perchè questo blog?

L'Italia è diventata da anni paese di immigrazione ma da qualche tempo si registra un crescere di fenomeni di razzismo. Dopo la morte di Abdul, ucciso a Milano il 14 settembre 2008, ho deciso che oltre al mio blog personale avrei provato a tenere traccia di tutti quei fenomeni di razzismo che appaiono sulla stampa nazionale. Spero che presto questo blog diventi inutile...


lunedì 31 agosto 2009

C’è un negro laggiù, andatelo a prendere

Io, francamente, non ci volevo credere.

Così quando ho letto su Repubblica che a Cantù hanno deciso di attivare il “numero verde” per segnalazioni anche anonime di “eventuali extracomunitari clandestini sul territorio del Comune” ho telefonato al municipio.

Ed è tutto vero: il numero verde non esiste ancora ma solo per motivi tecnici, e già adesso si può fare la segnalazione allo 031717411, il centralino dei vigili. Io l’ho fatta - falsa ovviamente - da numero anonimo, senza dire chi ero, dicendo una via a caso presa su Google Maps.

Non so se adesso i vigili andranno a controllare, ma so è che questa roba puzza parecchio di nazismo: ho visto un negro che vendeva chincaglieria, per me quello il permesso di soggiorno non ce l’ha, andatelo a prendere.

Ho provato una gran vergogna per Tiziana Sala, la signora sindaca sceriffa che si è inventata questa bella idea, e per tutta la nazione di cui, mio malgrado, sono cittadino.

fonte: Piovono Rane

Ravenna: Quartiere Sant’Agata, l’integrazione è possibile

Badanti straniere che portano a passeggio i loro assistiti, giovani tunisini che chiacchierano seduti su una panchina, bimbi che giocano nel giardinetto: a prima vista, non sembra di essere sul fronte di un nuovo scontro di civiltà. Quartiere Sant’Agata, un accrocchio di vie e spiazzi all’ombra di alti palazzoni anni ’70 in una zona del centro storico poco conosciuta dagli stessi ravennati. Due strade più in là, una delle strade dello shopping ravennate: via Mazzini. Al centro del quartiere, invece, l’ufficio statistica del Comune, la sede del Coni e una popolazione che ha cambiato volto: sono molti gli stranieri che hanno deciso di trasferirsi qui. E dove ci sono molti immigrati, è semplice intuirlo, arrivano anche i negozi etnici.
A quartiere Sant’Agata ce ne sono due: uno vende alimentari, frutta e verdura, l’altro è una specie di bazar dove si può trovare un po’ di tutto. Due negozi come altri, in città. Ma qui, sarà per la ristrettezza degli spazi, o per l’imponenza dei palazzi che chiudono la prospettiva, i contrasti si amplificano e la convivenza è più difficile. È iniziata quindi una «guerra» fatta di schiamazzi notturni, chiamate alla centrale della polizia municipale e assemblee pubbliche contro il degrado dell’area. L’ultima, lo scorso 13 agosto, ha riunito una settantina di residenti. I politici di opposizione presenti hanno soffiato sul fuoco del malcontento: troppa confusione a tarda sera fuori dai negozi, degrado e sporcizia in strada e persino odore di orina nei giardinetti.
La richiesta, per il sindaco, è quella di limitare l’orario di apertura dei negozi ed estendere l’ordinanza anti-vetro al quartiere. Per ora Matteucci, che a inizio agosto ha avviato una serie di sopralluoghi nel quartiere, ha inviato due autobotti di Arpa a pulire il portico antistante il giardinetto e ha annunciato l’arrivo di telecamere. Ma in questa guerra di parole, le uniche che ancora non si sono sentite sono proprio quelle dei due gestori dei negozi della discordia. Eppure, quando li abbiamo interpellanti, non hanno avuto difficoltà a risponderci.
Nessuno parla di «razzismo», il problema per queste energiche e indipendenti nigeriane, è un altro: «Viene meno gente in negozio: i controlli frequenti della polizia spaventano gli stranieri - spiega Augustina Ononiwu, commerciante, fornaia e donna delle pulizie “a tempo perso” per far quadrare i conti -. Ho iniziato questo lavoro per avere più tempo da dedicare alle mie due bambine: di mattina faccio le pulizie, il pomeriggio vengo in negozio». Per questo il negozio apre dalle 13 alle 22. Anche oltre? «Sì, una volta mi hanno beccata: mi han fatto la multa, ma ora non lo faccio più».
Niente multe invece, per l’altro negozio etnico gestito da Agloria, nigeriana pure lei, in Italia solo da 9 mesi: «Il rumore lo fanno i clienti del negozio di là, noi non c’entriamo», spiega. Un rimpallo di responsabilità che non risolve il problema: «La mia vicina di casa chiama i vigili anche se il bimbo piange – racconta –. Io chiedo ai miei clienti di non fare rumore, ma non è mica semplice». «Siamo africani: ci piace la musica, abbiamo un tono di voce più alto», conferma Augustina che nel suo negozio vende bibite, farine e prodotto del suo Paese, birra e frutta. Italiani? «Pochi qui dentro, qualcuno viene a prendere le banane perché costano poco, qualcun altro mi saluta». Augustina non ha nulla da dire sull’istallazione delle telecamere («Sono in Italia per vivere, non per fare qualcosa di male») ma una cosa non le va proprio giù: «Potevano invitarci all’assemblea dell’altro giorno: perché parlare contro di noi senza di noi?».

