perchè questo blog?

L'Italia è diventata da anni paese di immigrazione ma da qualche tempo si registra un crescere di fenomeni di razzismo. Dopo la morte di Abdul, ucciso a Milano il 14 settembre 2008, ho deciso che oltre al mio blog personale avrei provato a tenere traccia di tutti quei fenomeni di razzismo che appaiono sulla stampa nazionale. Spero che presto questo blog diventi inutile...


giovedì 21 maggio 2009

I Cie sono lager

Esatto: era proprio quel che in tanti abbiamo cercato di far sapere per anni: i Cie [Centri di identificazione ed espulsione, di permanenza temporanea quando i pudichi Livia Turco e Giorgio Napoletano li crearono] sono dei lager. In quello romano di Ponte Galeria, ad esempio, come raccontano i consiglieri regionali che lo hanno visitato la scorsa settimana [tra loro la nostra Anna Pizzo, che ne scrive su Carta in uscita venerdì], la condizioni di detenzione dei «trattenuti» – è la dizione ufficiale – e l’incertezza sul loro futuro sono tali che prima un algerino vi è morto senza che per una notte, hanno detto i compagni di lager, ci si preoccupasse di dargli le cure necessarie; poi una donna tunisina, che viveva in Italia da trent’anni e che era stata espulsa verso un paese a lei ormai estraneo, si è suicidata.
Alla Asl che ha la competenza territoriale è stato impedito di entrare, perché – ha detto il nuovo direttore ai consiglieri regionali – il posto è «secretato», termine che fa correre un brivido lungo la schiena a chi abbia vissuto la stagione delle stragi, da Ustica a Bologna, ecc. Il direttore è nuovo perché il precedente è stato discretamente rimosso, dopo le due morti nel lager: oltre al resto, correva voce che costui ricoprisse nello stesso momento gli incarichi di medico della Polizia di Stato e di direttore del Centro per conto della Croce rossa, con relativi doppi emolumenti e soprattutto sguazzando in un evidente conflitto di interessi. Dettaglio tipico dello stile berlusconiano, feroce e clownesco.

Il quale appunto, come i socialisti della famosa rubrica di Cuore, ha la faccia come il culo [scusate la parola volgare: Berlusconi intendo]. I Cie dunque sono lager, spericolata affermazione che dovrebbe spingere alle dimissioni il ministro Maroni, non fosse che lo scopo del suo capo è di dire che i lager non devono più essere nel territorio patrio, bensì in Libia, dove evidentemente non saranno più lager, considerata l’umanità con cui le polizie di Gheddafi trattano migranti e rifugiati. Sarebbe abbondantemente documentato il contrario, ossia che i disgraziati subiscono violenze, sevizie, detenzioni inumane, stupri, sfruttamento selvaggio, disprezzo e razzismo [e non lo dice più solo un piccolo giornale tendenzioso e bugiardo come il nostro o il film autoprodotto «Come un uomo sulla terra», ma il Corriere della Sera, la Repubblica, ecc.], eppure c’è chi crede talmente alla «fiction» trasmessa a reti unificate da offrire a Gheddafi la laurea honoris causa in legge. Accade a Sassari, dove il rettore, Maida, si dice su discreta pressione del sardo Pisanu, ha in pratica imposto alla facoltà di legge l’insana decisione, provocando per altro repulsione e ribellione.

Siamo in attesa di ascoltare la «lectio magistralis» con cui il dittatore libico accetterà la laurea. Magari ci spiegherà in che modo il diritto internazionale consenta deportazioni in massa di gruppi di persone la metà delle quali – dice l’Onu – ha il diritto a presentare domanda di asilo. Da quel che dicono Gasparri e Cicchitto non l’abbiamo capito. Ed è per questo, per approfondire, che Carta in edicola da venerdì non si occupa solo di quel che accade in Italia, ma compie una escursione negli Stati uniti, dove i lager, il «reato di clandestinità», i «respingimenti alla frontiera», in generale la colpevolizzazione di intere categorie sociali [prima i cinesi, poi gli italiani, da ultimo i «latinos»] sono esiti di una lunga storia di razzismo differenzialista legalmente stabilito. Con almeno una differenza decisiva, fin qui: quando George W. Bush tentò di imporre un suo «pacchetto sicurezza» in cui l’essere senza documenti diventata reato, così come aiutare, in un ospedale, in una scuola o in una chiesa, gli «undocumented», milioni di «latinos», principalmente messicani, inondarono le strade e impedirono il varo della legge. Bene, nei prossimi giorni a Milano e a Roma si terranno manifestazioni di migranti: speriamo sia l’inizio di una nuova stagione.

fonte: Carta

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