perchè questo blog?

L'Italia è diventata da anni paese di immigrazione ma da qualche tempo si registra un crescere di fenomeni di razzismo. Dopo la morte di Abdul, ucciso a Milano il 14 settembre 2008, ho deciso che oltre al mio blog personale avrei provato a tenere traccia di tutti quei fenomeni di razzismo che appaiono sulla stampa nazionale. Spero che presto questo blog diventi inutile...


domenica 19 dicembre 2010

Milano, allarme freddo: clochard cingalese morto nella neve

Secondo senzatetto morto negli ultimi giorni a Milano a causa del freddo, che nella notte ha toccato il picco minimo di sei gradi sotto zero. L'ultima vittima del gelo è questo uomo di 47 anni, trovato stamani senza vita avvolto in una coperta, accanto all'ingresso del supermercato Carrefour di via Farini. L'uomo, un extracomunitario dello Sri Lanka, è stato identificato solo grazie a un tesserino dell'Opera San Francesco, la onlus dei frati cappuccini che offre cibo e vestiario ai poveri. Solo alcuni giorni fa una senzatetto era stata trovata morta nei pressi dei Giardini Montanelli, a Porta Venezia, in pieno centro.

fonte: La Stampa

venerdì 17 dicembre 2010

«Solo un'idea anti immigrati»

La parola razzismo non la usa nessuno. ma quando si spiega l'ordinanza annunciata ieri dall'Amministrazione e che entrerà in vigore da gennaio quasi tutti i commercianti immigrati sgranano gli occhi e chiedono: «Lo fanno qui perché siamo immigrati: ma noi come facciamo a mantenerci?».
LO SPICCHIO di Carmine interessato dai provvedimenti restrittivi sugli orari di chiusura delle attività riguarda loro, gli immigrati. Nell'ordinanza non è ovviamente scritto in modo esplicito, ma basta fare una passeggiata in zona per rendersi conto che in questa area le attività sono in gran parte gestite da commercianti di nazionalità non italiana. L'area è quella delimitata da via San Faustino, via Capriolo, via Battaglie e corso Mameli, strada quest'ultima esclusa però dal provvedimento, nella quale ci sono anche alcuni bar gestiti da italiani e, soprattutto, aprirà a breve l'arcipelago del gusto nell'ex Oviesse.
Per i negozi «diurni» gestiti da italiani cambierà poco o nulla trattandosi di attività che non hanno il loro picco di clientela durante la serata. La sostanza del provvedimento riguarda bar e kebaberie, che dovranno chiudere alle 22, e phone center, il cui coprifuoco sarà dalle 20. Per chi supera gli orari stabiliti dall'ordinanza la multa sarà di 450 euro.
Nessuno, tra i commercianti immigrati interpellati, sa dell'ordinanza. «Non lo sapevo - afferma un po' dimesso Sikder Siray, gestore del bar all'angolo tra via San Faustino e via Capriolo -, noi di solito teniamo aperti un po' di più delle 22».
«Jalla, Jalla» (andiamo, andiamo) ride un cliente aggiungendo che «sotto le feste è proprio una bella notizia». Un altro cliente, più serio, dice: «Lo fanno in questa zona perché ci sono gli immigrati». All'angolo tra via Capriolo e via Battaglie, la cuoca senegalese del ristorante, è più arrabbiata: «Ma stiamo scherzando? - chiede -. Tengo aperto dopo le 22 solo nel fine settimana, anche se la licenza dice che potrei farlo fino a mezzanotte, ma vorrei sapere come pensano che possiamo mantenerci da queste parti, tra affitti e bollette da pagare. Già hanno tenuto chiusa la via sette mesi per fare i lavori e ora si mettono anche a fare queste cose?». Poi aggiunge: «Non è possibile: continuano a farci i controlli di ogni genere e si sa che se vogliono darci la multa qualcosa che non va la trovi sempre». Un cliente interviene: «Entrano anche spesso per chiedere i documenti a chi sta mangiando, ma si sa che a quel punto uno preferisce non uscire di casa. Lo fanno solo dove ci sono i negozi degli immigrati». «Tolgono la voglia di andare avanti - afferma la cuoca -, ma io qua ho investito i miei risparmi».
NELLE KEBABERIE di Rua Sovera i commenti non sono molto diversi. «Non è possibile – afferma un gestore -: io la licenza per tenere aperto fino all'una, come fanno a cambiare idea adesso? E poi lo vede il locale? Durante il giorno non ci viene quasi nessuno, di fatto si lavora solo la sera, quando la gente finisce di lavorare». Nella kebaberia in parte Adeel, il ragazzo di 22 anni figlio del proprietario pakistano, non capisce molto bene l'italiano, ma si fa intendere bene quando spiega che i kebab si vendono più facilmente alle dieci di sera che non al mattino.
Meno preoccupata la titolare (originaria del Bangladesh) del negozio di frutta e verdura in via San Faustino in parte alla trattoria «I Chiostri»: «Noi chiudiamo sempre prima delle 22 - spiega - e non abbiamo alcun problema».
Di circoli privati nella zona non ce ne sono, se non il Circolab (area Radio Onda d'Urto) di via Battaglie 29. L'ordinanza prevede che questo genere di attività chiuda entro mezzanotte. Anche per loro, forse, ci sarà qualche problema.

fonte: BresciaOggi

Viterbo, clochard morto assiderato, probabilmente romeno

Un uomo di circa 40 anni, probabilmente romeno, senza fissa dimora, e' stato trovato morto oggi a Viterbo. A causarne la morte, secondo i primi rilievi dei carabinieri, sarebbe stato il freddo intenso e, probabilmente, la malnutrizione. Il corpo del clochard, disteso sull'erba in un campo vicino alla tangenziale della citta', e' stato notato da un automobilista, che ha subito avvisato il 112.

Carabinieri e personale del 118 non hanno potuto fare altro che constatare la morte dell'uomo.

fonte: ANSA

giovedì 16 dicembre 2010

Senzatetto romeno muore assiderato a Ostia

Il freddo intenso torna a colpire i diseredati. E aumenta le sofferenze dei seimila senza tetto della Capitale, fino alle estreme conseguenze. Il cadavere di un uomo di nazionalità romena, senza fissa dimora, è stato rinvenuto domenica mattina a Roma, nella pineta di Castel Fusano, poco lontano da Ostia.
Secondo quanto si apprende, la segnalazione ai carabinieri è arrivata da un connazionale, che ha individuato il corpo del 41enne nella zona del parco contigua a via Mar Rosso. L'uomo è morto probabilmente per assideramento, nella stessa zona dove due anni fa, nel periodo di Natale, una donna e suo figlio perirono nell'incendio della loro baracca dopo aver acceso un falò per riscaldarsi. Non lontano da qui, l'inverno scorso, un altro uomo morì di freddo.

fonte: Corriere della Sera

Milano, senzatetto ucraina uccisa dal freddo: centinaia a rischio

Ulyana aveva 48 anni e nessun posto dove passare la notte. Viveva per strada e ogni sera tornava in via Ma­rina, non lontano dai giardi­ni di Porta Venezia intitolati a Indro Montanelli, per tra­scorrere la notte nella sua "casa", un ammasso di car­toni, sacchi e bidoni nasco­sti dietro ad una pompa di benzina.Ed è lì che alle 7.45 di ieri mattina un suo com­pagno di sventure, un clo­chard polacco di 37 anni, ha trovato il suo corpo ormai senza vita. Inutile l'int er­vento del 118: Ulyana Shma­lyuk, originaria dell'Ucrai ­na, era già morta da un pez­zo. Uccisa - con tutta proba­bilità - dal freddo artico che l'altroieri notte avvolgeva Milano. A stabilirlo con cer­tezza potrà essere soltanto l'autopsia, già disposta dal magistrato di turno, ma sul corpo della donna non c'era ­no segni di violenza o ferite, se non un vecchio taglio sul­la fronte già suturato da tem­po e che quindi non avrebbe nulla a che fare col decesso.

fonte: CronacaQui

martedì 7 dicembre 2010

Immigrati accusati ingiustamente

Leggendo la storia del marocchino di Bergamo sostanzialmente arrestato per un’intercettazione maltradotta mi sono venuti in mente stamattina moltissimi casi di cronaca giudiziaria in cui negli ultimi anni sono stati malamente coinvolti alcuni extracomunitari – sbattuti per giorni e giorni in galera – che solo prestando un pochino più d’attenzione al caso sarebbe stato chiaro a tutti che con le indagini non c’entravano nulla. A Erba, c’era Azouz. A Perugia, c’era Lumumba. E a Rignano Flaminio c’era il benzinaio cingalese Kelum Da Silva.

leggi tutto su Il Folio

lunedì 6 dicembre 2010

Milano: la Lega blocca il progetto per il reclutamento di infermieri stranieri. L’allarme del Pd: “si rischia la paralisi nelle corsie”.

La Lega Nord sta bloccando l’assunzione di infermieri stranieri in Lombardia. È la denuncia di Ezio Casati, vicepresidente Pd del consiglio provinciale di Milano, che ha presentato un’interrogazione urgente, per i ritardi con cui la giunta da seguito al progetto Eures promosso da Provincia di Milano, Assolombarda e Aler per reclutare infermieri all’estero garantendo loro alloggi nelle case popolari con affitti accessibili.
Secondo Casati, in tutta la Lombardia mancano all’appello 8mila infermieri, di cui la metà a Milano e provincia, per questo il progetto promosso dalla Provincia ha pensato una sorta di “agenzia di collocamento” a livello continentale. Ma, secondo Casati, di fronte alla parola “stranieri”, seguita dall’indicazione della garanzia di alloggi popolari, la Lega ha opposto il suo netto no. Così il provvedimento si è impantanato.
“L’atteggiamento della Lega è ottuso – denuncia Casati – perché così si corre il rischio di non riuscire a far fronte alla penuria di infermieri sul territorio lombardo”. E aggiunge: “Tramite l’Eures sono già arrivati 600 infermieri dalla Spagna, ma nei nostri ospedali gli infermieri comunitari ed extracomunitari sono già 2.200, cioè il 10 per cento del totale”.
Stavolta, però, la Lega si è opposta al provvedimento perché “con questa storia della casa favorisce gli stranieri a scapito degli italiani”.
A rincarare la dose è Ignazio Marino, senatore Pd e presidente della Commissione d’inchiesta sul Servizio sanitario nazionale: “Quale sarà il prossimo passo? La Lega intende per caso mandare le camicie verdi negli ospedali a curare i pazienti? La trovata ridicola e demagogica attuata in Lombardia mette soltanto a rischio l’assistenza ai malati: Umberto Bossi e i suoi sono a conoscenza della grave mancanza di personale infermieristico nei nostri ospedali? Forse i paladini della purezza della razza dovrebbero confrontarsi con gli operatori del settore: sono circa 40mila gli infermieri che mancano in Italia e di questa carenza soffre particolarmente il nord, dove da anni operano moltissimi infermieri di altri Paesi. Insabbiando provvedimenti necessari per l’assistenza ai malati, la Lega fa un grave danno al Sistema sanitario nazionale e a tutti i cittadini”.

fonte: ImmigrazioneOggi

Consigliera Pdl dopo furto di borsa «I rom fanno vomitare, sono ladri»

«Sono settimane che dico che i rom fanno vomitare e non conosco il consigliere padovano»: così scrive sulla sua pagina Facebook una consigliera per il Pdl della circoscrizione Est di Prato. Lo rivela il Nuovo Corriere di Prato il quale sottolinea che gli amici su Facebook possono testimoniare: «Lei è stata autrice di messaggi di questo tipo ben prima del consigliere padovano Vittorio Aliprandi».

L'escalation di ingiurie sarebbe iniziata il 6 ottobre, quando la signora fu derubata della borsa, portata via dalla sua auto dopo la rottura del finestrino, a opera di ignoti. Episodio commentato con uno «Zingari bastardi, ladri e da mandare a casa» che fu solo il primo di una lunga serie. Il giornale pratese fa notare anche che tra gli innumerevoli commenti favorevoli ci sono anche quelli di esponenti politici locali, da Pdl a Lega Nord. Interpellata per telefono sulla notizia apparsa sul quotidiano, la signora si è trincerata dietro a un «no comment».