fonte: sabatoseraonline

Il racconto di Titti e Hadengai due dei cinque sopravvissuti sul gommone maledetto

Italia? È una stanza bianca e blu, la numero 1703, pneumologia 1, primo piano dell'ospedale "Cervello". Un tavolino con quattro sedie, due donne coi capelli bianchi negli altri due letti, dalla finestra aperta le case chiare del quartiere Cruillas, le montagne di Altofonte Monreale, il caldo d'agosto a Palermo. Sui due muri, in alto, la televisione e il crocifisso, una di fronte all'altro.

È quel che vede Titti Tazrar da ieri mattina, quando apre gli occhi. Quando li chiude tutto balla ancora, ogni cosa gira intorno, il letto è una barca che si inclina e poi si piega sulle onde. Titti cerca la corda per reggersi, d'istinto, come ha fatto per 21 giorni e 21 notti, con la mano che da nera sembra diventata bianca per la desquamazione, una mano forata dalle flebo per ridare un po' di vita a quel corpo divorato dalla mancanza d'acqua. La gente che ha saputo apre la porta e la guarda: è l'unica donna sopravvissuta - con altri quattro giovani uomini - sul gommone nero che è partito dalla Libia con un carico di 78 disperati eritrei ed etiopi, ha vagato in mare senza benzina per 21 giorni, ha scaricato nel Mediterraneo 73 cadaveri e ha sbarcato infine a Lampedusa cinque fantasmi stremati da un mese di morte, di sete, di fame e di terrore.

Quei cinque sono anche gli ultimi, modernissimi criminali italiani, prodotto inconsapevole della crudeltà ideologica che ha travolto la civiltà dei nostri padri e delle nostre madri, e oggi ci governa e si fa legge. I magistrati li hanno dovuti iscrivere, appena salvati, al registro degli indagati per il nuovo reato d'immigrazione clandestina, i sondaggi plaudono. Anche se poi la vergogna - una vergogna della democrazia - darà un calcio alla legge, e per Titti e gli altri arriverà l'asilo politico. Scampati alla morte e alla disumanità, potranno scoprire quell'Italia che cercavano, e incominciare a vivere.

continua su Repubblica

"Forconi, spranghe e taniche di benzina per gli zingari"

Su Facebook, fra le pagine del gruppo "Fuori gli zingari da Desio" messaggi che invocano forconi e taniche di benzina contro "zingari" e "negri". Ma «non è un gruppo razzista».

