La parola razzismo non la usa nessuno. ma quando si spiega l'ordinanza annunciata ieri dall'Amministrazione e che entrerà in vigore da gennaio quasi tutti i commercianti immigrati sgranano gli occhi e chiedono: «Lo fanno qui perché siamo immigrati: ma noi come facciamo a mantenerci?».
LO SPICCHIO di Carmine interessato dai provvedimenti restrittivi sugli orari di chiusura delle attività riguarda loro, gli immigrati. Nell'ordinanza non è ovviamente scritto in modo esplicito, ma basta fare una passeggiata in zona per rendersi conto che in questa area le attività sono in gran parte gestite da commercianti di nazionalità non italiana. L'area è quella delimitata da via San Faustino, via Capriolo, via Battaglie e corso Mameli, strada quest'ultima esclusa però dal provvedimento, nella quale ci sono anche alcuni bar gestiti da italiani e, soprattutto, aprirà a breve l'arcipelago del gusto nell'ex Oviesse.
Per i negozi «diurni» gestiti da italiani cambierà poco o nulla trattandosi di attività che non hanno il loro picco di clientela durante la serata. La sostanza del provvedimento riguarda bar e kebaberie, che dovranno chiudere alle 22, e phone center, il cui coprifuoco sarà dalle 20. Per chi supera gli orari stabiliti dall'ordinanza la multa sarà di 450 euro.
Nessuno, tra i commercianti immigrati interpellati, sa dell'ordinanza. «Non lo sapevo - afferma un po' dimesso Sikder Siray, gestore del bar all'angolo tra via San Faustino e via Capriolo -, noi di solito teniamo aperti un po' di più delle 22».
«Jalla, Jalla» (andiamo, andiamo) ride un cliente aggiungendo che «sotto le feste è proprio una bella notizia». Un altro cliente, più serio, dice: «Lo fanno in questa zona perché ci sono gli immigrati». All'angolo tra via Capriolo e via Battaglie, la cuoca senegalese del ristorante, è più arrabbiata: «Ma stiamo scherzando? - chiede -. Tengo aperto dopo le 22 solo nel fine settimana, anche se la licenza dice che potrei farlo fino a mezzanotte, ma vorrei sapere come pensano che possiamo mantenerci da queste parti, tra affitti e bollette da pagare. Già hanno tenuto chiusa la via sette mesi per fare i lavori e ora si mettono anche a fare queste cose?». Poi aggiunge: «Non è possibile: continuano a farci i controlli di ogni genere e si sa che se vogliono darci la multa qualcosa che non va la trovi sempre». Un cliente interviene: «Entrano anche spesso per chiedere i documenti a chi sta mangiando, ma si sa che a quel punto uno preferisce non uscire di casa. Lo fanno solo dove ci sono i negozi degli immigrati». «Tolgono la voglia di andare avanti - afferma la cuoca -, ma io qua ho investito i miei risparmi».
NELLE KEBABERIE di Rua Sovera i commenti non sono molto diversi. «Non è possibile – afferma un gestore -: io la licenza per tenere aperto fino all'una, come fanno a cambiare idea adesso? E poi lo vede il locale? Durante il giorno non ci viene quasi nessuno, di fatto si lavora solo la sera, quando la gente finisce di lavorare». Nella kebaberia in parte Adeel, il ragazzo di 22 anni figlio del proprietario pakistano, non capisce molto bene l'italiano, ma si fa intendere bene quando spiega che i kebab si vendono più facilmente alle dieci di sera che non al mattino.
Meno preoccupata la titolare (originaria del Bangladesh) del negozio di frutta e verdura in via San Faustino in parte alla trattoria «I Chiostri»: «Noi chiudiamo sempre prima delle 22 - spiega - e non abbiamo alcun problema».
Di circoli privati nella zona non ce ne sono, se non il Circolab (area Radio Onda d'Urto) di via Battaglie 29. L'ordinanza prevede che questo genere di attività chiuda entro mezzanotte. Anche per loro, forse, ci sarà qualche problema.
fonte: BresciaOggi
venerdì 17 dicembre 2010
«Solo un'idea anti immigrati»
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