Ogni pomeriggio, dal lunedì al venerdì, formano una coda di uomini e aspettano di entrare nella mensa. Si rivolgono agli sportelli dedicati all'orientamento al lavoro, chiedono assistenza legale o partecipano ai corsi di lingua per imparare l'italiano. Gli uomini provengono soprattutto da Afghanistan, Eritrea e Somalia. Le donne dall'Africa nera. Il 67% ha tra i 21 e i 30 anni, mentre sono pochissimi quelli che superano i 40.
E' questa la fotografia, aggiornata al 2009, sulle condizioni dei 19mila richiedenti asilo e rifugiati in Italia. Non immigrati ma "migranti forzati", perché scappati dalla guerra. A scattare la foto è il Centro Astalli, un'associazione di gesuiti presente a Roma, Vicenza e Palermo che opera da centro polifunzionale per l'assistenza e la protezione dei rifugiati in Italia. E grazie al monitoraggio dei loro spostamenti in ogni settore della vita quotidiana, il Centro fornisce in esclusiva il Rapporto 2010: un'interpretazione statistica delle condizioni di vita dei rifugiati "italiani" che da gennaio a dicembre 2009 sono entrati in contatto con l'Associazione.
I numeri. I numeri sono conseguenza delle misure del governo in materia di immigrazione. La flessione delle domande d'asilo seguìta alla politica dei respingimenti nel Mediterraneo si è avvertita fin dal giugno 2009: il calo registrato rispetto all'anno precedente era del 35,5%. Ma rispetto al 2008, gli utenti che hanno usufruito dei servizi dei centri Astalli sono aumentati. L'afflusso nelle mense, passaggio obbligatorio per conoscere e accedere agli altri servizi dei Centri, è cresciuto del 33%. Di pari passo si sono estesi i tempi di permanenza: il periodo medio di frequentazione delle mense per ogni utente si è allungato, superando in molti casi i sei mesi.
fonte: Repubblica
venerdì 9 aprile 2010
In fuga da guerra e povertà il dramma dei rifugiati in Italia
Etichette: italia, rifugiati politici
Pubblicato da AdminK alle 12:35
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