"Non è un gruppo razzista, nasce dall'esigenza di passare notti tranquille nella propria abitazione!
Provate a prendere una tenda canadese e piantarla in qualsiasi parte pubblica del paese, per verificare se anche a voi cittadini Italiani è concesso pernottare su suolo pubblico!
inoltre da sottolineare è, la totale assenza di correttezza e rispetto delle normali regole comportamentali verso l'ambiente ospitante (quando abbandonano il territorio di cui hanno usufruito bel bello lo lasciano come una discarica a cielo aperto che il comune con i soldi pagati dai cittadini, dovra provvedere a bonificare!
Le a sè?"

È questa la presentazione che apre la pagina di un gruppo aperto presumibilmente a maggio su Facebook e che conta più di 1200 iscritti. Il fondatore, bontà sua, mette subito in chiaro che «non è un gruppo razzista» ma a scorrere i pochi messaggi lasciati nelle discussioni qualche dubbio potrebbe sorgere: «tante taniche di benzina in una bella notte stellata un gran falo (sic)...» è il saluto lasciato da Gabry; «adesso si mettono anche a suonare casa per casa per elemosinare una cazzo di bici!!! E i Saveriani continuano tranquillamente a ospitarli nel loro piazzale.. ma andate fuori dai coglioni!!! e certa gente li difende pure.. Ma andate fuori dai coglioni anche voi!!» è invece l'invito di Devis. Massimo invece scrive «fuori dal Nostro Paese l' hanno rovinato tutto e che cazzo siamo in italia e ci sn piu negri che bianchi adesso a desio ci sono piu mosche che chiese cattoliche sul piazzale del mercato e saveriani ci sono un botto di camper di negri bisogna mandarli via tutti fuori». E infine, nella discussione intitolata "Imbracciamo i forconi" Dario scrive «una bella sommossa popolare? andiamo li di notte, o anche di giorno, con forconi, spranghe o qualsiasi cosa possa far male e distruggiamo la prima carovana. quando tornano ancora e ancora.... poi vedi come tornano!» e Matteo sottolinea «scusa xkè vuoi eliminare solo la carovana...eliminiamo direttamente gli zingari così sei sicuro che nn tornano più!!!!ahahaha».

fonte: Vorrei

Scontro di civiltà a bordo vasca

Allegria: siamo in Italia e il burkini non va perché gli manca la marca da bollo. L’abilità nazionale a (non) risolvere i problemi tirando fuori cavilli burocratici non ha evitato l’arrivo dello scontro di civiltà nelle nostre piscine, però. A Verona «alcune mamme» si sono lamentate perché il costume portato da una bagnante straniera — ideato per le donne islamiche integraliste, o per le donne con padri e/o mariti integralisti, forse (intero-totale-cappucciomunito tipo Cartoonia) — spaventava i loro bambini. Da noi si mandano spesso avanti le mamme, quando il tema è delicato; certo, in casi come questo, anche chi è favorevole alle leggi francesi anti-velo e magari è anche mamma, reagisce imbarazzata; sembra un po’ una scusa, anzi parecchio. Comunque, mamme o non mamme, il direttore dell’impianto ha affrontato l’islamizzatrice in burkini. E le ha chiesto di fornire ufficialmente la composizione del tessuto del suo costume; «per verificare se fosse a norma per poter essere usato in una piscina pubblica».

Oddio, per constatare la compatibilità del materiale bisognerebbe istituire una apposita commissione. Ma non succederà. Probabilmente, basterà la moral suasion del direttore a convincere le immigrate, non verranno più a farsi qualche vasca. E dispiace, francamente.

fonte: Corriere della Sera

Novara, no a sette matrimoni misti Il sindaco: "Sono unioni di comodo"

Tra le numerose conseguenze prodotte dal recente decreto-sicurezza del ministro Maroni c'è anche quella di alimentare la triste tendenza ai matrimoni a pagamento, combinati fra italiani e immigrati che, in cambio di somme di denaro, comprano il celibato di uomini o donne italiani per regolarizzare la propria situazione.

