perchè questo blog?

L'Italia è diventata da anni paese di immigrazione ma da qualche tempo si registra un crescere di fenomeni di razzismo. Dopo la morte di Abdul, ucciso a Milano il 14 settembre 2008, ho deciso che oltre al mio blog personale avrei provato a tenere traccia di tutti quei fenomeni di razzismo che appaiono sulla stampa nazionale. Spero che presto questo blog diventi inutile...


giovedì 28 ottobre 2010

Gli stranieri versano in tasse più di quel che costano


fonte: Caritas, via Ciwati

Milano nega via Padova a Boeri "No alla festa multietnica in strada"

Una “tavolata planetaria” lunga 250 metri in via Padova, per portare in una periferia al centro delle cronache cittadine il tema caldo di Expo, rivisitato in chiave multietnica. La manifestazione era stata pensata un mese fa dal comitato di Stefano Boeri, il candidato del Pd alle primarie del centrosinistra, per domenica 7 novembre, come evento clou della sua campagna. Ma dal Comune — dall’ufficio per le concessioni di occupazione del suolo pubblico — è arrivato ieri il no. E ora il caso diventa politico. «È una cosa molto grave, offensiva, inspiegabile: questo rifiuto è un brutto segno», attacca Boeri.

Il suo comitato aveva chiesto l’autorizzazione per occupare il tratto compreso tra Pasteur e via Giacosa, dopo aver parlato con le associazioni di via e i ristoratori della zona. Anche Atm — spiegano dallo staff di Boeri — aveva dato il nullaosta per un giorno che, come sottolinea Boeri, «è quello in cui si organizzano feste di vie e di quartiere». Il no del Comune ha fatto sorgere sospetti sulle reali motivazioni. Il primo a manifestarli è stato il vicecapogruppo del Pd in Provincia, Roberto Caputo: «La Moratti dimostra solo una grande paura: è in conflitto di interessi tra il suo ruolo amministrativo e quello politico».

fonte: Repubblica

Sottopagato e precario, il lavoro degli immigrati resiste al vento della crisi

Disposti ad accettare qualsiasi incarico, anche se sotto pagato e in condizioni disagevoli, con contratti che vengono stracciati alla prima difficoltà e turni di lavoro folli. Eppure, grazie alla loro estrema flessibilità e disponibilità, gli oltre 407mila stranieri residenti fra Milano e provincia - che così in termini assoluti diventa la più multietnica d'Italia superando per la prima volta Roma - hanno scontato meno dei lavoratori italiani la crisi economica che ancora fa sentire i suoi colpi.

È il dato più nuovo che emerge dal ventesimo Dossier Statistico Immigrazione 2010 Caritas-Migrantes presentato ieri mattina all'Auditorium San Fedele. "Nei mestieri di bassa qualità il 40 per cento degli addetti è rappresentato da stranieri - spiega il sociologo Emilio Reyneri - . Le minoranze etniche ormai fortemente consolidate nel nostro territorio si concentrano nelle piccole imprese, con meno di 15 dipendenti, dove il datore di lavoro può permettersi anche i contratti a tempo indeterminato, tanto le garanzie contro il licenziamento sono pari a zero".

fonte: Repubblica

lunedì 25 ottobre 2010

“Pensavo fosse serio, invece è solo serbo”: Pistocchi si scusa con Krasic

Ieri la frase inopportuna, oggi le pubbliche scuse. Al termine delle partite di ieri pomeriggio, durante la trasmissione "Serie A Live" in onda su Mediaset Premium, Maurizio Pistocchi si è trovato a commentare l'episodio, avvenuto durante Bologna-Juventus, della simulazione di Krasic, da cui è scaturito il rigore concesso ai bianconeri poi parato da Viviano a Iaquinta.

