ROMA (19 ottobre) - «Ci hanno aggredito prima verbalmente e poi con pugni e calci hanno rotto i vetri del negozio». È ancora spaventata Amena Begum, 26 anni, del Bangladesh. Insieme a suo marito gestisce un phone center in via Amedeo Cencelli a Torpignattara, quartiere ad alta densità di immigrati. Tutto è nato da una lite scoppiata ieri pomeriggio, poco prima delle 17. «Per una sciocchezza», spiega in un italiano stentato. «Mio figlio aveva raccolto una chiavetta per strada, gli ho detto di buttarla perché era sporca - racconta la donna - L’ha lanciata, ed è andata a finire sulla macchina di una famiglia che abita nello stesso palazzo del negozio».
La miccia è accesa: «Dalla finestra hanno visto la scena e sono scesi urlando, padre, madre figlio e figlia - continua Amena - Io avevo in braccio mio figlio più piccolo di tre mesi, gli ho risposto che non lo aveva fatto apposta a lanciare quell’oggetto sulla loro macchina. Ma non c’è stato niente da fare». Gli fa eco il marito, Rahman Habibur, 31 anni: «Sono scesi come una furia, ci hanno detto di tornare al nostro Paese, e tante brutte parole, mia moglie e mio figlio sono scioccati. Un gesto così violento per un errore se così vogliamo chiamarlo di un bambino». Il momento dell’aggressione: «Sono entrati e con tre cazzotti il figlio più grande ha distrutto le vetrine del bancone, preso a calci le porte, hanno minacciato mia moglie - ricorda, ancora spaventato - E dire che lui veniva spesso a telefonare qui da noi, spesso nemmeno pagava, decideva lui quanto darmi. Ma io lasciavo correre per buon vicinato. Ora mia moglie ha paura di restare sola nel negozio, non si sente più tranquilla».
fonte: Il Messaggero
lunedì 20 ottobre 2008
Torpignattara, assalto al negozio dei bengalesi, famiglia italiana aggredisce gli immigrati
Etichette: bangladesh, pestaggio, roma
Pubblicato da Vivere Cernusco alle 16:40
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