Il coordinamento provinciale del Pdl di Prato si occuperà nella prossima riunione della vicenda di Clarissa Lombardi, consigliera di centrodestra nella circoscrizione di Prato Est, che sulla sua pagina di Facebook ha scritto frasi offensive contro i rom. Ad annunciarlo è il coordinatore provinciale del partito, l’onorevole Riccardo Mazzoni, che in una nota spiega che «le relative deliberazioni» del coordinamento «saranno demandate agli organi competenti, cioè ai probiviri nazionali del partito». Mazzoni ricorda che «il Pdl, nei confronti dei rom, ha sempre seguito una linea precisa: fermezza per il rispetto della legalità ma anche rispetto assoluto dei diritti umani, nella amara consapevolezza che è impossibile integrare nel nostro Paese chi non ha nessuna intenzione di integrarsi».

fonte: Corriere della Sera

Padova, la Lega: basta soldi a maratone tanto vincono sempre i neri. È polemica

Stop ai finanziamenti pubblici per maratone sportive che vedono trionfare atleti stranieri, soprattutto africani: i costi sono ormai proibitivi. L'idea-provocazione è del consigliere leghista della Provincia di Padova Pietro Giovannoni, che in fase progettuale della 12ª edizione della Maratona di Sant'Antonio, in programma il 17 aprile 2011, ha proposto un netto taglio all'impegno finanziario degli enti pubblici. Una nuova polemica si scatena a Padova, dopo quella sorta per le frasi choc su Facebook del consigliere comunale Aliprandi contro i rom.

«Qualcuno ha interpretato con malizia e spiritosaggine la mia idea - spiega Giovannoni, imprenditore che ricopre anche il ruolo di presidente del consiglio comunale di Vigonza (Padova) - solo perché il nucleo degli atleti di colore è quello che costa di più. Ma non c'è intento razzistico. Conosco come vanno queste cose, ho organizzato la Stramilano e la StraBelluno».

La manifestazione padovana, spiega Giovannoni, costa circa un milione di euro e gli enti locali fanno già la loro parte con l'impiego di vigili, protezione civile, sicurezza del percorso. «Assindustria Padova che organizza la maratona - sottolinea l'esponente della Lega - ha certo il suo tornaconto: paghi di più». Ieri sera, nel corso del consiglio provinciale mentre si dibatteva sul percorso della gara, Giovannoni avrebbe sostenuto l'inutilità di finanziare una competizione di «atleti africani o comunque extracomunitari in mutande».

fonte: Messaggero

Rissa al bar-karaoke, cinese accoltellato

La rissa, nel bar karaoke, mentre la gente canta e il volume della musica è alto, riempie le sale. Un uomo rimane a terra, perde sangue, ha ricevuto diverse coltellate: l'ultima, fatale, ha trapassato il cuore. È successo dieci minuti prima di mezzanotte, ieri, in un locale in fondo a via Sarpi, all'incrocio con via Canonica, a Chinatown: la vittima, H. C., immigrato cinese di 39 anni, è morto nel bar, dopo quasi un'ora di tentativi di rianimazione. Gli assassini, all'arrivo dei carabinieri, erano già fuggiti: il caso è affidato alla Omicidi. La lite è scoppiata a dieci minuti dalla chiusura del bar, ché il karaoke di via Sarpi, come gli altri esercizi pubblici del quartiere cinese, deve rispettare il coprifuoco imposto dal Comune. La richiesta di soccorso è arrivata al 118, che ha avvisato i carabinieri: H. C. è stato trovato riverso in una pozza di sangue, trafitto da diverse coltellate alle gambe, al torace, alla testa. Gli investigatori hanno ascoltato a lungo, nella notte, i testimoni dell'omicidio.

fonte: Corriere della sera

giovedì 2 dicembre 2010

Padova. Consigliere comunale su Facebook: "Sti rom mi fanno proprio vomitare"

«Sti rom mi fanno proprio vomitare». Così il consigliere comunale della Civica Vittorio Aliprandi ieri alle 17.55 in Facebook. «Quando vedo quello che fa lo storpio e che in stazione cammina normalmente vorrei prenderlo a calci». Una dichiarazione che si commenta da sè. Destinata a rinfocolare le polemiche estive (e non) sull'uso improvvido di FB nella «comunicazione politica».

E stamattina il consigliere comunale, sempre usando il social network, ha voluto precisare ancora la sua posizione: "Sempre polemiche... ma che palle! - ha scritto - Ma a uno non possono dar fastidio i rom? dobbiamo integrarci noi fargli le case mantenerli? Questi non vogliono integrarsi, rubano come attività principale e fanno figli a nastro. E nessuno di loro vuol lavorare e noi dobbiamo farci un culo cosi pagare tasse assurde. Se vogliono fare i nomadi... che vadano in campeggio come facciamo noi, che si adeguino alle nostre regole".

In una discussione sul profilo dell'altro consigliere comunale della Civica, Gregorio Cavalla, Aliprandi si è spinto fino ad affermare che servirebbero i "campi di concentramento", salvo poi precisare che "scherzava".

Aliprandi si era già distinto all'epoca del «caso Pavanetto». L'assessore provinciale Pdl esibiva nel social network la sua personale sintonia con il fascismo. Il consigliere comunale chiosò: «Meglio froci o fascisti?». Aliprandi replica lo stesso dilemma. Ma sui rom non ha dubbi..

fonte: Mattino di Padova

domenica 28 novembre 2010

Milano, la questura denuncia il medico che ha curato l'immigrato sulla torre

Saranno denunciati per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina "il medico curante e persone esterne" all'ospedale San Paolo di Milano, da dove è stato dimesso l'immigrato che nel pomeriggio di sabato è sceso dalla torre della ex Carlo Erba, in via Imbonati, a causa delle sue gravi condizioni di salute. Lo rende noto la questura di Milano, aggiungendo che l'immigrato è stato dimesso nella prima mattinata odierna da parte di personale medico di quell'ospedale.

fonte: Repubblica

mercoledì 24 novembre 2010

Rimosse le luminarie multilinguistiche in via Padova, il Comune le rimetta

Sono durate solo dieci giorni le luminarie natalizie «multietniche» in via Padova, frutto di un progetto artistico dell’artigiano Claudio Sighieri. Vicino a un cuore rosso, c'era la scritta «Buone feste» in italiano e nelle altre lingue parlate dai residenti di uno dei quartieri più multietnici della città: francese, spagnolo, inglese, cinese, arabo, russo... Le luci, però, non hanno fatto in tempo ad essere accese: oggi sono già state rimosse. Al loro posto è stata collocata la scritta «Auguri» in italiano. «Ci risulta che l’"intervento riparatore" sia stato ordinato dall’assessore all’Arredo Urbano, Maurizio Cadeo (competente per i progetti di illuminazione artistica della città) a seguito, a suo dire, delle "proteste di famiglie e cittadini"», riferisce in una nota la cooperativa Comin, che opera nel quartiere.

fonte: Corriere della Sera

martedì 23 novembre 2010

Sanatoria truffa-Hanno pagato migliaia di euro, ma non possono sporgere denuncia, pena l’arresto e l’espulsione perché irregolari.

“Almeno 25 lavoratori stranieri sono venuti direttamente per raccontarci di essere stati truffati“. Una stima, quella di Edda Pando, dello sportello immigrazione Arci, che però non tiene conto di quanti chiedono informazioni per “gli amici” o di chi, per timore, non denuncia nemmeno alle associazioni la truffa subita. Anche al Naga, lo stesso problema: “Tantissimi stranieri sono stati truffati durante la sanatoria dello scorso settembre“. Truffati per migliaia di euro, ma non possono sporgere denuncia, pena l’arresto e l’espulsione perché irregolari. È uno dei volti della “sanatoria truffa” che il movimento Primo Marzo, insieme e in sostegno al Comitato nazionale immigrati denuncia con una manifestazione che si è svolta 5 giugno a Milano. E che Terre di mezzo aveva raccontato con un’inchiesta

Avere un’idea delle reali dimensioni del fenomeno, però, è impossibile. Le cifre estorte sono esorbitanti: raramente scendono sotto i 2 mila euro, ma possono arrivare fino a 6 mila euro e oltre. E gli stratagemmi messi in atto dai truffatori, molto fantasiosi (vedi lancio successivo). “Le truffe rimangono sotto silenzio, nessuno ne parla -spiegano dal Naga-. Ci sono storie di un’ingenuità incredibile: molti di questi ragazzi sono stati abbagliati dal miraggio di una regolarizzazione e, in buona fede, si sono fidati”. A monte, la disperazione di chi, dopo anni di lavoro in Italia, non era riuscito a mettersi in regola: la sanatoria per colf e badanti rappresentava l’unica possibilità di mettersi in regola. L’ultima possibilità prima dell’entrata in vigore del reato di clandestinità.

Durante la manifestazione contro la “Sanatoria truffa” verrà richiesta la concessione del permesso di soggiorno per chi ha fatto domanda di emersione nella sanatoria 2009. “La regolarizzazione riservata solo a colf e badanti ha permesso che si creasse un mercato nero di vendita di documenti falsi e di prestanomi per il permesso di soggiorno -denuncia Edda Pando-. Sono anni che non si fa una sanatoria e, per i lavoratori stranieri irregolari residenti in Italia da tanto tempo, non c’era altra alternativa“. Per i promotori della manifestazione l’ultima regolarizzazione ha dimostrato che “non sono gli stranieri che vogliono rimanere nella ‘clandestinità’ ma che, appena il governo offre una possibilità, cercano di mettersi in regola”. Per questo motivo urge una nuova regolarizzazione per tutti gli immigrati.

Mentre, per i lavoratori che sono stati truffati ma che non possono sporgere denuncia senza rischiare l’espulsione “chiediamo che possano denunciare la truffa subita ed essere regolarizzati per il lavoro che svolgono -aggiunge Francesca Terzoni, Primo Marzo-. Sono persone integrate, che in molti casi vivono in Italia da anni”. Infine, i promotori della manifestazione, chiedono un occhio di riguardo per i lavoratori stranieri colpiti dalla crisi economica e che, avendo perso il posto di lavoro, rischiano di scivolare nuovamente nella clandestinità e chiedono il prolungamento del permesso di soggiorno di almeno due anni per chi ha perso il lavoro. Tra le altre richieste, la concessione del permesso di soggiorno a chi è costretto a lavorare in nero e l’abolizione del reato di clandestinità.

Non c’è limite alla fantasia con cui sono messe a segno le truffe ai danni dei lavoratori stranieri che, lo scorso settembre, hanno cercato di sanare la propria posizione approfittando della sanatoria riservata a colf e badanti – racconta Sara, insegnante di una scuola per stranieri di Milano che chiede di mantenere l’anonimato per proteggere i suoi studenti -. A Pavia un commercialista ha finto di avviare le pratiche per sanare 30 lavoratori. Per compilare il modulo di regolarizzazione ha indicato, come datore di lavoro, altrettante persone che erano state detenute nel carcere di Opera“. Persone, ovviamente, ignare di tutto. Altro escamotage molto diffuso, recuperare nomi e cognomi dei falsi datori di lavoro dall’elenco dei morti. “Questo ragazzo è stato sanato da una persona morta da due anni”, racconta Sara indicando il voluminoso plico di carte appoggiato sul tavolo. Contiene le decine di denunce raccolte in questi mesi.

Impossibile fare una stima di quante siano le persone truffate ma i numeri, verosimilmente, sono molto alti: “Abbiamo circa 300 studenti -dice Sara-. Tutti quelli che erano privi di documenti di soggiorno hanno tentato di accedere alla sanatoria“. Ma nessuno, finora, ha sporto denuncia. Le cifre estorte sono esorbitanti. Si va dai 2.500 euro chiesti dal commercialista di Pavia agli oltre 8 mila versati da un ragazzo egiziano: 4mila euro per la compilazione del modulo F24, poi altri 4 mila per consegnargli i bollettini da versare all’Inps (che ha pagato) e infine altri 500 euro per una procura all’avvocato.

Inoltre la legge stessa conteneva dei meccanismi tali per cui è sono state agevolate le truffe. Sara mostra un documento, su carta del ministero dell’Interno, in cui un cittadino italiano vede rigettate 18 domande di regolarizzazione sulle 20 che ha presentato. Solo le prime due persone dell’elenco sono state “sanate”. “Questa è palesemente una truffa. Com’è possibile che nessuno si sia accorto che questa persona stava imbrogliando 18 stranieri? Com’è possibile che non sia stato fatto nemmeno un controllo?”, chiede Sara

Altro dettaglio che ha aiutato i truffatori, il fatto che sui moduli non erano richiesti dati anagrafici del lavoratore straniero, ma solo il numero di passaporto “peraltro indicato in maniera poco chiara -sottolinea l’insegnante-. In questo modo era sanare realmente una colf o una badante, fare dieci fotocopie del modello F24 e rivenderle a duemila euro l’una”.