In soli cinque giorni, a Novara - giunta leghista - sono saltati sette matrimoni in cui uno degli sposi era extracomunitario, sospettati di essere unioni di comodo. A suscitare il sospetto è stato il fatto che al momento in cui si è reso necessario esibire il permesso di soggiorno, gli interessati sono spariti. In uno dei casi, però - la sposa è nigeriana - è stato annunciato unricorso contro il Comune.

fonte: Repubblica

Un cliente lo chiama "sporco negro" l'azienda non gli crede, lui si licenzia

Un cliente dell'albergo di Latina dove lavorava come responsabile del personale lo chiama "sporco negro", la direzione dell'hotel non gli crede e si licenzia. E' accaduto sabato scorso ad un cittadino congolese di 37 anni, Ali Shadadi, in Italia dal 1997, mediatore culturale e regolarmente impiegato in un hotel del capoluogo pontino. L'uomo ha raccontato la vicenda in una intervista a www.articolo21.info.

La storia. L'uomo ha raccontato di essere stato avvicinato da un abituale cliente dell'albergo che, svegliatosi tardi, chiedeva di mangiare anche se la cucina era ormai chiusa. Di fronte al diniego il cliente ha alzato il tono della discussione: "Possibile che per mangiare io debba chiedere a te, un negro. E' per questo che l'Italia non va avanti, perché iniziano a comandare i negri". Arriva addirittura a strattonare Ali e a minacciarlo davanti al personale dell'albergo e ad altri clienti dicendogli "ho una pistola". Il cittadino congolese, impaurito e ferito nella dignità, si è rivolto alla direzione della struttura: "Questo cliente è scomodo, si può allontanare?" e si è sentito rispondere che si trattava di una "vicenda personale" della quale comunque non c'erano prove. Dopo aver denunciato l'accaduto alle forze dell'ordine, non ricevendo solidarietà dai suoi datori di lavoro, ha deciso di licenziarsi: "Non si può far finta che nn sia successo niente, la dignità non si può comprare".

fonte: Repubblica

Pestaggi razzisti a Roma e Campomarino (Cb)

A Roma in in negozio di frutta a Tor Bella Monica un gruppo di giovani si sono radunati verso le 18 di ieri e hanno aggredito un dipendente, un bengalese di 23 anni. Una spedizione punitiva: il giovane è stato colpito ripetutamente con un bastone e un coltello. Autori dell'aggressione alcuni italiani probabilmente della zona probabilmente in cerca di vendetta per alcuni apprezzamenti che il bengalese avrebbe rivolto a una ragazza del posto. Il giovane è stato trasportato in codice rosso al policlinico Tor Vergata dove è ricoverato in prognosi riservata con ferite al torace e alla testa, e con un trauma cranico.
Stessa sorte è toccata ad un ambulante straniero nei pressi della spiaggia di Campomarino Lido (CB), massacrato di botte da un cittadino italiano per una contrattazione degenerata in lite.

fonte: Osservatorio sulla repressione

Bergamo, immigrata marocchina si suicida "Era disperata. Non riusciva a regolarizzarsi"

Si è uccisa perché era clandestina e non riusciva a regolarizzarsi, e per questo era caduta in depressione. Il corpo senza vita di F.A., 27 anni, marocchina, è stato ripescato ieri sera dal fiume Brembo a Ponte San Pietro. La donna, notata da alcuni passanti, era sotto il ponte del centro storico, è stato riportato a riva alle 21 circa.

E' stato il fratello Mohamed stamattina a presentarsi ai carabinieri per denunciare la scomparsa della sorella, uscita di casa ieri alle 14. L'uomo, che invece è regolare (come anche i genitori) e vive proprio a Ponte San Pietro, ha raccontato che F. era disperata: era irregolare in Italia, aveva tentato in tutti i modi di regolarizzare la sua posizione ed era terrorizzata dalla scadenza di domani, giorno in cui la clandestinità diventa reato. E questo l'avrebbe portata a uccidersi.

