I telefoni cominciano a squillare al mattino. Organizzazioni umanitarie presenti a Lampedusa : Medici Senza Frontiere, Save the Children, non parliamo dell’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati…tutti in fortissimo allarme. Quanto è successo nella notte è gravissimo. Respingimento di 227 persone tra cui donne e minori. Persone disperate, soccorse su tre barconi a sud di Lampedusa. Italia e Malta hanno giocato al solito rimpallo. Poi l’intervento di Guardia Costiera e Guardia di Finanza, il trasferimento dei migranti su tre motovedette che hanno fatto rotta su Tripoli. Respinti. Senza essere prima identificati. Senza verificare in alcun modo se ci fossero casi di richiedenti asilo.
Mai prima d’ora un governo italiano si era macchiato di una così evidente violazione della Convenzione di Ginevra sui diritti umani e del principio di non respingimento che ne è la sua pietra miliare.
Respinti e dirottati su un Paese, la Libia, che non ha aderito alla Convenzione di Ginevra e che non da’ alcuna garanzia che i migranti non siano rimandati nei paesi di origine. Persone forse a rischio di arresto, tortura, morte. Non lo sapremo mai.
Svolta storica, giornata storica, la definisce il ministro Maroni. E rischia davvero di esserlo, di fissare un pericoloso precedente, se la gravità di quanto accaduto non trovasse adeguata denuncia.
Una cosa i giornalisti possono fare: non spegnere i riflettori su questa vicenda. Sottrarsi alla propaganda. Dare voce a tutti, non solo alla politica ma anche a chi si batte per il rispetto dei diritti dell’uomo. Diritto alla vita, alla dignità. Diritto a essere soccorsi, accolti e protetti. Cosucce forse un po’ più importanti delle tante, troppe futili notizie che riempiono giornali e telegiornali.
fonte: Articolo21, ma anche Meltingpot
giovedì 7 maggio 2009
Migranti respinti in Libia - Italia e Malta si avvitano nelle pratiche di disumanità
Etichette: governo, rifugiati politici, stranieri
Pubblicato da AdminK alle 19:04
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2 commenti:
Mi fa paura! Vivo qui, come sarà il futuro?
Il racconto. Tra le reduci del Pinar: meglio morire che tornare lì "Voi italiani siete buoni, come potete fare una cosa del genere?"
FONTE www.meltingpot.org
"Li hanno mandati al massacro. Li uccideranno, uccideranno anche i loro bambini. Gli italiani non devono permettere tutto questo. In Libia ci hanno torturate, picchiate, stuprate, trattate come schiave per mesi. Meglio finire in fondo al mare. Morire nel deserto. Ma in Libia no". Hanno le lacrime agli occhi le donne nigeriane, etiopi, somale, le "fortunate" che sono arrivate a Lampedusa nelle settimane scorse e quelle reduci dal mercantile turco Pinar. Hanno saputo che oltre 200 disgraziati come loro sono stati raccolti in mare dalle motovedette italiane e rispediti "nell’inferno libico", dove sono sbarcati ieri mattina. Tra di loro anche 41 donne. Alcuni hanno gravi ustioni, altri sintomi di disidratazione. Ma la malattia più grave, è quella di essere stati riportati in Libia. Da dove "erano fuggite dopo essere state violentati e torturati. Non solo le donne, ma anche gli uomini".
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