Ma oltre al danno, economico, per molti lavoratori che hanno tentato di accedere alla sanatoria dello scorso settembre, si profila, dietro l’angolo, una beffa crudele. Chi ha inviato in prefettura i moduli con il proprio numero di passaporto si ritrova, di fatto, con un mandato di espulsione pendente. “E sono fregati per sempre, non avranno modo di essere regolarizzati -spiega Sara-. Per questo è importante la richiesta di concedere un permesso di soggiorno per ricerca lavoro temporaneo”

fonte: Terre

domenica 21 novembre 2010

Un rumeno ucciso a coltellate a Torino

Un giovane e' stato ucciso a coltellate durante un litigio davanti a un locale notturno a Torino. La vittima - secondo le prime informazioni dei Carabinieri - e' un rumeno di 26 anni. E' stato accoltellato a un fianco ed e' morto poco dopo l'arrivo al pronto soccorso dell'ospedale San Giovanni Bosco. L'omicida e' fuggito ed e' ora ricercato dagli stessi Carabinieri. Il delitto e' avvenuto alla periferia Nord di Torino, davanti al locale "Batmania", in via Reiss Romoli. Al litigio hanno assistito alcuni testimoni che sono ora interrogati dagli investigatori.

fonte: RaiNews24

giovedì 18 novembre 2010

'Buu' razzisti per Balotelli Cori contro gli oriundi

'Buu' razzisti nei confronti di Balotelli fin dal primo pallone toccato dall'attaccante azzurro a Klagenfurt, nell'amichevole con la Romania. I cori contro dall'ex interista sono partiti dal settore dello stadio occupato dai tifosi romeni e in precedenza erano stati diretti a tutti i giocatori dell'Italia. Poi, nei primi minuti della partita, cori anche da parte di un centinaio di estremisti italiani del gruppo Ultras Italia (gli stessi che si erano resi protagonisti degli scontri a Sofia due anni fa): hanno gridato "non ci sono neri italiani" e "nell'Italia solo italiani". Chiaro il riferimento alla presenza in campo di un giocatore come Cristian Ledesma, il centrocampista della Lazio di origine argentina che il ct Prandelli ha convocato per la prima volta. Prima, avevano ascoltato l'inno di Mameli esibendo il saluto romano. Balotelli è stato bersagliato dai 'buu' anche quando ha lasciato il campo, al 15' della ripresa, sostituito da Quagliarella. Intorno alla mezzora della ripresa il gruppo di Ultras Italia ha esposto un lungo striscione, rimosso dopo pochi minuti, con scritto "No alla nazionale multietnica". A loro, la risposta a fine partita dello stesso giocatore: "Si rassegnino, l'Italia multirazziale c'è già".

fonte: Repubblica

Brescia, espulsi due immigrati guidavano la protesta della gru

Provvedimento di espulsione dall'Italia due egiziani protagonisti della protesta degli immigrati che per 17 giorni sono rimasti sulla gru a Brescia. La decisione era stata anricipata dal viceministro degli Esteri egiziano, con delega ai Rapporti con le comunità all'estero, Muhammad Abdel Hakim, al quotidiano online del Cairo Masrawi. "Le autorità italiane - aveva spiegato - hanno deciso di espellere i due egiziani, Muhammad al-Haja di 28 anni e Muhammad Shaaban di 20, che guidavano la protesta degli immigrati". I due non erano sulla gru, ma sarebbero stati riconosciuti fra i partecipanti al presidio che è stata anche oggetto di cariche della polizia nei giorni scorsi.

Il più grande dei due, detto 'Mimmo', attivista dell'associazione 'Diritti per tutti', è partito alle 14.30 da Malpensa a bordo di un aereo dell'Egyptair. Per impedire l'espulsione dell'immigrato, rende noto un esponente del centro sociale Cantiere di Milano, erano arrivati a Malpensa una quarantina di militanti: con loro anche l'avvocato del migrante, Sergio Pezzucchi, che è stato ricevuto da alcuni addetti della Egypt Air, cui ha consegnato alcuni oggetti personali del suo assistito. Una volta decollato l'aereo, i militanti del Cantiere hanno deciso di lasciare lo scalo e di indire un nuovo presidio a Milano, all'angolo tra via Albricci e via Larga, dove si trova la sede dell'Egypt Air, compagnia che gli antagonisti invitano a boicottare dopo l'espulsione di Mohammed.

"Non ci è stato concesso il tempo di fare ricorso contro il rifiuto della domanda di sanatoria fatta da Mimmo", ha commentato l'avvocato Pezzucchi. "L'espulsione è stata fatta dalla questura di Milano perché Mimmo - ha spiegato il legale - era nel Cie di Corelli da lunedì scorso". Il migrante "aveva una pratica per la sanatoria in corso, ma non abbiamo saputo che la sua domanda era stata respinta fino all'udienza di convalida quando dalla questura è arrivato un fax con il provvedimento di rigetto della domanda di Mimmo, che però non era datato e non aveva alcun segno di notifica al suo datore di lavoro. Non ho motivo di dubitare che la domanda sia stata respinta, ma non ci hanno fornito la documentazione completa. Perciò - ha aggiunto Pezzucchi - volevamo fare ricorso, ma non ce n'è stato dato il tempo". In ogni caso "presenteremo comunque ricorso, magari per farlo rientrare in un secondo momento".

fonte: Repubblica

Milano, nuovo sgombero per la piccola Cristina

Nuovo allontanamento per la piccola rom di “Vieni via con me”. È successo questa mattina a Segrate, comune alla periferia Est di Milano, non lontano dall'insediamento di via Rubattino da dove era stata allontanata a settembre. La bambina, la cui storia è stata raccontata dalla maestra Flaviana Robbiati nella prima puntata della trasmissione Rai di Fabio Fazio, viveva insieme ad altre 80-100 persone in un ex insediamento industriale abbandonato e con pericolo di amianto, oggetto di un'asta fallimentare che, secondo le forze dell'ordine che hanno effettuato lo sgombero, si terrà tra pochi giorni.

fonte: Redattore Sociale

mercoledì 17 novembre 2010

L’odissea dei somali. Sgomberata l’ex ambasciata. 130 rifugiati senza un tetto

Dal tugurio alla strada. Questa non si chiama accoglienza
E’ di pochi giorni fa il video reportage girato da Fabrizio Ricci e Carlo Ruggiero sull’ex ambasciata somala di Roma di via dei Villini, stabile che permanentemente ormai da un decennio era diventato rifugio per circa 130 rifugiati somali senza un tetto dove stare.
Ieri, una operazione di Polizia, ha portato gli agenti fino all’interno dell’edificio per esegure forzatamente lo sgombero.
Una situazione ormai da tempo conosciuta che nessuno ha voluto vedere per anni.
Niente luce, niente acqua, nessun tipo di sicurezza. All’interno dello stabile la situazione era veramente sotto la soglia minima della vivibilità. La soluzione? Lo sgombero.
Come se per richiedenti asilo e rifugiati vivere in quelle condizioni fosse degno, come se non fosse vero che, nonostante i beneficiari della protezione internazionale siano giuridicamente equiparati ai cittadini italiani, non vivano nella realtà una condizione ai margini della clandestinità sociale.
Così, ancora una volta, emergono tutti i limiti dell'accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati in questo paese.
Prima vittime nei teatri di guerra, poi inghiottiti nel vortice dei trafficanti di uomini, libici o turchi che siano, poi ancora respinti, clandestini ancor prima di approdare nel nostro paese. E una volta arrivati, sempre che il viaggio non si sia tramutato in tragedia, nonostante riconosciuti titolari del diritto d’asilo, ancora ricacciati, ancora in viaggio, ancora costretti a migrare anche quando restare è il loro obiettivo, oppure ingabbiati, quando invece il desiderio vorrebbe portarli in un diverso paese europeo, vittime della Convenzione di Dublino, di un’europa che mentre si fa unica nel controllo delle frontiere, non altrettanto uniformemente permette di accogliere i profughi.

continua qui

Controllore e razzismo

Un ragazzo dopo aver assistito a una scena di razzismo, scrive questa lettera:

Buonasera,

prima di tutto mi presento: sono Jacopo Patrignani un ragazzo di Pesaro che frequenta il liceo classico Nolfi a Fano e che quindi è costretto ogni giorno ad usufruire del servizio bus “Adriabus” per spostarsi tra le due città. Mi capita spesso di assistere a scene di velato razzismo: ogni tanto volano sfottò, i controllori quando multano i rom se ne escono sempre con battute simpaticissime sui mille motivi per cui “non dovrebbero prendere i bus ma sgranchirsi le gambe e fare due passi che è gratis.” I posti vicino agli extra-comunitari sono sempre gli ultimi ad essere occupati ed a volte la gente preferisce rimanere in piedi. Venerdì 12 novembre sulla linea 99 Fano – Pesaro delle 14 però si è veramente varcato ogni limite di civiltà: un ragazzo rumeno ha provato a fare la classica furbata, è volato a fare il biglietto appena ha visto il controllore che saliva sull’autobus. Di norma l’autista passa tranquillamente sopra a queste piccolezze ma con lui no, per lui il personale “Adriabus” aveva in serbo un comportamento assolutamente speciale! Il controllore avvisato dall’autista dell’infrazione del giovane dell’est gli si è avventato addosso ponendoli una serie di domande “Cosa sei rumeno? Ucraino? Moldavo? Eh, cosa sei? Dammi i documenti! Dammi i soldi della multa, subito!” E mentre diceva così questo egregio signor controllore cominciò a tastargli il giubbotto alla ricerca del portafoglio e dei documenti trattandolo come il peggiore dei delinquenti. Il ragazzo, spaventato, ha subito saldato il prezzo della multa con una banconota da cinquanta euro ma per questo “straordinario” uomo italiano non era abbastanza: aveva pagato la multa, era stato insultato ma la punizione era troppo esigua! Questo “rumeno” doveva capirlo in un modo o nell’altro che non si trovava più nel suo paese “incivile”! Così il controllore ha preso il ragazzo e l’ha portato fuori dal bus, lasciandolo a Fosso Sejore, a metà strada, seppur avesse già pagato 50 euro e quindi aveva pieno diritto a concludere il tragitto. La persona seduta vicina di questo ragazzo, un uomo orientale, li ha rincorsi, è andato dal controllore e gli ha detto “Lei non può permettersi di trattare una persona così solo perché è diversa da lei!” E sapete il nostro “egregio concittadino come gli ha risposto? “Stai zitto e ringrazia che non ho fatto la multa anche a te?” Come se essere orientale sia un “infrazione” sufficiente per essere multato, anche se possiedi il biglietto. Uscito dal bus mi sono messo a parlare con questo signore che ha la pelle olivastra ma vive in Italia da 24 anni e l’ho sollecitato ad andare a denunciare il fatto all’azienda. “Non mi ascolterebbero mai.” Queste sono state le sue parole.

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venerdì 12 novembre 2010

Brescia, protesta sulla gru. Sajad sta male, la questura vieta invio medico sulla struttura

Sulla gru fa freddo, le temperature si abbassano. E Sajad sta male, ormai da un paio di giorni. Pachistano della zona di Guajarat, 27 anni, un master in lingue, non vede la famiglia da 3 anni, da quando è arrivato in Italia. Già nelle scorse ore la sua sagoma non si scorgeva, febbricitante. Oggi lo hanno visto seduto al sole, forse sta un po' meglio. Ma un medico non lo può vedere. Anzi sì, stando alle parole dell'ormai noto vice questore di Brescia Emanuele Ricifari, immortalato in un video in cui chiede ripetutamente di caricare un gruppo di persone del tutto pacifiche.

Se vuole un medico, avrebbe detto il funzionario, che scenda e verrà visitato.

Il problema è che, oltre all'incredibile caso di omissione di cure mediche, anche se anche Sajad accettasse di scendere, non è chiaro se sia in condizioni fisiche di farlo. Soprattutto da una gru e da quell'altezza.

Fonti contattate sotto la gru, fra chi in tutti questi giorni cerca di fornire i minimi aiuti necessari alla sopravvivenza dei migranti che lottano contro le truffe della sanatoria, aggiungono particolari sullo stato di pressione che le autorità prefettizie e di polizia stanno adoperando per mettere fine alla protesta. Pressioni familiari, con appelli e con interventi degli affetti capaci di esercitare emozione, nessun contatto, almeno fino a ora, con avvocati, mezzo quartiere blindato e il taglio dei mezzi di comunicazione. Niente più pile cariche per i cellulari, ai migranti sulla gru rimane una radio, ma chi manda messaggi non è nemmeno certo che in realtà il messaggio arrivi forte e chiaro.

Il cibo che viene portato dalla Caritas viene in parte scartato dagli stessi migranti, che sono entrati in uno stato di continua allerta e temono che il cibo sia in qualche maniera manipolato. E così si nutrono di alimenti in scatola o preconfezionati.

E' sceso oggi dalla gru Papa, disoccupato, 20 anni, cittadino senegalese che vive a Brescia da cinque, con i genitori. Il ragazzo, che era salito insieme ad altri migranti sulla gru nel cantiere della metropolitana di brescia, non sarà arrestato. Lo ha spiegato la questura precisando che la sua posizione, a differenza di quella dell'immigrato indiano sceso per primo, è al vaglio. La sua richiesta d'emersione dal sommerso è ancora in itinere. La stessa posizione, è stato spiegato sempre oggi, è anche quella dell'immigrato marocchino che si trova sulla gru. Oltre a quest'ultimo vi sono poi due pachistani e un egiziano.

fonte: Peacereporter

Il servizio di Annozero sugli immigrati a Brescia e la repressione delle manifestazioni

Annozero si è occupato ieri sera lungamente della protesta degli immigrati a Brescia, mostrando nuove immagini delle cariche della polizia contro i manifestanti. Un baldanzoso dirigente della polizia in borghese gestisce la situazione ordinando cariche su persone inermi, minacciando una donna -- «O viene tranquilla o io le do veramente un colpo di spranga!» -- e fermandone arbitrariamente altre che sembrano non aver fatto nulla, strattonandole -- «Questo viene con noi!».

guarda i video su Il Post

giovedì 11 novembre 2010

UCCISE UNA 22ENNE ROMENA: 10 ANNI A GIOVANE ITALIANO

Condanna mite, a soli dieci anni e otto mesi (più altri quattro mesi per il porto di coltello), per Francesco Stagnitto, 25 anni, operatore socioassistenziale originario della provincia di Caltanissetta ma residente a Pianoro (Bologna), che un anno fa, il 15 novembre 2009, uccise massacrandola con una decina di coltellate Christina Ionela Tepuru, prostituta romena di 22 e madre di una bambina di due anni, in via delle Serre, zona Borgo Panigale, alla periferia di Bologna. «Una condanna eccessivamente mite» l'ha definita l'avvocato Antonio Bove, che ha assistito i familiari della giovane romena a cui la sentenza ha destinato una provvisionale di 45.000 euro, che - ha spiegato il legale - però rimarrà sulla carta, perchè l'assassino, reo confesso, ha dichiarato di non possedere nulla. «Aspettiamo le motivazioni per capire il perchè di questa condanna eccessivamente mite - ha detto Bove - viste anche le modalità con cui è stata uccisa e visto che aveva un bambina piccola». I familiari della vittima hanno interpellato anche l'ambasciata del loro paese. Il processo davanti al Gup di Bologna Marinella De Simone era con il rito abbreviato, che prevede una riduzione della pena di un terzo.

fonte: Leggo

La rapina a un trans finisce a San Vittore

Il chilometro dieci della Paullese torna a far parlare di sé, teatro ancora una volta di una rapina tra le prostitute. Ad essere aggredito, però, questa volta è stato un transessuale avvicinato alle 3 della scorsa notte da un gruppo di giovanissimi malviventi che nel tentativo di rubargli la borsa lo hanno fatto cadere a terra e riempito di calci e pugni.

Il pestaggio è stato interrotto dall'arrivo dei carabinieri che pochi istanti prima avevano fermato due giovani su una Fiat Punto sospetta nella zona artigianale di Peschiera Borromeo. A bordo due pregiudicati di Zelo Buon Persico che nascondevano sotto i sedili anteriori due pistole giocattolo senza il tappino rosso: una semiautomatica e una a tamburo, perfette riproduzioni di una Beretta calibro 9 e di una Smith&Wesson.

Di fronte alle domande pressanti dei due militari i due hanno confessato di essere i pali di una banda e che i loro altri tre complici stavano rapinando dell'incasso alcuni trans che si prostituivano in zona. Da questa soffiata è scattata la trappola. Chiamati altri equipaggi in supporto, i due militari sono saliti a bordo della Punto fingendosi i pali e incamminandosi verso il luogo fissato per l'appuntamento post rapina. Percorse poche centinaia di metri si sono imbattuti nel pestaggio. Armi in pugno, senza intervenire immediatamente, hanno arrestato i tre aggressori quando questi si sono avvicinati alla Punto pensando già alla fuga. In manette con l’accusa di rapina in concorso sono finiti quattro italiani maggiorenni e un minorenne.

fonte: Ediesse.net

Razzismo contro un baby calciatore di colore

Cori razzisti ai danni di un giovane calciatore di colore: cose mai viste né sentite a Grumello e che hanno provocato una sanzione ai danni della società di calcio di casa. Una censura anche morale, mitigata solo dalla pronta reazione dei dirigenti, che hanno allontanato gli incivili dagli spalti. Lo sconcertante episodio è avvenuto sabato scorso al campo sportivo di Grumello, durante la partita di calcio Grumulus-Oratorio Sabbioni Crema degli Juniores, categoria nella quale militano giocatori che hanno dai 15 ai 18 anni. Protagonisti in negativo, alcuni ragazzi coetanei, tifosi della squadra locale, che più volte si sono messi ad imitare il verso della scimmia quando veniva coinvolto in un’azione di gioco un giocatore di colore della compagine avversaria. Il comportamento dei dirigenti sportivi grumellesi è stato però esemplare: hanno subito redarguito il gruppetto allontanandolo dalle tribune. Una condotta della quale ha preso nota l’arbitro nel suo referto, facendo attenuare la multa comminata dalla Federazione Gioco Calcio a carico della società che, pur non avendo colpe, deve ingoiare questo boccone amaro. La Grumulus dovrà quindi sborsare 200 euro «per comportamento discriminatorio a carattere razziale - recita la motivazione del provvedimento disciplinare - da parte dei propri sostenitori nei confronti di un calciatore avversario. La sanzione viene mitigata in quanto il dirigente si prodigava per la pronta interruzione di questi vergognosi cori».

fonte: Cremonaonline

Africani attori sul set di Crialese denunciati come irregolari

La brutta avventura di un gruppo di comparse del film “Terraferma”, tutte in regola con il permesso di soggiorno. Gli abitanti di Porto Empedocle pensavano fosse uno sbarco di "clandestini" e hanno allertato la polizia. L’episodio risale all’estate scorsa ma solo ora a raccontarlo è Enrico Montalbano che per la produzione svolgeva il ruolo di assistente all’organizzazione delle scene di massa e di ricerca e casting delle figurazioni, in particolare quelle africane. Montalbano stigmatizza la “coraggiosa collaborazione con lo Stato in un posto in cui normalmente la gente è abituata a farsi troppo spesso gli affari propri”

fonte: Redattore Sociale

lunedì 8 novembre 2010

Ragazza costretta a togliersi il velo per esame patente

Non si aspettava che le chiedessero di togliersi il velo dalla testa per fare l’esame di teoria per poter prendere la patente, ma invece questo è successo a una donna magrebina di religione islamica alla motorizzazione di Valdaro a Mantova. Il tutto è successo sabato scorso. La giovane è arrivata con i capelli nascosti da un foulard che le lasciava però ben visibile il volto. Ma il funzionario che stava registrando gli esaminandi ha preteso che si togliesse il velo. “Temeva che sotto avesse un auricolare”, hanno riferito alcuni testimoni, rimasti colpiti dall’ordine perentorio del funzionario. Le ha detto chiaramente che se avesse tenuto il velo non avrebbe fatto l’esame - ha raccontato Viola Banzi, 18 anni, di Mantova, anche lei impegnata nell’esame -. La signora aveva il velo che le copriva il capo e il volto era perfettamente riconoscibile. Inoltre, aveva detto che era la seconda volta che sosteneva l’esame e la prima l’aveva fatto regolarmente con il velo”.

Le lacrime
Questa volta, però, non è stato possibile e non è bastato nemmeno alzare il velo un attimo per mostrare che non aveva alcun auricolare. Così, piangendo - hanno raccontato alcuni dei presenti - è andata in bagno e ha tolto il foulard. Quando è tornata, ha sostenuto l’esame superandolo. È stata Viola, figlia dell’assessore provinciale alle Politiche sociali Fausto Benzi, a rendere pubblica la storia su cui la motorizzazione non ha ancora commentato. “Ha fatto l’esame e ha continuato a piangere - ha raccontato Viola -. Una pena. Era sola, o meglio era insieme solo a un rappresentante della sua autoscuola, ma non aveva parenti o amici che la consolassero. Mi è dispiaciuto non aver avuto il coraggio di rispondere per le rime a quell’uomo. Sono tornata alla mia autoscuola per comunicare che il mio esame era andato bene e ho raccontato il fatto al titolare, il quale mi ha risposto che non era la prima volta che quel funzionario trattava male gli stranieri”.

fonte: City

venerdì 5 novembre 2010

Rom, 39 milanesi denunciano il sindaco di Milano

Rom, un’altra denuncia per il sindaco Letizia Moratti e il suo vice Riccardo De Corato dopo quella arrivata a metà novembre da parte di un gruppo di residenti nel campo di via Triboniano. Questa volta, a difesa degli zingari di stanza a Milano, in particolare di quelli di via Rubattino e di via Cavriana, che hanno subìto 14 sgomberi, sono scesi in campo trentanove cittadini, volontari del Gruppo di Sostegno Forlanini, ma anche maestre e mamme di bimbi compagni dei piccoli rom, oltre che rappresentati del mondo politico e culturale milanese. Sono assistiti dagli avvocati Gilberto Pagani ed Anna Brambilla. La denuncia è stata presentata il 29 ottobre. E’ stato chiesto all’autorità Giudiziaria di procedere nei confronti del sindaco e del suo vice per i reati di abuso di ufficio, interruzione di servizio pubblico (in particolare relativamente all’obbligo scolastico di minori) e danneggiamento, con l’aggravate di averli commessi per finalità di discriminazione e di odio etnico e razziale.

fonte: GD notizie

giovedì 4 novembre 2010

Pochi permessi di soggiorno: gli immigrati in piazza per il diritto all'integrazione

Roma. Sono scesi in piazza anche a Roma i lavoratori immigrati italiani. Un incontro per richiamare l'attenzione sui temi dell'integrazione e sulle problematiche di tutti i giorni: una su tutte quella del permesso di soggiorno. Troppi, dopo la sanatoria, gli stranieri rimasti senza pur lavorando qui nel nostro paese da anni. Ecco le loro voci. Servizio ed interviste di Federica Giordani



fonte: C6tv

Rom a Roma, se una colpa c'è...

Il delegato per il sindaco Alemanno sulla questione rom, per giustificare l'esclusione delle cooperative ed associazioni che attulamente stanno lavorando nei campi, dicendo che il lavoro svolto non è stato sufficiente afferma:
Non abbiamo ancora un bambino rom nato e cresciuto sul territorio romano che fa le scuole superiori
Forse occorre ricordare cose che sono successe a Roma ultimamente e che non hanno certo aiutato a raggiungere questo obiettivo:
6 giugno 2008: Roma, sgomberato un campo nomadi vicino al Testaccio. C'erano 40 bambini
11 novembre 2009: Roma, al via lo sgombero del campo nomadi Casilino 700.
18 gennaio 2010: Sgombero campo rom di via Salone, protestano i nomadi
19 gennaio 2010: Roma, via a sgombero campo nomadi Casilino 900
15 febbraio 2010: Roma: sgomberato campo rom più grande d'Europa
6 luglio 2010: Roma, presto sgombero del campo rom della Martora
27 agosto 2010: Rogo nel campo rom: si fa presto a dire sgomberi
2 settembre 2010: Via libera allo sgombero di 200 campi Rom a Roma, Calgani invita al dialogo
6 settembre 2010: Trasferimento forzato per molte famiglie di nomadi
18 settembre 2010: Rom: sgomberato insediamento abusivo in periferia sud di Roma
21 settembre 2010: Sgomberi a Roma: in 300 ammassati nell'ex Cartiera
e qui mi fermo.. ma le notizie sono davvero tante. Se si procede di sgombero in sgombero come si può pensare di iscrivere ragazzi rom alle superiori?

fonte e link: www.kuda.tk

Bergamo, Pdl e Lega litigano per l'assuzione di una donna delle pulizie albanese

L'assunzione part time di una donna delle pulizie all'asilo sta causando problemi tra il Pdl e la Lega Nord bergamaschi. Succede nella cittadina di Romano di Lombardia (Bg), dove i due partiti (che guidano insieme anche il Comune) fanno parte del consiglio di amministrazione della Fondazione Mottini che gestisce la scuola materna. Il problema e' che il presidente Gino Ravelli ha assunto per le pulizie una donna di origini albanesi con funzioni di ausiliaria per 20 ore settimanali. La signora vive in Italia da 18 anni e da tempo svolgeva il servizio, per il quale ora e' stata confermata.