Ma gli inquirenti del posto sono scettici: la ragazza, infatti, era in Italia da cinque anni e viveva presso la famiglia. Si pensa quindi che il suicidio sia legato solo a problemi psichici.

fonte: Repubblica

Gang degli autobus, presi 2 teppisti

L´appuntamento era per ogni week-end. L´obiettivo: andare a caccia dell´immigrato e picchiarlo, insultarlo, derubarlo. Per il divertimento della ricerca e l´adrenalina della violenza, visti i bottini irrisori e l´alto rischio delle azioni. Il mezzo: il bus della linea R601. Protagonisti: un branco di ragazzini, tra i 16 e i 20 anni, della zona di piazza Mercato. E nel gruppo c´erano anche quattro ragazze. Sabato sono stati individuati e denunciati dalla polizia municipale due dei teppisti della linea R601. I vigili erano sulle loro tracce da una settimana, grazie alla denuncia di due extracomunitari e alle riprese delle telecamere dell´Anm, che hanno filmato un´aggressione e fornito agli uomini del generale Luigi Sementa l´identikit della gang.

Domenica scorsa, il branco del R601 aggredisce un cittadino dello Sri Lanka e uno del Bangladesh (provocando loro ferite guaribili da 10 a 25 giorni), tra via Arcoleo e piazza Vittoria intorno alle 23. L´aggressione avviene proprio davanti alla fermata del bus, mentre il bus R601 sta per ripartire. Le telecamere interne filmano tutto attraverso i finestrini. Si vede la gente chiusa nell´autobus e l´occhio elettronico che oltre le loro teste, inquadra il branco che accerchia le vittime e le aggredisce. Si vedono una serie di colpi. Poi i ragazzi che girano in tondo alle due vittime, come in una danza e infine la fuga sull´autobus. Indossano magliette con la scritta "Napoli o Italia" e cappellini con la visiera.

I passeggeri si ammassano nella parte anteriore del bus. Il branco è ancora sovreccitato. E le telecamere registrano il secondo atto della violenza: a bordo del bus la gang deruba di portafoglio, telefono e orologi alcuni extracomunitari tra la paura e il silenzio degli altri passeggeri. Per una settimana i vigili hanno battuto quella linea. Sabato la svolta: nei pressi di piazza Garibaldi, ad una fermata dell´Anm, i vigili riconoscono due aggressori. Li portano al comando e li denunciano. Il più grande ha 20 anni ed è appena uscito dal carcere dove ha scontato una condanna per rapina. L´altro 18 anni appena compiuti. I vigili hanno gli identikit anche degli altri e li stanno cercando.

fonte: Repubblica

Clandestino? Espulso anche se manda soldi alla famiglia

Avere una famiglia all’estero da mantenere non è sufficiente per restare in Italia con un’ordinanza di espulsione in tasca. La necessità di mandare le rimesse ai familiari per aiutarli a vivere nella propria patria rientra nelle ''condizioni caratterizzanti la situazione del migrante economico''. Dunque chi è in questa condizione e non ha i documenti di soggiorno in regola deve andare via lo stesso.

La Cassazione lo ha ribadito nella sentenza numero 30994 specificando che non è un ''giustificato motivo'' rimanere in Italia da clandestino per ''la necessità di contribuire con i proventi di una saltuaria attività lavorativa svolta in Italia, al sostentamento dei familiari in patria indigenti e adempiere così all'obbligo di mantenimento che anche il nostro ordinamento impone in favore dei congiunti''.

Il caso riguarda un'immigrato nigeriano che non avendo ottemperato al decreto di espulsione emesso per lui nel 2005 era stato assolto dal Tribunale di Bergamo nel 2006 perché il giudice monocratico aveva ritenuto un ''giustificato motivo'' la condotta dell'imputato che ''non aveva precedenti penali e non si era potuto allontanare dall'Italia per la necessità di contribuire al sostentamento dei familiari in patria indigenti''.