Il giornalista, il cui scopo era probabilmente quello di fare una battuta, si è lasciato scappare una frase decisamente sconveniente: "Mi dispiace per Krasic, che credevo fosse serio, invece è solamente serbo".

fonte: NewNotizie

"La vita di un operaio albanese vale meno di quella di un italiano"

L'operaio morto è albanese. Ma la sua vita vale meno di quella di un italiano. Ai suoi familiari, che vivono in Albania, "area ad economia depressa", va un risarcimento di dieci volte inferiore rispetto a quello che toccherebbe ai congiunti di un lavoratore in Italia. Altrimenti madre e padre albanesi otterrebbero "un ingiustificato arricchimento". Questa gabbia salariale della morte, ispirata al criterio del risarcimento a seconda del Paese di provenienza del deceduto sul lavoro, è contenuto in un sentenza shock del Tribunale di Torino. Il giudice civile, Ombretta Salvetti, richiamandosi ad una sentenza della Cassazione di dieci anni fa, ha dunque deciso di "equilibrare il risarcimento al reale valore del denaro nell'economia del Paese ove risiedono i danneggiati". Dopo aver addebitato all'operaio deceduto il 20% di concorso di colpa nella propria morte, la dottoressa Salvetti ha riconosciuto a ciascun genitore residente in Albania la somma risarcitoria di soli 32mila euro. Se l'operaio fosse stato italiano, sarebbero state applicate le nuove tabelle in uso presso il Tribunale di Torino dal giugno 2009 in base alle quali a ogni congiunto dell'operaio morto sarebbero stati riconosciute somme fino a dieci volte superiori (fra 150 e 300 mila euro).

Questa sentenza destinata a fare discutere in un mondo del lavoro nel quale la presenza di lavoratori stranieri è sempre più alta, è stata criticata da uno dei massimi esperti di diritto civile, l'avvocato Sandra Gracis. "In base a questo criterio del Tribunale torinese - spiega il legale - converrebbe agli imprenditori assumere lavoratori provenienti da Paesi poveri, perché, laddove muoiano nel cantiere, costa di meno risarcire i loro congiunti". "Ma ribaltando la situazione - aggiunge l'avvocato Gracis - che cosa sarebbe successo se il dipendente morto fosse stato del Principato di Monaco, oppure degli Emirati? Il risarcimento ai genitori sarebbe stato doppio o triplo rispetto a quello per un italiano?".

Secondo Sandra Gracis, "il giudice torinese s'è rifatto al una sentenza della Cassazione del 2000 peraltro non risolutiva, ignorando che la Suprema Corte, appena un anno fa, ha affermato che la "tutela dei diritti dei lavoratori va assicurata senza alcuna disparità di trattamento a tutte le persone indipendentemente dalla cittadinanza, italiana, comunitaria o extracomunitaria". Già nel 2006 la Cassazione aveva stabilito che "dal punto di vista del danno parentale, non conta che il figlio sia morto a Messina o a Milano, a Roma in periferia o ai Parioli. Conta la morte in sé, ed una valutazione equa del danno morale che non discrimina la persona e le vittime né per lo stato sociale, né per il luogo occasionale della morte".

fonte: Repubblica

Dopo il dodicesimo sgombero in un anno, Cristina dice alla maestra "Questa non è vita".

Lettera pubblicata domenica 24/10/2010 a pag. 35 sul quotidiano Avvenire

Gli sgomberi e la voce di Cristina

Caro direttore, è giovedì 21 ottobre e le scrivo di ritorno dallo sgombero di Rom a cui ho appena assistito. Di nuovo. L’ennesimo, inutile, dispendioso sgombero nella nostra Milano. Questa mattina le ruspe si sono mosse in direzione Segrate, verso la zona della cave di Redecesio. Di nuovo. Scene già viste centinaia di volte negli ultimi anni: ragazzi e adulti che racimolano quel che riescono e lo caricano su mezzi più o meno di fortuna, senza sapere dove dormiranno la prossima notte; uomini avvertiti via cellulare dello sgombero, perché al mattino presto son partiti per il lavoro, nonostante si dica che «quelli lì mica hanno voglia di lavorare»; bambini che perdono i loro giochi, la loro vita di scolari, spesso anche lo zaino con i quaderni e di certo la spensieratezza che dovrebbe essere un diritto inviolabile alla loro età.

