«Devono solo provare a darmi fastidio. Non si devono permettere. Se toccano la "robba" mia, se toccano mia madre, mia sorella o la mia ragazza, mi faccio giustizia da solo. Tanto la polizia che viene a fare. Oggi li mettono in galera, domani stanno fuori. Io sono buono e caro, ma potrei pure diventare matto».
Tor Bella Monaca, tarda mattinata di giovedì, il giorno dopo l´aggressione di due albanesi da parte di trenta giovanissimi italiani. Antonello, 27 anni, («Niente cognome per questione di privacy», dice), la pensa così sui romeni e gli immigrati in genere. E non è il solo. Ma insieme a lui ci sono anche tanti residenti che cercano e vogliono la convivenza pacifica, abituati alla quotidianità di strade e case popolate da stranieri. «Il raid dell´altra notte? Non sono d´accordo, è incivile. Troppo facile trenta contro due. Ci vuole il dialogo - dice Luciano Santoni - Ma noi qui ci sentiamo abbandonati. Tor Bella Monaca è un concentrato di persone poco raccomandabili. Sopravvivi se ti fai gli affari tuoi».
«Ci sono i tossici, gli avanzi di galera. Ora ci si mettono anche i romeni - si lamenta Monica Sangermano - Ieri, intorno alle 14.30, mia figlia di 18 anni ha rischiato di finire sotto una macchina per scappare da un rom che le dava fastidio. Stava andando a prendere il bus 105 alla fermata di Centocelle, all´altezza di via Palmiro Togliatti, dove c´è il campo nomadi. Sporgerò denuncia. Ma servirà a qualcosa? Forse è meglio se io e mio marito facciamo qualcosa noi. Io non voglio che un giorno qualcuno mi telefoni dicendo che mia figlia è stata violentata».
«Hanno dato fastidio pure a mia nipote - riprende la signora Sangermano - Alle 5 della mattina, andava a lavorare al bar. Romeni? Non lo so. Dalla voce sembrava uno straniero. Lei si è buttata addosso a una macchina per farla fermare e salire a bordo». «E due sere fa - si inserisce la figlia di 18 anni - due romeni stavano per violentare un´altra ragazza, l´hanno salvata i miei amici».
«Qui c´è troppo razzismo - accusa un senegalese che vende borse al mercato - Mi dicono : "Vattene a casa tua negro". Non nero, ma negro. Adesso stanno in crisi, non hanno i soldi e pensano che la colpa è di noi stranieri».
All´inizio di via Paolo Ferdinando Quaglia, dove la notte di martedì sono stati aggrediti gli albanesi, c´è un bar multietnico. La proprietaria, la signora che sta alla cassa, è cinese. Al bancone c´è una donna romena al quarto mese di gravidanza. Accanto a lei, l´unica lavoratrice italiana. «Mia figlia è bionda - racconta - in metropolitana i poliziotti l´hanno scambiata per una romena e le hanno chiesto i documenti. Quando hanno visto che era romana le hanno detto: vai pure».
Nel bar ci sono albanesi, romeni, senegalesi, persone del Bangladesh. I due albanesi non vogliono parlare: «Vai da un´altra parte a fare la tua intervista». Parla un ragazzo bengalese: «Troppi immigrati. Bisogna regolarizzare quelli che sono già in Italia e poi basta. Non devono più entrare. Non c´è lavoro». «Questa è una zonaccia - dice Renato Silveri, mentre esce dal bar - piena di bulli. Io ci sto poco. È degli italiani che bisogna avere paura, non dei romeni».
fonte: La Repubblica
martedì 17 marzo 2009
"Qui gli stranieri stiano attenti ci facciamo giustizia da soli"
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