perchè questo blog?

L'Italia è diventata da anni paese di immigrazione ma da qualche tempo si registra un crescere di fenomeni di razzismo. Dopo la morte di Abdul, ucciso a Milano il 14 settembre 2008, ho deciso che oltre al mio blog personale avrei provato a tenere traccia di tutti quei fenomeni di razzismo che appaiono sulla stampa nazionale. Spero che presto questo blog diventi inutile...


lunedì 1 dicembre 2008

Dalla Francia: "Le vostre classi-ponte? Razzismo"

Prosegue il viaggio di GV nei sistemi scolastici degli altri paesi per scoprire come viene affrontato il tema dell’inserimento nelle scuole degli alunni stranieri, in particolare nelle aree a maggior impatto migratorio. Dopo l’esperienza raccontata nel numero scorso relativa allo Stato di Israele dove fin dalla sua nascita si è presentato il problema dell’ingresso di famiglie immigrate con figli da inserire a scuola, in questa pagina GV apre una finestra sulla Francia, paese dove l’immigrazione è un fenomeno di lunga data e dove si è già alla seconda e addirittura terza generazione.

«Classi-ponte? Razzismo puro, dicono qui in Francia. E soluzione esagerata rispetto al problema: i ragazzini imparano la lingua in fretta e non c'è bisogno di separarli dagli altri compagni, anzi. Qui si organizzano per loro dei corsi pomeridiani di francese e, per il resto, gli stranieri vengono inseriti subito nelle classi normali. E in quattro o cinque mesi sono al livello di tutti gli altri». Don Silvano Bellomo, sacerdote veneziano da ormai trent'anni a Parigi – oggi è parroco a Triel-sur-Seine – racconta come si affronta oltr'Alpe il problema dei piccoli immigrati a scuola.
«In Francia si ha la sensazione che l'Italia sia impreparata a gestire un fenomeno come l'immigrazione, di cui non aveva esperienza e che si è concentrato in questi ultimi anni. La sensazione è che si stia agendo con una certa precipitazione e approssimazione. La Francia, che conosce l'immigrazione da cinquant'anni, questi problemi li ha superati. Il che non significa che tutto sia tranquillo, anzi».
I problemi? Oggi sono sui programmi. Gli stranieri a scuola portano con sé altre questioni. E proprio perché le comunità straniere sono più radicate e sono già arrivate alla seconda o terza generazione, hanno, semmai, qualcosa da eccepire sui programmi scolastici: «Per esempio gli islamici criticano l'insegnamento di scienze e fisiologia umana nella scuola dell'obbligo perché comprende l'educazione sessuale. E non gradiscono che le ragazzine vadano in piscina per l'ora di educazione fisica».
Ma lo Stato francese risponde con una certa decisione, all'insegna di laicità e uguaglianza, «e obbliga gli allievi musulmani a seguire gli stessi corsi e nello stesso modo degli altri». Ma tutto ciò è l'indice di problematiche diverse e che, in qualche modo, precorrono, probabilmente, ciò che accadrà anche da noi, quando il fenomeno migratorio sarà più consolidato.
La scuola nelle banlieue. Più che il problema della lingua, comunque, la Francia ha quello di fare scuola nei quartieri a maggioranza straniera: «Il problema – spiega don Bellomo – è nelle banlieue, queste periferie che corrispondono a città, dove si sono accumulati soprattutto gli arabi e gli africani e dove i francesi bianchi non abitano praticamente più. Perché anche la scuola, nella banlieu, non diventi di serie B, lo Stato ha scelto di pagare di più gli insegnanti che vi lavorano. Dalla scuola primaria al liceo, i maestri e i professori che insegnano nelle “zone sensibili” hanno uno stipendio più alto, rapportato alla maggiore difficoltà dell'insegnamento e ai programmi diversi che devono portare a termine».

fonte: Patriarcato di Venezia

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