Di nuovo. Le stesse persone, incontrate gli scorsi mesi al Rubattino, poi a Segrate, poi ancora al Rubattino, poi al cavalcavia Bacula e ancora a Segrate, in questa forzata odissea della disperazione che le fa peregrinare senza sosta di quartiere in quartiere, tornando sempre al punto di partenza. Persone che ormai conosciamo bene, di cui siamo amici, che stimiamo anche per la grande dignità con cui affrontano la tragedia della persecuzione. Di nuovo. Assieme all’immancabile Comunità di sant’Egidio e ai volontari del quartiere e delle scuole vicine: da due anni, con una tenacia e un’umanità ammirevoli, stanno raccontando una Milano diversa e possibile, alla quale però rifiuta di credere chi amministra la nostra città.

Stamattina, arrivando al campo di Segrate, ho subito incrociato Cristina con la mamma e la sorellina. Dall’inizio di quest’anno è stata sgomberata già dodici volte. «Maestra – mi ha detto con aria serissima – questa non è vita». Hai ragione, Cristina, i tuoi dieci anni meritano di meglio.

Silvia Borsani, Milano

Risponde il direttore del giornale Marco Tarquinio.

Di nuovo eccoci a ragionare di nomadi, per storia e per condizione. E di perseguitati, per pregiudizio e per propaganda. So già che qualcuno alzerà il dito e obietterà: ma i furti, ma la sporcizia, ma il disordine… È vero, ci sono e sono un problema. Però non sono realtà esclusiva dei rom. E soprattutto non spiegano, non esauriscono e in nessun modo giustificano i fatti dolorosi e letteralmente spiazzanti che lei, cara signora Borsani, racconta con esemplare asciuttezza e umanissimo senso di giustizia. Fatti che continuano ad accadere sotto il cielo di Milano, nella testa di troppi di noi e nelle scelte di chi ha il potere di governare il territorio. Fatti contraddetti da chi lavora davvero per dare stabilità e legalità alla vita senza pace di famiglie e comunità. Fatti sui quali la parola e l’impegno della Chiesa ambrosiana – generosa e capace di suscitare generosità, come su ogni altro fronte di difficoltà e indigenza – gettano luce, e luce rivelatrice. Dell’emergenza sgomberi (non mi piace chiamarlo “caso rom”) stiamo dando conto su Avvenire, ogni volta che è necessario, con rigore e completezza. Continueremo a farlo. A lei, gentile amica, un ringraziamento e l’augurio di continuare a seminare, con fatica e passione di maestra, semi buoni nella «buona terra» milanese.

fonte: Roberto La Pira

giovedì 21 ottobre 2010

Alla Camera un’interrogazione dell’opposizione per denunciare la morte in ospedale di due bimbi stranieri.

Un’interrogazione urgente è stata presentata ieri dai deputati Guido Melis e Jean Leonard Touadi al Ministro della salute per la “preoccupante carenza di fondo nell’applicazione delle norme vigenti sul diritto alla salute” per gli immigrati.
I deputati denunciano i casi di due bambini figli di immigrati deceduti in ospedale. “Nella notte del 3 marzo 2010 – si legge nel testo – una bambina nigeriana di 13 mesi, Rachel, figlia dell’immigrato Tommy Odiase, è stata prima rifiutata dal pronto soccorso dell’ospedale Uboldo di Cernusco sul Naviglio con la motivazione che la tessera sanitaria della bambina era scaduta. Intervenuti i Carabinieri, Rachel è stata quindi finalmente ricoverata in pediatria, dove tuttavia non è stata visitata per molte ore, né le è stata somministrata alcuna cura. Nelle prime ore del mattino, la bambina è deceduta”.
Il secondo episodio avviene a pochi giorni dal precedente “un bimbo albanese di 19 mesi a Premenugo di Settala è morto dopo essere stato portato al pronto soccorso dell'ospedale Santa Maria delle Stelle di Melzo in preda a una forte crisi febbrile con conati di vomito e qui curato con la prescrizione di una tachipirina (la direzione dell’ospedale avrebbe sostenuto in una nota che la morte sia stata dovuta a un rigurgito)”.
Per i due esponenti dell’opposizione “lungi dall’essere isolati, i due episodi testimoniano una preoccupante carenza di fondo nell’applicazione delle norme vigenti sul diritto alla salute, norme che prevedono l’assistenza medica per tutti, compresi gli stranieri, siano essi in regola o no con il permesso di soggiorno”.
Per questo, nell’interrogazione viene chiesto se “il Ministro non ritenga di dover fissare, nell’ambito dei principi fondamentali di competenza statale, specifiche linee guida onde assicurare su tutto il territorio nazionale in modo certo e uniforme il rispetto del diritto alla salute e quindi l’eliminazione in radice di comportamenti delle strutture e del personale medico e ospedaliero suscettibili di dar luogo a discriminazioni”.
Per il Governo ha risposto il sottosegretario di Stato per la salute, Francesca Martini, che ha elencato la normativa vigente – che garantisce l’accesso alle cure per tutti i cittadini immigrati, regolari e no – senza entrare nel merito dei due episodi denunciati, per i quali ha annunciato che sono in corso accertamenti.

