Si chiama Lourdes, ha 39 anni, è boliviana di Cochabamba, cittadina di pianura da mezzo milione di abitanti. Non è escluso che qualcuno di voi la conosca: in giro la si vede spesso. Lavora infatti in 13 case milanesi, e forse è un record. A Lourdes, il 13 in dote ha portato la fortuna di tutte queste famiglie che l’hanno assunta come colf e la sfortuna che delle famiglie nessuna voglia (o possa) regolarizzarla.
Martedì è partita la sanatoria per badanti e altri lavoratori domestici. Ci sono una domanda da presentare, documenti da allegare, soldi da versare. La signora Lourdes comincia da quest’ultimo capitolo: «Bisogna pagare 500 euro di contributo forfettario. Li pago io, ci mancherebbe. L’ho detto e ripetuto a tutti». Non pare sia però un problema di denaro. Un problema per le famiglie, beninteso, visto che Lourdes dice di guadagnare «sugli 800-900 euro al mese». Le famiglie, sempre ad ascoltare la signora, bassa di statura e con un’espressione decisa (ha carattere da mastino, per incontrarla bisogna mettersi in coda, attacca a lavorare alle 7 del mattino e finisce alle 7 di sera, gli intervalli di pausa sono rari e utilizzati per i trasferimenti da un appartamento all’altro), le famiglie, dicevamo, sono di cosiddetto ceto medio- alto.
Ci sono un medico, un alto dirigente di banca, e via elencando.
Nella sanatoria, uno dei requisiti è un contratto minimo di 20 ore settimanali. Lourdes, che ha sette figli (in Italia si è portata il maggiore e il minore, hanno 22 e 6 anni), ogni settimana lavora certo più di 20 ore, a volte il doppio, spesso il triplo; solo che non lo fa per un singolo datore di lavoro. Maurizio Bove, sindacalista della Cisl, su questa storia si sta spaccando la testa. Cerca una soluzione, e però senza tralasciare, tiene a precisare, altre quaranta donne, sempre colf o domestiche, alle prese con un’altra disperazione: i padroni, per evitare documenti e iter burocratici, le hanno già cacciate. Licenziate, abbandonate.
Al posto loro, gli italiani, hanno assunto immigrate appena sbarcate, forza lavoro nuova, più ricattabile, con meno pretese, figurarsi la sanatoria.
Lourdes non sa come andrà a finire questa storia. Spera, ovvio, che si risolva. Ma non è tanto la quotidianità da precaria che la spaventa. «Sono una clandestina. I medici posso denunciarci, giusto? Sono da cinque anni tra voi, ma non sono mai andata da un dottore, o in ospedale».
fonte: Corriere della Sera
domenica 6 settembre 2009
Colf in 13 famiglie, nessuno la regolarizza
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