Sono stati respinti in Libia con la forza e senza le verifiche necessarie. Sono gli 89 africani, in maggioranza eritrei, tra cui donne e bambini, intercettati 30 miglia a sud di Lampedusa il primo luglio e raccolti dal pattugliatore Orione della Marina Militare per poi essere trasferiti sulle motovedette libiche.
Nei giorni scorsi 82 di quegli immigrati, quasi tutti richiedenti asilo rinchiusi nei centri di detenzione libici, sono stati sentiti dai funzionari dell'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati (Unhcr), che oggi, da Ginevra, ne rende note le testimonianze.
"Non risulta che le autorità italiane a bordo della nave abbiano cercato di stabilire la nazionalità delle persone coinvolte né tanto meno le motivazioni che le hanno spinte a fuggire dai propri paesi" sostiene l'Unhcr. Eppure si tratta di 76 eritrei, di cui 9 donne e almeno 6 bambini.
In base alle valutazioni dell'agenzia Onu sulla situazione in Eritrea e da quanto dichiarato dalle stesse persone, è chiaro che un buon numero ha bisogno di protezione internazionale. Inoltre, i militari italiani avrebbero "usato la forza" durante il trasferimento sulle motovedette libiche, tanto che sei migranti hanno avuto bisogno di cure mediche.
Anche gli effetti personali, fra i quali documenti importanti, sarebbero stati confiscati durante le operazioni e non più riconsegnati. Sempre in base alle testimonianze, dopo avere trascorso quattro giorni in mare, gli immigrati non avrebbero ricevuto cibo dai militari italiani durante l'operazione di respingimento che è durata circa 12 ore.
Vista la gravità di queste accuse, l'Unhcr ha inviato una lettera formale al governo italiano, chiedendo chiarimenti e il rispetto delle norme internazionali in materia di asilo. "Negli anni passati l'Italia ha salvato migliaia di persone in difficoltà nel Mediterraneo - ricorda l'agenzia Onu - fornendo assistenza e protezione a chi ne aveva bisogno. Dall'inizio di maggio è stata introdotta la nuova politica dei respingimenti e almeno 900 persone sono state respinte verso altri paesi, principalmente la Libia". Pertanto, da Ginevra si torna a esprimere "seria preoccupazione" per l'impatto di questa nuova politica che rischia di impedire l'accesso all'asilo e mina il principio internazionale del non-respingimento.
fonte: Repubblica
martedì 14 luglio 2009
Onu, accuse alla Marina "Usata forza contro migranti"
Etichette: italia, libia, polizia, rifugiati politici
Pubblicato da AdminK alle 14:37
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