fonte: ImmigrazioneOggi

La globalizzazione, il razzismo, l'Europa

Difficilmente lo storico di domani nell'interrogarsi su quale sia stato il tratto decisivo della storia mondiale a cavallo del secondo e terzo millennio eviterà di porre al centro della riflessione quell'insieme complesso di fenomeni che va sotto il nome generico di globalizzazione.
La compiuta realizzazione del mondo come "villaggio globale" (in cui l'informazione viaggia alla velocità della luce), la facilità degli spostamenti e la relativamente rinnovata dislocazione delle attrattive (risorse, energia, benessere, libertà ecc.) stanno sottoponendo il pianeta a un immenso rimescolamento di popoli, lingue, religioni, atteggiamenti spirituali. Se Internet costituisce l'emblema e lo specchio delle nuove dislocazioni umane, sono però i concreti ambiti territoriali - gli stati, le regioni, le singole comunità - a sopportare il peso di mutamenti e condizionamenti che talora generano sofferenza, senso di snaturamento e di perdita d'identità.
In Europa questo processo si è largamente intrecciato con la fine del comunismo, che ha dato luogo a fenomeni di segno opposto come la riunificazione delle due Germanie e la guerra civile a base etnico-religiosa che ha insanguinato la ex Iugoslavia. Si è trattato di risposte di carattere molto diverso alla dissoluzione del blocco dell'Est, ma che hanno sottolineato entrambe la vitalità della correlazione tra l'idea di Stato e la sua radice etnica (come, del resto, è a...

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mercoledì 20 ottobre 2010

Forconi indagato «Odio razziale contro gli zingari»

È accusato di aver propagandato «idee discriminatorie basate sull'odio razziale nei confronti degli zingari Sinti». Marco Forconi, responsabile provinciale di Forza nuova è indagato dalla procura di Pescara perché avrebbe pubblicato «volantini e articoli» contro gli zingari. Sono tre i documenti finiti sotto la lente d'ingrandimento della pm Valentina D'Agostino che ha firmato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari: il primo è un volantino dal titolo «Sinti rom, la vergogna di Pescara e Montesilvano» in cui Forconi chiede di sequestrare e confiscare il patrimonio degli zingari per creare «asili, caserme, centri sociali, alloggi popolari ed edifici per i senzatetto»; il secondo è un articolo in cui accusa i rom di «rubare, spacciare, aggredire» e lancia la proposta di «segnare» le case sequestrate e confiscate «disegnando dei triangoli rovesciati, di colore nero o marrone»; il terzo scritto, pubblicato dopo l'aggressione di un rom a un idraulico di 22 anni in piazza Unione, per la procura, incita all'odio razziale.

fonte: Il Centro

Caso Maricica, shock in Romania "Applaudite un assassino"

Gli applausi rivolti al giovane uccisore di Maricica Hahaianu e la contestazione contro i carabinieri 1che lo portavano via da casa sua sono piombati come uno schiaffo nelle case dei romeni. La morte della 32enne infermiera colpita da un pugno nella metropolitana di Roma riscuote già da giorni un'ampia eco in Romania. Giornali, tv e internet quotidianamente riportano la vicenda con dovizia di particolari. E i media rimarcano polemicamente l'episodio degli applausi di sostegno ad Alessio Burtone quando è stato portato via dai carabinieri.