Una decisione che non e' stata gradita dai leghisti, che sostengono di non essere stati informati, anche perche' "prima deve venire la nostra gente, con i tempi che corrono". Ora la questione sara' affrontata in Consiglio di amministrazione, che secondo alcune voci potrebbe a questo punto essere azzerato nelle componenti di nomina del sindaco. Oltre ai politici di maggioranza ne fanno parte anche due parroci.

fonte: Affaritaliani

lunedì 1 novembre 2010

Nigeriana stuprata dal branco fermati 2 italiani

Sequestrata, picchiata e violentata da un branco. E' la notte da incubo vissuta tra sabato e domenica da una ballerina nigeriana a Melfi, in provincia di Potenza. Una storia di brutalità per la quale i carabinieri hanno già arrestato due 25enni del posto e indagano per identificare almeno altre sei persone. In via di accertamento anche eventuali responsabilità dei gestori del night, aperto da poche settimane. Il fermo dei due giovani, accusati di sequestro di persona, violenza sessuale di gruppo e lesioni personali, è stato disposto dal pm di Melfi, Renato Arminio.

I particolari dell'operazione sono stati illustrati stamani dai comandanti dell'Arma a Potenza e Melfi, che hanno sottolineato come il pronto intervento dei carabinieri sul luogo della violenza sia stato possibile grazie a una segnalazione. Secondo la ricostruzione, nella notte tra sabato e domenica scorsi, al termine di uno spettacolo in un night di Melfi, i due arrestati hanno convinto la donna, una 33enne nigeriana, a salire su un'auto.

I due si erano offerti di accompagnata in albergo, invece si sono diretti in una zona periferica di Melfi, in contrada Crocifisso. Intuito il pericolo, la donna ha cercato di avvertire una sua amica, ma i due le hanno strappato di mano il cellulare, a cui hanno tolto la batteria. Fermata l'auto in aperta campagna, i giovani hanno intimato alla donna di uscire all'aperto e hanno cominciato a picchiarla e a violentarla.

Sul posto sono poi giunti altri sei uomini, a bordo di due vetture, per partecipare alla violenza. La donna, raccontano i carabinieri, si è "difesa strenuamente" e uno degli otto aggressori, impietosito o forse molto più semplicemente spaventato dalla violenza che "avrebbe potuto portare a conseguenze molto più gravi", convince gli altri ad andar via. Forse è stato proprio lui a telefonare ai carabinieri per dare indicazioni sul luogo in cui si trovava la vittima dello stupro.

I militari hanno trovata la donna in lacrime, in evidente stato di shock e l'hanno accompagnata all'ospedale "San Giovanni di Dio" di Melfi. Diagnosticata una prognosi di sette giorni. Sulla base della descrizione degli aggressori fatta dalla nigeriana, i militari hanno poi acquisito e visionato i filmati del circuito di video-sorveglianza del night club e sono riusciti a identificare due degli aggressori, V.M. e B.V., entrambi 25enni di Melfi e noti agli inquirenti.

fonte: Repubblica

giovedì 28 ottobre 2010

Gli stranieri versano in tasse più di quel che costano


fonte: Caritas, via Ciwati

Milano nega via Padova a Boeri "No alla festa multietnica in strada"

Una “tavolata planetaria” lunga 250 metri in via Padova, per portare in una periferia al centro delle cronache cittadine il tema caldo di Expo, rivisitato in chiave multietnica. La manifestazione era stata pensata un mese fa dal comitato di Stefano Boeri, il candidato del Pd alle primarie del centrosinistra, per domenica 7 novembre, come evento clou della sua campagna. Ma dal Comune — dall’ufficio per le concessioni di occupazione del suolo pubblico — è arrivato ieri il no. E ora il caso diventa politico. «È una cosa molto grave, offensiva, inspiegabile: questo rifiuto è un brutto segno», attacca Boeri.

Il suo comitato aveva chiesto l’autorizzazione per occupare il tratto compreso tra Pasteur e via Giacosa, dopo aver parlato con le associazioni di via e i ristoratori della zona. Anche Atm — spiegano dallo staff di Boeri — aveva dato il nullaosta per un giorno che, come sottolinea Boeri, «è quello in cui si organizzano feste di vie e di quartiere». Il no del Comune ha fatto sorgere sospetti sulle reali motivazioni. Il primo a manifestarli è stato il vicecapogruppo del Pd in Provincia, Roberto Caputo: «La Moratti dimostra solo una grande paura: è in conflitto di interessi tra il suo ruolo amministrativo e quello politico».

fonte: Repubblica

Sottopagato e precario, il lavoro degli immigrati resiste al vento della crisi

Disposti ad accettare qualsiasi incarico, anche se sotto pagato e in condizioni disagevoli, con contratti che vengono stracciati alla prima difficoltà e turni di lavoro folli. Eppure, grazie alla loro estrema flessibilità e disponibilità, gli oltre 407mila stranieri residenti fra Milano e provincia - che così in termini assoluti diventa la più multietnica d'Italia superando per la prima volta Roma - hanno scontato meno dei lavoratori italiani la crisi economica che ancora fa sentire i suoi colpi.

È il dato più nuovo che emerge dal ventesimo Dossier Statistico Immigrazione 2010 Caritas-Migrantes presentato ieri mattina all'Auditorium San Fedele. "Nei mestieri di bassa qualità il 40 per cento degli addetti è rappresentato da stranieri - spiega il sociologo Emilio Reyneri - . Le minoranze etniche ormai fortemente consolidate nel nostro territorio si concentrano nelle piccole imprese, con meno di 15 dipendenti, dove il datore di lavoro può permettersi anche i contratti a tempo indeterminato, tanto le garanzie contro il licenziamento sono pari a zero".

fonte: Repubblica

lunedì 25 ottobre 2010

“Pensavo fosse serio, invece è solo serbo”: Pistocchi si scusa con Krasic

Ieri la frase inopportuna, oggi le pubbliche scuse. Al termine delle partite di ieri pomeriggio, durante la trasmissione "Serie A Live" in onda su Mediaset Premium, Maurizio Pistocchi si è trovato a commentare l'episodio, avvenuto durante Bologna-Juventus, della simulazione di Krasic, da cui è scaturito il rigore concesso ai bianconeri poi parato da Viviano a Iaquinta.

Il giornalista, il cui scopo era probabilmente quello di fare una battuta, si è lasciato scappare una frase decisamente sconveniente: "Mi dispiace per Krasic, che credevo fosse serio, invece è solamente serbo".

fonte: NewNotizie

"La vita di un operaio albanese vale meno di quella di un italiano"

L'operaio morto è albanese. Ma la sua vita vale meno di quella di un italiano. Ai suoi familiari, che vivono in Albania, "area ad economia depressa", va un risarcimento di dieci volte inferiore rispetto a quello che toccherebbe ai congiunti di un lavoratore in Italia. Altrimenti madre e padre albanesi otterrebbero "un ingiustificato arricchimento". Questa gabbia salariale della morte, ispirata al criterio del risarcimento a seconda del Paese di provenienza del deceduto sul lavoro, è contenuto in un sentenza shock del Tribunale di Torino. Il giudice civile, Ombretta Salvetti, richiamandosi ad una sentenza della Cassazione di dieci anni fa, ha dunque deciso di "equilibrare il risarcimento al reale valore del denaro nell'economia del Paese ove risiedono i danneggiati". Dopo aver addebitato all'operaio deceduto il 20% di concorso di colpa nella propria morte, la dottoressa Salvetti ha riconosciuto a ciascun genitore residente in Albania la somma risarcitoria di soli 32mila euro. Se l'operaio fosse stato italiano, sarebbero state applicate le nuove tabelle in uso presso il Tribunale di Torino dal giugno 2009 in base alle quali a ogni congiunto dell'operaio morto sarebbero stati riconosciute somme fino a dieci volte superiori (fra 150 e 300 mila euro).

Questa sentenza destinata a fare discutere in un mondo del lavoro nel quale la presenza di lavoratori stranieri è sempre più alta, è stata criticata da uno dei massimi esperti di diritto civile, l'avvocato Sandra Gracis. "In base a questo criterio del Tribunale torinese - spiega il legale - converrebbe agli imprenditori assumere lavoratori provenienti da Paesi poveri, perché, laddove muoiano nel cantiere, costa di meno risarcire i loro congiunti". "Ma ribaltando la situazione - aggiunge l'avvocato Gracis - che cosa sarebbe successo se il dipendente morto fosse stato del Principato di Monaco, oppure degli Emirati? Il risarcimento ai genitori sarebbe stato doppio o triplo rispetto a quello per un italiano?".

Secondo Sandra Gracis, "il giudice torinese s'è rifatto al una sentenza della Cassazione del 2000 peraltro non risolutiva, ignorando che la Suprema Corte, appena un anno fa, ha affermato che la "tutela dei diritti dei lavoratori va assicurata senza alcuna disparità di trattamento a tutte le persone indipendentemente dalla cittadinanza, italiana, comunitaria o extracomunitaria". Già nel 2006 la Cassazione aveva stabilito che "dal punto di vista del danno parentale, non conta che il figlio sia morto a Messina o a Milano, a Roma in periferia o ai Parioli. Conta la morte in sé, ed una valutazione equa del danno morale che non discrimina la persona e le vittime né per lo stato sociale, né per il luogo occasionale della morte".

fonte: Repubblica

Dopo il dodicesimo sgombero in un anno, Cristina dice alla maestra "Questa non è vita".

Lettera pubblicata domenica 24/10/2010 a pag. 35 sul quotidiano Avvenire

Gli sgomberi e la voce di Cristina

Caro direttore, è giovedì 21 ottobre e le scrivo di ritorno dallo sgombero di Rom a cui ho appena assistito. Di nuovo. L’ennesimo, inutile, dispendioso sgombero nella nostra Milano. Questa mattina le ruspe si sono mosse in direzione Segrate, verso la zona della cave di Redecesio. Di nuovo. Scene già viste centinaia di volte negli ultimi anni: ragazzi e adulti che racimolano quel che riescono e lo caricano su mezzi più o meno di fortuna, senza sapere dove dormiranno la prossima notte; uomini avvertiti via cellulare dello sgombero, perché al mattino presto son partiti per il lavoro, nonostante si dica che «quelli lì mica hanno voglia di lavorare»; bambini che perdono i loro giochi, la loro vita di scolari, spesso anche lo zaino con i quaderni e di certo la spensieratezza che dovrebbe essere un diritto inviolabile alla loro età.

Di nuovo. Le stesse persone, incontrate gli scorsi mesi al Rubattino, poi a Segrate, poi ancora al Rubattino, poi al cavalcavia Bacula e ancora a Segrate, in questa forzata odissea della disperazione che le fa peregrinare senza sosta di quartiere in quartiere, tornando sempre al punto di partenza. Persone che ormai conosciamo bene, di cui siamo amici, che stimiamo anche per la grande dignità con cui affrontano la tragedia della persecuzione. Di nuovo. Assieme all’immancabile Comunità di sant’Egidio e ai volontari del quartiere e delle scuole vicine: da due anni, con una tenacia e un’umanità ammirevoli, stanno raccontando una Milano diversa e possibile, alla quale però rifiuta di credere chi amministra la nostra città.

Stamattina, arrivando al campo di Segrate, ho subito incrociato Cristina con la mamma e la sorellina. Dall’inizio di quest’anno è stata sgomberata già dodici volte. «Maestra – mi ha detto con aria serissima – questa non è vita». Hai ragione, Cristina, i tuoi dieci anni meritano di meglio.

Silvia Borsani, Milano

Risponde il direttore del giornale Marco Tarquinio.

Di nuovo eccoci a ragionare di nomadi, per storia e per condizione. E di perseguitati, per pregiudizio e per propaganda. So già che qualcuno alzerà il dito e obietterà: ma i furti, ma la sporcizia, ma il disordine… È vero, ci sono e sono un problema. Però non sono realtà esclusiva dei rom. E soprattutto non spiegano, non esauriscono e in nessun modo giustificano i fatti dolorosi e letteralmente spiazzanti che lei, cara signora Borsani, racconta con esemplare asciuttezza e umanissimo senso di giustizia. Fatti che continuano ad accadere sotto il cielo di Milano, nella testa di troppi di noi e nelle scelte di chi ha il potere di governare il territorio. Fatti contraddetti da chi lavora davvero per dare stabilità e legalità alla vita senza pace di famiglie e comunità. Fatti sui quali la parola e l’impegno della Chiesa ambrosiana – generosa e capace di suscitare generosità, come su ogni altro fronte di difficoltà e indigenza – gettano luce, e luce rivelatrice. Dell’emergenza sgomberi (non mi piace chiamarlo “caso rom”) stiamo dando conto su Avvenire, ogni volta che è necessario, con rigore e completezza. Continueremo a farlo. A lei, gentile amica, un ringraziamento e l’augurio di continuare a seminare, con fatica e passione di maestra, semi buoni nella «buona terra» milanese.

fonte: Roberto La Pira

giovedì 21 ottobre 2010

Alla Camera un’interrogazione dell’opposizione per denunciare la morte in ospedale di due bimbi stranieri.

