perchè questo blog?

L'Italia è diventata da anni paese di immigrazione ma da qualche tempo si registra un crescere di fenomeni di razzismo. Dopo la morte di Abdul, ucciso a Milano il 14 settembre 2008, ho deciso che oltre al mio blog personale avrei provato a tenere traccia di tutti quei fenomeni di razzismo che appaiono sulla stampa nazionale. Spero che presto questo blog diventi inutile...


mercoledì 17 novembre 2010

L’odissea dei somali. Sgomberata l’ex ambasciata. 130 rifugiati senza un tetto

Dal tugurio alla strada. Questa non si chiama accoglienza
E’ di pochi giorni fa il video reportage girato da Fabrizio Ricci e Carlo Ruggiero sull’ex ambasciata somala di Roma di via dei Villini, stabile che permanentemente ormai da un decennio era diventato rifugio per circa 130 rifugiati somali senza un tetto dove stare.
Ieri, una operazione di Polizia, ha portato gli agenti fino all’interno dell’edificio per esegure forzatamente lo sgombero.
Una situazione ormai da tempo conosciuta che nessuno ha voluto vedere per anni.
Niente luce, niente acqua, nessun tipo di sicurezza. All’interno dello stabile la situazione era veramente sotto la soglia minima della vivibilità. La soluzione? Lo sgombero.
Come se per richiedenti asilo e rifugiati vivere in quelle condizioni fosse degno, come se non fosse vero che, nonostante i beneficiari della protezione internazionale siano giuridicamente equiparati ai cittadini italiani, non vivano nella realtà una condizione ai margini della clandestinità sociale.
Così, ancora una volta, emergono tutti i limiti dell'accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati in questo paese.
Prima vittime nei teatri di guerra, poi inghiottiti nel vortice dei trafficanti di uomini, libici o turchi che siano, poi ancora respinti, clandestini ancor prima di approdare nel nostro paese. E una volta arrivati, sempre che il viaggio non si sia tramutato in tragedia, nonostante riconosciuti titolari del diritto d’asilo, ancora ricacciati, ancora in viaggio, ancora costretti a migrare anche quando restare è il loro obiettivo, oppure ingabbiati, quando invece il desiderio vorrebbe portarli in un diverso paese europeo, vittime della Convenzione di Dublino, di un’europa che mentre si fa unica nel controllo delle frontiere, non altrettanto uniformemente permette di accogliere i profughi.

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