Il sito Ziar.com 2 riprende la reazione di stupore dei romeni. L'episodio è definito "scioccante". "Circa 200 persone si sono radunate davanti alla casa dalla quale è uscito Burtone. Alcune persone hanno battuto le mani. Il giovane avrebbe lasciato l'abitazione sorridente, una compiaciuta reazione forse in risposta al gruppetto di sostenitori". Video News diffonde in Romania un filmato il cui titolo è semplice e sigificativo: "Applaudito il criminale". Il video mostra chiaramente le persone che applaudono Burtone. L'inquadratura si sofferma poi sullo striscione che inneggia alla libertà del ragazzo. Nel video compare anche il presidente della Camera Gianfranco Fini che inquadra l'episodio all'interno dei fenomeni di violenza delle città italiane e si rifiuta di dare una lettura di tipo etnico razziale. La madre della vittima, intanto, chiede una punzione esemplare: l'ergastolo per chi ha ucciso futilmente.

fonte: Repubblica

lunedì 18 ottobre 2010

Cori razzisti a Eto’o e l’arbitro sospende la partita. Così si vince il razzismo

Il razzismo è ancora negli stadi italiani. Lo sa bene Mario Balotelli che nella maggior parte dei campi della penisola era seguito da fischi e boati forti come l’ignoranza che li crea. Dopo tanti anni qualcosa sembra però muoversi: nella partita di ieri tra Cagliari e Inter l’arbitro Tagliavento ha sospeso l’incontro per diversi minuti a causa dei cori razzisti riservati da alcuni spettatori al camerunense Eto’o. Tutti adesso si augurano che l’attenzione resti alta e le punizioni severe.

Il presidente Cellino ha voluto difendere il suo pubblico: “Cagliari non è una città razzista“. Fatto sta che i boati all’indirizzo di Eto’o si sono sentiti eccome e dopo un consulto tra il quarto uomo, gli addetti alla sicurezza e l’arbitro Tagliavento lo speaker del Sant’Elia ha intimato lo stop: “Si ricorda che in caso di ulteriori cori razzisti la partita verrà sospesa”. I cori finiscono e la vendetta di Samuel Eto’o si materializza sul campo con uno splendido gol partita che regala i tre punti all’Inter e sbeffeggia i razzisti anche con il solito balletto tribale.

Eto’o era stato già protagonista di un episodio simile nel 2006 a Saragozza quando, giocando nel Barcellona, aveva minacciato l’uscita dal campo a causa dei continui cori razzisti nei suoi confronti. Il precedente di Cagliari fornisce dunque un nuovo ed efficace strumento per combattere un male della nostra società che si aggiunge alle tante nefandezze viste ultimamente negli stadi. Sospendere le partite a causa dei cori razzisti non è una possibilità plausibile bensì un dovere.

fonte: Panorama

SFRUTTAVANO I CLANDESTINI: QUATTRO ARRESTI

Dall'usura all'estorsione passando per il favoreggiamento e lo sfruttamento dell'immigrazione clandestina: sono queste le attività a cui erano dediti i membri dell'organizzazione criminale che è stata sgominata dagli uomini della Questura di Lecco che hanno arrestato quattro persone. Si tratta di due imprenditori e un dipendente di una agenzia di recupero crediti, tutti residenti nel Meratese e di un noto commercialista residente nella provincia di Monza Brianza. Il blitz è scattato all'alba di lunedì. I,n carcere sono finiti Pietro Quinto, 38 anni, piccolo imprenditore edile con numerosi precedenti penali, residente a Verderio; Mario Forlone, nato nel 1966, addetto di una società di recupero crediti con sede a Pavia, residente a Osnago, anche lui pregiudicato, e Kaled Makmud, nato nel 1976 ex titolare di un negozio di kebab in centro Lecco ma da qualche tempo trasferitosi in Brianza. E' invece agli arresti domiciliari Carlo Crippa, 44 anni, noto commercialista con diversi studi nella provincia di Monza e Brianza. L'operazione, denominata Quinto Potere ha portato alla luce un vasto giro di sfruttamento: gli arrestati ( e con loro anche altri 7 indagati, tutti residenti in provincia di Lecco) si rivolgevano a stranieri clandestini e proponevano loro una finta regolarizzazione, con tanto di finti datori di lavoro, a fronte di un pagamento che andava dai 4 ai 5mila euro per un giro d'affari da centinaia di migliaia di euro. Tutti i particolari, le indiscrezioni e le fotografie sul Giornale di Merate in edicola martedì 19 Nel video il commissario capo della Questura di Lecco Silvio Esposito



fonte: Giornale di Merate

venerdì 15 ottobre 2010

"Hanno la pella scura, non sono europei come me e te"