Un’interrogazione urgente è stata presentata ieri dai deputati Guido Melis e Jean Leonard Touadi al Ministro della salute per la “preoccupante carenza di fondo nell’applicazione delle norme vigenti sul diritto alla salute” per gli immigrati.
I deputati denunciano i casi di due bambini figli di immigrati deceduti in ospedale. “Nella notte del 3 marzo 2010 – si legge nel testo – una bambina nigeriana di 13 mesi, Rachel, figlia dell’immigrato Tommy Odiase, è stata prima rifiutata dal pronto soccorso dell’ospedale Uboldo di Cernusco sul Naviglio con la motivazione che la tessera sanitaria della bambina era scaduta. Intervenuti i Carabinieri, Rachel è stata quindi finalmente ricoverata in pediatria, dove tuttavia non è stata visitata per molte ore, né le è stata somministrata alcuna cura. Nelle prime ore del mattino, la bambina è deceduta”.
Il secondo episodio avviene a pochi giorni dal precedente “un bimbo albanese di 19 mesi a Premenugo di Settala è morto dopo essere stato portato al pronto soccorso dell'ospedale Santa Maria delle Stelle di Melzo in preda a una forte crisi febbrile con conati di vomito e qui curato con la prescrizione di una tachipirina (la direzione dell’ospedale avrebbe sostenuto in una nota che la morte sia stata dovuta a un rigurgito)”.
Per i due esponenti dell’opposizione “lungi dall’essere isolati, i due episodi testimoniano una preoccupante carenza di fondo nell’applicazione delle norme vigenti sul diritto alla salute, norme che prevedono l’assistenza medica per tutti, compresi gli stranieri, siano essi in regola o no con il permesso di soggiorno”.
Per questo, nell’interrogazione viene chiesto se “il Ministro non ritenga di dover fissare, nell’ambito dei principi fondamentali di competenza statale, specifiche linee guida onde assicurare su tutto il territorio nazionale in modo certo e uniforme il rispetto del diritto alla salute e quindi l’eliminazione in radice di comportamenti delle strutture e del personale medico e ospedaliero suscettibili di dar luogo a discriminazioni”.
Per il Governo ha risposto il sottosegretario di Stato per la salute, Francesca Martini, che ha elencato la normativa vigente – che garantisce l’accesso alle cure per tutti i cittadini immigrati, regolari e no – senza entrare nel merito dei due episodi denunciati, per i quali ha annunciato che sono in corso accertamenti.

fonte: ImmigrazioneOggi

La globalizzazione, il razzismo, l'Europa

Difficilmente lo storico di domani nell'interrogarsi su quale sia stato il tratto decisivo della storia mondiale a cavallo del secondo e terzo millennio eviterà di porre al centro della riflessione quell'insieme complesso di fenomeni che va sotto il nome generico di globalizzazione.
La compiuta realizzazione del mondo come "villaggio globale" (in cui l'informazione viaggia alla velocità della luce), la facilità degli spostamenti e la relativamente rinnovata dislocazione delle attrattive (risorse, energia, benessere, libertà ecc.) stanno sottoponendo il pianeta a un immenso rimescolamento di popoli, lingue, religioni, atteggiamenti spirituali. Se Internet costituisce l'emblema e lo specchio delle nuove dislocazioni umane, sono però i concreti ambiti territoriali - gli stati, le regioni, le singole comunità - a sopportare il peso di mutamenti e condizionamenti che talora generano sofferenza, senso di snaturamento e di perdita d'identità.
In Europa questo processo si è largamente intrecciato con la fine del comunismo, che ha dato luogo a fenomeni di segno opposto come la riunificazione delle due Germanie e la guerra civile a base etnico-religiosa che ha insanguinato la ex Iugoslavia. Si è trattato di risposte di carattere molto diverso alla dissoluzione del blocco dell'Est, ma che hanno sottolineato entrambe la vitalità della correlazione tra l'idea di Stato e la sua radice etnica (come, del resto, è a...

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mercoledì 20 ottobre 2010

Forconi indagato «Odio razziale contro gli zingari»

È accusato di aver propagandato «idee discriminatorie basate sull'odio razziale nei confronti degli zingari Sinti». Marco Forconi, responsabile provinciale di Forza nuova è indagato dalla procura di Pescara perché avrebbe pubblicato «volantini e articoli» contro gli zingari. Sono tre i documenti finiti sotto la lente d'ingrandimento della pm Valentina D'Agostino che ha firmato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari: il primo è un volantino dal titolo «Sinti rom, la vergogna di Pescara e Montesilvano» in cui Forconi chiede di sequestrare e confiscare il patrimonio degli zingari per creare «asili, caserme, centri sociali, alloggi popolari ed edifici per i senzatetto»; il secondo è un articolo in cui accusa i rom di «rubare, spacciare, aggredire» e lancia la proposta di «segnare» le case sequestrate e confiscate «disegnando dei triangoli rovesciati, di colore nero o marrone»; il terzo scritto, pubblicato dopo l'aggressione di un rom a un idraulico di 22 anni in piazza Unione, per la procura, incita all'odio razziale.

fonte: Il Centro

Caso Maricica, shock in Romania "Applaudite un assassino"

Gli applausi rivolti al giovane uccisore di Maricica Hahaianu e la contestazione contro i carabinieri 1che lo portavano via da casa sua sono piombati come uno schiaffo nelle case dei romeni. La morte della 32enne infermiera colpita da un pugno nella metropolitana di Roma riscuote già da giorni un'ampia eco in Romania. Giornali, tv e internet quotidianamente riportano la vicenda con dovizia di particolari. E i media rimarcano polemicamente l'episodio degli applausi di sostegno ad Alessio Burtone quando è stato portato via dai carabinieri.

Il sito Ziar.com 2 riprende la reazione di stupore dei romeni. L'episodio è definito "scioccante". "Circa 200 persone si sono radunate davanti alla casa dalla quale è uscito Burtone. Alcune persone hanno battuto le mani. Il giovane avrebbe lasciato l'abitazione sorridente, una compiaciuta reazione forse in risposta al gruppetto di sostenitori". Video News diffonde in Romania un filmato il cui titolo è semplice e sigificativo: "Applaudito il criminale". Il video mostra chiaramente le persone che applaudono Burtone. L'inquadratura si sofferma poi sullo striscione che inneggia alla libertà del ragazzo. Nel video compare anche il presidente della Camera Gianfranco Fini che inquadra l'episodio all'interno dei fenomeni di violenza delle città italiane e si rifiuta di dare una lettura di tipo etnico razziale. La madre della vittima, intanto, chiede una punzione esemplare: l'ergastolo per chi ha ucciso futilmente.

fonte: Repubblica

lunedì 18 ottobre 2010

Cori razzisti a Eto’o e l’arbitro sospende la partita. Così si vince il razzismo

Il razzismo è ancora negli stadi italiani. Lo sa bene Mario Balotelli che nella maggior parte dei campi della penisola era seguito da fischi e boati forti come l’ignoranza che li crea. Dopo tanti anni qualcosa sembra però muoversi: nella partita di ieri tra Cagliari e Inter l’arbitro Tagliavento ha sospeso l’incontro per diversi minuti a causa dei cori razzisti riservati da alcuni spettatori al camerunense Eto’o. Tutti adesso si augurano che l’attenzione resti alta e le punizioni severe.

Il presidente Cellino ha voluto difendere il suo pubblico: “Cagliari non è una città razzista“. Fatto sta che i boati all’indirizzo di Eto’o si sono sentiti eccome e dopo un consulto tra il quarto uomo, gli addetti alla sicurezza e l’arbitro Tagliavento lo speaker del Sant’Elia ha intimato lo stop: “Si ricorda che in caso di ulteriori cori razzisti la partita verrà sospesa”. I cori finiscono e la vendetta di Samuel Eto’o si materializza sul campo con uno splendido gol partita che regala i tre punti all’Inter e sbeffeggia i razzisti anche con il solito balletto tribale.

Eto’o era stato già protagonista di un episodio simile nel 2006 a Saragozza quando, giocando nel Barcellona, aveva minacciato l’uscita dal campo a causa dei continui cori razzisti nei suoi confronti. Il precedente di Cagliari fornisce dunque un nuovo ed efficace strumento per combattere un male della nostra società che si aggiunge alle tante nefandezze viste ultimamente negli stadi. Sospendere le partite a causa dei cori razzisti non è una possibilità plausibile bensì un dovere.

fonte: Panorama

SFRUTTAVANO I CLANDESTINI: QUATTRO ARRESTI

Dall'usura all'estorsione passando per il favoreggiamento e lo sfruttamento dell'immigrazione clandestina: sono queste le attività a cui erano dediti i membri dell'organizzazione criminale che è stata sgominata dagli uomini della Questura di Lecco che hanno arrestato quattro persone. Si tratta di due imprenditori e un dipendente di una agenzia di recupero crediti, tutti residenti nel Meratese e di un noto commercialista residente nella provincia di Monza Brianza. Il blitz è scattato all'alba di lunedì. I,n carcere sono finiti Pietro Quinto, 38 anni, piccolo imprenditore edile con numerosi precedenti penali, residente a Verderio; Mario Forlone, nato nel 1966, addetto di una società di recupero crediti con sede a Pavia, residente a Osnago, anche lui pregiudicato, e Kaled Makmud, nato nel 1976 ex titolare di un negozio di kebab in centro Lecco ma da qualche tempo trasferitosi in Brianza. E' invece agli arresti domiciliari Carlo Crippa, 44 anni, noto commercialista con diversi studi nella provincia di Monza e Brianza. L'operazione, denominata Quinto Potere ha portato alla luce un vasto giro di sfruttamento: gli arrestati ( e con loro anche altri 7 indagati, tutti residenti in provincia di Lecco) si rivolgevano a stranieri clandestini e proponevano loro una finta regolarizzazione, con tanto di finti datori di lavoro, a fronte di un pagamento che andava dai 4 ai 5mila euro per un giro d'affari da centinaia di migliaia di euro. Tutti i particolari, le indiscrezioni e le fotografie sul Giornale di Merate in edicola martedì 19 Nel video il commissario capo della Questura di Lecco Silvio Esposito



fonte: Giornale di Merate

venerdì 15 ottobre 2010

"Hanno la pella scura, non sono europei come me e te"

Washington Post del 12 ottobre:

"These are dark-skinned people, not Europeans like you and me," said Riccardo De Corato, who is Milan's vice mayor from Prime Minister Silvio Berlusconi's ruling party and who is in charge of handling the camps.

Tutto chiaro? Sorvolando sul fatto che il giornalista che stava intervistando il vicesindaco di Milano sia nato nel Connecticut e che quindi di europeo avesso davvero poco, il nostro si stava referendo ai Rom. Per capirci, a quel popolo presente in Europa dal almeno mille anni che conta, comprendendo i Sinti, almeno 90.000 cittadini italiani e che ha subito una delle peggiori persecuzioni sotto il nazismo e il fascismo.

Il Washigton Post riprende, in uno dei suoi blog, le stesse dichiarazioni, commentando così:

The quote is shocking, overt in its racism. But what's even more surprising is that it comes not from an obscure white supremacist, but from a very public politician giving a statement about a policy decision to an American newspaper.

La cosa che sconvolge è che le parole razziste vengano no da un membro di un oscuro Ku Klux Klan ma da un uomo politico molto in vista intervistato da un giornale statunitense.

A questo punto, però, arriva la smentita di De Corato:

«Mai pensato e pronunciato una cosa simile, può darsi che l'interprete abbia capito male»

Il Corriere chiarisce subito che "per la cronaca l'interprete è un professionista noto sulla piazza, molto utilizzato dai cronisti stranieri.

Diciamo che la cosa più credibile è che il nostro assessore alla sicurezza si sia lasciato andare, di fronte, all'interlocutore a quello che in tanti dichiarano in privato, insomma, gli europei devono essere bianchi e ricchi. Il nemico va dipinto come diverso, riconoscibile, altro da me.

Cosa non avrà detto De Corato? Che i Rom hanno la pelle scura o che non sono europei? Se non ha mai parlato di pelle come ci sarà arrivato il traduttore?

Nel frattempo a Milano viene smantellato un campo ufficiale per far spazio all'Expo, alle persone che ci vivevano legalmente da anni vengono promesso l'accesso a case comunali, poi ci si rimangia tutto e la gente è per strada. Ma tanto non sono europei come me o quel tipo del Connecticut.

fonte: ilKuda

giovedì 14 ottobre 2010

Indicazioni ospedaliere in arabo, "abuso contro identità"?

