Un muro di cemento armato alto quattro metri per separare Chiasso da Como, l’Italia dalla Svizzera. Come tra Palestina e Israele, oppure come avveniva ai tempi del muro di Berlino. Solo che il valico di Brogeda non è la Porta di Brandeburgo e Ponte Chiasso non è la Cisgiordania. Per Giuliano Bignasca, leader e presidente a vita (autonominatosi) della Lega dei Ticinesi, il Carroccio duro e puro svizzero, cambia poco. L’idea, originale come molte altre in passato e nel presente del movimento - l’organo del partito scriveva ieri che Garibaldi era un ladro di cavalli e i frontalieri italiani sono paragonati allo smog di Milano che varca il confine - è semplice.
«A Chiasso tra una settimana sarà emergenza - ha spiegato Bignasca - i tunisini adesso sono a Lampedusa e tra una settimana saranno a Chiasso e penso che sia tempo e ora che i valichi di frontiera vengano presidiati, sempre. E poi al posto di quella rete metallica che c’è bisogna fare un muro altro quattro metri. Bisogna fare un muro con l’Italia, perché l’Italia non è una nazione controllabile. Adesso sono arrivati in quattro mila e ne arriveranno altri 15 mila, ma di quei 15 mila almeno la metà arriverano o passeranno dalla Svizzera». Un timore, quello dei leghisti ticinesi, contagioso, tanto che il sindaco di Chiasso, Moreno Colombo, peraltro con nonni comaschi, eletto nelle file del Partito liberale radicale, ieri sul tema ha diffuso dal Municipio una nota dai toni allarmati (tanto più che Chiasso confina con Como).
fonte: il Giorno
lunedì 21 febbraio 2011
L’idea degli svizzeri: un muro per separare Chiasso da Como
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