Washington Post del 12 ottobre:

"These are dark-skinned people, not Europeans like you and me," said Riccardo De Corato, who is Milan's vice mayor from Prime Minister Silvio Berlusconi's ruling party and who is in charge of handling the camps.

Tutto chiaro? Sorvolando sul fatto che il giornalista che stava intervistando il vicesindaco di Milano sia nato nel Connecticut e che quindi di europeo avesso davvero poco, il nostro si stava referendo ai Rom. Per capirci, a quel popolo presente in Europa dal almeno mille anni che conta, comprendendo i Sinti, almeno 90.000 cittadini italiani e che ha subito una delle peggiori persecuzioni sotto il nazismo e il fascismo.

Il Washigton Post riprende, in uno dei suoi blog, le stesse dichiarazioni, commentando così:

The quote is shocking, overt in its racism. But what's even more surprising is that it comes not from an obscure white supremacist, but from a very public politician giving a statement about a policy decision to an American newspaper.

La cosa che sconvolge è che le parole razziste vengano no da un membro di un oscuro Ku Klux Klan ma da un uomo politico molto in vista intervistato da un giornale statunitense.

A questo punto, però, arriva la smentita di De Corato:

«Mai pensato e pronunciato una cosa simile, può darsi che l'interprete abbia capito male»

Il Corriere chiarisce subito che "per la cronaca l'interprete è un professionista noto sulla piazza, molto utilizzato dai cronisti stranieri.

Diciamo che la cosa più credibile è che il nostro assessore alla sicurezza si sia lasciato andare, di fronte, all'interlocutore a quello che in tanti dichiarano in privato, insomma, gli europei devono essere bianchi e ricchi. Il nemico va dipinto come diverso, riconoscibile, altro da me.

Cosa non avrà detto De Corato? Che i Rom hanno la pelle scura o che non sono europei? Se non ha mai parlato di pelle come ci sarà arrivato il traduttore?

Nel frattempo a Milano viene smantellato un campo ufficiale per far spazio all'Expo, alle persone che ci vivevano legalmente da anni vengono promesso l'accesso a case comunali, poi ci si rimangia tutto e la gente è per strada. Ma tanto non sono europei come me o quel tipo del Connecticut.

fonte: ilKuda

giovedì 14 ottobre 2010

Indicazioni ospedaliere in arabo, "abuso contro identità"?

Fabio Garagnani del Pdl in un'interrogazione se la prende con l'iniziativa del Policlinico S.Orsola Malpighi di Bologna: “Un vero e proprio abuso ai danni non solo della identità culturale italiana, ma anche di altre etnie che potrebbero sentirsi escluse, costituendo di fatto un precedente pericoloso”.

fonte: Redattore Sociale

martedì 12 ottobre 2010

Donna rumena colpita con un pugno nel metrò: coma

Una banale lite per un biglietto nella stazione della metropolitana, una questione di precedenza nella fila, lui le dà un pugno in faccia e lei, infermiera professionale di 32 anni, finisce in coma. Dopo essere rimasta a terra, tra il via vai dei passeggeri in transito alla fermata Anagnina. L'autore dell'aggressione, un 20enne romano già denunciato in passato per lesioni, si trova ora ai domiciliari.

