perchè questo blog?

L'Italia è diventata da anni paese di immigrazione ma da qualche tempo si registra un crescere di fenomeni di razzismo. Dopo la morte di Abdul, ucciso a Milano il 14 settembre 2008, ho deciso che oltre al mio blog personale avrei provato a tenere traccia di tutti quei fenomeni di razzismo che appaiono sulla stampa nazionale. Spero che presto questo blog diventi inutile...


lunedì 18 ottobre 2010

Cori razzisti a Eto’o e l’arbitro sospende la partita. Così si vince il razzismo

Il razzismo è ancora negli stadi italiani. Lo sa bene Mario Balotelli che nella maggior parte dei campi della penisola era seguito da fischi e boati forti come l’ignoranza che li crea. Dopo tanti anni qualcosa sembra però muoversi: nella partita di ieri tra Cagliari e Inter l’arbitro Tagliavento ha sospeso l’incontro per diversi minuti a causa dei cori razzisti riservati da alcuni spettatori al camerunense Eto’o. Tutti adesso si augurano che l’attenzione resti alta e le punizioni severe.

Il presidente Cellino ha voluto difendere il suo pubblico: “Cagliari non è una città razzista“. Fatto sta che i boati all’indirizzo di Eto’o si sono sentiti eccome e dopo un consulto tra il quarto uomo, gli addetti alla sicurezza e l’arbitro Tagliavento lo speaker del Sant’Elia ha intimato lo stop: “Si ricorda che in caso di ulteriori cori razzisti la partita verrà sospesa”. I cori finiscono e la vendetta di Samuel Eto’o si materializza sul campo con uno splendido gol partita che regala i tre punti all’Inter e sbeffeggia i razzisti anche con il solito balletto tribale.

Eto’o era stato già protagonista di un episodio simile nel 2006 a Saragozza quando, giocando nel Barcellona, aveva minacciato l’uscita dal campo a causa dei continui cori razzisti nei suoi confronti. Il precedente di Cagliari fornisce dunque un nuovo ed efficace strumento per combattere un male della nostra società che si aggiunge alle tante nefandezze viste ultimamente negli stadi. Sospendere le partite a causa dei cori razzisti non è una possibilità plausibile bensì un dovere.

fonte: Panorama

0 commenti: