Da una parte c'è il verbale di un giovane arbitro che parla di «insulti razzisti» contro un calciatore-esordiente di colore. Dall'altra ci sono le testimonianze di una ventina di genitori che negano tutto: negano i genitori accusati di aver pronunciato le frasi razziste e quelli della squadra «offesa». In mezzo c'è l'ennesima polemica sui cori xenofobi negli stadi. Con l'attaccante Stefano Okaka che arriva a invocare misure drastiche: «Quelle persone sarebbero da arrestare». E i vertici veneti della Figc che, per bocca del presidente Fiorenzo Vaccari, minimizzano: «In A succede tutti i giorni ma non si fa tutto questo can can. Le regole sulla responsabilità della squadra vanno riviste, ma qui si sta esagerando sul nulla e questo fa male soprattutto ai ragazzi».
Perché questa volta Balotelli e la serie A non c'entrano. Bersaglio degli insulti durante una partita Esordienti del 19 marzo è stato un dodicenne del CasierDosson (Treviso). E quelle persone sono i genitori della squadra avversaria: il Silea, multato dal giudice sportivo con un'ammenda di 600 euro. Il racconto di quel sabato pomeriggio è contenuto nel referto arbitrale: «Dal 10° del 3° tempo a fine gara», dunque per una decina di minuti, i sostenitori del Silea «proferivano insulti discriminatori di origine razziale verso un giocatore avversario di colore».
Tra i primi a commentare l'episodio il presidente del CasierDosson Flavio Ruzzenente: «Non ero alla partita - ha premesso nelle prime dichiarazioni - ma il referto è chiaro. Non si può far finta di niente di fronte a fatti di tale gravità. Mi auguro che il Silea faccia pagare l'ammenda ai genitori». A distanza di poche ore però, solo la premessa viene ribadita: «È stato montato un caso esagerato - dice -. Non ci sono stati cori o singoli insulti. Nessuno ha sentito nulla. Mi hanno chiamato i genitori per dirmi che è un errore e che testimonieranno per il Silea». E il giovane calciatore? «Vive qui, fa la prima media, gioca con noi da un paio d'anni col fratello. Nemmeno lui s'è accorto di nulla. Così in campo, speriamo che non debba accorgersene dai giornali». Sono 12 i genitori de Casier che testimonieranno a favore dei sei del Silea. «Testimonieranno tutti, per dire che di insulti razzisti non ce ne sono stati, che è solo un equivoco», afferma Dario Liberale, dirigente del Silea. Ma il verbale dell'arbitro afferma il contrario: «È giovane, forse s'è confuso. È stato ripetuto il nome del nostro Romeo, con la "r" arrotata, e lui, a 30 metri, avrà capito "nero"». Aggiunge il presidente Vaccari: «In prima istanza l'arbitro ha sempre ragione. Ma un arbitrino di 16 anni, che ha scritto una frase, potrebbe aver frainteso. È successo di recente, sempre in Veneto, in una partita Eccellenza: l'arbitro ha attribuito frasi razziste ai tifosi della squadra di casa, invece arrivavano da quelli ospiti».
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Le frasi però ci sono state. «E per quanto gli arbitri siano giovani (si comincia a 15 anni) l'unica cosa che fa fede è il loro rapporto - dice il segretario regionale dell'Associazione arbitri Lucio Zavarise -. Vogliamo forse dire che s'è inventato tutto?». Lo esclude Mario Vincenzi, segretario del Casier: «Qualcuno di sicuro ha esagerato. Pare che un nonno, dopo l'espulsione, abbia detto "tutta colpa di quello nero"». Sicuro che abbia usato queste parole? «Guardi, di sicuro posso solo dire che se i genitori stessero a casa, sarebbe meglio per tutti».
fonte: Corriere
domenica 27 marzo 2011
Il ragazzino e le frasi razziste I genitori ultrà contro l'arbitro
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