Fabio Garagnani del Pdl in un'interrogazione se la prende con l'iniziativa del Policlinico S.Orsola Malpighi di Bologna: “Un vero e proprio abuso ai danni non solo della identità culturale italiana, ma anche di altre etnie che potrebbero sentirsi escluse, costituendo di fatto un precedente pericoloso”.

fonte: Redattore Sociale

martedì 12 ottobre 2010

Donna rumena colpita con un pugno nel metrò: coma

Una banale lite per un biglietto nella stazione della metropolitana, una questione di precedenza nella fila, lui le dà un pugno in faccia e lei, infermiera professionale di 32 anni, finisce in coma. Dopo essere rimasta a terra, tra il via vai dei passeggeri in transito alla fermata Anagnina. L'autore dell'aggressione, un 20enne romano già denunciato in passato per lesioni, si trova ora ai domiciliari.

Il tutto è accaduto all'interno della stazione metropolitana Anagnina, venerdì pomeriggio. Il ragazzo e la donna si trovavano in fila per fare il biglietto, quando tra i due è nato un diverbio. In un secondo momento, quando la cosa sembrava finita, la lite si è riaccesa mentre i due si erano allontanati dallo sportello. Dalle parole il 20enne è passato ai fatti colpendo violentemente con un pugno la donna, Maricica Hahaianu, che è caduta all'indietro priva di sensi. E' rimasta a terra, tra il via vai dei passanti che percorrevano i corridoi della stazione. Nel frattempo un signore bloccava il ragazzo che si stava allontanado, mentre quel corpo steso per terra cominciava ad attirare l'attenzione di chi si spostava sulla banchina della metro. Al vigile urbano che poi è intervenuto, il 20enne ha detto per giustificarsi: "Lei mi ha provocato e colpito con le mani in faccia. Adesso posso andare?".

fonte: Repubblica

mercoledì 6 ottobre 2010

Prato: tragica morte di tre giovani donne cinesi a causa del maltempo. Polemiche perché l’amministrazione comunale rifiuta di proclamare il lutto citt

Tre donne cinesi sono morte a Prato a causa del maltempo, rimaste intrappolate all’interno dell’auto in un sottopasso allagato. Una tragedia che ha colpito la città e la comunità cinese ma che rischia di avere strascichi polemici per via della mancata proclamazione del lutto cittadino da parte dell’amministrazione comunale.
“La solidarietà è automatica da parte degli esseri umani – ha detto Matteo Ye, interprete, una delle voci più ascoltate della comunità cinese di Prato, intervistato da Cnr media –. Anche se ci fossero odi razziali, davanti ai morti dobbiamo essere tutti buoni, tutti cristiani. Anche se non sei cristiano, l’amore cristiano è fondamentale e basilare per essere un essere umano”.
“Ritengo che sia un vero peccato non concedere il lutto cittadino, ma da questa amministrazione non riesco ad attendermi granché”, ha dichiarato a Notiziediprato.it Marco Wong, presidente onorario di Associna.

Dopo una giornata di polemiche, in serata vi è stata una parziale marcia indietro del sindaco Roberto Cenni che ha annunciato che giovedì il Comune esporrà la bandiera a mezz’asta in segno di lutto e il Consiglio comunale osserverà un minuto di silenzio. E poi ha smorzato le polemiche: “Se non è stato proclamato il lutto cittadino è perché negli ultimi decenni l’amministrazione comunale di Prato non lo ha mai indetto, anche in presenza di altri fatti tragici che hanno colpito la nostra città. Ho telefonato ai familiari delle vittime, per esprimere la vicinanza e il cordoglio di Prato, ed ho scritto al Console e all’Ambasciatore della Repubblica Popolare Cinese in Italia per esprimere il dolore della Città”.

Parole dure invece quelle espresse dal vescovo pratese, monsignor Gastone Simoni. “La morte, nella sua dura imparzialità – ha ricordato il presule – mette a nudo i nostri pregiudizi, ricordandoci che tutti, pratesi di vecchia origine o di recente venuta, e immigrati anche cinesi, siamo tutti accomunati dalla stessa umanità. Per queste tre giovani donne prego il Signore della vita”.

fonte: ImmigrazioneOggi

domenica 3 ottobre 2010

Aggressione razzista a Gallarate arrestato un estremista di destra

Avrebbe aggredito alcuni cittadini del Bangladesh, assieme ad altri due uomini, armato di un manganello nero con la scritta 'Boia chi molla - Dux Mussolini'. Per questo motivo un estremista di destra di 37 anni è stato arrestato dalla polizia a Gallarate (Varese). A denunciare l'episodio sono state le cinque vittime, che hanno fornito agli agenti le indicazioni per rintracciare uno dei responsabili, un volto noto alle forze dell'ordine.

I bengalesi hanno raccontato di essere stati aggrediti senza motivo mentre giocavano a carte in un circolo ricreativo della cittadina, colpiti con calci e pugni e apostrofati con insulti a sfondo razziale. Gli agenti hanno trovato nel sottosella dello scooter dell'uomo, fermato nelle vicinanze del circolo, il manganello utilizzato per colpire gli stranieri con stampata, oltre alle scritte, un'effigie di Benito Mussolini. L'aggressore dovrà rispondere del reato di lesioni personali aggravate da motivi di discriminazione razziale, mentre i due complici, anche loro legati ad ambienti dell'estrema destra, sono riusciti a far perdere le tracce. Tre bengalesi sono stati medicati all'ospedale di Gallarate e dimessi con una prognosi di tre giorni.

fonte: Repubblica

martedì 28 settembre 2010

Un muro per separare i rom

Un cantiere improvvisato da Luca de Marchi, consigliere comunale, e altri militanti leghisti per erigere un muro tra due condomini. Ore 15 di ieri, via delle Fornaci, Formigosa. Il muro invisibile (tre mattoni e un nastro rosso tirato per una ventina di metri) viene innalzato tra il civico 9 e il civico 11, due palazzine Aler la cui convivenza è diventata impossibile per colpa, dicono gli inquilini del 9 (quattro nuclei famigliari, tre mantovani e uno marocchino), di una famiglia rom.

«Non ne possiamo più - spiegano gli inquilini - ci fanno dispetti continuamente e a luglio uno di noi è finito all'ospedale perché è stato malmenato». I residenti fanno riferimento all'episodio in cui i figli della famiglia rom avrebbero aggredito l'anziano per futili motivi.

Da lì, da quell'episodio, l'ultimo di una lunga serie, la richiesta all'Aler di montare una recinzione per separare i due condomini. La domanda è stata raccolta dal capogruppo della Lega Nord in via Roma, Luca de Marchi.

«L'Aler - sottolinea l'esponente leghista - è già venuta a fare i rilievi, cioè le misurazioni, ma al momento la recinzione non si vede. I due condomini vanno separati, per riportare la tranquillità tra le famiglie che abitano al civico 9. Oggi siamo qui con mattoni e cazzuola per ricordare all'Aler che la recinzione va montata al più presto per separare i due palazzi».

De Marchi ricorda anche che la situazione potrebbe sbloccarsi nel giro di un mese, con l'esecuzione dello sfratto della famiglia contro la quale gli inquilini del civico 9 puntano il dito. A ricordare un'altra situazione sono anche gli stessi inquilini del palazzo, ma questa volta il tiro è spostato verso l'Aler. «Quattrocento euro d'affitto al mese - dicono - vi sembrano pochi per dei pensionati? Gli appartamenti non sono male, è vero, ma alcune cose non sono a norma. I fili elettrici, per esempio, e l'intonaco che continua staccarsi dalle pareti esterne».

fonte: Gazzetta di Mantova

Giunta denunciata per razzismo Montecchio finisce in tribunale

La giunta comunale potrebbe rispondere davanti al tribunale di Vicenza del reato di discriminazione e razzismo.
È l'effetto della denuncia presentata da alcune famiglie straniere con il sostegno di Cgil, Cisl e Uil, dopo che l'amministrazione oltre un anno fa aveva approvato la delibera sull'idonenità alloggio che ridefinisce i parametri abitativi degli alloggi in cui vivono gli immigrati.
La denuncia per discriminazione fatta dal sindacato che è stata depositata meno di un mese fa, dovrà ora essere vagliata dal magistrato inquirente. E in attesa della sentenza che potrebbe arrivare tra qualche settimana, emergono altri fatti che secondo la triplice potrebbero avvallare la tesi della discriminazione.
«Denunceremo altri atti discriminatori», spiegano i vertici delle tre sigle sindacali che da un anno attendono un segnale di distensione da parte del Comune. Cgil, Cisl e Uil non solo contestano la legittimità della delibera, ma anche una recente disposizione firmata dal sindaco Cecchetto che impone agli uffici di accertare l'idoneità degli appartamenti degli stranieri prima di concedere l'iscrizione all'anagrafe.
Sempre fonti sindacali poi denunciano la raffica di multe ai danni degli immigrati e i metodi adottati dalla Polizia locale nella verifica dei parametri abitativi.
Basta e avanza per il sindacato per ricorrere alla magistratura con una denuncia-esposto per discriminazione di cui si attende la sentenza.
L'amministrazione dal canto suo ha sempre difeso le delibere 233 del 6 luglio 2009, e 347 del 9 dicembre 2009 «in quanto ristabiliscono i parametri definiti dalla Regione e in vigore a Montecchio fino al giugno 2006. Parametri che questa amministrazione ha riapplicato senza alcuna modifica dopo il periodo di "deroga" sostenuto dalla passata giunta».
Una posizione da sempre contestata dalle minoranze in Consiglio, dal sindacato e dalle associazioni straniere e visto che la delibera non è stata ritirata si è passati alla denuncia. Domani una conferenza stampa indetta a Vicenza da Cgil, Cisl e Uil spiegherà i termini di una denuncia che era nell'aria da tempo.

fonte: Il giornale di Vicenza

Grave episodio di razzismo nel centro storico di Cerveteri

Sinistra, Ecologia e Libertà condanna il grave episodio di violenza a sfondo razzista accaduto nelle ultime ore ai danni di un cittadino indiano nel pieno centro storico del Paese.
Certi che le indagini delle forze dell’ordine portino ad individuarne i colpevoli facciamo appello al Sindaco, alle autorità competenti e a tutte le realtà politiche e associative del territorio di contrastare e isolare ogni movimento che promuove l’odio razziale.
Questo è solo un fatto isolato che deve destare la giusta preoccupazione delle forze democratiche di questa Città e risvegliare le nostre coscienze affinché la deriva violenta e xenofoba, che sta dilagando in molte zone d’Italia e della nostra Regione, qui non possa attecchire.
Indignati per l’accaduto vogliamo esprimere tutta la nostra solidarietà alla vittima di questa folle e gratuita violenza.

fonte: Lagone

venerdì 24 settembre 2010

Alcune poste negano il kit per il rinnovo del permesso di soggiorno

Pare che in certe poste non ti danno il kit del permesso di soggiorno a meno che non manca pochissimo a che scada, ma tipo che di solito la gente ha gli appuntamenti ai CAF non pochissimo prima che scada e al CAF ci devi andare con il kit. E allora ho chiamato all’ufficio postale dove non volevano dare il kit perché non mancava ancora abbastanza poco alla scadenza e la signorina mi ha detto, testuale, sbagliando qualche verbo, che il kit lo diamo presentando un permesso di soggiorno scaduto. Io le ho detto che se il permesso di soggiorno è scaduto il kit non serve ad un cazzo dato che il permesso di soggiorno va rinnovato prima della scadenza. E lei mi ha detto, si vabbè, il passaporto… il permesso di soggiorno. Che tradotto sarebbe che devi fare vedere dei documenti, la cosa del ‘scaduto’ l’ha tralasciata, forse si è accorta di avere detto una cagata. Poi aggiunge che loro fanno così perché sennò poi la gente se li rivende. Che, voglio dire, è una cosa brutta, ma sono babbi quelli che li comprano, non è che il problema lo risolvi distribuendolo con criteri del cazzo. La telefonata si è conclusa con ‘e vabbé se magari viene stamattina glielo dica alla collega’. Ottimo. Adoro questo paese.

fonte: Disma.biz

giovedì 23 settembre 2010

La città di Taranto si muove compatta per il "suo" cittadino turco accusato ingiustamente di terrorismo

Mani tese, sguardi inquieti e voci ansiose. Guardando gli amici di Alì Orgen manifestare, si comprende il dramma e la preoccupazione vissuta per quel ragazzo curdo arrestato il 18 agosto scorso a Taranto.

Il Caso. L'accusa è di terrorismo e arriva dal tribunale di Diyarbakir. Alì Orgen nel 1995, a vent'anni, avrebbe fatto la "staffetta" e partecipato a manifestazioni del Pkk, il Partito Curdo dei Lavoratori armato e adesso deve scontare un residuo di pena di cinquecentonove giorni. "Un orrido giuridico" per l'avvocato Vincenzo Pulito che lo difende. Alì vive in Italia da oltre sette anni e nel 2005, in sua assenza, in Turchia hanno riaperto il processo che lo vide già condannato a sei anni di reclusione nel 1999 e per cui aveva già scontato oltre tre anni di carcere preventivo, senza uno stralcio di difesa o giudizio ma sistematicamente torturato. Prima ancora era stato condannato a morte, poi all'ergastolo e infine, grazie al suo presunto "pentimento", liberato. Adesso il tribunale turco vorrebbe applicare retroattivamente l'inasprimento della pena dovuto a una modifica del codice penale.