La I Sezione Penale della Cassazione ha però annullato la sentenza. Secondo i giudici, infatti, ''la necessità di provvedere economicamente a se e alla propria famiglia nella patria lontana, integra, certo, un motivo socialmente e umanamente apprezzabile, ma non può questa necessità rendere in sè inesigibile l'adempimento dell'ordine impartito dalla Pubblica amministrazione nè appare una necessità idonea a rendere questo adempimento (l'espulsione) pericoloso o difficoltoso''.

fonte: LegaAntiRazzista

Veneto, con le pistole in spiaggia per dare la caccia agli ambulanti

I sindaci-sceriffi chiamano, la polizia provinciale risponde. Aspettando i militari, che il governo ieri ha deciso di mandare anche a Venezia in barba al sindaco filosofo, gli agenti hanno cominciato di buon mattino sulla spiaggia di Bibione, la più orientale del territorio veneziano, a dare la caccia ai venditori abusivi extracomunitari. Nei prossimi giorni, e per tutto agosto, mandati dalla neo-presidente leghista della Provincia di Venezia Francesca Zaccariotto, batteranno anche le spiagge di Caorle, Eraclea, Jesolo, Cavallino, Chioggia, tutte governate da amministrazioni di centrodestra. "È una risorsa che mettiamo a disposizione del territorio, d'intesa con i comuni interessati - spiega l'energica Presidentessa - perché bisogna scendere in campo con soluzioni concrete e non solo con le dichiarazioni".

Scendono in campo armati di pistole, nelle loro eleganti divise azzurre e blu, gli agenti della polizia provinciale, distolti per l'occasione dai loro habitat naturali di controllo della caccia e della pesca. Perché sono "forze dell'ordine a tutti gli effetti".

Tecnicamente, ufficiali di polizia giudiziaria. Ma non possono girare da soli, perché le loro competenze sono limitate al bracconaggio. Quindi, anche per poter fare una multa, devono farsi sempre accompagnare da qualcuno. In questo caso dai vigili urbani dei comuni interessati. In compenso, diversamente dai cacciatori di taglie, non costano nulla. Hanno l'unico svantaggio che devono imparare il mestiere. Riuscire a distinguere una finta borsa di Vuitton da una péppola e da un bisàto.

Sono in tre, accompagnati da due vigili, i pistoleri esordienti della prima ronda istituzional-leghista che si muove guardinga sulla sabbia calda del litorale. Alla fine della prima giornata di lavoro tornano a casa già con un buon bottino. Hanno fermato e controllato un bel gruppetto di ambulanti extracomunitari, di venditori cinesi di cianfrusaglie, di massaggiatrici thailandesi.

Ne hanno multato e denunciato una dozzina, e sequestrato un discreto quantitativo di merce varia, tra cui un bel mucchio di asciugamani. Poche le reazioni. Distratti i bagnanti, pressoché indifferenti i vù cumpra': "Noi siamo molti più di loro, non ci daranno più fastidio di quanto non lo facciano già i vigili". Sono 48 in totale gli agenti che scendono in campo. Appartengono a una squadra scelta, molto dotata tecnicamente, che si è già distinta in vivaci battaglie contro i pescatori di frodo, che una volta sequestrarono addirittura una pattuglia tenendola prigioniera per un'intera notte in mezzo alla laguna. Faranno 48 turni di servizio, due pattuglie alla volta, ciascuna composta da due uomini, per un totale di 600 ore "regalate alla sicurezza dei cittadini". Perché "per noi la priorità è la sicurezza", tuona la Presidentessa. "Distogliere degli agenti destinati ad altre mansioni significa solo aggiungere confusione", attacca invece il deputato veneziano del Pd Andrea Martella.

fonte: Repubblica