Egregio direttore,
la lettura di un piccolo libro di Toni Fontana, “L’Apartheid. Viaggio nel regime di segregazione che sta nascendo nel Nord-Est”, Edizioni Nutrimenti, apre uno scenario assai inquietante sui processi di discriminazione e segregazione razziale che stanno avanzando in varie città del Veneto, una regione in cui sono presenti, secondo i dati della Charitas, circa 350.000 stranieri regolari (più quelli non registrati), giunti colà fra il 2000 e il 2008.
L’autore, che è un giornalista dell’“Unità”, racconta un viaggio da lui compiuto nel Veneto, sua regione natale, dopo un lungo periodo di residenza fuori di tale regione, e descrive la paura e la diffidenza che caratterizzano i rapporti fra gli autoctoni e gli immigrati, e in particolare gli immigrati di seconda generazione, in una regione fra le più industrializzate del nostro paese. In quei territori allo sfruttamento economico della manodopera immigrata si aggiunge l’emarginazione sociale: basti pensare che nei dintorni della stazione di Treviso, così come accade anche dalle nostre parti (ad es., nei dintorni della stazione di Gallarate), non esistono panchine. Tutto ciò avviene nonostante che un buon numero di immigrati lavorino regolarmente in aziende come la Benetton, la De Longhi ecc. E anche là, come dalle nostre parti, vi sono immigrati musulmani, fra i quali non mancano imprenditori e artigiani con tanto di partita Iva, che girano con un tappetino sotto braccio in cerca di un posto dove pregare.
continua su VareseNews
lunedì 24 novembre 2008
La costruzione di un regime di ‘apartheid’
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
0 commenti:
Posta un commento