazione Asinitas Onlus, centri di educazione e cura con i migranti (www.asinitas.net) sta sviluppando a Roma in collaborazione con ZaLab (www.zalab.org), gruppo di autori video specializzati in video partecipativo e documentario sociale e con AAMOD – Archivio Audioviso Movimento Operaio e Democratico. Le attività della “scuola di italiano” Asinitas Onlus sono portate avanti con il sostegno della fondazione Lettera 27 e della Tavola Valdese. Il film è stato prodotto da Marco Carsetti e Alessandro Triulzi per Asinitas Onlus e da Andrea Segre per ZaLab. Si ringrazia per la collaborazione al progetto Mauro Morbidelli.

fonte: comeunuomosullaterra.blogspot.com

domenica 5 luglio 2009

Congolese aggradito: «Sporco negro»

ROMA - Gli hanno urlato «sporco negro», «dovete tornare a casa vostra», poi l'hanno colpito con delle bottiglie di vetro ferendolo al sopracciglio sinistro. Solo le sirene delle volanti della polizia, chiamata da alcuni testimoni, hanno messo fine all'aggressione da parte di tre uomini, tra i 30 e i 50 anni, e permesso all'uomo di origine congolese di mettersi in salvo trovando riparo all'interno dell'androne di un palazzo.

L'AGGRESSIONE - Un'aggressione 'a freddo' quella avvenuta il 2 luglio scorso, ma resa nota solo oggi, nel quartiere di Monteverde, a Roma, partita da abitanti di uno dei palazzi che dà sulla via, iniziata con il lancio di bottiglie dalle finestre e proseguita con un vero e proprio inseguimento da parte di tre uomini che sono riusciti a raggiungerlo e colpirlo al volto ferendolo poco sopra l'occhio sinistro. Al pronto soccorso gli hanno diagnosticato anche un trauma cranico. Non solo: lo hanno anche derubato dei soldi che aveva in tasca e del passaporto.

AMO L'ITALIA - Il cittadino congolese - sposatosi in Italia, padre di una bambina - spiega di amare l'Italia, dove vive dal 2004, dopo la fuga dal suo Paese d'origine. Ora si chiede come spiegare alla figlia perchè è stato picchiato: «mia figlia mi guarda e mi dice - spiega in un italiano stentato ai microfoni del Tg3 - 'papà, che cosa è successo, ti hanno fatto del male?»'. E aggiunge: «mi sono mancate le parole per risponderle perchè non so come può vivere una cosa del genere». I responsabili dell'aggressione sono svaniti nel nulla.

fonte: Il Corriere della Sera