Un aberrante uso del diritto contro ogni principio civile. La richiesta è che venga estradato con mandato di cattura datato 24 giugno e il Ministero della Giustizia italiano, a riguardo, ha espresso un nulla osta automatico il 24 agosto. Negli ultimi giorni le notizie che arrivano sul fronte giudiziario lasciano, però, ben sperare: il pubblico ministero Augusto Bruschi, titolare dell'indagine, dopo l'istanza presentata dagli avvocati della difesa Vincenzo Pulito e Arturo Salerni, ha dato il proprio parere favorevole e richiede la scarcerazione di Alì Orgen. Ora si attende che la sezione interessata di Taranto della Corte d'Appello di Lecce, decida sulla data in cui discuterà della richiesta della difesa, che dovrebbe portare alla scarcerazione immediata di Alì Orgen, attualmente detenuto nel carcere di Benevento

La questione curda e l'Italia. Alì Orgen paga la silenziosa complicità del governo italiano che continua a eseguire i dettami di un tavolo politico-commerciale con lo Stato turco. Affari, armi e arresti. Quelli dei curdi, appunto. A decine nell'ultimo anno. Tutti accompagnati da richieste di estradizione. Tutte respinte. I motivi sono noti: torture fisiche e psicologiche, condizioni disumane di detenzione, diniego del diritto di difesa per gli imputati. Specialmente curdi. La giustizia turca non rispetta né convenzioni internazionali né norme elementari riguardo la dignità delle persone. Una questione umanitaria e politica. Alì Orgen paga i trent'anni di conflitto con uno degli Stati che maggiormente sfrutta il territorio del Kurdistan e ha perpetrato persecuzioni, torture, processi sommari, angherie e ucciso con armi chimiche. Alì, al contrario, non ha mai sparato un colpo e paga l'aver aderito a vent'anni come staffettista al Pkk, il partito che dall'autodeterminazione è passato alla richiesta di un mero riconoscimento del popolo curdo, il partito del Presidente Ochalan "respinto" dal Governo D'Alema, il partito delle donne, del processo di pace mai accettato dai turchi.

La sua nuova vita. Alì paga perché è un "turco di montagna", perché è curdo. Il prezzo è la libertà vera cercata per lui e la sua gente e quella piccola vita normale ritagliatasi a fatica tra i due mari di Taranto, altrove, come 5 milioni di curdi rifugiatisi lontano da casa. Senza tetto, al suo arrivo nel 2003, Alì dormiva su una panchina del lungomare cittadino. Da quell'esperienza, nacque il suo desiderio ancora non concretizzato di poter creare un'associazione per accogliere e sostenere i migranti. Alì si è dato da fare nella sua nuova terra, che spesso gli ricorda Bismil, la città di origine. Bracciante in campagna, aiuto cuoco in un noto pub della città, traduttore per la Questura e come migliaia di tarantini, operaio di una ditta appaltatrice della grande acciaieria Ilva. Anni di sacrifici e sorrisi, il suo prima di tutto, una simpatia innata che gli ha permesso di conoscere tanta gente e amici che hanno costituito con movimenti, associazioni e partiti, il "Comitato di solidarietà ad Alì Orgen". Insieme hanno prodotto un documento capace di spiegare chi sia davvero Alì, dopo che la parola terrorista è apparsa accanto al suo nome su tutti i giornali locali. "Non è un terrorista", lo scrive anche il sindaco Ippazio Stefàno in una lettera indirizzata al Ministro della Giustizia Angelino Alfano, ma semplicemente il gestore del phone center, l'unico della città. Rilevato da due anni con i risparmi del lavoro, è divenuto un microcosmo di culture e genti: migranti per chiamare i loro cari lontani nei diversi paesi di origine e tarantini, a loro volta migranti, in cerca di lavoro all'estero.

fonte: Peacereporter

lunedì 20 settembre 2010

Romeni uccisi e aggrediti negli ultimi giorni in Italia

1- Scomenzera (Venezia): cadavere di un 29 romeno trovato nel canale Scomenzera

Si tratta di un giovane romeno. Il corpo non presenta segni di violenza. E' stato ritrovato galleggiante nel canale Scomenzera. Pochi indizi sulle cause della morte, per questo le forze dell'ordine stanno indagando a tutto campo. Si attendono gli esiti dell'autopsia. E' il secondo cadavere trovato in un canale nel giro di una settimana. In base ai primi accertamenti, si tratterebbe di un romeno di 29 anni, il cui corpo, che sarebbe rimasto in acqua per oltre 24 ore, non presenta segni evidenti di violenza.

A notare il corpo è stato l'equipaggio di una barca che ha subito chiamato i carabinieri. E' stato recuperato vicino ai cantieri del deposito edile Boscolo. Gli investigatori non escludono che il cadavere possa essere stato trascinato nel canale dalla corrente, circostanza che potrebbe giustificare le ecchimosi sul volto. In attesa dei risultati dell'autopsia, che sarà eseguita oggi, i carabinieri non escludono nessuna pista.


2- Foggia: romeno trovato con testa fracassata

Un immigrato rumeno ha segnalato la presenza di un cadavere alla periferia della città: si trovava nello scalo ferroviario lato sud, in direzione Manfredonia, nei pressi del comando provinciale della forestale, all´estrema periferia del capoluogo dauno, con la testa fracassata probabilmente da un grosso sasso. La polizia ferroviaria e la squadra mobile, che stanno indagando sull´accaduto, pensano che si tratti di un rumeno di 40-45 anni.


3- Foggia- giovane romeno, ferito da una pallotola sparata da un uomo a bordo di uno scooter

A Foggia si è consumato un tentativo di omicidio ai danni di un ragazzo rumeno di 17 anni. Nei pressi della sua abitazione, tra via Rosati e via Zuppetta, nella zona del mercato della frutta fortunatamente deserto, nel primo pomeriggio il giovane è stato raggiunto da un colpo di pistola calibro 22 alla coscia destra. A sparare sarebbe stato un uomo a bordo di uno scooter scuro, in compagnia di un complice. Non è stato difficile far perdere le proprie tracce nell´intrico di viuzze del quartiere centrale foggiano. Il giovane rumeno è stato immediatamente trasportato dall´ambulanza del 118 agli ospedali riuniti di Foggia. Sotto shock, ma lucido, il giovane non ha ancora saputo fornire ai carabinieri del comando provinciale delle spiegazioni su quanto accaduto. E´ incensurato, quindi non è facile capire in che ambito sia maturato quello che certamente è un avvertimento di stampo malavitoso, forse conseguenza di uno "sgarro".


4- Ustionato e con trauma cranico

Ustionato al campo nomadi, si sospetta un'aggressione Nella notte, il rumeno ha provato ad alimentare una fiamma con una bomboletta di vernice: l'esplosione l'ha colpito. Ma questa versione non convince la polizia. Si chiama Ciprian Doloman il rumeno ricoverano nella notte tra il 15 e il 16 settembre al reparto Grandi Ustioni del Cto. Ha ustioni al torace, alle braccia e alla schiena, tutte di terzo grado.

Arriva dal campo nomadi di corso Ferrara, a Torino, ed è finito all'ospedale in seguito a un banale incidente domestico. Intorno alle 3 del mattino la sorella del ragazzo, 27 anni, ha chiamato l'ambulanza raccontanto la versione dell'accaduto: Ciprian avrebbe provato ad alimentare un fuoco spruzzando il contenuto di una bomboletta di vernice. Il ritorno di fiamma l'ha però investito, facendo esplodere la bomboletta.

Questa versione, però, potrebbe essere imparziale se non falsa. Al pronto soccorso, infatti, è stato riscontrato un trauma cranico che agli agenti del 113 intervenuti in ospedale ha fatto pensare a un'aggressione. E le ipotesi sarebbero due, al momento: un'aggressione e poi un tentativo di incendiare il corpo oppure l'accidentale caduta nel fuoco dopo aver ricevuto un colpo alla testa.

Non è la prima volta che episodi di questo genere avvengono nei campi rom e spesso le forze dell'ordine hanno dovuto occuparsene. Portato inizialmente all'ospedale Maria Vittoria, Ciprian al momento si trova ricoverato con prognosi riservata. Le sue condizioni rimangono gravi.

fonte: EveryOne

sabato 18 settembre 2010

Via Zuretti due anni dopo. 'Siamo tutti Abba'

No al razzismo, sì al pane

Francavilla, Puglia. Un consigliere comunale si inventa un'aggressione col coltello da parte di un immigrato nigeriano. Una panettiera lo smentisce, fa scarcerare il ragazzo e incriminare il politico per calunnia

Alessandra Latartara fa la panettiera a Francavilla Fontana, comune di 35 mila abitanti in provincia di Brindisi noto per le sue splendide chiese un po' fatiscenti, le processioni della Settimana Santa e i dolci del luogo, le mandorle ricce. Il suo negozio si chiama "Voglia di pane" e sta in via Immacolata, a pochi passi da piazza Umberto I: insomma, in pieno centro. Non fa politica, non è un'eroina: ma forse un piccolo ringraziamento pubblico, nell'Italia del 2010, lo merita lo stesso.

La signora Latartara, nella tarda mattinata di lunedì 23 agosto, se ne sta come sempre al suo negozio. Subito fuori, a chiedere l'elemosina, c'è invece Friday Osas, immigrato nigeriano, 24 anni, a cui ogni tanto la panettiera allunga un po' focaccia. Ma quel 23 agosto in via Immacolata, proprio davanti a "Voglia di pane", è di passaggio Benedetto Proto, consigliere comunale del Pdl, già noto in città per aver promosso - tempo fa - le prime "ronde pugliesi" per vigilare sugli extracomunitari. Ignaro di questo pregresso, Friday chiede a Proto, come a tutti, qualche spicciolo, ma il consigliere gli risponde bruscamente di andarsene, che lì dà fastidio. Il nigeriano gli risponde, c'è qualche minuto di tensione, poi tutto sembra finire lì. Invece, continuando a camminare, Proto estrae il suo cellulare e, pochi minuti dopo ecco avvicinarsi al negozio due vigili urbani. L'immigrato li vede e, immediatamente, scappa. I due lo inseguono tra le vie del centro, come se fosse un rapinatore, lo acchiappano e lo arrestano. Il motivo? Il consigliere comunale sostiene che il nigeriano lo aveva minacciato con un coltello.

La panettiera, però, ha visto tutto. E lo ricorda benissimo: non c'è stata nessuna minaccia, né alcun coltello. Solo un paio di parole di troppo, più dal politico che dall'immigrato. Che fare? Proto è un personaggio di un certo peso, in città. Friday invece è solo un immigrato e un clochard. Alessandra ci pensa due giorni e due notti. Poi va dalla polizia a raccontare la verità: "Quello si è inventato tutto. L'unica cosa che Friday aveva in mano era un pezzo di focaccia che gli avevo dato io". Testimonianza poi confermata ai giornalisti locali e sotto giuramento, al processo per direttissima. E in udienza la panettiera va oltre: "Friday è un bravissimo ragazzo, non ha mai fatto del male a nessuno e aiuta gli invalidi in carrozzella a entrare nel mio negozio".

Alla fine quella della signora Latartara viene considerata una testimonianza credibile al punto che anche il pm, Giuseppe De Nozza, si convince dell'innocenza di Friday Osas e ne chiede l'assoluzione. Che infatti arriva pochi giorni dopo, con formula piena, e le scuse a nome di tutta la comunità. "Sono cristiano, non provo nessun rancore, conosco il valore del perdono", commenta il nigeriano uscito di galera. Proto invece si arrabbia: "Perché alla vista dei vigili l'immigrato è fuggito? Evidentemente aveva qualcosa da nascondere", insiste il consigliere comunale. Ma con poco successo, perché ora rischia l'imputazione per calunnia. E intanto - su pressione tanto non solo dell'opposizione ma anche di buona parte del suo partito - ha dovuto anche dimettersi da consigliere comunale: "Questa città non merita il mio impegno", ha scritto nella lettera d'addio.

'Happy end', dunque. Forse sì. Ma i siti locali raccontano che la panettiera in questi giorni ha ricevuto degli "avvertimenti". Non si sa di chi, non si sa perché. Ecco: Alessandra Latartara è solo una cittadina italiana per bene, come dovremmo essere tutti. Facciamo in modo che non diventi mai un'eroina.

fonte: Espresso