Il tutto è accaduto all'interno della stazione metropolitana Anagnina, venerdì pomeriggio. Il ragazzo e la donna si trovavano in fila per fare il biglietto, quando tra i due è nato un diverbio. In un secondo momento, quando la cosa sembrava finita, la lite si è riaccesa mentre i due si erano allontanati dallo sportello. Dalle parole il 20enne è passato ai fatti colpendo violentemente con un pugno la donna, Maricica Hahaianu, che è caduta all'indietro priva di sensi. E' rimasta a terra, tra il via vai dei passanti che percorrevano i corridoi della stazione. Nel frattempo un signore bloccava il ragazzo che si stava allontanado, mentre quel corpo steso per terra cominciava ad attirare l'attenzione di chi si spostava sulla banchina della metro. Al vigile urbano che poi è intervenuto, il 20enne ha detto per giustificarsi: "Lei mi ha provocato e colpito con le mani in faccia. Adesso posso andare?".

fonte: Repubblica

mercoledì 6 ottobre 2010

Prato: tragica morte di tre giovani donne cinesi a causa del maltempo. Polemiche perché l’amministrazione comunale rifiuta di proclamare il lutto citt

Tre donne cinesi sono morte a Prato a causa del maltempo, rimaste intrappolate all’interno dell’auto in un sottopasso allagato. Una tragedia che ha colpito la città e la comunità cinese ma che rischia di avere strascichi polemici per via della mancata proclamazione del lutto cittadino da parte dell’amministrazione comunale.
“La solidarietà è automatica da parte degli esseri umani – ha detto Matteo Ye, interprete, una delle voci più ascoltate della comunità cinese di Prato, intervistato da Cnr media –. Anche se ci fossero odi razziali, davanti ai morti dobbiamo essere tutti buoni, tutti cristiani. Anche se non sei cristiano, l’amore cristiano è fondamentale e basilare per essere un essere umano”.
“Ritengo che sia un vero peccato non concedere il lutto cittadino, ma da questa amministrazione non riesco ad attendermi granché”, ha dichiarato a Notiziediprato.it Marco Wong, presidente onorario di Associna.

Dopo una giornata di polemiche, in serata vi è stata una parziale marcia indietro del sindaco Roberto Cenni che ha annunciato che giovedì il Comune esporrà la bandiera a mezz’asta in segno di lutto e il Consiglio comunale osserverà un minuto di silenzio. E poi ha smorzato le polemiche: “Se non è stato proclamato il lutto cittadino è perché negli ultimi decenni l’amministrazione comunale di Prato non lo ha mai indetto, anche in presenza di altri fatti tragici che hanno colpito la nostra città. Ho telefonato ai familiari delle vittime, per esprimere la vicinanza e il cordoglio di Prato, ed ho scritto al Console e all’Ambasciatore della Repubblica Popolare Cinese in Italia per esprimere il dolore della Città”.

Parole dure invece quelle espresse dal vescovo pratese, monsignor Gastone Simoni. “La morte, nella sua dura imparzialità – ha ricordato il presule – mette a nudo i nostri pregiudizi, ricordandoci che tutti, pratesi di vecchia origine o di recente venuta, e immigrati anche cinesi, siamo tutti accomunati dalla stessa umanità. Per queste tre giovani donne prego il Signore della vita”.

fonte: ImmigrazioneOggi

domenica 3 ottobre 2010

Aggressione razzista a Gallarate arrestato un estremista di destra

Avrebbe aggredito alcuni cittadini del Bangladesh, assieme ad altri due uomini, armato di un manganello nero con la scritta 'Boia chi molla - Dux Mussolini'. Per questo motivo un estremista di destra di 37 anni è stato arrestato dalla polizia a Gallarate (Varese). A denunciare l'episodio sono state le cinque vittime, che hanno fornito agli agenti le indicazioni per rintracciare uno dei responsabili, un volto noto alle forze dell'ordine.

I bengalesi hanno raccontato di essere stati aggrediti senza motivo mentre giocavano a carte in un circolo ricreativo della cittadina, colpiti con calci e pugni e apostrofati con insulti a sfondo razziale. Gli agenti hanno trovato nel sottosella dello scooter dell'uomo, fermato nelle vicinanze del circolo, il manganello utilizzato per colpire gli stranieri con stampata, oltre alle scritte, un'effigie di Benito Mussolini. L'aggressore dovrà rispondere del reato di lesioni personali aggravate da motivi di discriminazione razziale, mentre i due complici, anche loro legati ad ambienti dell'estrema destra, sono riusciti a far perdere le tracce. Tre bengalesi sono stati medicati all'ospedale di Gallarate e dimessi con una prognosi di tre giorni.

fonte: Repubblica